Gertrude Belle Elion, farmacologa e biochimica,è considerata l’innovatrice della ricerca farmacologica. Ha contribuito allo sviluppo di farmaci in grado di trattare molte malattie importanti. Ha vinto il Premio Nobel per la medicina nel 1988.

Gertrude Belle Elion nacque a New York (Usa) il 23 gennaio del 1918. Il padre era un dentista di origini lituane e la madre una sarta, immigrata ebrea polacca. Visse un’infanzia felice nel Bronx. Era una studente eccelsa e si diplomò alla Walton High School a 15 anni. Durante quel periodo suo nonno materno morì di cancro allo stomaco. Assistere alla sofferenza causata dalla malattia fu cruciale e la motivò a perseguire una carriera nella scienza e nella medicina. Così frequentò l’Hunter College, una istituzione femminile dove si diplomò con il massimo dei voti nel 1937. Nell’autunno del 1939 si iscrisse alla New York University, dove era l’unica donna a frequentare i corsi di chimica. Dopo un anno aveva già sostenuto tutti gli esami e nel 1941 si specializzò in Chimica organica.
La sua vita fu caratterizzata da un’ulteriore perdita: il suo fidanzato si ammalò di endocardite batterica e morì, solo due anni prima che la penicillina fosse scoperta, e «questo mi convinse ancora di più dell’importanza delle scoperte scientifiche». Non si sposò mai, in quanto all’epoca non era facile avere una famiglia e una carriera. Inoltre, negli anni Quaranta, per una donna, non era semplice ottenere una posizione come chimica e sentiva ripetere continuamente la stessa frase: «Lei ha le qualifiche giuste, ma non abbiamo mai avuto una donna in laboratorio e questo potrebbe diventare una distrazione». L’inizio della Seconda guerra mondiale portò maggiori opportunità lavorative per le donne nel settore dell’industria, soprattutto perché molti uomini partirono per il fronte e le aziende cominciarono ad accogliere anche manodopera femminile. Gertrude ottenne un lavoro come supervisora della qualità del cibo nei laboratori della catena di supermercati A&P. La sua mansione consisteva nel controllare il livello di acidità dei sottaceti, esaminare il colore dei tuorli d’uovo usati per fare la maionese e verificare che non ci fosse muffa nelle fragole utilizzate per le marmellate. Dopo due anni decise di licenziarsi poichè l’impiego era demotivante e monotono. Gertrude conservava in sé il desiderio di proseguire la strada della ricerca. In seguito lavorò nel laboratorio di Johnson&Johnson, ma chiuse sei mesi dopo. Di nuovo disoccupata, nel 1944 troverà il lavoro che imprimerà una svolta decisiva alla sua vita. Finalmente, ottenne una occupazione presso l’azienda farmaceutica Burroughs Wellcome di Tuckahoe, vicino New York, oggi conosciuta come il colosso farmaceutico Glaxo Smith Kline.

Lavorò come assistente di laboratorio con il medico George Hitchings, con il quale condividerà il Premio Nobel 44 anni dopo. Fu assunta per cinquanta dollari a settimana. Il chimico la coinvolse sin dall’inizio nelle sue ricerche mirate allo sviluppo di nuovi farmaci, ampliando le sue conoscenze non solo nel campo della chimica organica, ma anche in biochimica, microbiologia, farmacologia, immunologia e virologia. Nel frattempo, proseguì gli studi presso la scuola serale della Tandon School of Engineering (allora Brooklyn Polytechnic Institute) che la pose di fronte a una scelta drastica: per completare il dottorato di ricerca avrebbe dovuto lasciare il lavoro per dedicarsi agli studi a tempo pieno. Elion rinunciò al dottorato e decise di continuare a collaborare con Hitchings. La loro fu indubbiamente una delle collaborazioni più produttive nella storia della scienza del Novecento. Anni dopo però ricevette tre dottorati onorari dalla George Washington University, dalla Boston University e dalla Università del Michigan.

Gertrude e George sperimentarono un metodo innovativo di sviluppare farmaci, imitando intenzionalmente i composti naturali anzichè attraverso prove ed errori. Fino agli anni Settanta, la maggior parte dei farmaci venivano scoperti per tentativi o per caso, come per esempio avvenne per la penicillina di Alexander Fleming, che rivoluzionò il trattamento delle infezioni batteriche. Il loro metodo segnò un cambiamento radicale rispetto all’approccio utilizzato sino a quel momento in farmacologia. Consisteva in un’analisi accurata delle differenze tra la biochimica delle cellule umane sane e quelle di cellule tumorali, batteri, virus e altri agenti patogeni, con lo scopo di individuare le differenze in cui gli acidi nucleici venivano metabolizzati. Le informazioni ottenute venivano utilizzate per lo sviluppo di farmaci in grado di uccidere l’agente patogeno o di inibirne la riproduzione, lasciando intatte le cellule sane. Ciò aprì la strada a nuove strategie terapeutiche per il trattamento di malattie i cui rimedi non esistevano o erano poco soddisfacenti. Sintetizzarono la diaminopurina, che interferisce con il metabolismo degli acidi nucleici, e la 6-mercaptopurina, primo chemioterapico efficace nel trattamento della leucemia, che aiutò molti bambini e bambine a sopravvivere alla malattia, ancora oggi utilizzato contro alcune forme di cancro. Grazie alle loro ricerche nascono farmaci per la cura di leucemia, malaria, infezioni e gotta. A lei si deve l’azatioprina, un immunosoppressore in grado di evitare i rigetti, per aiutare pazienti che necessitavano di trapianti di organi. Inoltre, elaborò l’acyclovir, il primo composto efficace contro virus come l’herpes simplex. Un potente inibitore dei virus dell’herpes con una tossicità notevolmente bassa, a differenza di tutti gli altri antivirali sperimentati fino ad allora, poco efficaci e altamente tossici.

Questa scoperta contraddisse le ipotesi di molti scienziati del tempo, tra cui lo stesso George, che credevano fosse impossibile scoprire antivirali validi. Nel 1988 i due ricercatori vinsero, insieme al farmacologo britannico James W. Black, il Premio Nobel per la Medicina e la fisiologia per «le loro scoperte di importanti principi per il trattamento farmacologico».
Il ruolo di Elion fu significativo pure nello sviluppo dell’Azt, farmaco antitumorale utilizzato negli anni Sessanta, che fu impiegato con successo per il trattamento dell’Hiv e l’Aids. Nel 1991 fu insignita della prestigiosa medaglia Nazionale della scienza e fu anche la prima donna a essere inserita nella National Inventors Hall of Fame. Inoltre, nel 1997, le fu assegnato il Lemelson-Mit Lifetime Achievement Award, premio oggi non più esistente. Oltre alla passione per la scienza, tra i suoi hobby vi erano la fotografia, i viaggi, l’opera e il balletto, a cui si accompagnava l’ascolto della musica. Si ritirò nel 1983 dai laboratori Burroughs Wellcome per viaggiare e frequentare i teatri d’opera. Continuò comunque a dare importanti contributi scientifici rimanendo a lavorare quasi a tempo pieno in laboratorio. Una delle sue attività durante questo periodo consisteva nell’incoraggiare altre donne a perseguire una carriera nella scienza. Gertrude Belle Elion morì a Chapell Hill, in North Carolina nel 1999, a 81 anni.

Dedicò la vita intera alla ricerca e alla scienza, anche se in laboratorio non le sembrava di lavorare: «È importante trovare un lavoro gratificante. […] Sono molto fortunata perché nel mio caso questo lavoro consiste nello sviluppare farmaci utili a contrastare gravi malattie. L’emozione di vedere star bene persone che altrimenti morirebbero di leucemia, insufficienza renale o encefalite erpetica è qualcosa di indescrivibile».
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Articolo di Alessia Carofiglio

Nasce a Bari, dove si laurea in Lettere. In seguito consegue una laurea magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo presso La Sapienza a Roma. Grande ammiratrice della potenzialità della parola come colonna portante della comunicazione. Tra i suoi interessi ci sono le lingue straniere, la scrittura e la comunicazione.