Sei la mia vita di Ferzan Özpetek è un’opera che si discosta dalla narrazione cinematografica a cui il regista turco-italiano ci ha abituato, e abbraccia una dimensione più intima e riflessiva. Pubblicato nel 2015, questo libro è un racconto breve, quasi una lunga lettera d’amore: partiti per un viaggio verso una meta che si svela pian piano, il regista ci porta con sé e il suo amato nel loro viaggio, e ripercorre storie e aneddoti della sua vita e della loro relazione.
La storia è narrata in prima persona, ma Özpetek si rivolge direttamente alla persona amata, intrecciando ricordi, momenti di vita condivisi e riflessioni personali. Il destinatario della lunga dedica è una figura enigmatica, quasi irreale, che rimane senza nome, senza dettagli specifici; eppure, attraverso i ricordi dell’autore, la profondità della relazione emerge in tutta la sua intensità, dai bisticci quotidiani alla forza di rimanere insieme durante i momenti bui, quando solo l’amore può salvarti. La sua identità indefinita ci permette di proiettare le nostre esperienze e i nostri sentimenti, rendendo il viaggio uno strumento per immedesimarci e scavare a fondo nei ricordi.
Il tono poetico e intenso riesce a catturare l’attenzione di chi legge grazie alla sincerità con cui l’autore esplora i propri sentimenti: non esistono, qui, esperienze troppo scabrose, ferite non rimarginate o segreti troppo intimi. Il nucleo centrale del libro, infatti, è l’amore in tutte le sue sfaccettature: romantico, passionale, eterno, ma anche fragile e vulnerabile alle vicissitudini di ogni giorno. L’autore esplora ogni tipo di legame: dagli incontri fugaci da una notte e via, a rapporti dal forte tono erotico, fino all’amicizia ― quella vera e duratura, dei compagni e compagne di sempre ― e il bene genuino verso la famiglia.
In Sei la mia vita, i personaggi non sono mai definiti come in un romanzo tradizionale. Sono, piuttosto, frammenti di vita, persone reali o idealizzate che vivono nei ricordi e nelle emozioni dell’autore. Questo approccio rende il libro non solo un viaggio profondamente personale, ma anche un’esperienza universale che lascia spazio all’immaginazione e all’empatia, un’opera che, nella sua semplicità, esplora la complessità dei sentimenti umani.
In alcuni passaggi in particolare, gli amici portano una ventata di leggerezza e calore, bilanciando la densità emotiva del racconto, la loro presenza è un richiamo al conforto e alla connessione umana, in contrasto con la solitudine e il dolore. Tanti sono gli aneddoti divertenti e spensierati: fra i tanti, quelli con “le mummie” (il modo affettuoso e irriverente con cui definisce la sua cerchia di amicizie) hanno un posto centrale. Conosciuti/e nella palazzina del quartiere Ostiense dove il regista viveva, questi personaggi fanno capolino nel racconto e si riservano il loro spazio nella narrazione: ciascuna di queste figure, porta lo scrittore a una nuova consapevolezza e molte portano riflessioni profonde. Özpetek non manca di trattare, attraverso di loro, le relazioni aperte, i preconcetti sulla genitorialità non tradizionale, ma anche i molti conoscenti persi a causa dell’Aids: il potere dei ricordi che rievoca, tanto dolci quanto dolorosi, si insinuano durante la lettura. Anche se i dettagli sui personaggi secondari sono minimi, nel libro si intravedono figure significative che arricchiscono il tessuto emotivo della narrazione. Con la sua sensibilità da osservatore, Özpetek ci regala sprazzi di vita in incontri fugaci. Questi momenti, apparentemente casuali, diventano riflessioni sulla transitorietà delle relazioni e sull’impatto che anche le interazioni brevi possono avere sulla nostra esistenza.
Il libro si snoda come un mosaico di temi universali rivelati nei piccoli dettagli: la fugacità della felicità, sempre accompagnata da un’ombra di malinconia, come se ogni momento di gioia contenesse la consapevolezza della sua impermanenza; la sacralità dei gesti quotidiani, che Özpetek riesce a trasformare in simboli di amore, speranza e memoria: una cena condivisa, un abbraccio, uno sguardo diventano frammenti poetici di un tutto più grande.
Se esiste un vero protagonista, è lo stesso Özpetek. Attraverso la sua narrazione, si svela con sincerità, lasciando emergere la sua vulnerabilità, le sue riflessioni sulla vita e l’amore, e la ricerca costante della bellezza nascosta nell’ordinario. Il libro non è solo una lunga lettera d’amore, ma anche un dialogo profondo con se stesso, una confessione intima che intreccia ricordi e pensieri. Una sottile malinconia pervade ogni pagina, ricordando che l’amore, per quanto intenso, è spesso intrecciato alla paura della perdita. Questo sentimento si riflette anche nello stile di Özpetek: semplice, evocativo, capace di colpire dritto al cuore. Le sue frasi brevi e incisive, ricche di immagini visive, tradiscono la sensibilità del regista, rendendo ogni scena quasi tangibile.
Sei la mia vita è un autentico viaggio emotivo che tocca corde profonde e universali. La scrittura poetica e la straordinaria sincerità dell’autore ci catturano, trasportandolo in un mondo fatto di emozioni, memoria e riflessione. Anche se la narrazione potrebbe sembrare breve o priva di una struttura tradizionale, proprio questa scelta rende il libro unico: non è una storia lineare, ma una preziosa finestra sull’anima dell’autore.
Profondamente legato alla poetica dei suoi film, Sei la mia vita si distingue per la sua autenticità autobiografica. Mentre il cinema di Özpetek filtra i sentimenti attraverso la lente della finzione, qui veniamo accolti/e senza barriere, in un viaggio diretto e struggente nel cuore di uno degli autori più sensibili e visionari del nostro tempo.
Amore, memoria e resilienza sono il cuore dell’universo di Özpetek. L’amore, esplorato nei suoi film come Le fate ignoranti e Saturno contro, emerge nel libro in una forma ancora più intensa e personale, intrecciandosi con la memoria e la perdita. La memoria, che nei film è spesso evocata attraverso flashback e simboli, nel libro diventa una testimonianza diretta di identità e nostalgia. Allo stesso modo, il tema della perdita si trasforma in una forza che alimenta resilienza e riflessione.
La casa come rifugio è un altro elemento ricorrente: da luogo fisico di relazioni e comunità nei film, diventa qui uno spazio simbolico di ricordi e affetti che definiscono l’autore. La principale distinzione tra i film e il libro risiede nella forma narrativa. Nei film Özpetek intreccia storie corali, mentre Sei la mia vita si focalizza su una relazione unica, regalandoci un’esperienza emotiva più intima e lineare. Inoltre, il libro si affida al potere della parola, con un linguaggio poetico che cattura l’essenza delle emozioni, a differenza delle immagini visive che dominano il suo cinema. Nonostante le differenze, il libro mantiene una forte visività: le descrizioni evocative dipingono scene quasi cinematografiche, come passeggiate sul Bosforo o tramonti vibranti. Il ritmo narrativo alterna momenti di quiete a picchi emotivi, ricalcando l’intensità delle sue pellicole.
In Sei la mia vita, Özpetek mescola la magia del cinema alla profondità della letteratura, trasformando ogni pagina in una riflessione sull’amore, il tempo e la memoria, in un equilibrio perfetto tra realtà e finzione.

Ferzan Özpetek
Sei la mia vita
Mondadori, Milano, 2015
pp. 218
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Articolo di Nicole Maria Rana

Nata in Puglia nel 2001, studente alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Appassionata di arte e cinema, le piace scoprire nuovi territori e viaggiare, fotografando ciò che la circonda. Crede sia importante far sentire la propria voce e lottare per ciò che si ha a cuore.
