Il crollo dell’Impero russo e l’avvento del regime sovietico portarono cambiamenti profondi nel Paese e le arti visive non mancarono di adeguarsi. Nel giovane Stato comunista, fondato nel 1922 sotto Vladimir Lenin, molte/i intellettuali videro un’opportunità per porre fine alla corruzione e all’estrema povertà che avevano caratterizzato la Russia per secoli. L’arte, voluta e sostenuta dal nuovo regime, prendendo le mosse dal cubismo e dal futurismo, che in quegli anni dilagavano nel resto d’Europa, sfociò nel “Costruttivismo”, movimento che intendeva rappresentare le esigenze della nuova classe sociale del proletariato, superando i canoni secolari dell’arte. Il Costruttivismo, con un cambiamento conseguente a quello di una società che andava sempre di più industrializzandosi, rifiutò l’estetismo dell’arte per l’arte, di un’arte cioè fine a sé stessa. Promosse invece gli obiettivi di funzionalità e utilità, esprimendosi a tutto campo, nell’arte come nella letteratura, la musica, il teatro, e la scenografia, e ancora nelle arti grafiche, la fotografia e il design.
La concentrazione di importanti istituzioni culturali a San Pietroburgo e Mosca fece di queste due città il terreno fertile per un’evoluzione favorevole delle arti, per le quali fu determinante l’apporto delle donne. Il rinnovato interesse per le arti applicate e le tecniche industriali permise a molte di loro di avventurarsi in questi nuovi settori, associandosi ai movimenti costruttivisti e suprematisti, come Olga Vladimirovna Rozanova, o Natalia Goncharova, che oggi sono considerate artiste importanti delle avanguardie russe, anche se il loro contributo è stato riconosciuto assai più tardi.

Varvara Stepanova, più nota come moglie e collaboratrice di Aleksandr Rodčenko, non altrettanto come grafica, fotografa, designer, fu in prima linea in questi cambiamenti e lottò tutta la vita per avvicinare l’arte alle persone con la ferma convinzione che in questo modo la loro vita potesse essere migliorata. Come molti altri artisti e artiste d’avanguardia, Stepanova realizzò opere in un’ampia varietà di campi, che vanno dalla pittura tradizionale a poster, libri, riviste, vestiti e fotografie.
Nacque il 9 novembre 1894 a Kaunas, in Lituania, da una famiglia di contadini e frequentò la Scuola d’Arte di Kazan, dove conobbe Rodčenko, suo compagno di studi; con lui si trasferì a Mosca, rimanendo affascinata dalla poesia futurista, e proprio dalla poesia prese spunto per la sua prima produzione di testi poetici e libri manoscritti decorati con la tecnica del collage.
Collaborò coi futuristi come Aleksej Kručënych, di cui illustrò il libro Gly-Gly nel 1919.



Nelle opere di questo periodo il suo interesse era prevalentemente rivolto a cercare una nuova forma di pittura attraverso la fusione di suono e immagine, un tipo di poesia visiva non oggettiva, concentrata sulla particolare espressività del suono delle parole. Questi testi divennero il contenuto di una serie di libri manoscritti, le cui pagine erano ricoperte da un insieme di parole transrazionali, cioè vocaboli scelti per il loro suono e aspetto piuttosto che per il loro significato, e accostati a forme astratte.
Insieme ad Aleksandr Rodčenko pubblicò nel 1920 il Programma del gruppo produttivista, nel quale si auspicava che l’arte, perdute ormai le funzioni tradizionali, soprattutto quella religiosa, potesse riacquistare un nuovo significato nell’età moderna, legata al produttivismo industriale. La sua posizione si opponeva al soggettivismo di Kandinsky, che poneva l’accento sull’“emozione” e sulla “necessità spirituale”, princìpi che trovava troppo individuali e personali.
Durante gli anni Venti, le sue opere costruttiviste, attraverso valori pittorici geometrici e un ritmo della composizione incalzante, incarnavano lo spirito positivo che permeava la società del tempo.


Nel 1921 organizzò la storica mostra 5 × 5 = 25, nella quale Varvara Stepanova, Liubov Popova, Aleksandr Rodčenko, Aleksandr Vesnin e Aleksandra Ekster presentarono cinque opere a testa. Nel catalogo Stepanova dichiarava la fine della pittura e la “costruzione” come nuovo ideale artistico. Iniziò a collaborare anche con alcuni teatri, tra gli altri con il Teatro della Rivoluzione, per il quale realizzò le scenografie costruttiviste per La morte di Tarelkin.

Sempre più interessata a un’arte che riflettesse la realtà sociale e fosse accessibile alle masse, si dedicò all’abbigliamento e al design tessile, lavorando per la Prima Fabbrica Statale di Stampa Tessile, dove realizzò centocinquanta disegni di tessuti, di cui venti furono prodotti. Gli abiti che disegnava, ispirati a quelli tradizionali russi, erano in modo specifico studiati in base alle esigenze di chi li indossava: tute adatte a ogni professione, divise e corredi per gli sportivi; i capi, essenziali, erano costruiti con la massima cura per essere sia stimolanti da guardare che estremamente pratici da indossare. E sulle pagine della rivista Lef (Left Front of the Arts), con cui collaborava regolarmente, teorizzava il vestito costruttivista: ideato per il lavoro, è un abito che privilegia la funzione sociale rispetto a quella estetica. Ogni decoro viene abolito a favore della comodità e della funzionalità.



Le fantasie dei suoi tessuti sono caratterizzate dalla ripetizione di forme geometriche talvolta sovrapposte e definite dall’uso di pochi colori tra loro decisamente contrastanti, che danno vita a motivi assolutamente originali.



Pioniera del fotomontaggio, accostava immagini ritagliate e caratteri tipografici distribuiti in ogni senso, orizzontale, verticale o diagonale, con una eccezionale forza comunicativa. Come nella copertina per I risultati del primo piano quinquennale, pubblicato nel 1933, un inno al successo dell’iniziativa avviata da Stalin nel 1928. Tutto è costruito con cura, l’artista utilizza solo tre colori, alternando il bianco, il nero e il rosso, il colore della bandiera sovietica. A sinistra Stepanova ha inserito degli altoparlanti su una piattaforma con il numero 5, che simboleggia il Piano quinquennale, insieme a cartelli con le lettere Cccp, le iniziali russe dell’Urss; a destra il ritratto di Lenin, mentre parla. Sotto, una grande folla di persone indica la popolarità del programma politico di Stalin e il desiderio di celebrarlo.


L’ascesa al potere di Stalin portò con sé una diffidenza verso le avanguardie; la nascita e la diffusione del realismo socialista subordinò infatti la forma al contenuto. Il lavoro di Varvara Stepanova, come quello di molti altri artisti e artiste delle prime avanguardie, venne duramente attaccato dalla cultura stalinista e venne lasciato ai margini.
Stepanova morì il 20 maggio 1958, due anni dopo suo marito, nello stesso anno in cui era stata riammessa nell’Unione degli Artisti dell’Unione Sovietica.
Sebbene avesse lavorato fianco a fianco con il governo sovietico, le sue opere hanno mostrato sempre una grande creatività personale attraverso l’uso di colori vivaci e immagini sorprendenti in composizioni dinamiche.
Qui le traduzioni in francese, spagnolo e inglese.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte fino al pensionamento. Tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile e componente del Comitato scientifico della Rete per la parità, ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.
