La realtà dell’illusione

WandaVision è una serie originale dei Marvel Studios, approdata su Disney+ nel gennaio 2021. La storia segue Wanda Maximoff (Scarlet Witch) e Visione, due dei personaggi più amati del Marvel Cinematic Universe (MCU), intrappolati in una realtà in continua trasformazione, ispirata alle sitcom americane di diverse epoche. Uno degli aspetti più affascinanti della serie è proprio l’evoluzione di Wanda: il dolore e il lutto la spingono a creare un mondo alternativo, un rifugio in cui affrontare la sua sofferenza e proteggere le persone che ama. Nel Mcu, le straordinarie capacità di Wanda erano già emerse, ma senza essere del tutto esplorate o spiegate nei dettagli. Fin dalle sue prime apparizioni, la vediamo manipolare gli oggetti con la mente, un’abilità mostrata per la prima volta in Avengers: Age of Ultron, dove usa i suoi poteri per combattere gli Avengers e spostare oggetti con la forza del pensiero, ma i cui limiti e l’origine rimanevano ancora avvolti nel mistero. Successivamente, viene rivelata un’altra delle sue abilità più temibili: la capacità di influenzare le menti, creando illusioni o alterando i ricordi. È sempre in Age of Ultron, ad esempio, che Wanda entra nella mente di Tony Stark (Iron Man), facendogli vedere visioni inquietanti: questo episodio rappresenta solo un assaggio del suo incredibile potenziale, che viene poi esplorato in modo più approfondito in Avengers: Endgame. Qui la sua potenza viene liberata in tutta la sua forza durante lo scontro con Thanos, uno degli Eterni, una specie immortale e dotata di capacità sovrumane: in questa occasione, Wanda riesce a metterlo in grave difficoltà, dimostrando un livello di potere tale da minacciare di sconfiggerlo. Questo momento segna una svolta nella percezione del personaggio per noi spettatori e spettatrici: da semplice Avenger con abilità straordinarie, diventa una delle figure più potenti dell’intero Mcu.

La storia di Wanda è quella di una donna segnata da numerose perdite: la sua famiglia, la sua casa e, soprattutto, Visione, il suo grande amore. WandaVision si apre con un’ambientazione idilliaca, ispirata alle classiche sitcom americane, dove tutto appare perfetto e armonioso. Tuttavia, con l’avanzare della trama, diventa evidente che questa realtà è solo un’illusione, frutto della mente tormentata di Wanda che cerca disperatamente di costruire un rifugio sicuro per sfuggire a un destino avverso. Il suo potere le permette di creare una “bolla” in cui vivere il sogno di una vita felice, ma il dolore che la affligge non scompare: rimane sempre lì, latente, pronto a riemergere.
Uno dei temi centrali della serie è il potere sconfinato di Wanda. Se nel MCU era già chiaro che possedesse abilità straordinarie, in WandaVision il suo potenziale viene portato a un livello superiore: non solo è in grado di manipolare la realtà stessa, ma lo fa inconsciamente, spinta dal dolore e dalla perdita. Il suo potere, quindi, non è solo una manifestazione della sua forza, ma anche della sua fragilità: non è semplicemente un dono, ma una risposta viscerale alla sofferenza che la accompagna. All’inizio, Wanda non si rende conto del caos che sta creando, ma col passare del tempo comprende che il suo controllo sulla realtà non sta danneggiando solo sé stessa, ma anche gli altri. Il suo potere si rivela un’arma a doppio taglio: le consente di costruire un mondo perfetto, ma allo stesso tempo la imprigiona in un’illusione che le impedisce di elaborare il dolore. Il suo viaggio, quindi, è un percorso di consapevolezza: non sta solo cercando di fuggire dalla sofferenza, ma, nel suo modo unico, sta anche tentando di affrontarla. Quando la verità sulla sua creazione viene alla luce, Wanda si trova di fronte a una scelta cruciale: continuare a mantenere il controllo per vivere in un’illusione rassicurante, oppure lasciarla andare e affrontare la realtà, accettando definitivamente la perdita di Visione.

Il finale della serie segna un momento fondamentale per la sua crescita: Wanda accetta il dolore, ma anche il potere che risiede dentro di sé. Non è più definita solo dai legami con gli altri personaggi del Mcu, ma emerge come una figura autonoma, consapevole della propria identità e della propria forza. WandaVision riesce a dare profondità al suo dolore, ai suoi poteri e al suo viaggio interiore, rendendola una delle figure più complesse e affascinanti dell’universo Marvel. Questo passaggio, da personaggio tragico a individuo potente e padrone del proprio destino, la prepara al ruolo che avrà in Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Ciò che ha colpito il pubblico non è solo l’approfondimento del personaggio di Wanda, ma anche il modo in cui la narrazione è stata concepita e sviluppata. L’evoluzione dell’ambientazione ha un significato profondo ed è strettamente legata al suo percorso emotivo: ogni episodio si ispira a un decennio diverso di sitcom, ma questa scelta non è casuale. Ogni salto temporale riflette la progressione del suo dolore, il tentativo di affrontare la perdita di Visione e l’illusione di una felicità costruita su fondamenta fragili. La storia, infatti, inizia con un’apparente perfezione per poi trasformarsi gradualmente in una rappresentazione del caos e della sofferenza che Wanda cerca di reprimere, rendendo visibile il suo stato psicologico attraverso l’ambiente che la circonda. Nel primo episodio, l’ambientazione richiama le sitcom classiche degli anni ’50, un’epoca in cui la televisione idealizzava la vita domestica. Wanda e Visione vivono in una tipica casa suburbana, perfetta e ordinata, che sembra uscita da una pubblicità dell’epoca: questo scenario rappresenta perfettamente il desiderio di Wanda di costruire una realtà rassicurante, un rifugio dal turbamento interiore. Nel secondo episodio, ambientato negli anni ’60 e ispirato a serie come The Dick Van Dyke Show, l’atmosfera diventa più vivace, ma iniziano a emergere piccole incongruenze: personaggi che si comportano in modo strano, eventi senza una logica apparente e misteriose interruzioni che suggeriscono che qualcosa non va. Il terzo episodio, ambientato negli anni ’70, introduce un cambiamento significativo nel design visivo: il set si riempie di colori vivaci, mentre la trama diventa più articolata. La rapida evoluzione della famiglia di Wanda riflette la sua paura di perdere ancora una volta ciò che ha, spingendola a costruire in fretta un’illusoria vita familiare perfetta nonostante inizino a emergere segni sempre più evidenti che la sua realtà sta crollando. L’episodio successivo, che riprende gli anni ’80, si ispira a sitcom come Full House e Family Ties, però la stabilità dell’universo di Wanda comincia a incrinarsi irreversibilmente: per la prima volta, si intravede cosa sta accadendo al di fuori della sua creazione. Negli episodi ambientati negli anni ’90 e 2000, la serie si rifà a sitcom più moderne, come Malcolm in the Middle e Modern Family, a cui corrisponde anche una svolta nella narrazione e Wanda inizia a perdere sempre più il controllo sulla realtà che ha costruito. Il penultimo episodio, invece, con un flashback in un’atmosfera più cupa e introspettiva, svela finalmente l’origine del suo dolore e la ragione che l’ha spinta a creare un mondo alternativo.

Ogni cambiamento di ambientazione non è solo un omaggio alle diverse epoche televisive, ma simboleggia anche il viaggio interiore di Wanda, dalla negazione alla consapevolezza. Inizialmente, si rifugia in un’illusione perfetta e rassicurante, ma man mano che affronta il suo trauma, la sua “bolla” inizia a sgretolarsi. L’evoluzione degli scenari riflette questo declino: da un’apparente armonia a una manifestazione sempre più evidente del caos e del dolore che cerca di reprimere. In un certo senso, il mondo che Wanda costruisce è lo specchio della sua mente: più diventa consapevole del proprio potere e della sua sofferenza, più il controllo sulla sua realtà si dissolve.
Insomma, WandaVision è una serie che ci porta in un viaggio emotivo: discostandosi dalle tipiche narrazioni eroiche a cui siamo abituati/e, conosciamo qui il lato umano e sensibile di questa eroina, ma anche l’incredibile potenza delle sue abilità, soprattutto nell’affrontare una realtà tragica.

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Articolo di Nicole Maria Rana

Nata in Puglia nel 2001, studente alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Appassionata di arte e cinema, le piace scoprire nuovi territori e viaggiare, fotografando ciò che la circonda. Crede sia importante far sentire la propria voce e lottare per ciò che si ha a cuore.

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