Ben-essere di genere è il filo conduttore del 2025 per tutti gli appuntamenti online del ciclo Cambiamo discorso-Contributi per il contrasto agli stereotipi di genere, organizzato da Reti Culturali. Dopo l’interessante tema della Medicina di genere, questo mese si cambia rotta per affrontare l’argomento della creatività femminile coniugata con il sapere e il mestiere dell’arte tessile.

Ce ne parlerà nel suo webinar di giovedì 20 marzo prossimo alle ore 17.00, Ninfa Contigiani, che presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Macerata è docente di Storia del diritto penale e, in particolare nel Corso di laurea (triennale e biennale) per i Servizi sociali, insegna Storia dei fenomeni politici e istituzionali contemporanei e Storia della legislazione sociale.
Ma prima di scoprire dalla sua viva voce come la docente affronterà un tema così apparentemente, forse, lontano dai suoi studi accademici, poniamole alcune domande, per conoscerla meglio anche rispetto al suo percorso personale e culturale.
Spesso si ritiene che l’insegnamento della storia negli istituti di istruzione superiore, di primo e secondo grado, sia quello meno amato dalle e dagli studenti e peggio trattato, a livello di orario settimanale e metodi utilizzati in classe. Tu che scuole medie hai frequentato? E l’interesse per la storia ti è nato lì oppure in seguito, all’università?
Le mie scuole c.d. ‘medie’ sono state molto formative, in grande parte per merito proprio dell’insegnante di Italiano e Storia: preparata e rigorosa, al punto di farci fare anche un po’ di latino nell’analisi grammaticale e lessicale, senza lasciare mai la storia indietro, infatti è già da allora che mi ha interessato. Ma la mia è stata una scuola completamente diversa da quella odierna, pensata per darci in modo serio la metodologia e gli strumenti di base, non per iper-specializzarci. L’insegnamento della storia certamente era meno concettuale e più nozionistico ma, da quel che vedo con le mie classi, oggi di sicuro c’è qualcosa che non funziona nell’insegnamento della storia nelle scuole secondarie (di primo e secondo grado).
In base alla tua esperienza, che consigli daresti alle e ai docenti per rendere accattivante lo studio della storia e del diritto, facendone cogliere la grandissima importanza per essere cittadine e cittadini consapevoli?
La storia è un metodo di comprensione dei fatti, è collocazione nello spazio e nel tempo delle vicende umane, ma soprattutto è il significato (o per dirla meglio, i significati) che quei fatti hanno assunto, le conseguenze che hanno generato, le diversità di prospettiva che hanno evidenziato tra contesti culturali diversi.
Raccontare la storia è come dipingere un polittico, bisogna saper rintracciare e ricostruire i tanti punti di vista, sapendo che allargando la cornice ce ne sono sempre di altri. Bisogna trovare il bandolo della matassa che interessa per prime noi per poter essere più efficaci come docenti; mi pare che aiuti anche avere un po’ spirito di provocazione, essere disposte a sentire anche qualche ‘bruttura’ per ricondurre poi ragazze e ragazzi a una ricostruzione più sensata, un pezzo alla volta.
Secondo una espressione del passato, conta il grano ma va utilizzata anche la pula, vanno raccontati i fatti storici documentati ma anche interpretati gli scenari come possibilità. In fondo è come per il diritto: contano le norme vigenti ma anche i tentativi legislativi scartati servono a capire quale ricchezza di cultura giuridica e di prospettive ci fosse.
Il diritto, in particolare dalla mia prospettiva disciplinare di ‘storica del diritto’ aggiunge, alle altre discipline delle scienze umane, la dimensione della verificabilità. Il diritto prima della Rivoluzione francese metteva ordine nella realtà effettiva delle cose, senza aspirare a cambiarla perché il mondo creato da Dio andava accettato così com’era, ma tutto cambia dopo il 1789. Con la modernità giuridica la norma diventa l’espressione di una autorità riconosciuta ed è posta dall’alto per cambiarla e condizionarla la realtà. Si può studiare per come è nata, per come è nella sua struttura tecnica, ma solo con la lettura degli esiti applicativi se ne completa la comprensione profonda. Ecco, la dimensione della verificabilità secondo me è il profilo di grande interesse del diritto, se non ci si limita ai formalismi.
Ho letto che hai anche approfondito le origini dell’assistenza pubblica e del volontariato, temi che sono diventati un volano di interesse per il Terzo settore come soggetto protagonista delle nuove politiche sociali. Qual è il punto della situazione oggi su questi temi?
Il Terzo settore come espressione organicamente regolamentata del volontariato, della promozione sociale, della cooperazione è in una singolare condizione: considerato sempre più indispensabile all’attuazione dell’assistenza pubblica, pure se abbiamo assunto in Costituzione il principio di sussidiarietà, ancora soffre di un malcelato ‘snobismo’ da parte della Pubblica amministrazione. Il volontariato è stato dichiarato importantissimo per le politiche sociali, purché nella condivisione di obiettivi e compiti si lasci sostanzialmente guidare dalla Pubblica amministrazione… c’è ancora parecchia strada ed esperienza da fare per funzionalizzare il Codice del TS del 2017 mi pare.
Qual è il legame fra i tuoi studi e la tua professione in campo storico-giuridico e la tematica femminile che affronterai nel prossimo webinar?
L’interesse sul profilo femminile di ogni tema l’ho sempre avuto, per cultura civile e politica sviluppata in famiglia e per indole militante, ma la storia del diritto offre la possibilità di conoscere e capire come, dove, in che modo la condizione sociale e giuridica femminile di mancato riconoscimento si è definita e articolata. Sono aspetti fondamentali per cogliere nella giusta portata gli strascichi del passato arrivati fino a noi.
In particolare la Storia della legislazione sociale che insegno riguarda proprio gli anni del primo industrialismo europeo (dalla seconda metà del XIX secolo) e uno dei settori che sono stati protagonisti di questa fase è stato senza dubbio l’ambito tessile. Molto è cominciato con la meccanizzazione dei telai che come sappiamo tutti erano mossi dalle mani delle donne fin dai tempi più antichi.


Tanti gli spunti significativi di riflessione che ci vengono dalle risposte della prof.a Contigiani, che ringraziamo dando appuntamento a giovedì 20 marzo.
Questo il link per effettuare la preiscrizione all’incontro online e ricevere poi le indicazioni per il collegamento: https://meet.google.com/mco-pozd-nwy
Chi non potesse partecipare alla diretta dell’incontro online, potrà rivederlo (come tutti i precedenti) sulla pagina fb di Reti culturali.
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, già docente di filosofia/scienze umane e consigliera di parità provinciale, tiene corsi di formazione, in particolare sui temi delle politiche di genere. Giornalista pubblicista, è vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile e caporedattrice della rivista online Vitamine vaganti.
