Affrontare il tema dell’integrazione economica e finanziaria dei Brics+ dopo la frattura geoeconomica creata dalle sanzioni occidentali unilaterali comminate alla Russia e ad altri paesi e dalle nuove aspirazioni emancipatrici dei paesi emergenti non è semplice. Si tratta di un argomento per certi aspetti molto tecnico. Il secondo incontro del corso di formazione organizzato dal Giga (Gruppo di insegnanti di Geografia autorganizzati) ci ha provato, spiegandolo con la grande chiarezza tipica di chi è abituato a divulgare concetti difficili alla popolazione studentesca. Gli/le insegnanti che esercitano la loro professione con passione sono destinati a diventare bravissimi/e divulgatori e divulgatrici. Un potenziale enorme della società che i media, e tanto meno la classe politica che le/li ha sempre sottovalutati/e a partire dalla retribuzione si guardano bene dal riconoscere.
La relazione del prof. Vento ha ricordato che la Cina dal 2012 è diventata la prima potenza commerciale e principale partner commerciale sia dei Paesi occidentali che dei Paesi del Sud del mondo, mentre già dal 2010 era la seconda economia del mondo. L’analisi del docente esperto di geopolitica e geoeconomia ha spaziato dalla dinamica degli scambi cinesi nel biennio 2022-2023 agli interscambi russo-cinesi nello stesso periodo, alla dinamica dell’export russo di gas e petrolio, con una ricchezza di dati e grafici molto interessanti. Ha poi esaminato gli scambi commerciali tra Cina e Stati Uniti e tra Cina e nuovi membri Brics+, il tema del panorama valutario internazionale, evidenziando l’uso del renminbi (Rmb) incentivato dalla Cina in numerosi accordi bilaterali e multilaterali e l’introduzione del sistema di pagamento cinese Cips, in alternativa al sistema occidentale Swift, alla base della maggior parte dei pagamenti internazionali. Vento ha sottolineato come il sistema Swift sia stato utilizzato alla stregua di un’arma geopolitica dall’Occidente: dal 2022 a dieci banche russe e quattro banche bielorusse è vietato di effettuare o ricevere pagamenti internazionali utilizzando Swift (Fonte: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions-against-russia-explained/).
Sull’esempio della Cina, Russia, India e Brasile hanno stretto accordi commerciali con pagamenti in valute locali. In particolare la Russia, dopo la valanga delle sanzioni imposte dall’Occidente ha iniziato una politica di dedollarizzazione, aumentando le transazioni in rubli e yuan con la Cina e altri Paesi. Nella relazione di Vento è stata messa in luce la lenta ma progressiva discesa del dollaro come valuta utilizzata negli scambi internazionali, più volte segnalata anche da Limes, anche se corre l’obbligo di dire che un calo del 50% del dollaro ai ritmi registrati a oggi non sarà possibile prima di dieci anni. Il docente di geopolitica ha poi esaminato la situazione delle valute di riserva e le riserve auree delle Banche centrali.
Proprio perché il dollaro è da sempre usato dagli Stati Uniti come arma di politica estera, molti Stati stanno aumentando le loro riserve auree. In questa fase di grande incertezza «l’aumento delle riserve auree riflette un cambiamento nelle dinamiche geoeconomiche mondiali, con un numero crescente di paesi che si muove verso una maggiore autonomia finanziaria e una riduzione dell’influenza del dollaro, cercando stabilità in un contesto di crescente incertezza economica globale». Sono le riserve in dollari a calare, come dimostra, dati alla mano, il prof. Vento.
Riuscirà il renminbi a sostituire il dollaro nei pagamenti internazionali?
La risposta è no, alla luce di una serie di considerazioni che la relazione mette bene in luce. Scrive Vento: «Quando nel 2016 il Fmi ha aggiunto il renminbi al suo paniere di valute che sostengono i diritti speciali di prelievo (Dsp), la valuta è stata vista come la prossima minaccia al dominio del dollaro come valuta di riserva globale», anche se è pienamente legittimo che la seconda potenza economica mondiale abbia una valuta di riserva importante. «Ma il renminbi è ostacolato dai controlli sui capitali e dai problemi di convertibilità. Le banche centrali sembrano essere poco propense a detenere attività denominate in renminbi, anche per le sue frequenti fluttuazioni, per cui il suo ruolo di valuta di riserva è limitato e dal 2022 in flessione».
Dopo questa lunga introduzione la relazione prende in considerazione i risultati del vertice Brics+ di Kazan in modo estremamente dettagliato, con due interessanti approfondimenti finali, Commercio Cina/Ue Italia e Commercio Cina-Usa. Su Kazan è particolarmente chiarificatrice anche la relazione di Raffaele Picarelli che si sofferma sulla Brics Cross Border Payments Initiative (Bcbpi), «una piattaforma di messaggistica finanziaria alternativa allo Swift, di cui i sistemi bancari dei paesi membri dei Brics si avvarranno per espletare le transazioni intra-Brics denominate in valute locali». A Kazan, però, è stato particolarmente interessante il richiamo al progetto di una valuta comune dei Brics, chiamata R5, dalle iniziali di reais, rublo, renminbi, rupia e rand, rispettivamente le valute ufficiali di Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica. Questa valuta comune sembra richiamare l’idea del bancor Keynesiano, proposto a Bretton Woods nel 1944 e bocciato a favore della posizione dell’americano White. Per chi volesse approfondire, in modo leggero ma accurato e avvincente, il dibattito tra Keynes e White sulla moneta a Bretton Woods, consiglio un romanzo che dedica a questa vicenda una parte particolarmente interessante: Memoriale dell’inganno, di Jorge Volpi, nella traduzione di Bruno Arpaia, edito da Mondadori nel 2015. Un altro testo, sicuramente più approfondito, è La battaglia di Bretton Woods di Ben Steil, purtroppo oggi difficilmente reperibile). La valuta comune dei Brics assomiglierebbe all’Ecu (European Currency Unit), la moneta virtuale creata dopo il “serpente monetario”, che esisteva prima della creazione dell’euro nella Ue. L’idea è quindi quella di un uso delle valute nazionali in prospettiva verosimilmente “asset backed” (garantite da asset quali l’oro, il petrolio, l’argento, il litio, il palladio, il silicio) negli scambi tra paesi, e di una graduale creazione di una valuta comune, sempre “asset backed”, non solo per le transazioni ma anche per mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti dei paesi dell’area comune, quella dei Brics.
Il processo dei Brics — ricorda il relatore — sembra tendere a una moneta comune ma non unica, cioè una moneta comune concorrente, aggiuntiva, dedicata agli scambi internazionali che consentirebbe di mantenere una certa sovranità in materia di tassi e, per certi versi, di rapporti di cambio. La Cina, Paese in forte avanzo commerciale, non potrebbe mai rivestire in questo progetto il ruolo degli Usa nel sistema monetario internazionale e la relazione ne spiega molto bene le ragioni, arrivando ad affermare che «Avere un sistema equilibrato da un punto di vista commerciale, quindi un sistema che evita l’accumulazione di avanzi strutturali e disavanzi strutturali è quello che aiuta la pace e la cooperazione. Non ci possono essere paesi sempre creditori e paesi sempre debitori. Il sistema della liquidità internazionale, se basato su un centro imperiale che costruisce la liquidità attraverso il debito, è un sistema insostenibile».
L’analisi di Picarelli sull’economia statunitense da Bretton Woods alla crisi della convertibilità del dollaro in oro del 1971 a oggi è precisa, accurata e ricca di dati e arriva a concludere che l’egemonia del dollaro statunitense è in declino.
Un altro passaggio fondamentale del vertice di Kazan è stato quello che ha inteso «sganciare l’oro, il grano e altre materie prime quotate (commodity) dai meccanismi finanziari delle borse (operazioni a termine), e così sottrarre la determinazione dei prezzi delle commodity alla componente speculativa, e passare alla determinazione reale del loro prezzo. Adesso il loro prezzo è quello speculativo delle borse occidentali: per esempio, i contratti sull’oro cartaceo (certificati per l’oro) non rispecchiano assolutamente il valore dell’oro fisico. Vi è una proliferazione dei titoli finanziari, tra 50 e 100 cartacei su un’oncia di oro fisico».

Particolarmente illuminante è l’approfondimento di Picarelli sulle criptovalute, risultato dell’applicazione della tecnologia digitale al settore finanziario. Lo scorso luglio a Nashville — ha ricordato lo studioso — Trump ha dichiarato di voler rendere gli Usa l’hub mondiale delle criptovalute e recentemente Putin a Kazan di volere inserire i bitcoin nei sistemi di pagamento dei Brics per gestire i trasferimenti transfrontalieri intra Brics.

La competizione tra potenze ha spinto i governi a inserire nei portafogli le criptovalute su cui si sono scatenati anche gli appetiti dei Fondi di investimento (in particolare BlackRock). Cina e USA attualmente detengono le maggiori riserve. Già da qualche tempo l’esperta Elham Makdoum, autrice del saggio La geopolitica delle criptovalute, ed altri sostengono che i Brics dovrebbero adottare una finanza decentralizzata e il bitcoin come valuta comune dei Brics, realizzando una criptovaluta completamente staccata dalla finanza tradizionale, sganciata da un paniere di valute nazionali: una criptovaluta basata su una riserva di bitcoin, che rappresenta la più stabile delle criptovalute. L’Iran da tempo le usa per finanziare l’asse della Resistenza e per commerciare e la Russia per difendersi dalla guerra economica dell’Occidente.
Il saggio dell’esperto di geopolitica e finanza non è di facile lettura ma è fondamentale per capire come il gruppo de Brics si stia differenziando e stia diventando davvero un importante soggetto geopolitico, oltre che un aggregato geoeconomico.
A questi link è possibile consultare le slide del secondo incontro del seminario del Giga-Unigramsci https://drive.google.com/file/d/1JLWBlOsfpmSp39adT_FLBlnuKDgNj9S6/view?usp=sharing
https://drive.google.com/file/d/1Ex5WbGSGpkRpiPkEELzEj53Ci8_ZwrVi/view?usp=sharinghttps://drive.google.com/file/d/10dR4ih7B9CyFsgGU7fiwfl9S8kmdZyjq/view?usp=sharing
Qui la videoregistrazione dell’incontro: https://drive.google.com/file/d/1KeP3b8TjidTLzNR2RRTXjGc9Iz_jD0-5/view?usp=sharing
Per un’analisi sulle coordinate economiche dell’economia mondiale dell’anno che verrà suggerisco questo recente intervento del prof. Vento: https://grad-news.blogspot.com/2024/12/il-megafono-le-coordinate-economiche.html
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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.

Interessante. E – forse va detto purtroppo? – La battaglia di Bretton Woods di Ben Steil si trova in Amazon, in e-book, mentre al momento non è, ancora purtroppo, disponibile il formato cartaceo.
Grazie per il tuo post.
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Grazie per la segnalazione, Ivana. Chissà perchè non pensavo proprio all’e-book. Sono una donna del secolo scorso e penso sempre ai libri cartacei. A presto e grazie sempre dei tuoi feedback.
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Di solito, con Amazon, funziona così. Se l’e-book va, se il cartaceo viene inserito nei desideri, prima o poi (ce ne sarà pure qualche copia presso le librerie antiquarie) il libro salterà fuori. Una cosa apprezzabile di Amazon è la rete di cui dispone di librerie antiquarie che, per suo tramite, ti invieranno il libro: difficile reperirlo da soli.
Con il libro arriva anche nome e indirizzo della libreria, per evenienze future.
Le donne del secolo scorso sono “giovanissime”. Lo sono anch’io che, figurati, sono della prima metà del secolo scorso.
Ciao
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