Maldamore

Quando un luogo comune viene interiorizzato al punto da condizionarci diventa sindrome. Sono dinamiche che comportano una coazione a ripetere, imprigionano la libertà e rovinano la vita. Sono degradazioni dell’amore in cui ci avvitiamo spesso, quasi in una voluttà masochistica. 

La sindrome della crocerossina 
Quante donne si legano a uomini problematici o tossici e dissipano tempo ed energie nella convinzione di poterli salvare? Che un rospo si trasformi in principe accade solo nelle favole.
La sindrome di Eco 
Le dipendenti affettive, come la ninfa del mito, elemosinano continuamente maggior amore, ottenendo il risultato opposto. Si accontentano delle briciole. Si legano a partner che sanno non adatti a loro, ma, nonostante ciò le renda infelici, non riescono a lasciarli. 
La sindrome di Biancaneve 
Il mito della donna perfetta può diventare una mela avvelenata. Lo dimostra la giornata affannosa delle donne multitasking, afflitte da una continua ansia da prestazione. Non è una vocazione naturale, è una “necessità” che ti imponi da sola. Faticosa e controproducente. Sembri bravissima ma ti rovini la vita. 
La sindrome di Cenerentola 
Per sempre “piccole di papà”. Povere e analfabete, ricche e colte: la dipendenza affettiva non distingue tra classi sociali, etnie, religioni. La segreta paura delle donne di essere indipendenti. La convinzione che la vita sia bella solo se la si condivide con un uomo. Le aspettative magiche. E troppo spesso la tardiva scoperta che il principe tanto azzurro non è. 
La sindrome di Stoccolma 
«Mi fa del male ma lo amo». L’amore della vittima per il suo carnefice. Fare qualsiasi cosa pur di compiacerlo, giustificandolo anche quando ti massacra. La vicinanza con l’abusante, soprattutto se prolungata, compromette l’autostima e l’obiettività. 
La sindrome di Wendy 
«Ho tenuto in serbo la tua ombra, spero non si sia sgualcita. Va cucita, lo faccio io, è un lavoro da donna»: con queste parole Wendy si rivolge a Peter Pan la prima volta che lo incontra. 
Esistono uomini-Peter Pan che rimangono per sempre bambini, rifiutando sistematicamente le proprie responsabilità; riescono a farlo perché esistono donne che con loro si comportano da madri anziché da compagne. I piccoli della specie vanno accuditi; gli adulti no. 
La sindrome di Bridget Jones 
Ovvero il terrore antico di restare zitella che oggi si traduce nella paura della solitudine. Quanti secoli di letteratura ha alle spalle? Quante esortazioni materne? Quanti matrimoni sbagliati? Quanto dolore? 
La sindrome di Mary Poppins 
L’ingigantimento della capacità femminile di comprendere, supportare, accogliere, risolvere i problemi altrui. Mogli, madri e figlie pronte al sacrificio di sé stesse, votate a un’esistenza che qualcun altro immagina e rappresenta, offrono alla prole modelli oblativi di femminilità. 
La sindrome dell’ape regina Eva contro Eva 
Indica il comportamento delle donne di successo che difendono il loro predominio ostacolando la carriera di altre donne o riproducendo anche nelle autodefinizioni gli stereotipi maschili. 
Credono così di legittimare il loro ruolo, ma in fondo c’è una grande insicurezza. La risposta adattiva è la più facile da trovare in ambienti dominati da maschi. 
La sindrome di Bocca di rosa 
Le donne preferiscono schierarsi contro le “rivali” (quella troia) piuttosto che contro gli uomini che le tradiscono. Per questi ultimi si trovano molte giustificazioni, per “l’altra” nessuna. 
La sindrome di Pigmalione 
Questa volta il soggetto è maschile. Chi è afflitto da tale sindrome vive nella volontà costante di cambiare la partner con la scusa di migliorarla; peccato che sia un cambiamento che pretende l’esistenza di una persona completamente diversa, diventando ossessivo e assillante nelle pretese. 

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Articolo di Graziella Priulla

Graziella Priulla, già docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nella Facoltà di Scienze Politiche di Catania, lavora alla formazione docenti, nello sforzo di introdurre l’identità di genere nelle istituzioni formative. Ha pubblicato numerosi volumi tra cui: C’è differenza. Identità di genere e linguaggi, Parole tossiche, cronache di ordinario sessismo, Viaggio nel paese degli stereotipi.

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