A partire dal 2 luglio 2025 si è svolto il campionato europeo di calcio femminile in cui le 16 squadre più forti del Vecchio continente si sono date battaglia per vincere il titolo. Sin dall’inizio, si prospettavano partite dense di scontri ed emozioni: i Paesi che hanno partecipato si sono incontrati sul suolo svizzero e hanno coinvolto ben 8, variegate, affascinanti città.
Ma ripercorriamo un po’ di storia. La notizia di questo campionato potrebbe risultare inaspettata per qualcuno/a, ma le origini dell’Uefa Women’s Championship non sono poi così recenti. Nel 1957 l’International Ladies Football Association organizzò un torneo di calcio femminile nella Berlino Ovest nel Poststadion, che era stato ricostruito solamente dieci anni prima a causa degli ingenti danni dovuti al Secondo conflitto mondiale: questo campionato, che coinvolgeva quattro squadre a rappresentare Germania occidentale, Paesi Bassi, Austria e Inghilterra, si oppose al divieto da parte della Federcalcio tedesca di costituire squadre di calcio femminile. Successivamente il torneo ha avuto luogo in Italia, organizzato nel 1969 dalla Ficf (Federazione italiana calcio femminile), la prima importante istituzione che nel 1968 ha aperto alle donne la possibilità di accedere a uno sport considerato (tutt’oggi) largamente maschile: le squadre coinvolte erano 10 e, nella finale, la nazionale ospitante, l’Italia, ha battuto 3-1 la Danimarca, l’altra finalista che, nel 1979, in occasione della Coppa del Mondo femminile Martini & Rossi, ha ottenuto la sua rivincita battendo l’Italia 2-0.
La vera sfida che si stava tenendo, però, non era sul campo: questi tornei si stavano scontrando con l’ostilità della comunità sportiva, la Uefa (Union of European Football Associations), che nutriva poca simpatia per queste competizioni e osteggiava particolarmente la federazione calcistica femminile indipendente d’Italia, un’opposizione dovuta alla rappresentanza interamente maschile dell’istituzione. Alcune fonti attribuiscono a Sue Lopez il merito di aver reso nota questa situazione: l’ex calciatrice e allenatrice inglese, sempre fedele al Southampton, ha anche giocato nella Roma nella stagione del 1971, ed è stata insignita di diversi titoli di valore per il suo operato costante e coraggioso nel mondo del calcio femminile. È solo a partire dagli anni ’80 che la Uefa decide di far accedere alla competizione non solo le nazionali maschili: è infatti nel 1984 che si tiene la prima edizione dell’European Competition for Women’s Football, divenuta Uefa Women’s Championship nel 1991, acquisendo finalmente un titolo di riconoscimento e validazione da parte della famosa istituzione.

Una storia travagliata, questa, ma che attraverso le sue protagoniste ha continuato a sfidare pregiudizi, convenzioni sociali e ostilità. Alla prima edizione ufficiale nell’’84 ne sono seguite due, una nel 1987 e l’altra nel 1989, mentre il campionato sotto nome Uefa ha visto susseguirsi, dal 1991 al 1997, diverse edizioni biennali che a partire dal 2001 sono diventate quadriennali, fatta eccezione per l’edizione del 2021 tenutasi l’anno successivo a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.
Ed eccoci, nell’edizione del 2025: a fronte delle quattro candidature pervenute per ospitare il torneo, la Svizzera è risultata la nazione più idonea durante lo scrutinio che si è svolto a Lisbona il 4 aprile 2023. L’articolazione del campionato è stabilita dal regolamento Uefa e prevede la presenza di 16 squadre che si contendono il titolo in due fasi: nella prima fase tutti i team vengono sorteggiati in 4 gironi; nella seconda fase a eliminazione diretta accedono le prime due classificate di ogni girone, giocando ai quarti di finale; da questa fase, le quattro squadre vincitrici si scontrano a coppie giungendo quindi alla finale e decretando in questa sede la vincitrice del titolo. Il campionato ha visto susseguirsi partite emozionanti e, sarebbe proprio il caso di dire, all’ultimo goal: nonostante l’attenzione fosse puntata sulla Spagna, sulla Francia e sull’Inghilterra (vincitrice degli ultimi europei), la nazionale italiana ha saputo difendersi brillantemente, sotto la guida di Andrea Soncin e Viviana Schiavi, ex giocatrice della nazionale.
È stata la nazione ospitante, la Svizzera, a giocare un ruolo fondamentale, e non s’intenda sul campo: le iniziative a corredo del torneo hanno dato ampio risalto al campionato femminile e hanno investito diversi spazi del Paese. L’iniziativa è stata promossa anche sui canali ufficiali dell’organizzazione attraverso una simpatica mascotte, che ha portato anche dei messaggi più profondi.
Maddli è una cucciola di San Bernardo, una razza canina originaria della Svizzera dal carattere fedele e coraggioso, che in questo caso ci ha ricordato che il calcio è uno sport per tutti e tutte, da giocare in maniera leale e rispettosa e da seguire con animosità, ma senza distinzioni. Oltre a essere simbolo di coesione e partecipazione, si ispira anche alla prima donna svizzera che è riuscita a conquistare la licenza da calciatrice, Madeleine Boll: Maddli, come mascotte, è una figura con fondamento storico e locale, ma incarna valori sani, di inclusione e rispetto, che ha seguito tutte le dispute in ognuno degli otto stadi in cui si sono tenute le partite.

Oltre alla dolce cagnolina, ciascuna delle otto città è stata rappresentata sul sito ufficiale del turismo svizzero da alcune calciatrici professioniste della squadra del Paese. Ana-Maria Crnogorčević e Lia Wälti, nate nella regione di Berna e di Thun, hanno illustrato il territorio in cui sono cresciute e in cui, insieme alle altre squadre, hanno giocato nello stadio di Wankdorf. Sandrine Mauron, centrocampista per il Servette FC Chênois Féminin, ci porta alla scoperta di Ginevra, città in cui lo sport e il calcio sono centrali. Profondamente legata all’attività sportiva è l’agglomerato di Lucerna, di cui l’attaccante Ramona Bachmann si fa portavoce. Per Iman Beney, attaccante del Manchester City e della nazionale svizzera, è Sion a essere un luogo speciale, ricco di storia e natura. Noelle Maritz ci porta alla scoperta di San Gallo che ha ospitato le partite all’arena St. Gallen. Anche lo stadio Letzigrund di Zurigo, presentato dalla calciatrice Alayah Pilgrim, ha ospitato alcuni dei match. Ma è stata Basilea — pubblicizzata da Coumba Sow, centrocampista del Basilea e della nazionale svizzera — a vedere lo scontro decisivo. Al St. Jakob-Park si sono disputate diverse partite rilevanti: la partita inaugurale, due partite nella fase a gironi, una partita dei quarti di finale e la finale, che si è tenuta il 27 luglio alle 18.
Prima di svelare come si è concluso il campionato, è necessario riconoscere a questa città un merito particolare, per aver sfidato la discriminazione di genere anche nei luoghi cittadini quotidiani: grazie a dei piccoli ma significativi interventi urbani, al posto dei classici omini verdi dei semafori, sono state inserite delle icone di calciatrici alle prese con un calcio di pallone. Un vero e proprio segnale, ma di cambiamento.

Questa iniziativa è una rilevante opera di valorizzazione della presenza e dell’operato femminile, è uno spazio di rappresentazione e affermazione che può, non solo simbolicamente, dare il via al progresso.
Una forza innovatrice che non si può dire la stessa in Italia. A dicembre 2024 l’emendamento per sostenere lo sport femminile professionistico è stato respinto, dallo stesso Governo guidato da una donna. Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico e deputata, ha ricordato che invece l’amministrazione precedente aveva stanziato ben undici milioni al settore: quella attuale, diversamente, non ha riservato alcun tipo di incentivo.
Dopotutto, la storia che abbiamo conosciuto oggi ci insegna che ci possono essere battute d’arresto ma, di fronte a una volontà comune, nessun obiettivo è irraggiungibile. Nel frattempo, non ci resta che fare i complimenti alla nazionale inglese che ha battuto la Spagna 4 a 2 ai calci di rigore, in una partita emozionate… fino all’ultimo calcio!
In copertina: Svizzera vs Norvegia, Women’s EURO 2025 via Fifa.com.
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Articolo di Nicole Maria Rana

Nata in Puglia nel 2001, studente alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Appassionata di arte e cinema, le piace scoprire nuovi territori e viaggiare, fotografando ciò che la circonda. Crede sia importante far sentire la propria voce e lottare per ciò che si ha a cuore.
