Dopo la presentazione delle scienziate che nel tempo sono state protagoniste della lotta per la parità, soprattutto in medicina, in Italia e in Europa, passiamo alle figure femminili che si sono impegnate in questo campo nei Paesi extraeuropei (vedi qui tutti gli articoli precedenti).
Elizabeth Blackburn (Australia 1948)
Si laurea in Biochimica a Melbourne e consegue un dottorato in Biologia molecolare a Cambridge, dove conosce un biofisico, che sposa e con il quale si trasferisce negli Usa. Inizia il suo lavoro presso l’Università di Harvard con Jack Szostak, biochimico e genetista canadese, per scoprire la funzione che hanno i telomeri, piccole porzioni di Dna che si trovano alla fine di ogni cromosoma e che, a ogni divisione cellulare, evitano la perdita di materiale genetico e quindi l’invecchiamento e la morte delle cellule.
Dal 1984, insieme alla biologa molecolare Carol Grieder, sua allieva, scopre come la telomerasi, un enzima contenuto nei telomeri, sia inattiva nelle cellule sane mentre è iperattiva nelle cellule tumorali, permettendo loro di proliferare. È una scoperta rivoluzionaria sia per le ricerche di una cura contro i tumori sia per gli studi sull’invecchiamento e la perdita di memoria.
Nel 1998 viene chiamata a far parte della Commissione per la Bioetica degli Stati Uniti, ma si scontra ben presto con le posizioni di chi, come lo stesso presidente George W.Bush, è ostile per motivi religiosi all’uso delle cellule staminali nella ricerca. Elizabeth Blackburn non piace nemmeno per il suo impegno a favore delle donne, come quando, nella sua qualità di presidente della Società americana per la biologia cellulare, segnala che ci saranno finanziamenti solo per i convegni e gli incontri dove ci sia un’equa presenza di relatrici. Dopo due anni viene quindi estromessa dalla Commissione per la Bioetica.
Nel 2008, dopo altre ventotto onorificenze, le viene conferito il premio L’Oréal-Unesco per le donne nella scienza e nel 2009 il Premio Nobel per la Medicina, insieme all’amica e collega Carol Greider e a Jack Szostak.
Una sua biografia è stata pubblicata sul numero 232 di Vitamine vaganti.

Linda Buck Brown (Stati Uniti 1947)
Di origini svedesi per parte di madre e irlandesi di padre, nasce a Seattle e cresce in una famiglia vivace e creativa. Le piacerebbe fare la psicoterapeuta ma poi opta per la biologia e nel 1975 si laurea in Microbiologia e Psicologia all’University of Washington di Seattle. Dopo aver frequentato un master in Immunologia, a partire dai primi anni Ottanta si dedica alla Biologia Molecolare presso la Columbia University di New York.
È affascinata dalle scoperte di due colleghi, il biologo molecolare Richard Axel, con cui inizia a collaborare, e il neuroscienziato di origini austriache Eric Kandel, che lavora sulla conservazione della memoria da parte dei neuroni, ricerca per cui riceve il Nobel per la Medicina nel 2000.
Per cercare di capire come i mammiferi e l’essere umano siano in grado di rilevare e memorizzare migliaia di odori e come sostanze chimiche simili possano generare differenti percezioni olfattive, Linda Buck applica il modello dei colleghi Axel e Kandel ai topi. Scopre che alla base della percezione di una grande varietà di odori c’è un insieme di circa mille geni che controllano un numero equivalente di recettori olfattivi, tutti diversi, collocati sulle cellule di una piccola area dell’epitelio nasale. La ricerca viene pubblicata da Linda Buck e Richard Axel nel 1991, ma gli studi proseguono, questa volta utilizzando un verme e, per ricerche sul gusto, il moscerino della frutta. Così, grazie a un topo, un verme e un moscerino, Linda Buck riceve insieme a Richard Axel il Premio Nobel per la Medicina nel 2004.
Nel suo messaggio in occasione della consegna del Nobel ha voluto fare un augurio alle nuove generazioni: «… che questo mio premio faccia capire a tutte le giovani donne, ovunque nel mondo, che per loro le porte sono aperte e che devono avere il coraggio di seguire i loro sogni».
Una sua biografia è stata pubblicata sul numero 226 di Vitamine vaganti.

Katharine Dexter McCormick (Stati Uniti 1875-1967)
Tutti e tutte dovrebbero conoscere il nome di Katharine Dexter, soprattutto le donne, perché senza di lei la loro vita sarebbe stata molto diversa. È lei ad aver finanziato quella che è stata definita “la più radicale rivoluzione medico-sociale della storia”: la pillola anticoncezionale.
Nata a Dexter in Michigan, città che deve il nome ai/alle sue antenate, in una ricca famiglia, a quattordici anni perde il padre e poco dopo il fratello Samuel, colpito da meningite. Decide così di diventare medica e si iscrive, seconda donna, al Massachusetts Institute of Tecnology (Mit), dove nel 1903 si laureain Biologia, prima donna a conseguire un diploma scientifico nella prestigiosa università.
Nel frattempo conosce un intelligente, colto e affascinante studente dell’università di Princeton, Stanley McCormick, e lo sposa nel 1904 a Ginevra, in una tenuta della propria famiglia. Ma in breve tempo, la salute di Stanley peggiora sempre più e le sue “stranezze” vengono diagnosticate come demenza senile di tipo catatonico o schizofrenia. La famiglia decide di sistemarlo in una tenuta a Santa Barbara, in California, dove vivrà per il resto della vita controllato da uno staff medico. Nonostante i problemi nella vita privata e i difficili rapporti con la famiglia del marito, Katharine prosegue nelle sue battaglie, soprattutto per i diritti delle donne. Diventa vicepresidente e tesoriera dell’Associazione nazionale americana per il suffragio femminile, finanzia la nascita del Women’s Journal e tiene discorsi pubblici a favore del voto alle donne.
In questi anni incontra Margaret Sanger e insieme a lei inizia a lavorare per promuovere la legalizzazione del controllo delle nascite. Nel 1927 ospita a Ginevra la prima Conferenza mondiale sulla popolazione e, nello stesso anno, finanzia la nascita della Fondazione per la ricerca Neuroendocrina alla Scuola di Medicina di Harvard.
Alla morte della madre, nel 1937, eredita dieci milioni di dollari, a cui si aggiungeranno, dopo anni di controversie legali con i McCormick, quindici milioni di eredità dal marito, morto nel 1947: è una delle donne più ricche degli Stati Uniti.
All’inizio degli anni Cinquanta Margaret Sanger le presenta il fisiologo Gregory Pincus, che sta studiando gli effetti inibitori del progesterone sull’ovulazione, ma manca dei finanziamenti per proseguire le ricerche. Katharine, convinta che il decidere o meno se avere figli sia un diritto fondamentale delle donne, gli firma il primo di molti assegni (per un totale di venti milioni di dollari) che consentirà la realizzazione di un farmaco, messo in commercio nel 1957. L’Enovid, questo il nome con cui sarà commercializzato, viene indicato per disordini mestruali e l’effetto contraccettivo è segnalato nelle controindicazioni. Soltanto negli anni Sessanta, e non senza difficoltà, ne verrà autorizzata la vendita come contraccettivo.
Memore della sua esperienza al Mit e sapendo che esistono ancora ostacoli all’accesso delle donne, finanzia per quella università la costruzione di un campus in grado di ospitare duecento giovani ragazze studenti, campus che intitola al marito. Continua a occuparsi dei diritti delle donne fino alla morte, avvenuta a Boston nel 1967, circostanza che però non interrompe la sua attività filantropica. Lascia infatti cinque milioni di dollari alla Scuola di Medicina di Stanford per borse di studio destinate a studenti di genere femminile, cinque milioni di dollari alla Federazione americana per la genitorialità pianificata, un milione di dollari alla Worcester Foundation for Esperimental Biology, centro di ricerca fondato da Pincus, più altre donazioni “minori”, come nove dipinti di impressionisti francesi (fra cui tre Monet) al Museo d’arte di Santa Barbara.
Nel 1998 il suo nome viene inserito nel National Women’s Hall of Fame e oggi uno dei dormitori femminili del Mit le è stato intitolato.

Gertrude Belle Elion (Stati Uniti 1918-1999) Nasce in una famiglia benestante di origini lituane e trascorre un’infanzia felice, fino a quando la crisi del 1929 trasforma la sua vita. Non avendo sufficienti risorse economiche per iscriversi all’università, si diploma in chimica, lavora come segretaria, insegna e infine viene assunta in un laboratorio. Riesce ad accantonare qualche risparmio e si iscrive alla Facoltà di Chimica dell’Università di New York, dove nel 1941 è l’unica laureata del suo corso.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando le donne sono chiamate a sostituire molti uomini partiti per il fronte, inizia a lavorare in laboratori di aziende private fino a quando, nel 1944, viene assunta come assistente del chimico George Hitchings in un laboratorio della casa farmaceutica Wellcome, oggi GlaxoSmithKline. Si appassiona al suo lavoro tanto da rinunciare al dottorato e, insieme a Hitchings, inizia a lavorare sulla base della considerazione che, se le cellule e i batteri hanno bisogno dell’acido nucleico per riprodursi, trovare un farmaco che interrompe il loro ciclo vitale può fermare la malattia. È del 1950 la prima scoperta: la purina, che interferisce con lo sviluppo delle cellule della leucemia infantile e che è ancora oggi utilizzata contro alcuni tumori. Nel 1961 viene immesso in commercio un farmaco che inibisce le reazioni immunitarie e rende possibili i primi trapianti.
Nel 1977 la scoperta più importante: l’aciclovir, un antivirale senza effetti tossici, che viene impiegato in molte malattie provocate da un virus dell’herpes, come la mononucleosi, la varicella o l’herpes simplex. È un passo fondamentale per nuovi studi sulle terapie antivirali, che saranno alla base del primo farmaco per la cura dell’Aids.
Quarantacinque brevetti per nuovi farmaci, più di venti titoli honoris causa: nel 1991 è la prima donna a entrare nel National Inventors Hall of Fame, una delle massime onorificenze americane. Quando nel 1983 va in pensione, continua a fare la consulente per la sua vecchia azienda, coordina gruppi di giovani scienziati e scienziate e collabora con l’Oms e l’Istituto americano per la ricerca contro il cancro.
Nel 1988, insieme al suo mentore George Hitchings e al farmacologo britannico James White Black, viene insignita del Premio Nobel per la Medicina, premio inusuale per un’azienda privata, ottenuto non per una ricerca in particolare ma per «il nuovo approccio scientifico allo sviluppo di farmaci che hanno modificato per sempre, accelerandola, la ricerca medica».
Come dichiara durante la cerimonia di Stoccolma: «Una soddisfazione immensa per una scienziata… anche se l’emozione più grande è vedere guarire le persone».
Una sua biografia è stata pubblicata su numero 219 di Vitamine vaganti.
In copertina: Blackburn Elizabeth.
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Articolo di Roberta Pinelli

Ho lavorato per 42 anni nella scuola pubblica, come docente e dirigente. Negli anni fra il 2019 e il 2024 sono stata Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Modena. Mi occupo da sempre di tematiche femminili e ho pubblicato un Dizionario biografico delle donne modenesi.
