Cosa dovremmo aspettarci in tema vino, in questo 2025, in termini di novità, salute e turismo enogastronomico? In tempi a serio rischio di demonizzazione che tolgono il sonno a molti e molte, affrontare e governare correttamente l’argomento vino e le sue molteplici sfaccettature, richiede cautele e, soprattutto, competenze.
Ma andiamo per ordine. Le tendenze più recenti segnalano come le esperienze immersive e i prodotti innovativi siano in cima alle preferenze e alle esigenze degli enoturisti. Mentre gli studi di settore avvertono: non è tutto oro quel che riluce!
Turismo Enogastronomico. Secondo il Rapporto 2024 sul turismo enogastronomico a cura di Roberta Garibaldi, il segmento è in crescita costante, con le eccellenze della tavola italiana come vino, olio extravergine di oliva, pasta, pizza, formaggi, a fare da traino. «Il vino (38,1% delle preferenze) è considerato il prodotto più rappresentativo dell’Italia in ambito agroalimentare. Seguono nell’immaginario collettivo delle icone enogastronomiche l’olio extravergine di oliva (24%), la pizza (22%), la pasta (15%) e i formaggi (11%)». Con la percezione di «un patrimonio unico, genuino, diffuso sull’intero territorio e di qualità».
Insomma, un turismo che guarda all’enogastronomia in ottica omnicomprensiva e multisensoriale, con degustazioni e visite tra le proposte più attrattive e ricercate.

Generazioni e gusti e confronto. Secondo il Report 5.0 a cura di Nomisma Wine Monitor presentato al terzo Forum mondiale delle Donne del Vino, a Roma, a fine 2024, in tema di generazioni e gusti a confronto «il cambiamento degli stili di vita e delle preferenze dei consumatori sta ridisegnando il mercato globale. Millennials e Generazione X dimostrano una maggiore attenzione ai vini di qualità, alla diversità regionale e agli aspetti legati alla salute, mentre i Baby Boomer mantengono abitudini più tradizionali. Aumentano i consumatori di vino occasionali (da 45% a 60%), fenomeno che interessa in particolare coloro dai venticinque anni in su. I consumatori più giovani, in particolare la Generazione Z, cercano vini che siano non solo di qualità, ma anche sostenibili, autentici e capaci di raccontare una storia».*

Tendenze e consumi. I trend principali che si stanno affermando in quelli che possiamo definire gli scenari del vino dei prossimi anni dipingono questa situazione: consumi di vino generalmente in calo (in Italia da poco anche per via dei maggiori controlli sulle strade); maggiore richiesta di prodotti innovativi, biologici e cosiddetti “naturali”; curiosità verso i vini dealcolati, sia nella versione a basso contenuto di alcol sia in quella analcolica (e qui che si tratti di vino si fatica un po’ a pensarlo!). Vanno considerati, inoltre, anche lo spostamento dei giovani verso il bere miscelato e la comparsa di proposte vino confezionate in lattina, che stiamo vedendo sugli scaffali di alcuni supermercati.

Arrivano i dealcolati. Come si conciliano allora quei dati che confermano il vino ancora tra i prodotti più interessanti del Made in Italy a tavola, e le rilevazioni che parlano di vendite in drastico calo e di tendenze di consumo asservite a mode che pretendono prodotti sempre più nuovi, sempre diversi e sempre più stupefacenti?
La necessità del marketing di settore di sedurre consumatrici e consumatori, soprattutto i più giovani, con prodotti sempre innovativi, ci trascina nel campo nuovo — e forse anche un po’ minato — del vino dealcolato, aprendo la conseguente necessità di una riflessione approfondita.
Già disciplinate in altre regioni del mondo e regolamentate di recente anche in Italia, le categorie del vino dealcolato e del vino quasi senz’alcol che stiamo per ritrovarci tra le proposte da acquistare — anche per tamponare le perdite di quote di mercato dei vini fatti come tradizione e procedura vuole — saranno di certo molto manipolate tecnicamente. Perché l’osmosi che servirà a estrarre l’alcol dal liquido vino è una pratica chimica.
Dealcolare è un’attività che andrà a costruire una nuova categoria di prodotto che, pur restando nell’ambito vino, ad avviso di molte e molti avrà poche attinenze con quello che invece qui io vorrei definire il vino fatto “a regola d’arte” (ovviamente al netto del mercato delle sofisticazioni, che però qui non andiamo a esplorare).
Con i vini NoLo, ovvero privi di alcol (no) o con poco alcol (low), già pronti a essere presentati all’edizione 2025 di Vinitaly in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile, è importante segnalare qualcosa di più su questi prodotti che in un primo momento potranno sembrare al pubblico, risolutivi, divertenti, innovativi e soprattutto innocui.
Per diversi motivi, queste nuove categorie non potranno essere realizzate né a marchio Biologico, né a denominazione Dop o Igp, le principali denominazioni italiane che aiutano a identificare produzioni con determinate (e certificate) garanzie di provenienza geografica. Situazione, questa, che lascia innegabilmente spazi affinché nelle produzioni più massive di dealcolati possano infiltrarsi importanti criticità in termini di qualità. Con buona pace degli intenti salutisti alla base della pratica di dealcolare il vino.
Per sentire un’altra voce, secondo Slow Food e Carlo Petrini, trattandosi di prodotti «dal punto di vista strettamente gustativo molto differenti da quelli oggi in commercio», il rischio è quello che per compensare l’assenza dell’alcol, elemento fondamentale per il gusto e la piacevolezza del vino, si cercherà di riprodurre «le sensazioni organolettiche del vino classico» addizionando il prodotto con «aromi, zuccheri o altri additivi» che potrebbero rivelarsi «dannosi alla salute».
Non è un caso, allora, se sul tema dei dealcolati emerge anche una riflessione di Fondazione Veronesi che, oltre ad aver rilevato come negli ultimi trent’anni il consumo di bevande zuccherate tra bambini e adolescenti sia cresciuto del 23% (con speculare aumento dell’obesità), in un approfondimento affidato alla biologa nutrizionista Elena Dogliotti, mette in guardia su due aspetti opposti e ugualmente controversi.
Dal lato consumatori, secondo Fondazione Veronesi, vini con un minor quantitativo di alcol potrebbero, sia indurre le persone ad «aumentarne il consumo e di conseguenza a essere maggiormente esposte ai rischi alcol correlati», sia «indurre i giovani ad avvicinarsi al mondo dell’alcol in età ancora più precoce di quanto già non avvenga».
Dal lato produttori, invece, «per compensare la perdita di alcol e avvicinarsi al gusto del vino c’è il rischio che i produttori di dealcolato possano aggiungere zuccheri, aromi artificiali, stabilizzanti o altri additivi che potrebbero essere dannosi per la salute».

Donne e Vino. Mentre dati Istat non lontani (2022), segnalano tra i trend del vino degli ultimi anni, un livello di quasi pareggio tra generi nei consumi, una connotazione delle Donne del Vino, certifica per le donne atteggiamenti di maggior prudenza nel bere. Le donne poi, nella scelta del vino hanno, più degli uomini, un approccio attento e orientato alla qualità.
Il Report 2023 dell’Osservatorio sul mondo agricolo Enpaia-Censis sul consumo di vino da parte delle donne, conferma le rilevazioni dell’Istat, segnalando che sono oltre dodici milioni le donne che amano bere vino in Italia. Con un incremento percentuale, nel periodo 2014-2021 del 15,5% a fronte del 2,9% per gli uomini.
Le donne, sempre più protagoniste in Italia e nel mondo, della produzione e del mercato del vino, fanno così segnare una curva di gradimento e di consumo talmente in evoluzione, che produzioni e marketing di settore stanno realizzando di dover «individuare lo specifico femminile nel rapporto con il vino, enucleandone il significato in termini di ripensamento delle strategie di produzione, vendita e marketing, per rispondere alle esigenze delle consumatrici».
Le donne che apprezzano e consumano vino (a mia esperienza, ma non solo), lo fanno tuttavia secondo qualità e comportamenti molto responsabili. Principalmente degustano, optano per la qualità e non per la quantità, leggono tanto e tra gli eventi a tema vino, scelgono soprattutto quelli che nascono per promuoverne gli aspetti culturali. Sempre secondo il report Enpaia-Censis, il 13,1% delle donne si considera intenditrice di vini, affermando di essere in grado di distinguere, scegliere, valutare ed eventualmente anche consigliare.
Posto che tutte le novità hanno bisogno di tempo per essere valutate e integrate nelle scelte delle persone, le strade del vino oggi sembrano davvero di fronte a più di un bivio importante. Con percorsi pericolosamente vicini a pendenze scivolose quando si tratta di scorciatoie verso vantaggi facili per la salute, i cui equilibri, invece, continueranno a potersi mantenere soltanto con quell’approccio al vino moderato, consapevole e di forte segno olistico, che già conosciamo.
Note. La denominazione Dop (Denominazione di origine protetta) indica un prodotto originario di una regione e di un Paese le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente, o esclusivamente, dovute all’ambiente geografico in cui viene realizzato. A garanzia del fatto che tutti i processi del prodotto a tale marchio (produzione, trasformazione, elaborazione) avvengono nell’area geografica a cui quella specifica Dop fa riferimento.
La denominazione Igp (Indicazione geografica protetta) identifica un prodotto le cui caratteristiche dipendono dall’area geografica di origine. A differenza della Dop qui basta che una sola tra le fasi di produzione, trasformazione o elaborazione avvenga nell’area geografica indicata. In altre parole, un prodotto Igp può essere ad esempio confezionato in una determinata zona, ma essere realizzato con materie prime di origine diversa, anche non italiane.
Fonti.
*Ufficio stampa Associazione nazionale Le Donne del Vino, III° Forum Mondiale delle Donne del Vino: Vino 5.0: la rivoluzione dei consumi, ledonnedelvino.com, 19 novembre 2024.
** Caterina Fazion, Vino dealcolato tra possibilità e limiti, fondazioneveronesi.it/magazine, 24 febbraio 2024.
*** Iss Osservatorio nazionale alcol, Donna e alcol, anno 2011.
Fotoreportage di Eva Panitteri.
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Articolo di Eva Panitteri

Sono nata a Genova da una famiglia girovaga. Amo viaggiare alla scoperta di sapori, profumi, atmosfere e territori. Lettrice seriale, giornalista pubblicista, autrice, Sommelier del Vino e dell’Olio di Fondazione Italiana Sommelier, appassionata di Food & Wine ed esperta di questioni di Genere, scrivo di temi e passioni che sono le mie identità.
