La presenza femminile nelle arti minori

Questo il titolo del mio intervento al 13° convegno nazionale di Toponomastica femminile a Mesagne, giovedì 10 ottobre 2024, nell’Auditorium del Castello Normanno-Svevo, all’incontro con le scuole superiori. Si trattava di illustrare l’edizione 2025 di Calendaria, l’ultimo frutto dei progetti di Tf, dedicato alle donne che hanno compiuto esperienze artistiche non comprese nella tradizionale tripartizione delle cosiddette “arti maggiori”, cioè pittura, scultura e architettura. A queste artiste, incisore, ceramiste, mosaiciste, miniaturiste, costumiste, scenografe etc, è dedicata anche l’omonima mostra realizzata da Tf, e l’ultimo volume, pubblicato nella collana “Le storie di Toponomastica femminile”, curato da me, le ricorda, riportando i testi dei pannelli in mostra e gli abstract delle biografie delle donne a cui sono dedicate le settimane di Calendaria 2025.

Intervento al 13° convegno di Tf “La presenza femminile nelle arti minori” – da sinistra Livia Capasso, Danila Baldo, Giuseppina Incorvaia, Graziella Priulla, Sara Marsico

Le Arti, in senso proprio, sono nate come unioni degli artigiani, che si costituirono in società nel Medio Evo per reciproca difesa e aiuto, e promossero il grande incremento della vita economica e sociale del tempo. “Arti maggiori” e “Arti minori” ebbero all’inizio pari dignità, anzi la ricca testimonianza di tante forme di artigianato ha colmato le tante lacune presenti nel Medio Evo in quelle “maggiori”. Nel Rinascimento invece l’arte venne suddivisa in “espressione intellettuale” ed “esperienza tecnica”, pensiero astratto e agire tecnico; si riconobbe una elaborazione intellettuale a pittura, scultura, architettura, che vennero assimilate alle Arti maggiori, quali la retorica, la grammatica, l’aritmetica, la musica, mentre tutte le forme di artigianato, come ad esempio l’oreficeria, l’arte tessile, la ceramica o l’arte musiva, vennero declassate a minori, in quanto considerate frutto di lavoro manuale.
Nell’Encyclopédie illuminista la suddivisione tradizionale tra “arti maggiori” e “arti minori” venne messa in discussione, si abolirono le gerarchie in nome di una visione unitaria dell’arte. Col pensiero illuminista si giunse quindi alla rivalutazione delle occupazioni meccaniche e del lavoro manuale. La loro riscoperta si deve anche a William Morris, che nel 1880 fondò il movimento Arts and Craft, per contrastare la standardizzazione della produzione industriale e la scadente qualità dei suoi prodotti. Nei primi decenni del Novecento anche il Bauhaus ebbe come obiettivo quello di conciliare creazione artistica e metodo artigianale, unendo il valore estetico di un oggetto alla componente tecnica e funzionale. Sull’artigianato si concentra pure l’edizione 2024 della Biennale d’arte, attenta ai manufatti di ceramica e di tessuto, di bamboo, di fasce in poliestere e di acciaio, di rocce, terreni argillosi e muschi di foreste.
Per le donne non cambia molto, le difficoltà di emergere nelle arti maggiori come in quelle minori sono le stesse. L’inaccessibilità a una formazione, se non si aveva la fortuna di nascere in una famiglia di artisti, l’impossibilità di viaggiare, se non accompagnate da un padre, un fratello, un marito, la mancanza di personalità giuridica per cui le donne non potevano firmare contratti né ricevere compensi, sono stati grossi impedimenti allo sviluppo di una naturale predisposizione, al progresso di una carriera che spesso veniva stroncata sul nascere, o sepolta dall’oblio della storia. Nonostante tutti questi ostacoli, nel corso dei secoli la presenza femminile è documentata sia nelle arti maggiori che in quelle minori, le artiste hanno dovuto lottare per rivendicare il proprio ruolo, con grande determinazione hanno sfidato le convenzioni del tempo, ma ci sono state! In ogni parte del mondo, dall’Europa al Giappone, dalle Americhe all’Africa e in tutti i tempi, dal Medioevo a oggi. Tocca a noi ricordarle.
Calendaria 2025 inizia dedicando il mese di gennaio alle miniatrici, che lavorarono soprattutto nei monasteri, dove le donne potevano accedere all’istruzione, a loro vietata in altri modi, e praticare la loro arte preferita.  
Si va dalle miniatrici medievali Ende ed Herrad Von Landsberg a Susanna Horenbout, che lavorò alla corte dei Tudor, all’italiana Giovanna Garzoni, che ha miniato il Libro de’ caratteri cancellereschi corsivi, a Clara Abkar, attiva nel ‘900, prima miniaturista iraniana.

Ende, San Giovanni con il testimone, dal Beato di Girona (sin) – Herrad Von Landsberg, Autoritratto, dall’Hortus Deliciarum(dex)
Gennaio

Tra le incisore di febbraio troviamo Diana Scultori Ghisi che si formò nella Mantova dei Gonzaga e poi a Roma raggiunse la maturità artistica, la tedesca Magdalena van de Passe, a cui fu permesso di firmare i suoi lavori, Marie Laurencin, protagonista indiscussa della scena artistica dell’Europa degli inizi del Novecento, Elisabetta Piccini che diventata suor Isabella continuò a stampare, e infine Käthe Schmidt Kollowitz che ha raccontato con un segno sintetico e l’alternanza di bianco e di nero la miseria di operai e contadini, il dolore della guerra.

Magdalena van de Passe, Apollo e Dafne (sin) –   Käthe Schmidt Kollowitz, Le madri (dex)
Febbraio

A marzo sono di scena le ricamatrici: la spagnola Maria, che ha apposto il suo nome sulla Stola di S. Narciso, Marianna Elmo che inventò la tecnica delle broderies à fils collés, Dagmar Olrik, che fu a capo del laboratorio di tessitura di arazzi a Copenaghen, Gunta Stölzl e Otti Berger, due direttrici che si avvicendarono nel corso di tessitura del Bauhaus, Maria Lai, la più grande artista sarda del ‘900.  

Maria Lai
Marzo

Artiste delle pietre e dei metalli ad aprile: Francesca Bresciani ha lavorato nel cantiere di S. Pietro, Maria Teresa Talani fu al servizio dei Borboni, dei Bonaparte e di altri prestigiosi committenti, Jessie Marion King è stata artista a tutto tondo, illustratrice di libri per l’infanzia, creatrice di costumi, tessuti, gioielli, murales e ceramiche, Alma Phil fu l’unica donna a lavorare alle uova di Fabergé, e Suzanne Belperron ha realizzato i gioielli che amavano sfoggiare le signore dell’epoca.

Maria Teresa Talani, Cammeo con ritratto dell’imperatrice Giuseppina Beauharnais (sin) – Jessie Marion King, spilla in oro e ametista (dex)
Aprile

Il mese di maggio è dedicato alle smaltatrici. Tra queste ricordiamo
Marietta Barovier, il cui nome è legato alla storia delle perle veneziane, Suzanne de Court, identificata anche grazie alla firma apposta su alcune sue creazioni, l’americana Clara Driscoll, che ha lavorato a lungo da Tiffany, le sorelle Maria Letizia e Laura Giuliani, che alla morte del padre diressero il laboratorio di vetreria della famiglia a Roma, la danese Inger Hanmann, che utilizzò lo smalto industriale per i suoi lavori.

Clara Driscoll, lampada da tavolo Dragonfly
Maggio

Tra le progettiste di tessuti del mese di giugno troviamo la svizzera Sophie Taeuber, nelle cui opere trionfano la gioia e il colore, la lituana Varvara Stepanova, che, al crollo dell’Impero russo e con l’avvento del regime sovietico, abbracciò il Costruttivismo, la tedesca Anni Albers, che si formò al Bauhaus, Jacqueline Groag, che da Praga in quanto ebrea si rifugiò a Londra, dove ottenne il più alto riconoscimento ambito dai designer britannici, Althea McNish, che nei suoi tessuti si è ispirata al lussureggiante paesaggio, alla flora, alla fauna dell’isola caraibica dove è nata, e Maija Isola, che  ha disegnato per Marimekko, la famosa casa di design finlandese.

Sophie Taeuber, Arazzo (sin) – Maija Isola, Unikko (dex)
Giugno

Nel mese di luglio è la volta delle illustratrici. Ed ecco allora Maria Sibylla Merian, che studiò  il processo di metamorfosi degli insetti, l’australiana Ida Rentoul Outhwaite, le cui illustrazioni ricordano il paesaggio naturale del suo Paese, abitato da alberi di eucalipto e piante di tè, uccelli e, naturalmente, canguri e koala, Cicely Mary Barker, il cui impianto fiabesco permetteva di immaginare un mondo di innocenza e di speranza, in cui proiettarsi per sfuggire agli orrori della guerra appena conclusa, Ingrid Vang Nyman, prima disegnatrice del personaggio di Pippi, e l’italiana Iela Mari, i cui silent book narrano senza parole, solo con immagini.

Maria Sibylla Merian, Metamorfosi degli insetti (sin) – Cicely Mary Barker, La fata delle ghiande (dex)
Luglio

Dall’est all’ovest del mondo vengono le ceramiste di agosto. Ōtagaki Rengetsu, giapponese, dedicatasi alla vita monacale dopo tanti lutti in famiglia, creava semplici tazze, bottiglie su cui incideva le sue poesie; Maria Montoya Martinez, nativa americana, riuscì a riprodurre l’antica tecnica dei Pueblo della ceramica nera; Yris, Honoria e Horitia Randone, figlie del maestro Francesco Randone,  vissero all’interno delle Mura Aureliane, dove la famiglia aveva un laboratorio di ceramica; Füreya Koral, turca, ha trasportato la tradizione della ceramica turca in una dimensione contemporanea; da un villaggio nigeriano proveniva Ladi Kwali, che ha imparato a creare vasi in da bambina.

Ōtagaki Rengetsu, teiera (sin) – Maria Montoya Martinez, vaso nuziale (dex)
Agosto

E che dire delle scenografe di settembre? Aleksandra Ekster ha accordato nelle sue scenografie futurismo, cubismo, costruttivismo e folclore ucraino. Natal’ja Gončarova, collaboratrice di Djagilev, lasciò poi la Russia e si stabilì a Parigi. Maria Signorelli inventò gli spettacoli di burattini che lei stessa confezionava. Lila De Nobili di Vezzano ha lavorato in molte opere col regista Visconti. Maria Björnson, scenografa e costumista, ha attuato importanti trasformazioni nel teatro shakespeariano, nel musical e nella produzione operistica

Modello per Il fantasma dell’opera, Maria Björnson
Settembre

A ottobre è la volta delle costumiste. Natacha Rambova, americana nonostante il nome, fu ballerina, attrice, scenografa, costumista, sceneggiatrice. Edith Head ha collaborato con registi prestigiosi in più di mille film ottenendo 35 Nomination e vincendo ben 8 Oscar. Doris Zinkeisen fu costumista soprattutto per il teatro. Marie-Anne “Marik” Vos-Lundh per ben 40 anni ha lavorato al teatro di Stoccolma, e l’italiana Anna Anni a lungo ha collaborato con Zeffirelli.

Abiti di scena disegnati da Edith Head
Ottobre

Tante le donne che hanno lavorato nel campo del mosaico, rimanendo nell’oscurità. Calendaria 25 per il mese di novembre ne ha scelte cinque.
Gertrude Martin, oltre ai mosaici nella Cattedrale di Westminster, ha lavorato alla Camera di Lord e in Irlanda a Belfast; Ines Morigi Berti, ravennate, ha ridato vita alla grande tradizione musiva ravennate; è del 1951 il grande mosaico per la stazione Termini, firmato da Annamaria Cesarini Sforza e dal marito Pietro Cascella e intitolato Allegoria della natura; Monir Sharhroudy Farmanfarmaian ha coniugato la tradizione artigianale iraniana con le forme astratte dell’arte moderna; infine Niki de Saint Phalle, francese, in Italia ha realizzato il Giardino dei Tarocchi presso Capalbio; sue sono le famose Nanas, enormi sculture femminili policrome.

Beata Giovanna d’Arco, Cattedrale di Westminster, Gertrude Martin (sin) – Mosaico dell’atrio del cinema America, Roma, Annamaria Cesarini Sforza (dex)
Novembre

L’anno di Calendaria 25 si conclude con le Maestre di arti applicate e decorative, a cui è dedicato il mese di dicembre. Si va dall’inglese May Morris, messa in ombra dal padre William, alla cinese Shen Shou, a cui l’imperatrice madre affidò la direzione della Sezione del Ricamo presso il Ministero dell’Artigianato, a Sonia Terk Delaunay, una delle prime donne a creare tessuti e modelli moderni, a Maria Likarz, che portò nel design tessile e nella moda le costruzioni dei pittori modernisti, cubisti e simbolisti, per finire con Luce Balla, figlia del pittore Giacomo Balla, che realizzò oggetti di arte applicata, di abbigliamento e di arredo, arazzi e giocattoli, mobili e suppellettili, espressione concreta di quanto teorizzato nei Manifesti del Futurismo.

Cappotto, Sonia Terk Delaunay (sin) – Modello per abito, Maria Likarz (dex)
Dicembre

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.

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