Vite intrecciate, fili di speranza. Parte ottava

Riprendiamo il report di Unfpa sulla popolazione mondiale, Interwoven lives, threads of hope, terminando il penultimo capitolo. Nell’articolo precedente (https://vitaminevaganti.com/?p=104873&preview_id=104873&preview_nonce=14254e92f0&preview=true&_thumbnail_id=104874:), dopo aver passato in rassegna le numerose problematiche che affliggono il mondo femminile, abbiamo iniziato a trattare le soluzioni proposte in questo studio. La prima, l’autonomia riproduttiva, permette alle donne di decidere liberamente sulle questioni riproduttive; in questo numero, invece, la prevenzione alla violenza di genere e l’educazione sessuale sono descritte come strumenti indispensabili di conoscenza e di progresso.

Garantire l’autodeterminazione è impossibile senza liberare le persone dall’oppressione di genere, sia quella perpetrata dalla società sia quella messa in atto in alcune relazioni intime; infatti, anche la coercizione (in quanto mancanza di autonomia) è una forma di violenza. Si stima, infatti, che oltre una donna su quattro tra i 15 e i 49 anni abbia subito abusi fisici o sessuali da parte di un partner nella vita, e che il 13% li abbia subiti nell’ultimo anno: questa percentuale è particolarmente elevata in Asia meridionale e nell’Africa subsahariana, dove si ritiene che il 19-20% delle donne abbia vissuto un disagio simile negli ultimi 12 mesi. Il frangente più vulnerabile è quello delle donne con condizioni economiche difficili, giovani, residenti in aree rurali, sfollate o in Paesi in cui è in corso un conflitto.

I soprusi hanno anche pesanti conseguenze sanitarie, contribuendo a esiti negativi per la salute riproduttiva (come infezioni sessualmente trasmissibili) e per quella mentale (traumi psicologici, rischio di abuso di sostanze). Ma ci sono anche risvolti economici, perché i soprusi erodono l’autonomia delle donne, limitando la loro capacità di prendere decisioni, proseguire negli studi e contribuire al mercato del lavoro, riducendo quindi le opportunità lavorative; a livello globale, secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’incidenza economica di questo fattore è stimata al 5% del Pil mondiale, con costi variabili dallo 0,35% al 6,6% del Pil in 13 paesi analizzati. Inoltre, uno studio effettuato negli Stati Uniti ha evidenziato che l’assistenza legale per le sopravvissute alla violenza ha contribuito a un aumento medio del reddito netto di 5.500 dollari in un anno, dimostrando che investire nella prevenzione di situazioni pericolose può generare miglioramenti significativi.
Per poter beneficiare a livello mondiale di questo progresso, è necessario però accompagnare gli interventi economici anche da leggi, politiche e buone pratiche sociali che supportino l’uguaglianza di genere, contribuendo a ridurre le angherie e migliorare il benessere e la salute mentale e fisica di tutta la popolazione.

Terzo e ultimo elemento che l’Unfpa tratta è la rilevanza di un’educazione sessuale integrale e approfondita, necessaria per garantire l’autonomia riproduttiva e per accedere a benefici sociali ed economici. Questo tipo di sostegno avrebbe il potere di fornire conoscenze e competenze essenziali per fare scelte consapevoli sulla propria salute sessuale, mettendo al centro argomenti come: contraccezione, le Ist (infezioni sessualmente trasmissibili) e, essenziale, il consenso come strumento di comunicazione nelle relazioni: infatti, i/le giovani che ricevono una panoramica completa riescono a meglio proteggersi dalle malattie, prevenire gravidanze indesiderate e riconoscere o evitare la violenza. Nonostante gli impatti positivi siano evidenti, rimane fondamentale adattare i percorsi alle esigenze culturali e sociali locali per garantire tutte le necessità di ciascuna comunità, in particolare quelle emarginate (persone della comunità Lgbtqia+, ad esempio). I risultati sugli effetti dell’educazione sessuale completa (Esc) vanno oltre i soli risvolti sanitari poiché influenzano atteggiamenti e competenze relative alla sessualità tra gli adolescenti e contribuiscono a ridurre la violenza di genere promuovendo norme di equità, anche se spesso la scarsa e poco capillare messa in atto della Esc ostacola questo avanzamento. Un contributo non indifferente è dato dalla formazione degli insegnanti che potrebbe aumentare l’efficacia e ridurre i costi associati: l’impatto economico è considerevole, ma non solo gli importi degli interventi variano significativamente a seconda della loro estensione registrando esborsi ridotti in paesi con programmi ben sviluppati, ma i risultati migliorano notevolmente quando l’Esc è implementata su larga scala. Un modo per raggiungere questo obiettivo è sviluppare linee guida per l’educazione sessuale completa anche fuori dagli ambienti scolastici: a questo proposito, l’Unfpa previsto di attuare l’Esc fuori dalle scuole ma le sfide da superare sono ancora molte e attuare tali programmi comporta un dispendio considerevole di risorse.

Una storia virtuosa, invece, è quella di Maïmouna Déné, un’attivista in Burkina Faso: consapevole delle disuguaglianze nella sua comunità ― dove il tasso di alfabetizzazione delle donne è basso e dove, purtroppo, la disparità di genere è molto diffusa ― si impegna contro queste disuguaglianze, soprattutto quelle perpetrate nei confronti delle persone con albinismo che, a causa dello stigma sociale, non accedono regolarmente all’istruzione scolastica. Da qui nasce il progetto Swedd (Sahel Women’s Empowerment and Demographic Dividend, avviato dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale) il cui scopo è migliorare l’uguaglianza di genere in Africa occidentale e centrale e collabora con Déné e altri/e leader locali. Déné, che è presidente dell’Associazione delle Donne con Albinismo, promuove l’inclusione sociale e offre opportunità economiche e assistenza sanitaria, contribuendo a formare circa 450 donne che presentano questa caratteristica; per di più, lotta anche per garantire un futuro migliore per le generazioni successive, cercando di far riconoscere che l’albinismo è un fenomeno genetico.
A far parte dello Sweedd è anche Syrah Sy Savané, in Costa d’Avorio. Lei per prima, avendo vissuto gli effetti negativi dei matrimoni precoci e della mutilazione genitale femminile nella sua famiglia, lotta per contrastare queste pratiche dannose. Cresciuta a Diokoué, ha visto le sue zie affrontare matrimoni forzati e ha perso una cugina a causa della mutilazione; per fortuna, è riuscita a sfuggire dallo stesso destino grazie all’opposizione di suo padre, anche lui contrario. Dopo esser diventata assistente sociale, collabora con il progetto Swedd, in cui i piani di intervento sono studiati da tecnici delle comunità stesse che consentono di studiare soluzioni mirate per affrontare i bisogni specifici delle ragazze e delle loro famiglie.
Il progetto Swedd, in particolare, si basa sulla partecipazione olistica e integrata di società civile, organizzazioni femminili e altri stakeholder, coinvolgendo oltre 20.000 leader comunitari e religiosi nella promozione dell’educazione delle ragazze e della salute sessuale e riproduttiva, un approccio che influenza positivamente le norme sociali e di genere a livello locale; i primi risultati, infatti, indicano che azioni integrate per responsabilizzare donne e ragazze possono avviare un ciclo virtuoso di sviluppo umano, con benefici duraturi su tutta la comunità. La pianificazione si basa su tre componenti principali: promuovere l’autonomia delle donne, migliorare i servizi di salute e nutrizione, e rafforzare gli impegni politici per la parità di genere. Dalla sua attivazione nel 2015, il progetto ha raggiunto nove paesi, con ulteriori espansioni in corso.
Questa esperienza rafforza l’idea che la parità di genere e la salute sessuale e riproduttiva si rafforzano a vicenda, contribuendo a massimizzare i vantaggi per la società e si caratterizzano come elementi necessari per il progresso sociale ed economico.

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Articolo di Nicole Maria Rana

Nata in Puglia nel 2001, studente alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Appassionata di arte e cinema, le piace scoprire nuovi territori e viaggiare, fotografando ciò che la circonda. Crede sia importante far sentire la propria voce e lottare per ciò che si ha a cuore.

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