Figura poco conosciuta nel panorama dell’arte francese dell’Ottocento, avrebbe meritato una maggiore attenzione per la qualità delle sue opere, che evidenziano una fine sensibilità e un particolare approccio alla rappresentazione della realtà. Nonostante la scarsa documentazione storica che la riguarda e le fonti frammentarie, emerge comunque il profilo di un’artista impegnata nella sua ricerca artistica di uno stile non comune. Sorprendentemente ignorata dalla critica, nonostante il talento riconosciuto, è stata rivalutata in mostre recenti, come artista associata al Neoromanticismo, e tra le figure più promettenti dell’École de Paris.
Thérèse Debains nasce a Versailles il 25 marzo 1897 e muore a Bégard, il 24 dicembre 1974. Probabilmente la famiglia, di estrazione borghese, le permette di ricevere una solida educazione, inclusa una formazione artistica. Inizia la sua carriera molto giovane, nel 1926, dopo gli studi all’Accademia Ranson di Parigi, dove si forma sotto l’influenza di maestri come Maurice Denis, una figura centrale del movimento Nabis. Vive a Parigi per gran parte della sua vita, frequentando l’ambiente artistico locale, e subisce l’influenza anche dei grandi paesaggisti del suo tempo, che hanno fatto scuola, come Camille Corot. Riceve sostegno da figure di rilievo come Léopold Zborowski, gallerista di Modigliani e Soutine, che contribuì a far conoscere la sua arte accostandola a quella di altri protagonisti della scena artistica del tempo, come André Derain, Marc Chagall, Maurice Utrillo, artisti tutti della cosiddetta Scuola di Parigi, attiva all’inizio del XX secolo. Molto legata agli artisti neo-romantici, e al gruppo dei Nabis, Thérèse si distingue per la delicatezza e la chiarezza dei colori. Le sue opere si concentrano su paesaggi, spesso ispirati alla Bretagna, nature morte e ritratti, caratterizzati da tonalità delicate e un marcato interesse per l’emozionalità e il simbolismo.


Il suo linguaggio artistico si collega strettamente al Neo-Romanticismo, un movimento che cercava di opporsi all’astrattismo dominante. Come molte donne artiste della sua epoca, si trova a operare in un contesto sociale che pone forti limiti alle ambizioni femminili nel campo delle arti visive. Malgrado ciò, Debains riesce a distinguersi, partecipando a esposizioni e ottenendo il riconoscimento di alcuni critici dell’epoca. Espone in importanti gallerie francesi, tra cui la parigina Galerie Katia Granoff, e la Galerie Druet, consolidandosi come un’artista di riferimento nella Parigi del XX secolo e regolarmente si presenta nei principali saloni parigini, tra cui il Salon d’Automne, il Salon des Tuileries e il Salon des Indépendants, a partire dagli anni ‘20. Le sue opere sono apprezzate da critici e collezionisti, entrando in collezioni pubbliche come il Museo d’Arte Moderna di Parigi e la Chester Dale Collection a Washington, oltre a numerose collezioni private, tra cui quella di Jonas Netter, celebre mecenate dell’École de Paris.
Rimane attiva fino agli anni ‘70, lasciando un’eredità rivalutata solo recentemente attraverso nuove esposizioni e studi sul Neo-Romanticismo. Alla sua morte lascia un corpus di opere che merita ancora oggi una riscoperta.


Le opere di Debains si concentrano principalmente sulla pittura paesaggistica e sulla rappresentazione della natura. La cifra che la distingue è la capacità di bilanciare realismo e atmosfera poetica, unendo l’influenza dei Nabis a un personale uso del colore e della luce. I suoi dipinti mostrano una notevole attenzione ai dettagli e una sensibilità per l’atmosfera, che richiamano i lavori dei maestri della Scuola di Barbizon. Tuttavia, le sue composizioni si distinguono per una maggiore intimità e un approccio quasi meditativo alla natura.
Uno degli aspetti più notevoli delle sue opere è l’uso della luce. Debains sembra essere stata affascinata dalle variazioni luminose e dalle sfumature atmosferiche, riuscendo a catturare momenti fugaci come il crepuscolo, la rugiada del mattino o le ombre lunghe del pomeriggio. In alcuni dipinti, si percepisce una fusione tra realismo e un sottile lirismo, che rende il paesaggio non solo una rappresentazione visiva, ma anche un’esperienza emotiva. I suoi paesaggi, spesso avvolti in una nebbia leggera, trasmettono un senso di quiete. Marini o lacustri, rendono uno straordinario gioco di riflessi sull’acqua e un senso di profondità. Spesso l’artista si focalizza su dettagli specifici, come un albero in controluce o un ruscello che serpeggia tra le rocce, evitando grandiose vedute panoramiche.


Oltre ai paesaggi, Debains dipinge occasionalmente scene di vita quotidiana, soprattutto ritratti di giovani e di donne, spesso immerse in attività domestiche o contemplative, che rivelano un lato più intimo della sua arte, concentrandosi sull’interiorità dei soggetti.


L’epoca in cui vive Thérèse Debains è un periodo di grandi cambiamenti nel panorama artistico francese: il Romanticismo aveva aperto la strada a una maggiore attenzione all’emozione e alla soggettività, e il realismo aveva influenzato profondamente la pittura paesaggistica, che, rifiutando l’idealizzazione classica, evocava una rappresentazione più diretta e sincera della natura. Lo stile di Debains si colloca a metà strada tra il realismo e il post-impressionismo, ma, a differenza dei pittori impressionisti, il cui obiettivo era rendere l’effimero attraverso pennellate rapide e colori puri, Debains preferisce un approccio più riflessivo e studiato. Le sue pennellate sono meticolose e accurate, la sua tavolozza cromatica è dominata da tonalità naturali, che conferiscono alle sue opere un aspetto armonioso e sereno e rendono la tranquillità e la bellezza della natura.
Nonostante il talento e la qualità delle sue opere, Thérèse Debains non ha goduto della stessa attenzione riservata ad altri pittori del suo tempo: in quanto donna, incontrava difficoltà a farsi riconoscere in un mondo dominato dagli uomini. Sebbene non abbia raggiunto la fama di altri artisti suoi contemporanei, il suo lavoro, riflettendo le principali tendenze artistiche dell’epoca, le rielabora con una sensibilità unica. Negli ultimi anni sia in Francia che in Italia (prima a Roma poi a Milano) le opere di Debains sono state esposte accanto a quelle di Modigliani, Soutine ed altri importanti esponenti dell’École de Paris. Nel 2002 il suo lavoro è apparso nella mostra Le donne di Montparnasse al Musée du Montparnasse, che ha esaminato l’emancipazione delle artiste tra le due guerre. Negli ultimi decenni, un crescente interesse per le artiste dimenticate dell’Ottocento ha portato a una rivalutazione della sua produzione.


Thérèse Debains, pur operando in un contesto sociale e artistico che tendeva a marginalizzare il contributo delle donne, è stata capace di esprimere una visione personale e intima della natura e della vita quotidiana. La sua riscoperta rappresenta un’occasione per arricchire la nostra comprensione dell’arte e della cultura del suo tempo.

In copertina: Paysage Breton.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.
