Alexis è un prezioso librino di meno di cento pagine, scritto a soli ventiquattro anni da Marguerite Yourcenar (Bruxelles 8 giugno 1903, Mount Desert 1987), una delle più famose scrittrici del Novecento.
Attraverso tre testi fondamentali: Care memorie, Archivio del Nord, Quoi? L’eternitè, possiamo conoscere la prima parte della sua vita. Nel 1939 è emigrata negli Stati Uniti ma sceglierà di scrivere per tutta la vita in lingua francese. Sarà la prima donna a entrare a far parte dell’Accademie Française. Scrisse molto, produsse opere memorabili. Memorie di Adriano, il suo libro più importante, fu tradotto in 40 lingue.
Il libro di cui ci occupiamo tratta il tema dell’omosessualità o come dice bene il sottotitolo, è un trattato della lotta vana, ma senza mai nominare la problematica né usare termini precisi e scientifici. La scrittrice dice di aver scelto «l’impiego di una lingua spoglia, quasi astratta, insieme circospetta e precisa… per trattare ciò che allora si definiva “il travisamento dei sensi”». Insomma, con una sorprendente modernità, quasi un secolo fa, Marguerite Yourcenar ci ha regalato il primo coming out della letteratura del Novecento. Lo pubblicò in Francia con l’Editore Galimar nel 1929 e quando la scrittrice lo rilesse per una nuova pubblicazione, dopo trent’anni, come dice nella prefazione al libro, si accorse che il testo non andava rivisto. Era ancora valido così.
Noi lo abbiamo potuto leggere in lingua italiana nella prima edizione Feltrinelli del 1962 nella traduzione dal francese di Maria Luisa Spaziani e poi nelle edizioni successive. Non è stato più pubblicato da molti anni, lo possiamo trovare su qualche banchetto di libri usati o in biblioteca. Così lei dice: «Basta guardarsi attentamente attorno per accorgersi che il dramma di Alexis e di Monique non ha smesso di essere vissuto e senza dubbio continuerà ad esserlo finché il mondo delle realtà sensuali sarà sbarrato di proibizioni, le più pericolose delle quali sono forse quelle del linguaggio irto di ostacoli, che la maggior parte degli esseri evita o scansa con sufficiente disinvoltura, ma sui quali vanno quasi immancabilmente ad infilzarsi gli spiriti scrupolosi e i cuori puri. Checché se ne dica, i costumi sono cambiati troppo poco perché il dato centrale di questo romanzo abbia potuto invecchiare».
Tornando al libro, uno sguardo va alla copertina evocativa e appropriata (Edvard Munch, Separazione, 1893). Il protagonista del romanzo è un uomo, appunto Alexis, che scrive una lunga lettera a sua moglie Monique. Gioca a carte scoperte, perché dopo una lotta vana, nel tentativo di combattere i propri desideri, non può che giungere alla conclusione che lui è fatto così, pienamente consapevole della propria, diremmo ora, identità sessuale. Racconta di sé, dei tanti tentativi falliti per superare la propria inclinazione sessuale, cerca anche delle giustificazioni, forse le troppe donne che lo hanno accudito nella sua vita. Con precisione racconta i fatti. Si dispiace molto di non essere riuscito nell’impresa. Cerca di liberare la moglie da una vita senza amore ricambiato. «Certo basterebbe per spiegarmi, qualche termine preciso, che non sarebbe neppure indecente dal momento che è scientifico, ma non ne farò uso… La vita Monique è molto più complessa di tutte le possibili definizioni». E infatti con precisione ricorda alla moglie i tentativi di normalizzare i suoi comportamenti secondo un canone di vita che prevede il matrimonio e la nascita di un figlio.
Il protagonista conclude il suo racconto dicendo alla moglie: «Ti chiedo scusa, il più umilmente possibile, non tanto di lasciarti, quanto di essere rimasto così a lungo».
Il libro è importante per il suo contenuto ma non solo. Prendere consapevolezza del proprio orientamento sessuale e dichiararlo a chi ti vuol bene non è sicuramente un percorso facile, non lo è ora e tantomeno lo era nel passato. La scrittrice riesce nel tentativo usando un linguaggio che a volte diventa poesia. La descrizione dei paesaggi naturali sotto una pioggia battente o dei piccoli paesi asburgici o città come la vecchia Vienna di fine Ottocento, tetra e grigia, rende molto bene l’infelicità di Alexis e di Monique così come il loro rifugiarsi nella preghiera per fuggire la verità e mettere a tacere i bisogni del corpo e del cuore. Chissà se un giovane del Duemila potrebbe apprezzare lo sforzo che sempre, in tutti i tempi e i luoghi del mondo, occorre per essere sé stessi! Ritroviamo comunque in questo librino quasi dimenticato, una Marguerite Yourcenar anticonformista e indifferente alla morale del tempo, anche questa una lettera come quella lunga lettera che farà scrivere all’imperatore Adriano tanti anni dopo e che le valse riconoscimenti mondiali. La Yourcenar si riconferma nel suo essere una donna libera che sa accettare l’essere umano così com’è, non solo, sa anche amarlo. Quando incontrò Grace Frick aveva circa trent’anni. Ci dice la biografa Josyone Savigneau che si incontrarono in un caffè a Parigi. Vissero insieme per tutta la vita. Marguerite chiamò il suo legame, “amore coniugale.”

Marguerite Yourcenar
Alexis o il trattato della lotta vana
Feltrinelli, Milano, 2013
pp. 112
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Articolo di Luciana Marinari

Insegnante di scuola primaria per quasi quarant’anni, ha conseguito nel 2010 il Master Insegnare italiano agli stranieri presso la facoltà di Lingue di Urbino. Studiosa del pensiero della differenza, ha frequentato seminari di lettura e scrittura con Gabriella Fiori, studiosa di Simone Weil. Relatrice a incontri culturali sul tema della differenza, ha pubblicato articoli su riviste specializzate. Insegna italiano per stranieri presso il comune di Senigallia (AN) dove risiede.
