«In apparenza, un pasticcio»
Carlo Emilio Gadda
In concomitanza con il XII Festival di Limes il 7 febbraio scorso è uscito il numero 1 del 2025 della rivista Limes, L’ordine del caos. La mattinata del primo giorno del Festival è stata dedicata alle scuole più sensibili, che si erano prenotate con 600 studenti in presenza e 400 collegati/e a distanza. Da tempo la rivista di geopolitica cura il rapporto con le scuole, fondamentale nella fase di disordine mondiale in cui ci troviamo, fornendo strumenti indispensabili a docenti e studenti per capire il presente e immaginare il futuro. Ben vengano queste scuole pioniere, i cui e le cui Ds e docenti non temono la parola “politica” (in questo caso internazionale e geopolitica), come purtroppo invece accade in quelle che hanno una visione miope, ristretta e anacronistica della formazione scolastica. Davanti a una crisi almeno quadruplice, dall’economista Tooze definita policrisi, finanziaria, climatica, pandemica e bellica, non si può continuare a parlare nei programmi scolastici di istituzioni multilaterali, organizzazioni internazionali e sovranazionali, Dichiarazioni, Accordi e Convenzioni internazionali in modo puramente astratto e staccato dalla realtà.
Come ha ricordato in apertura del Festival il Direttore Caracciolo, la “rivoluzione americana” —anche se dovremmo dire statunitense, ma sono i Presidenti nordamericani per primi a definirla così — comincia con l’assalto al centro del potere del 2021 e parte da una crisi identitaria e di senso. Il capo dei rivoluzionari è il 47esimo Presidente eletto che vuole prendersi Washington, città la cui stragrande maggioranza ha votato per Kamala Harris.
Questa strana rivoluzione continua con la chiusura di USaid e la volontà di rovesciare un ordine vecchio e inefficiente, rappresentato dall’establishment centrista e globalista liberal delle coste, una “rivoluzione o colpo di Stato” che possa riportare l’America a essere grande: Maga, Make America Great Again. Non passa giorno che il Presidente Usa non dia una scossa al mondo con l’annuncio dei suoi provvedimenti, adottati in spregio di ogni regola, federale o internazionale. Di questo e tanto altro tratta la rivista, che si pone in stretta continuità con l’ultima del 2024, Musk o Trump, America al bivio, in edicola dal 31 dicembre dello scorso anno, quasi a segnare una vera e propria cesura con quanto accaduto al sistema delle relazioni internazionali nel periodo precedente. Il sottotitolo è significativo: Dal mondo “basato sulle regole” alla legge della giungla. Guerra grande a tempeste unificate.
Come sempre le parti sono tre. Ordinarie follie ospita contributi diversi su temi legati alla cosiddetta rivoluzione americana che, con una raffica di ordini esecutivi, Trump sta mettendo in atto: intelligenza artificiale, nascita di Stargate e rapporti tra tecnomiliardari, guerra deterrenza e transizione egemonica (Se la Bomba non ci protegge più dalla Bomba, di Agnese Rossi, e La guerra è noi di Giacomo Mariotto), questioni di genere (Il genere come disordine. Sull’identità non binaria, di Nicola Cirulli), capitalismo finanziario, impero del caos come crisi del neoliberismo (La governanza è il caos, di Giuliana Commisso, approfondimento prezioso anche per lezioni di economia politica), migrazioni e cartelli criminali. Su questi ultimi si segnala l’interessante approfondimento di Laura Canali, Il Messico dei cartelli.

La questione più intrigante è quella relativa alla vicenda di Stargate, approfondita da Giuseppe De Ruvo in Stargate e l’autoscontro delle stelle rosse, vivamente consigliato per capire dove è diretta la politica trumpiana in materia di Intelligenza Artificiale. Con “La porta delle stelle” il nuovo Presidente degli Usa «intende rilanciare il sogno americano legandolo all’innovazione tecnologica e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale (Ai), col concreto obiettivo di preservare il primato mondiale», cercando di mantenere la superiorità tecnologica nei confronti della Cina (con cui magari in futuro sottoscrivere un Deal, parola cara al Presidente), che peraltro ha recentemente sviluppato un modello di Ai (DeepSeek) «capace di raggiungere risultati paragonabili a quelli di ChatGpt con hardware di livello decisamente più basso e a costi inferiori». L’obiettivo di Trump è far confluire l’Ai nel mondo della produzione, costruendo enormi Data Center, estremamente energivori, bisognosi di terra e di grandi quantità di acqua, ponendoli sotto l’egida dello Stato e scritturando i “fratelli di Musk” in questa innovazione, tenendone fuori, peraltro per noi nono statunitensi inspiegabilmente, proprio Musk. Le ragioni di questa operazione, le reazioni del Capo del Doge, la sua paura nei confronti dell’Ai e i possibili rischi a cui ci espone sono spiegati con grande chiarezza dal giovane filosofo autore dell’approfondimento, che firma anche L’impero del caos o del principio di ragion insufficiente.

Quest’ultimo saggio è uno dei più utili a orientarsi nel caos che sta attraversando il mondo. Contiene molti richiami filosofici che saranno sicuramente graditi al Direttore di Limes, Lucio Caracciolo, lui stesso laureato in filosofia, che ha portato, non senza qualche ostacolo iniziale, la geopolitica all’attenzione dei lettori e delle lettrici italiane dopo il crollo del Muro di Berlino. Proprio da un filosofo statunitense parte De Ruvo. Si tratta di Kuhn, il teorico del cambio di paradigma, che avevamo ricordato anche su Vitaminevaganti in occasione della presentazione del pensiero di un’economista non allineata come Ina Praetorius (https://vitaminevaganti.com/2023/05/06/cambiare-paradigma-ina-praetorius-e-leconomia-come-cura/).
Secondo Kuhn la fine di un paradigma precede ogni rivoluzione. Riportiamo le sue parole: «Le rivoluzioni politiche sono introdotte da una sensazione sempre più forte, spesso avvertita solo da un settore della società, che le istituzioni esistenti hanno cessato di costituire una risposta adeguata ai problemi posti da una situazione che esse stesse hanno contribuito in parte a creare […] Lo stesso accade per le rivoluzioni scientifiche. Sia nello sviluppo sociale che in quello scientifico, la sensazione di cattivo funzionamento che può portare a una crisi è un requisito preliminare di ogni rivoluzione».
Comunque si interpreti quello che sta succedendo negli Usa, una rivoluzione o un colpo di Stato legittimato da elezioni democratiche, «se si continua a interpretare l’ignoto con il noto si è destinati a soccombere», scrive il giovane collaboratore di Limes. Ciò vale soprattutto per la cosiddetta Europa, anche alla luce degli ultimi accordi russo-americani per porre fine alla guerra di Ucraina, impensabili all’epoca di Biden e Harris. Un’ Europa (forse sarebbe più corretto chiamarla Ue, ma pare ormai una battaglia persa) che non vuole fare i conti con la realtà ma che continua a concentrarsi, a colpi di vertici informali, «su ciò che sa fare meglio: il “piagnisteo da eterni innocenti”. Il mondo è oramai popolato da autocrazie cattive, America inclusa, incapaci di riconoscere il Bene e dunque pronte a porre fine al sogno di pace europeo.
Con le sue parole «oscene» sulla Groenlandia e Panamá, Trump avrebbe addirittura inferto “un colpo mortale all’ordine mondiale”. Verrebbe da chiedersi di quale ordine si stia parlando, dato che da cinque anni a questa parte il mondo è un susseguirsi di epidemie, conflitti (effettivi o latenti), sanzioni, dichiarazioni al veleno e chi più ne ha più ne metta. L’ordine mondiale è come i cento talleri di Kant. Averli in testa non implica che esistano nel mondo reale. L’essenza non implica l’esistenza».

Quando è in atto un cambiamento epocale e si sente mancare la terra sotto i piedi «diventa necessario pensare in maniera creativa» come ricordava Kissinger. Abbandonare il proprio punto di vista è difficilissimo, ma necessario. «Tradotto in geopolitics: per affrontare il caos che pervade l’attuale arena internazionale, e per ricercarvi paradossalmente un ordine, ciò che bisogna fare è prendere le distanze da ogni spiegazione unilaterale e avere il coraggio intellettuale di questionare anche le nostre più radicate certezze».
Una lettura illuminante che dovrebbero leggere i politici e le politiche, soprattutto europei.
Il bello della geopolitica e della rivista Limes sta nel fornire punti di vista di diversi autrici e autori, da ciascuno/a dei quali trarre elementi preziosi.
L’articolo più vicino alle tematiche che la nostra rivista predilige è quello sopra citato di Nicola Cirulli, Il genere come disordine. Sull’identità non binaria, che merita grande attenzione. Le politiche trumpiane antigender, fondate sulla sua affermazione che esistono solo due sessi, maschile e femminile, sono dichiaratamente contro le comunità LgbtqA+. Sarà pertanto utile soffermarsi sull’approfondimento contenuto in questo numero della rivista, cui mi sento di aggiungere una riflessione, a completamento dell’affermazione dell’autore, a proposito della situazione italiana. In Italia il non binarismo di genere non godrebbe di ottima visibilità da parte dei principali media mainstream e l’esistenza di persone non binarie resterebbe ignota alla stragrande maggioranza degli italiani e delle italiane, anche perché nel nostro Paese la destra non brillerebbe per attacchi e la sinistra per campagne in difesa delle comunità LgbtqA+.

Secondo Lorenzo Bernini, autore del libro Gender, dieci interventi sul sessuale e sul politico, presentato alla Libreria Antigone di Milano il 21 febbraio scorso, «gli ordini esecutivi di Trump che cancellano la possibilità di un genere non binario sul passaporto, e che cancellano riferimenti alla persone trans* e non binarie da documenti ufficiali e siti web dedicati alla storia, alla cultura, e anche alla salute LgbtqA+ sono l’esito della campagna anti-gender iniziata ormai più di trent’anni fa, di cui anche nell’Italia del governo Meloni vediamo i pericolosi effetti». Le ultime dichiarazioni del Ministro dei Trasporti in merito a un libro di Walter Veltroni sulla Costituzione, che ricordano Pio La Torre, sono purtroppo la conferma che Bernini ha ragione.
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Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.
