Donne sul filo di un racconto. Percorsi di genere femminile nel Salento 

Un territorio è per chi viaggia uno scrigno pieno di ricchezze. Lo si scopre attraverso un paesaggio inondato dal rosso del tramonto, tra le pietre dei suoi monumenti, lungo le strade lucide di sole e di passi, se ne gustano sapori e profumi, ci si lascia incantare dalle storie. 
Intrecciare storie è da tempo la mia passione e i fili rendono bene l’idea delle relazioni con il territorio e con chi ci circonda. Credo nella leggenda giapponese dell’Akai Ito, un filo rosso che unisce le vite di tutte e tutti noi e nello stesso modo penso che le storie nel passato e nel presente siano tra loro comunicanti. 

Floriana Maci di fronte alla cupola della chiesa matrice di Campi Salentina

In quanto guida turistica da anni racconto i monumenti e il territorio a visitatori e visitatrici, e spesso amo proporre nuovi modi di osservare i luoghi e qualche tempo fa mi sono soffermata sul fatto che fino ad allora avessi sempre raccontato monumenti e luoghi con occhi maschili. Eppure uomini e donne da sempre abitano il nostro pianeta e si muovono in esso creando sicuramente interazioni a livello sociale e culturale. 
Spesso non ci si sofferma abbastanza sul fatto che alcune di queste vite non sono mai state ufficialmente raccontate. È come se facessero parte di una “non storia”: esistenze mai fissate su un foglio che però, per fortuna, hanno lasciato tracce del loro passaggio nel mondo, consentendo a chi ha occhi per vederle di parlare anche di loro. Il vedere o non vedere queste tracce non è un fatto di percezione, è un fatto di comprensione.
A Francavilla Fontana, in occasione del XIII Convegno di Toponomastica femminile, ho avuto modo di presentare alle persone presenti una delle mie ultime creazioni: Donne sul filo di un racconto, una proposta di itinerari e pacchetti turistici nel territorio salentino, incentrati sulle figure femminili nel corso dei secoli. Eva, Giulia, Maria, Cecilia, Margherita, nomi noti e meno noti che popolano il nostro cammino. 

Convegno di Toponomastica femminile, sabato 12 ottobre 2024, Francavilla Fontana

Gli itinerari sono stati strutturati e dipanati seguendo tre filoni narrativi. Il primo, Fra brune chiome e fili d’argento, attraversa i territori di Lecce, Otranto, Galatina e Copertino e dall’antichità al Medioevo, ci restituisce racconti di donne che hanno lasciato tracce indelebili sul territorio salentino, attraverso monumenti, editti, versi o semplici immagini poetiche che riempiono d’incanto gli occhi dei viaggiatori. Euippa, figlia di Malennio, ritratta su una delle porte d’accesso alla città di Lecce; Maria d’Enghien, sposa devota, madre affettuosa, oltre che contessa, regina, guerriera, mecenate e avveduta amministratrice della giustizia e della cultura salentina; Teresa Paladini, fondatrice del Conservatorio di Sant’Anna, luogo di cultura e sobria vita comunitaria. E ancora, Isabella Castriota, la quale coltivò la poesia e la filosofia, prima nel convento di Santa Chiara a Gallipoli, poi nel Conservatorio di Sant’Anna, fece parte dell’Accademia degli Spioni e, dopo varie vicende, si legò sentimentalmente a Pietro Belli. Non mancano riferimenti al più noto fenomeno del tarantismo e delle figure femminili che sono spesso rimbalzate, loro malgrado, agli onori della cronaca. 

L’itinerario di pari leggi e d’antiche fatture traccia percorsi tra Gallipoli, Tricase, Nardó e Lecce, attraverso storie di donne che hanno vissuto alla ricerca della libertà, lottando per i diritti propri e per quelli di chi non aveva voce, per trasformare in bellezza ciò che ci circonda. Tra i vicoli di Gallipoli incontriamo una poeta di origini britanniche che ha dedicato numerosi versi al Salento e alla penisola italiana in generale, innamorata com’era delle sue coste, del suo mare, della luce e dei colori. Ma da un palazzo ci saluta anche una garibaldina che ha difeso gli ideali dell’Unità d’Italia fino a essere imprigionata, lei che tra nastri, merletti e rasi avrebbe potuto tenersi lontana da lotte e battaglie. E lontana dalle battaglie contro ingiustizie e soprusi non si è certo tenuta Renata Fonte, lei che tanto si è spesa per la difesa delle donne e che ha donato a noi guardiani di questo presente l’inequivocabile meraviglia di un luogo, trasmettendo al contempo un messaggio di difesa della natura e del territorio che risuona come un urlo che squarcia la quiete. 

Infine, l’itinerario Tra telai e tiraletti annoda i fili tra località come Tricase, Lucugnano, Uggiano La Chiesa e Campi Salentina. Fili e foglie, rumori e silenzi si intrecciano a formare trame di racconti al femminile. La via del tabacco si interseca con le pieghe dei tessuti che vengon fuori dai telai messi in moto ancor oggi da mani sapienti e nell’aria riecheggiano canti e versi che raccontano i tratti più segreti del territorio salentino. Le donne sono in questo caso le tabacchine, impegnate nella lavorazione del tabacco, le donne del lavoro che dà parvenza di emancipazione, ma anche le donne delle proteste in difesa dei propri diritti. 

Il museo delle tabacchine a Campi Salentina

Sono, ancora, le donne impegnate nelle creazioni con il telaio, le stesse creazioni che fanno spesso da scenografia a versi, poemi e scritti. 
E sono, inoltre, le Sarte, le donne te lu rriputu; le dame dei balli in maschera; la signora te la putea, la Pazienza del quadro del miracolo e la Falco moglie del pittore, la Levatrice, le Varine e il loro famoso sciroppo o semplicemente la Ntina te Nardò.
Tutto era partito dall’osservazione che un territorio si basa sulla vita di grandi donne, spesso nascoste dalla storia, spesso schive e che, volutamente o no, hanno fatto un passo indietro per amore di famiglia, per tenere ben salda la casa. Possiamo parlare di “Storia al femminile”. Donne che escono dalle pagine di storia del nostro territorio e prendono la parola, parlano a viva voce, libere da ogni stereotipo di genere. Oggi è tempo di celebrarle, di portare all’attenzione di visitatrici e visitatori, soliti o occasionali, nomi e storie di donne che hanno fatto magie, di Principesse, Macáre, scrittrici e tessitrici, dee, cantanti, poete e pittrici o semplicemente madri di famiglia. Raccontano questa terra a modo loro, attraverso la loro gentilezza, con eleganza e con tutto l’amore che possono. Apriamo le porte dei ricordi e ammiriamo i luoghi che le ospitarono. Modeste e oscure eroine di un grande ideale di progresso e di pace. Lasciamoci incantare dai racconti dei loro salotti letterari, dalle trame dei tessuti e dai versi che narrano l’amore per il territorio e scopriremo l’incanto di una terra che al fascino risponde con altrettante magie di luce. 

Sofia Stevens, poeta anglo-gallipolina, nata a Gallipoli nel 1845

Il viaggio nel Salento con occhi di donna parte dall’antico Medioevo con Maria d’Enghien e Isabella Chiaromonte; conserva lo sguardo di una regina, Isabella del Balzo e della sua dama, Giulia Paladini, rivive nel ritratto di Sveva Maremonti ma anche nella figura della bella Idrusa. Ci lasceremo affascinare dagli sfortunati amori di Maddalena ed Elisabetta Sansonetti, dagli ideali di Teresa Paladini e di Francesca Capece, dalle rime di Isabella Castriota e dai poemi di Sofia Stevens. 
I grandi ideali di progresso e di pace rivivono nella storia di Antonietta de Pace e Elena dell’Antoglietta, e più tardi nel lavoro delle tessitrici e nella lotta delle tabacchine, nella vita della Principessa di Tricase e nei circoli letterari con Maria Corti ma anche nelle battaglie a voce alta o silenziosa di Rina Durante e Renata Fonte. Queste e tante altre le figure femminili note e meno note che attraversano con le loro storie il nostro tessuto urbano e si posano dolcemente sulla scogliera a ridosso del mare in attesa che voci narranti risveglino il ricordo e facciano palpitare i cuori meravigliati, e al contempo grati, per esempio, nello scoprire che è anche grazie alla lotta e al sacrificio di una donna se oggi possiamo ancora ammirare la bellezza di un paesaggio come quello di Porto Selvaggio. Le varie figure femminili sono fermate in uno scatto fotografico all’interno dei percorsi sviluppati in giro per la Puglia e nel Salento in particolare. 

La conoscenza è uno strumento indispensabile per acquisire consapevolezza di pregiudizi e stereotipi ancora radicati nella nostra società. Per puntare alla costruzione concreta di una nuova cultura basata sull’equità, è anche necessaria una nuova narrazione, occorre valorizzare, riscoprire, raccontare storie di donne che possano rappresentare modelli in grado di ispirare ragazze e bambine a seguire le proprie ambizioni e inclinazioni senza lasciarsi condizionare da stereotipi di genere. Recuperare la memoria di queste donne partendo proprio dai territori che, talvolta inconsapevolmente, la custodiscono è una grande opportunità, sia per gettare una nuova luce sul contributo femminile alla storia d’Italia, rendendolo visibile e riconoscibile, sia per dare nuova linfa a quegli stessi territori. 
Donne sul filo di un racconto è quindi un invito ad andare, un monito a osservare con occhi nuovi, con occhi di donna appunto, ciò che ci circonda per ritrovare dettagli e scoprire particolari in un territorio come quello del Salento, che prova a narrare una storia al femminile. 

In copertina: Porto Selvaggio, Nardò (LE). 

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Articolo di Floriana Maci

Pugliese, di Campi Salentina (Le), si laurea in Lingue e civiltà orientali all’Iuo di Napoli, approfondendo la passione per la lingua e la cultura giapponese. Docente, travel designer e guida turistica di professione, con un profondo interesse per l’arte dello storytelling. Appassionata di puzzle, yakisoba e anime, “divora” libri di letteratura giapponese e fumetti di Topolino.

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