Ho vissuto la mia infanzia/adolescenza in una cittadina della provincia di Napoli, negli anni Cinquanta. Immaginate il clima restrittivo in cui ho vissuto quegli anni e i pregiudizi che mi hanno impedito una vita libera e corrispondente ai miei desideri. La mia famiglia era molto conosciuta e, se mi vedevano con qualcuno, o fare qualcosa di strano, tipo mangiare per strada, o vestita in maniera succinta, sicuro i miei lo avrebbero saputo. Il parroco del mio quartiere mi rimproverò quando mi vide vestita con dei pantaloncini, ma era estate e stavo andando al mare! Per fortuna la mia famiglia era religiosa, praticante, ma non bigotta! Da piccola ho giocato con bambole, cucina, pentole, passeggini, e avevo un salottino di vimini, dove con le mie amichette giocavo a far le signore, parlavamo e sorseggiavamo un finto caffè, scimmiottando le mamme; a Carnevale mi vestivo da fata, indossavo una lunga camicia di seta di mia madre e cappello a punta e bacchetta magica che si compravano in cartoleria. Sognavo di fare l’hostess di volo! Menomale che avevo anche la bicicletta, le costruzioni e ho potuto studiare! Sono cresciuta come figlia unica, con una coppia di zii che non avevano avuto figli, ma avevo tre fratelli e una sorella che vivevano con i miei genitori, in un paese poco distante da quello in cui vivevo io, e che ho invidiato per tutta la mia giovinezza, dato che loro avevano più libertà di me, invece mia zia mi ripeteva all’infinito che aveva nei miei riguardi una doppia responsabilità. Nessun fratello mi poteva quindi accompagnare alle feste, che allora si organizzavano nelle case, e, se ci sono andata, è stato solo con sotterfugi e bugie! Ricordo che mia zia, per rivendicare la sua liberalità, mi ripeteva spesso che mi aveva concesso di andare al viaggio di istruzione alla fine del ciclo di studi liceali, a Firenze! Nel liceo della mia città c’erano solo due sezioni, una femminile, l’altra maschile e noi ragazze potevamo vedere i nostri compagni solo quando si usciva per andare ai bagni, che ovviamente erano diversi per maschi e femmine. L’insegnante di italiano e latino era severa e preparata, quella di Storia e Filosofia era sorda, per cui all’interrogazione ne combinavamo di belle. Mi sono appassionata alla Storia dell’arte perché l’insegnante ce la spiegava attraverso i fascicoli de I Maestri del colore che lei portava a scuola, non c’erano diapositive, e la lavagna luminosa era pura fantascienza. Ho fatto 18 anni nel ’68 e in quell’estate mi sono trovata di fronte al problema della scelta della facoltà universitaria. Avrei voluto fare architettura, ma i miei zii e il mio fidanzato di allora, che poi è diventato mio marito, mi suggerirono una facoltà più adatta a una ragazza che voleva mettere su famiglia, e una carriera di insegnante che avrebbe lasciato più tempo libero, mentre il lavoro di architetta costringeva ad andare nei cantieri (!!!) e non aveva orari. Il mio temperamento accomodante mi fece accettare il loro suggerimento e ho finito per fare l’insegnante… di Storia dell’arte! Ho vissuto un fidanzamento lungo dieci anni, ma da soli non abbiamo mai fatto una vacanza insieme, e ci vedevamo solo il fine settimana; a volte, se non aveva lezione all’università, si faceva trovare sotto la scuola, alla fine dell’orario, e mi accompagnava a casa, ma facevamo un giro lungo! Sulla litoranea c’era un muretto dove ci sedevamo e potevamo incontrare compagni e compagne: era il posto dove si riuniva la gioventù, ed era sempre affollato. Eravamo entrambi troppo proiettati allo studio per raggiungere poi una posizione lavorativa che fosse brillante, e difatti ci siamo laureati entrambi con 110 e lode.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.
