Corpi e parole di donne per la pace

Corpi e parole di donne per la pace. L’esperienza del Presidio di Palermo, a cura di Mariella Pasinati, racconta la costituzione del Presidio permanente contro le guerre, promosso dalla Biblioteca delle donne e Centro di consulenza legale Udi Palermo.
Poche settimane dopo il 24 febbraio 2022, che segnò l’inizio del conflitto russo-ucraino, le donne dell’Udi e di altre associazioni femminili decisero di opporsi alla guerra e alla violenza come strumento di risoluzione dei conflitti.
“Fuori la guerra dalla Storia” è lo slogan ancora oggi usato durante le manifestazioni. Slogan che riprende parole e pensieri di Bertha Von Suttner, prima donna insignita del Nobel per la Pace e autrice del libro Giù le armi pubblicato nel 1889. Aprono il volume i versi della poetessa e sacerdotessa sumera Enheduanna, vissuta all’incirca nel 2354 a.C., che fu anche la prima donna studiosa di scienza di cui abbiamo testimonianza. «Lamento allo spirito della guerra: “Distruggi tutto in battaglia… Dio della guerra con le tue ali spaventose/ spazzi via la terra e attacchi/ travestito da tempesta furiosa/ ringhi come un uragano ruggente/[…] come un mostro infuocato avveleni la terra/ alberi e cespugli crollano davanti a te./ Sei sangue che scorre da una montagna/ Spirito di odio, avidità e rabbia/ dominatore del cielo e della terra!/ Il tuo fuoco aleggia sulla nostra terra,/ a cavallo di una bestia./ Con comandi indomabili,/ sei tu a decidere il destino./ Trionfi su tutti i nostri riti./ Chi può spiegare perché continui così?”».
E dopo 2.300 anni non troviamo ancora risposta a quell’antica domanda, ma sicuramente il sintetico e puntuale excursus storico contenuto nel libro evidenzia un percorso sessuato, attuato dalle donne del passato e del presente, del rifiuto dei conflitti e della violenza e dell’aspirazione a un mondo di Pace.
Come scrive Mariella Pasinati nell’introduzione, si avverte ormai «la necessità di un cambiamento di sguardo volto a cancellare l’idea stessa del sacrificio patriottico, della dimensione di valore e di eroicità ad esso connessa ed evidenziare invece, tutta la tragicità che la perdita di vite umane inevitabilmente comporta […] Notavamo un preoccupante desiderio maschile di guerra, una profonda incapacità di governare il conflitto, l’assoluta inadeguatezza della responsabilità politica e diplomatica, la facile sostituzione delle parole con le armi, il declino della pace come obiettivo politico determinante. […] Notavamo che la guerra ritrovava legittimazione, come già avvenuto con le guerre degli ultimi decenni […] in piazza abbiamo portato  le parole di grandi pensatrici per proporre delle letture che ci consentissero di interloquire con le persone che si univano al presidio».
Le donne del presidio rifiutano le semplificazioni sostenute in nome della guerra, rifiutano il militarismo e l’accaparramento ingiusto delle risorse come le gerarchie fra i sessi, perché tutto ciò implica oltre alla morte anche danni ambientali irreparabili, sacche di povertà nei popoli causate dalle ingenti spese militari, alimenta pericolosamente un sistema basato su rapporti di potere e di controllo.

Nella prima parte del libro, tra gli interessanti interventi, le riflessioni di Maria Concetta Sala anche sugli stupri di guerra e quelle di Daniela Dioguardi sulla posizione delle donne non solo costruttrici di pace, ma di un nuovo “ordine” mondiale che privilegi la pace e preservi il pianeta.
Seguono i preziosi contributi di Ketty Giannilivigni con Pace: l’abito più bello di Rosa Genoni; di Gisella Modica con La forza della non violenza di Judith Butler; di Giovanna Minardi con Leggendo insieme il Male radicale. Genocidio, olocausto e terrore totalitario di Agnes Heller; di Maria Luisa Boccia con Siamo in guerra e non è una guerra giusta e di Anna Marrone, Ida La Porta, Emi Monteneri, e Agata Schiera con le riflessioni di pace nella pratica politica di Vandana Shiva e il necessario “cambio di sguardo per rendere impossibile la guerra”.
Nella seconda parte del libro sono contenuti tutti i volantini del Presidio Donne per la pace di Palermo dal 3 aprile 2022 al 24 febbraio 2024. Corpi e parole di donne per la Pace pone in risalto come il concetto della non violenza, oggi, è osteggiato sia dalla destra che dalla sinistra, sia dai “reazionari” che dai progressisti e troppi uomini, sostituendosi a un Dio, sono invasi da un delirio di onnipotenza. Sottolinea come i concetti di guerra difensiva, guerra preventiva, guerra giusta, bombe intelligenti, esportazione di democrazia… in realtà sono solo «ossimori paradossali ed eufemismi» che le potenze occidentali utilizzano per «camuffare interventi bellici brutali e sanguinosi».
Le donne, portatrici naturali di Vita, sono state e sono, in maggior parte, contro le guerre che si possono definire come l’espressione estrema del sistema patriarcale. Nel corso dei secoli è stato il pensiero maschile che ha «elaborato una teoria della guerra», l’uso del potere, della forza del dominio e dispiace, sottolineano le autrici, che tante donne arrivate ai vertici del Potere, occupino quei posti con le stesse parole e gli stessi comportamenti degli uomini. Sicuramente Il femminismo non intendeva arrivare a questo risultato. Il Movimento delle donne nel corso del Novecento ha realizzato una grande rivoluzione senza alcun spargimento di sangue. Il femminismo è riuscito a mettere profondamente in crisi il millenario e potente patriarcato tramite una pratica politica che ha ovviamente utilizzato un conflitto ma «non si è fondata su paura e forza ma sulla trasformazione di sé e sul rifiuto della violenza, con la convinzione che, a differenza di quanto sostenuto da Machiavelli ne Il Principe, non è “il fine che giustifica i mezzi ma sono i mezzi che garantiscono il fine”».
L’attività di questo Presidio di pace a Palermo non si è fermata dopo la pubblicazione del volume, ma continua la sua protesta e il suo grido di Pace coinvolgendo anche studenti di ogni età. E queste future generazioni, in un’occasione, hanno innalzato uno «degli striscioni più ironico e nello stesso tempo significativo». Su quello striscione si leggeva: «Per favore non fate più guerre, non vogliamo studiarle più!».
E noi aggiungiamo che sarebbe bello se invece di memorizzare date nefaste, morti, bombe e violenze potessero conoscere e studiare le “tessitrici pace” e il valore della disobbedienza che non si lascia imbrigliare, manipolare o zittire.
E che potessero leggere nei loro libri di testo il pensiero espresso da Virginia Woolf ne Le tre ghinee, di Maria Occhipinti in una Una donna libera, di Svetlana Aleksievic nel suo La guerra non ha volto di donna e di tante altre  le cui profonde riflessioni sulla guerra e sulla  pace sono state ingiustamente estromesse dalla didattica vigente.
«La nostra passività ha permesso agli uomini di calpestare i nostri valori e di impadronirsi in nome della patria del frutto delle nostre viscere: mandando al macello i figli come bestie per fare gli interessi dei guerrafondai”», Maria Occhipinti.
«Le donne non possono sopportare e accettare l’idea di poter morire. E ancor meno quella di dover uccidere. Perché la donna è colei che dà la vita. La dona. La custodisce a lungo dentro sé stessa, la culla e l’accudisce». Svetlana Aleksievic.
«Il modo migliore per aiutarvi a prevenire una guerra non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi», Virginia Woolf.

A cura di Mariella Pasinati
Corpi e parole di donne per la pace. L’esperienza del Presidio di Palermo
Navarra Editore, Palermo, 2024, euro 10
pp. 144

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Articolo di Ester Rizzo

Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) nel corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzoLe Ricamatrici, Donne disobbedienti Il labirinto delle perdute.

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