Sophie Taeuber

La storia ricorda Sophie Taeuber come moglie di un grande artista, Hans Arp, come pittrice e creatrice di marionette, ma dimentica che fu artista a tutto tondo: scultrice, designer di mobili e di interni, designer di tessuti, coreografa, ballerina e architetta, progettista tra l’altro di una casa che influenzò Le Corbusier. Pur avendo vissuto la tragedia di due conflitti mondiali, ha prodotto opere in cui trionfano la gioia e il colore, tanto da essere definita dai critici «un’artista che ha portato gioia al dada». Le sue opere sono “astrazioni gioiose”, che sfidano le convenzioni consolidate dell’arte spostando e muovendo in modo apparentemente casuale forme e colori, in una sorta di “jazz visivo”.

Portatrice di vaso, 1916 – Sophie Taeuber
Composizione di cerchi e angoli sovrapposti, 1930 – Sophie Taeuber

Artista eclettica, non faceva distinzione tra l’Arte con la A maiuscola e le arti applicate: ha creato mobili e vetrate colorate, sculture e marionette in legno, tessuti e abiti, ceramiche e tappeti, poster e cuscini, carta da parati e lampade, borse ricamate e gioielli. Minimo comune denominatore una vitalità e una vivacità tali che le sue forme sembrano danzare. La rigidità delle figure geometriche contrasta con la scioltezza della composizione e l’emozione dei colori, col risultato che cerchi, quadrati, linee ondulate danzano davanti agli occhi di chi le guarda.

Sophie Taeuber nacque il 19 gennaio del 1889 a Davos in Svizzera, dove i suoi genitori gestivano una farmacia; il padre morì di tubercolosi quando lei aveva due anni e la famiglia si trasferì allora a Trogen, sempre in Svizzera, dove sua madre aprì una pensione; Sophie, vivendo in un ambiente culturalmente aperto, poté scoprire presto la sua inclinazione artistica. Studiò disegno tessile a St. Gallen, poi ad Amburgo e a Monaco, ma la prima maestra fu sua madre che le insegnò a cucire. Tornò in Svizzera nel 1914 durante la Prima guerra mondiale. Frequentò la Scuola di danza di Laban a Zurigo e si esibì al Festival del Sole ad Ascona. Rudolf Laban perseguiva la liberazione del corpo attraverso il movimento e Sophie ne afferrò immediatamente la portata, trasferendo il suo interesse per i movimenti del corpo nelle sue opere, comprendendo che non vi è soluzione di continuità tra le arti: una coreografia, un passo di danza, un tessuto, un dipinto si relazionano tra di loro per profonde analogie. In una mostra alla Galleria Tanner incontrò quello che sarebbe diventato suo marito, l’artista Hans Arp, detto Jean, che si era trasferito a Zurigo per evitare, come fecero altri artisti e intellettuali del tempo, di essere arruolato nell’esercito tedesco e mandato in guerra. I due si influenzarono a vicenda, producendo opere a quattro mani, come i Duo-collages. Insieme si associarono al movimento Dada, nato a Zurigo nel 1916. Firmataria del Manifesto Dada, Sophie si esibiva spesso al famoso Cabaret Voltaire, centro di aggregazione del gruppo dadaista; prese parte a spettacoli come ballerina, e disegnò burattini, costumi e scenografie.

Costumi per una performance al Cabaret Voltaire, 1916 – Sophie Tauber
Burattini: Angela (sin.) Dr. Komplex (dex), 1918 – Sophie Taeuber

Il fenomeno Dada al Cabaret Voltaire fu un fenomeno internazionale, durato solo alcuni mesi, ma lasciò segni indelebili. Artisti e artiste infatti si spostarono a Parigi e a Berlino e nella stessa Zurigo, alla Galerie Dada, alla cui inaugurazione, nel 1917, Sophie danzò indossando una maschera disegnata da Marcel Janco, mentre Hugo Ball recitava le sue poesie.

Fotografia di Sophie Taeuber che balla con una maschera e un costume alla Galerie Dada nel 1917

Unendo l’interesse per il nascente movimento costruttivista al design di tessuti, Sophie iniziò a realizzare opere tessili e dipinti geometrici non figurativi che definiva “concreti”, studiate composizioni di cerchi, quadrati, linee diagonali e altre forme.

Verticale-Orizzontale-Composizione, 1916 (sin) – Composizione, 1931 (dex) Sophie Taeuber

Dal 1916 al 1929 fu incaricata di insegnare disegno tessile alla Zürich Kunstgewerbeschule (ora Università delle Arti di Zurigo), impiego che le consentì di mantenere sé stessa e il marito. Le sue opere tessili e grafiche di questi anni, con la loro pura astrazione geometrica e il ritmo derivato dalla interazione tra colore, forma e movimento, sono tra i primi lavori del nascente costruttivismo.

Carta da parato (sin) – Cuscino (dex), 1920 – Sophie Taeuber
Lavoro semestrale (sin) – Ritratto in legno di Jean Arp, 1918 (dex) – Sophie Taeuber

Nel 1926, col marito, si trasferì a Strasburgo, dove presero entrambi la cittadinanza francese; lì Sophie ricevette numerose commissioni per progetti di interior design; è a lei che i fratelli Horn assegnarono l’incarico di decorare il Café de l’Aubette, un interno totalmente costruttivista, un’impresa in cui generosamente si farà affiancare da Theo van Doesburg, il quale se ne prenderà i meriti, e dal marito. I tre artisti crearono scenografie per un progetto che si sviluppa su quattro livelli e comprende una caffetteria, un ristorante, una brasserie, una sala da tè, un cinema, una sala da ballo, un cabaret e una sala da biliardo. A Sophie si devono l’Aubette-bar con la sala da tè Five-O’Clock, la Sala del Biliardo, il Foyer-bar, il Pianerottolo e la Scalone. Per l’Aubette-bar, Sophie disegna quadrati e rettangoli che ricoprono l’intera superficie di colori prevalentemente caldi, punteggiati da zone di colori freddi.

L’Aubette-bar, 1926 – Sophie Taeuber
Arazzo per la sala da tè Aubette, 1928 – Sophie Taeuber

Nel 1927 scrisse insieme a Blanche Gauchet un manuale sull’arte tessile, intitolato Welly Lowell.

Nel 1928 si trasferì col marito a Clamart, ai margini della foresta di Meudon, in una casa-atelier, progettata da Sophie stessa, una casa in pietra che anticipava le costruzioni di Le Corbusier.

La casa di Sophie Taeuber e Hans Arp a Meudon

Nel 1930 entrò nel gruppo Cercle e Carré, leader dell’arte non figurativa, confluito l’anno successivo in Abstraction-Creátion. In questi anni esplorava la forma del cerchio che rappresentava la metafora cosmica, la forma che contiene tutte le altre, e fu la prima artista a utilizzare i pois.

Dynamic Circles, 1934, Sophie Taeuber

Fondò e diresse per qualche anno la rivista Plastique, che si proponeva di mettere in contatto l’arte europea con quella americana e il cui numero uno fu dedicato a celebrare Kazimir Malevič, da poco scomparso. La sua cerchia di amici comprendeva Sonia e Robert Delaunay, Wassily Kandinsky, Joan Miró, Marcel Duchamp. Fece anche parte dell’Allianz, un’unione di pittori svizzeri. Prima dell’occupazione nazista Taeuber e Arp fuggirono da Parigi e si trasferirono a Grasse, nella Francia di Vichy, dove crearono una colonia artistica. Alla fine del 1942 ripararono in Svizzera. La notte del 13 gennaio 1943, Sophie, che aveva perso l’ultimo tram per tornare a casa, dormì a Zurigo, nella casa di Max Bill. Morì lì per avvelenamento accidentale da monossido di carbonio causato dal malfunzionamento di una stufa, a cinquantatré anni.

Wassily Kandinsky disse: «Sophie Taeuber-Arp si esprimeva, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, utilizzando quasi esclusivamente le forme più semplici, le forme geometriche, invitando a un linguaggio che spesso era solo un sussurro; ma spesso anche il sussurro è più espressivo, più convincente, più suadente, della voce alta che qua e là si lascia esplodere».

Taeuber-Arp è stata l’unica donna a essere ritratta nell’ottava serie di banconote svizzere, figurando su quella da cinquanta franchi in corso dal 1995 al 2016.

Ritratto di Sophie Taeuber sulla banconota svizzera da cinquanta franchi

Il 19 gennaio 2016, Google ha creato un doodle per commemorare il suo 127esimo compleanno.

19 gennaio 2016, Doodle di Google per Taeuber-Arp

Molti musei in tutto il mondo hanno le sue opere nelle loro collezioni, ma la sua considerazione è rimasta per parecchi anni inferiore a quella del suo più famoso marito. Iniziò a ottenere un riconoscimento sostanziale solo dopo la Seconda guerra mondiale e il suo lavoro è ora generalmente accettato ai primi posti dell’astrattismo. Nel 1943 fu inclusa nella mostra di Peggy Guggenheim Exhibition by 31 Women alla galleria Art of This Century di New York. Una pietra miliare importante fu la mostra del suo lavoro a Documenta 1 nel 1955, la prima grande rassegna di arte contemporanea nella Germania Ovest.

Nel 1981 il MoMA di New York ha allestito una retrospettiva del suo lavoro che successivamente è stata esposta al Museum of Contemporary Art di Chicago, al Museum of Fine Arts di Houston e al Musée d’art contemporain di Montréal. Una retrospettiva itinerante delle sue opere è partita dalla Svizzera nel marzo 2021 al Kunstmuseum Basel, per poi passare alla Tate Modern e poi al MoMA. Con oltre quattrocento pezzi è stata la più completa e la sua prima grande mostra.

Alla Biennale 2022 è stata esposta una sua piccola borsa in stoffa con ricami di perline di vetro a formare motivi geometrici che rimandano alle composizioni pittoriche dell’artista.

Borsetta in stoffa creata da Sophie Taeuber ed esposta alla Biennale 2022

Con lei la tappezzeria diventa danza e la danza architettura.

Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.

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