Clara Abkar, miniaturista

A Clara Abkar si attribuisce il primato di essere stata la prima miniaturista iraniana.
Era nata a Teheran il 5 novembre del 1915, in seno a una famiglia armena che risiedeva a Nuova Julfa, un antico quartiere di Isfahan.

Clara Abkar

Secondo fonti iraniane, all’inizio del Milleseicento, più di 150.000 armeni si trasferirono lì per fuggire dalle persecuzioni dell’Impero Ottomano. Le persone profughe rispettarono le leggi iraniane ma mantennero la propria cultura, la propria lingua e le proprie tradizioni. Non ci sono notizie certe sulla data di trasferimento della famiglia di Clara Abkar in questo luogo ma sicuramente lei ricevette l’istruzione primaria presso la scuola armena di Davotian e sin da piccola manifestò il suo precoce talento incoraggiata sia dalla famiglia che dal corpo docente. Con i primi risparmi comprò delle monete d’oro che trasformò in sottili strati per indorare le miniature che dipingeva, proseguendo in questo modo un’antica tradizione della pittura miniaturistica iraniana.
Lei stessa affermava che quando frequentava il Liceo era sostenuta e incoraggiata a proseguire nell’esercizio della sua arte e ricordava in particolare l’insegnante di Disegno, Margar Gharabeikan, che era anche una poeta e che aveva avuto un ruolo significativo nella sua vita.

Alla Teheran Women’s Art School tra i suoi docenti era pure Hossein Kashi-Tarash, creatore di piastrelle Girih molto utilizzate nell’architettura islamica iraniana. Così raccontava Clara: «…Quando nel mio lungo viaggio verso l’arte, ho incontrato questo eccezionale maestro e il suo straordinario genio, non ho potuto resistere a bere un sorso della sua conoscenza. Sotto la sua guida, ho iniziato ad imparare l’arte della produzione di piastrelle Girih, un’arte che era davvero molto difficile e richiedeva molto tempo».

Dopo il diploma in miniatura frequentò l’Accademia Superiore di Belle Arti raggiungendo una perfezione artistica notevole. Era già un’esperta, insegnava e al contempo lavorava nel Servizio Pubblico Statale, ma all’età di 40 anni si iscrisse alla Scuola di Belle Arti dell’Università di Teheran e dopo tre anni conseguì la laurea.

Una vita dedicata alla sua passione: fece parte dell’Iranian Art Organization e le sue opere vennero esposte in molteplici mostre, diffondendo così la sua fama in tutto il Paese.

Clara Abkar (1916-1996)

Nel 1988, all’età di 73 anni, ottenne una esposizione personale al Museo Nazionale dell’Arte in Iran che suscitò una notevole ammirazione. L’anno dopo le verrà conferita un’onorificenza dal Ministero della Cultura.

Sempre quell’anno maturò la decisione di trasformare la propria abitazione in un laboratorio di pittura e in una galleria d’arte che esponeva le sue opere. In seguito, la casa e il suo patrimonio furono donati all’Organizzazione per il Patrimonio Culturale dell’Iran.
Clara Abkar non trascorse la sua vita in condizioni agiate ma, nonostante ciò, non mise mai in vendita i suoi lavori. A chi insisteva per acquistarli rispondeva che li considerava come figli e quindi non poteva distaccarsene. La sua fu una esistenza dedicata interamente all’arte e al lavoro e quando, per raggiunti limiti d’età, dovette andare in pensione dichiarò che artiste e artisti non avrebbero mai dovuto smettere di operare perché spesso quella è l’età in cui sono all’apice della propria creatività.

Il governo iraniano il 18 maggio del 1994, Giornata Internazionale dei Musei, ha aperto a visitatori e visitatrici il Museo Clara Akbar nei giardini dell’ex Palazzo Reale di Saad Abad, un complesso di sontuosi edifici nella capitale.

È morta il 20 marzo del 1996 e le sue spoglie riposano nel cimitero armeno Nor Burastan di Teheran.
La sua produzione artistica è molto vasta e connotata sempre dalla minuziosa verosimiglianza dei soggetti. Alcune opere sorprendono chi le ammira e spesso si fa fatica a riconoscere i materiali usati. Lei stessa, in un’intervista, raccontò che una volta aveva disegnato su un foglio di carta bianca un pezzo di vecchio tessuto di seta e un intenditore d’arte le aveva chiesto: «È un dipinto o un vero pezzo di stoffa?».

Clara Abkar Iran 1905-1996

I soggetti da lei preferiti per le miniature erano le nature morte e le scene di equitazione.
Dipingeva spesso anche i mausolei di Khayyam e Attar, poeti persiani sepolti a poca distanza l’uno dall’altro. Molto nota è la sua cosiddetta “doratura ottagonale con disegno paisley”.
Questo tipo di disegno ha origini antichissime, forse indiane ma le prime notizie ci giungono proprio dalla Persia.
La sua forma ricorda quella di una foglia stilizzata a goccia, un motivo quindi vegetale che in Iran viene definito Boteh Jegheg e che, ancora oggi, in tante parti del mondo costituisce fonte di ispirazione per designer, pittori, pittrici e stiliste/i.

Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.

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Articolo di Ester Rizzo

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Giornalista. Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, socia Sil, collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille. I primati delle donne. Autrice dei saggi: Camicette Bianche , Donne Disobbedienti , Il labirinto delle perdute e i romanzi storici Le ricamatrici e Trenta giorni e 100 lire, sempre per Navarra editore.

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