Cambiamo discorso. Intervista a Marina Turchetti

Il ciclo di incontri Cambiamo discorso. Contributi per il contrasto agli stereotipi di genere, iniziato nel novembre 2020 e proseguito per tutto il 2021, continuerà anche nel 2022 con cadenza mensile. Organizzato dall’associazione Reti culturali, ha dovuto giocoforza vedere attuata una modalità non in presenza, ma di incontri online, che hanno avuto però il vantaggio di mantenere vive relazioni e dibattiti altrimenti di difficile attuazione, su temi che riguardano la presenza e i saperi delle donne nei più vari ambiti delle professioni e della società.

Poniamo alcune domande a Marina Turchetti, presidente dell’associazione Reti culturali.

Che tipo di associazione è Reti culturali, quando è nata e quali sono i suoi obiettivi?

Reti Culturali è una Organizzazione di Volontariato, nata nel 2005 in Ancona, con la volontà di costruire reti sinergiche, con enti e con altre associazioni che perseguano obiettivi culturali affini, in una estesa accezione, che negli ultimi anni si è rivolta in modo prevalente al decodificare e contrastare gli stereotipi di genere, fornendo chiavi di riconoscimento e strumenti di interpretazione, nella convinzione che tutta la società guadagni dal consolidamento di maggiori diritti per tutti e per tutte.
Ci è sembrato urgente, indispensabile offrire un contributo di comprensione a coloro – donne e uomini – che vogliano prendere coscienza dei meccanismi che operano nei radicati stereotipi culturali alla base di perduranti discriminazioni, e quindi partecipare responsabilmente ai processi di cambiamento.
Naturalmente, sono fenomeni di ampia diffusione e di difficile contrasto, ma siamo convinte che sia importante fare la nostra parte nel fornire uno stimolo di riflessione, su basi scientifiche sia pur divulgative, a persone che non vogliano rimanere solo trasmettitori passivi. Il primo passo è allertare la percezione delle radici da cui si sviluppa la cultura della violenza, che sottende in modo pervasivo la realtà, ma spesso è percepita e condannata solo quando diventa violenza praticata.

Come è nata l’idea del ciclo di incontri Cambiamo discorso?
Non basta l’enunciazione di norme per spezzare la tacita conventio ad excludendas mulieres, spesso tanto più rigida quanto più silente.
Cambiamo Discorso ha il duplice significato di un invito a cambiare lo sguardo, l’approccio, il modo di considerare la realtà, assumendo un punto di vista rispettoso delle donne, ma anche di cambiare tema a ogni incontro, scegliendo come argomento uno degli innumerevoli aspetti in cui si manifesta la sottorappresentazione delle donne – nella storia e nella società, nelle arti e nelle scienze – svelando i luoghi comuni e valorizzando le competenze femminili.

Che risposta c’è stata al di fuori dell’associazione?
Come è normale, qualche argomento risulta più stimolante per un pubblico meno vasto, ma viene costantemente espresso un apprezzamento davvero soddisfacente, che ci stimola ad andare avanti. Si collegano alla piattaforma, gestita con il supporto del Centro di Servizi per il Volontariato delle Marche, partecipanti “da Trieste in giù”, il che non è scontato per una piccola associazione locale come Reti Culturali. Come non è scontata la generosa disponibilità di tante donne esperte, che condividono saperi.
È un evidente segno che grande è la voglia di parlare, grande l’esigenza di incontro.

Sono state coinvolte anche le scuole o il pubblico giovanile più in generale?
Partecipano ad alcuni incontri on line scolaresche di varie città coinvolte da insegnanti sensibili, come anche studenti di università, e non solo quando la relatrice è una loro docente. Spesso ci chiedono attestati di partecipazione, da far valere per ottenere crediti formativi.

Quali sono le altre attività associative importanti per il cambiamento culturale che auspichiamo, verso una società più “a misura di donne”?
Cito due “filoni” principali.
L’Associazione è rappresentata nel Consiglio Direttivo del Forum delle Donne del Comune di Ancona, con il quale collabora da anni in diversificate attività. Al momento, è aperto nelle scuole superiori, e incontra ampio coinvolgimento, il progetto Come ero vestita, una mostra itinerante realizzata da Amnesty sul normale abbigliamento indossato in normali situazioni di vita da donne vittime di stupro (stereotipo da contrastare: “se l’è voluta”), con laboratori gestiti dal Forum, classe per classe.
Chiamate a partecipare in rappresentanza del Forum a riunioni della Commissione Cultura del Comune di Ancona, abbiamo portato il nostro contributo all’ingresso della città nel progetto 8 marzo 3 donne 3 strade di Toponomastica femminile e alla installazione di panchine rosse, come simbolo di lotta alla violenza sulle donne.
I convegni organizzati da Reti Culturali negli ultimi anni (es.: Sul corpo delle Donne, 2017 – Matrimonio/Patrimonio, 2018 – Immagine e Immaginario, 2019 – Dalla parte delle Bambine, 2020 – Parliamo di donne, 2021 – e il prossimo Parole-Male-Dette) si sono sempre più indirizzati ad applicare i concetti di pari dignità e di benessere all’ambito delle parole e dei linguaggi, seguendo la definizione di benessere dell’Osservatorio europeo su sistemi e politiche per la salute come «lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di “ben-essere”, che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società, nel migliore equilibrio possibile, in una visione dinamica in costante evoluzione». L’attenzione si è sempre volta agli stereotipi veicolati appunto da modi di dire che circoscrivono, condizionano e comprimono il ruolo delle donne sin dalla più tenera età, trasmettendo una visione del mondo retaggio di una cultura patriarcale, che vuole mantenerle in uno stato di inferiorità e marginalità sociale.
La lingua che usiamo è carica di cliché, luoghi comuni oppressivi o offensivi: talvolta inconsapevole persistenza di una mentalità preesistente a noi, talvolta usati con consapevole odio, sempre lasciano una ferita che difficilmente rimargina, con devastanti effetti psicologici nelle adulte che ne sono vittime, ma soprattutto nelle bambine – e bambini – che crescono con la colonna sonora di un linguaggio violento e sessista.

Quali saranno i prossimi appuntamenti del ciclo Cambiamo discorso?

Dopo il primo incontro, che si è tenuto il 20 gennaio, in cui la vicedirettrice dell’Archivio di Stato di Ancona, Silvia Caporaletti, ha presentato Repubblicane, comuniste, antifasciste, anarchiche o “di facili costumi”: le sorvegliate politiche nelle carte dell’Archivio di Stato di Ancona, i prossimi incontri si terranno con ritmo mensile in queste date:
17 febbraio: Fotografia nelle Marche: e le donne? con Simona Guerra, Storica della fotografia;
17 marzo: Cambiamo sguardo sul Bauhaus: anche artiste, artigiane, intellettuali, con Laura Baldelli, Insegnante; Moglie, sorella, allieva di…: la rivincita delle compositrici con Paola Ciarlantini, Compositrice, Musicologa, Docente di Poesia per Musica e Drammaturgia musicale al Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna;
14 aprile: La Resistenza con le parole delle donne. I diari delle partigiane, con Anna Paola Moretti, Istituto di Storia contemporanea della provincia di Pesaro-Urbino;
12 maggio: Non è più come prima – Uomini autori di violenza e percorso V.O.C.E., con Antonella Ciccarelli, Coordinatrice Punto V.O.C.E., Criminologa Polo9;
9 giugno: La Moda è una cosa seria – Rosa Genoni: uno sguardo femminista, con Valeria David, Esperta in restauro di tessuti, responsabile di Banca dati su manufatti tessili.

Ci prepareremo a partecipare al meglio agli incontri, che si terranno su piattaforma Zoom, intervistando le relatrici, che avranno modo di presentare sé stesse e anticipare le tematiche che poi andranno a sviluppare e illustrare nelle dirette mensili.

Alla prossima settimana!

In copertina. Particolare della locandina del convegno Parliamo di donne: il linguaggio sessista, ottobre 2021, a cura di Reti Culturali.

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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di aggiornamento per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.