Il legame tra alimentazione, salute e benessere

Sei ciò che mangi: gemelli a confronto, la docu-serie disponibile su Netflix, ci porta a esplorare in modo coinvolgente il legame tra alimentazione e salute: in un esperimento originale, 22 coppie di gemelle/i monozigoti si sottopongono per otto settimane a due regimi alimentari opposti: uno vegano e uno onnivoro. Lo scopo? Scoprire quale dieta apporti i maggiori benefici per il corpo e la mente. Sei ciò che mangi non pretende di eleggere una dieta “migliore” in assoluto, ma ci invita a riflettere sull’impatto delle abitudini alimentari sulla salute e sulla sostenibilità ambientale. Condotta dai gemelli esploratori Hugo e Ross Turner, noti per i loro esperimenti in campo scientifico e sportivo, il programma si avvale della consulenza di esperti/e di nutrizione e biologia e deve il suo successo a un approccio sperimentale, che mescola intrattenimento e divulgazione scientifica.

Grazie alla scelta delle coppie monozigote, che condividono lo stesso patrimonio genetico, eventuali differenze nei risultati sono più facilmente attribuibili ai regimi alimentari piuttosto che alla genetica. La docu-serie si avvale della collaborazione di personale specializzato che ha certamente aggiunto credibilità allo studio: i nutrizionisti e le nutrizioniste hanno calibrato le diete vegane e onnivore per adattarle ai bisogni specifici di ciascun partecipante e l’intera equipe ha osservato parametri medici e marcatori metabolici, mentre i/le personal trainer hanno garantito che tutti/e le partecipanti seguissero regimi di attività fisica comparabili, isolando così gli effetti della dieta. Durante l’esperimento, i/le partecipanti vengono, infatti, monitorate su un insieme di parametri: dal colesterolo Ldl, all’infiammazione, dalla salute intestinale all’età biologica, fino alla libido e alla composizione corporea. In generale, i risultati sono sorprendenti: chi ha seguito una dieta vegana ha mostrato miglioramenti significativi, tra cui una riduzione del colesterolo e dell’infiammazione, un miglioramento della diversità microbiotica intestinale e una diminuzione dell’età biologica, probabilmente grazie agli effetti antiossidanti e antinfiammatori degli alimenti a base vegetale. Anche la composizione corporea risulta influenzata, con una diminuzione della massa grassa nei/nelle vegane, dovuta alla densità calorica più bassa e all’elevato contenuto di fibre della dieta. Perfino la libido sembra beneficiarne, anche se su quest’ultimo punto le variabili psicologiche e soggettive rendono i risultati meno interpretabili.

La serie non manca di affascinare grazie ai dati raccolti durante l’esperimento. Alcuni esempi concreti illustrano come le diete abbiano influenzato i/le partecipanti: in una coppia di gemelli, il fratello che ha seguito la dieta vegana ha registrato una riduzione del colesterolo Ldl del 10%, mentre il gemello onnivoro non ha mostrato cambiamenti significativi. In un’altra coppia, il gemello vegano ha visto un aumento dei livelli di Bifidobacterium, un batterio benefico per la salute intestinale, mentre il fratello onnivoro non ha evidenziato variazioni. E ancora, un gemello vegano ha mostrato una riduzione dell’età biologica, suggerendo un rallentamento dei processi di invecchiamento cellulare rispetto al gemello onnivoro. Anche la composizione corporea ha evidenziato differenze: alcune/i gemelli vegani hanno registrato una riduzione del grasso corporeo e un miglioramento della massa magra, mentre gli/le onnivore sono rimaste più stabili.

Sebbene i risultati di Sei ciò che mangi: gemelli a confronto siano intriganti e offrano spunti di riflessione, non mancano alcune importanti limitazioni che è fondamentale considerare. Questi elementi fanno sì che, pur offrendo una base interessante, lo studio non possa essere considerato scientificamente conclusivo: sarebbero necessari studi più ampi e di durata maggiore per confermare i risultati e, nonostante i dati promettenti, la serie non è stata esente da critiche. Alcune/i esperti hanno sottolineato che l’esperimento, pur interessante, ha limiti evidenti. Lo studio coinvolge solo 22 coppie di gemelle/i monozigoti, un campione troppo ridotto per rappresentare la popolazione generale. Inoltre, la durata dell’esperimento, limitata a otto settimane, non è sufficiente per valutare gli effetti delle diete a lungo termine. Infine, la risposta individuale alle diete potrebbe essere influenzata da fattori genetici, ambientali e comportamentali, che non vengono esplorati in profondità. Inoltre, alcuni spettatori e spettatrici hanno notato una certa parzialità nella narrazione, che sembra esaltare i benefici della dieta vegana senza offrire un confronto pienamente equilibrato con la dieta onnivora. Questo ha sollevato il dubbio che il desiderio di intrattenere e catturare l’attenzione del pubblico possa aver prevalso su una rigorosa aderenza ai principi scientifici. Va ricordato, però, che Sei ciò che mangi: gemelli a confronto non si propone di offrire verità assolute, ma piuttosto di stimolare la curiosità e il dibattito sul rapporto tra le scelte alimentari e il benessere fisico.

Il prodotto Netflix riesce comunque a sfiorare tematiche di grande rilevanza, come la sostenibilità ambientale. Viene infatti sottolineato, seppur marginalmente, come la dieta vegana abbia un impatto ambientale potenzialmente inferiore rispetto a quella onnivora, richiedendo meno risorse per la produzione alimentare. In modo implicito, ci suggerisce che le nostre scelte alimentari non si limitano a influenzare la salute personale, ma possono contribuire al benessere del pianeta. Nonostante le critiche, Sei ciò che mangi risulta un’esperienza divulgativa coinvolgente, capace di stimolare una riflessione profonda sul nostro rapporto con il cibo e sul suo impatto globale. La serie riesce a tradurre tematiche complesse in un linguaggio accessibile, offrendo spunti di discussione su salute, alimentazione e sostenibilità, senza rinunciare a un approccio sperimentale e coinvolgente. Tuttavia, è fondamentale considerare i risultati dello show come un punto di partenza piuttosto che risposte definitive. La breve durata dell’esperimento e il numero limitato di partecipanti non consentono di trarre conclusioni scientificamente solide, ma servono piuttosto a suscitare curiosità e a incentivare un’analisi più approfondita. Per chi apprezza il tema, può rappresentare un trampolino di lancio verso studi più strutturati e basati su evidenze scientifiche consolidate, offrendo l’opportunità di esplorare i complessi legami tra nutrizione, salute e benessere. In un’epoca in cui le scelte alimentari sono sempre più al centro del dibattito pubblico, programmi come questo possono contribuire a sensibilizzare gli/le spettatrici sull’importanza di decisioni consapevoli e informate.
Affascinante e stimolante, l’esperimento va quindi interpretato per quello che è: un’interessante esplorazione che dimostra come ciò che mangiamo possa influenzare non solo il nostro corpo, ma anche il nostro futuro. Un invito a guardare oltre il semplice atto di nutrirsi, per comprendere le implicazioni più ampie delle nostre scelte quotidiane.

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Articolo di Nicole Maria Rana

Nata in Puglia nel 2001, studente alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Appassionata di arte e cinema, le piace scoprire nuovi territori e viaggiare, fotografando ciò che la circonda. Crede sia importante far sentire la propria voce e lottare per ciò che si ha a cuore.

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