Al Teatro alla Scala eccezionale evento tutto al femminile

Preceduto da numerosi articoli e interviste che hanno sollecitato aspettative e curiosità finalmente il 28 settembre scorso si è tenuto con grande successo al Teatro alla Scala di Milano un evento che non ha precedenti: si tratta di Anna A., opera lirica in prima mondiale composta da una donna, diretta da una donna, dedicata a una donna, interpretata da due attrici nei ruoli principali e messa in scena da una regista. Il tema in questione ci è particolarmente caro se le nostre lettrici hanno memoria di Calendaria 2024 che ebbe per argomento proprio le musiciste di ogni tempo e luogo: compositrici, direttrici, cantanti ed esecutrici insigni, spesso però relegate in secondo piano e oscurate da parenti uomini, quasi sempre costrette a faticare per imporsi e per conciliare creatività e ruoli familiari. Diversi articoli su Vitamine vaganti si sono occupati di figure di spicco in ambito musicale, specie per ricordare dopo la scomparsa cantanti liriche di fama internazionale, ma pure protagoniste del folk e della musica cosiddetta “leggera”, anche se l’aggettivo non rende giustizia a talenti come Giuni Russo, Giovanna Marini, Maria Carta…. Avevamo poi affrontato (n.107) l’argomento in relazione alle esecutrici che si esibiscono con strumenti ritenuti per lungo tempo inadatti alle donne, o almeno lo erano fino a pochi anni fa, mentre oggi vediamo nelle orchestre sempre più percussioniste, tromboniste, contrabbassiste, e intanto fanno la loro comparsa uomini impegnati con l’arpa. Sul n. 227 è stata pubblicata la recensione a un libro assai stimolante e provocatorio, una vera e propria galleria di direttrici d’orchestra di varie epoche e di tutto il mondo, da Marin Alsop a Xian Zhang, che non può non appassionare e ci piace consigliare di nuovo.

Ma veniamo a quello che potremmo definire senza tema di smentita un momento storico, un passo avanti nella valorizzazione delle capacità femminili, sia artistiche e creative, sia organizzative e pratiche.

La compositrice Silvia Colasanti

Silvia Colasanti, nata a Roma nel 1975, è una delle compositrici italiane più importanti; insegna al conservatorio Santa Cecilia e dirige il festival della Valle d’Itria; in una recente intervista (Corriere della Sera, 9-9-25) alla domanda di Pierluigi Panza: «Qual è la situazione delle donne compositrici oggi?», ha risposto: «Sono la prima compositrice che fa un’opera per la Scala e ciò è da rilevare positivamente. La situazione è in netto miglioramento: grazie alla tenacia delle donne oggi ci sono richieste paritarie. In questo caso siamo anche di fronte a un’opera che parla di una donna che si è contrapposta al regime, quindi sottolinea anche il raggiungimento di un ruolo politico». La donna in questione è infatti la grande poeta russa Anna Achmatova che dà il titolo allo spettacolo: figura straordinaria, simbolo di potenza artistica e di tenacia, capace di criticare lo stalinismo e di sopportare eventi familiari terribili. Nata a Odessa il 23 giugno 1889, morì a Domodedovo (presso Mosca) il 5 marzo 1966, poco dopo essere stata “riabilitata” dalle autorità sovietiche; aveva perso il primo marito Nikolaj nel 1921 per fucilazione, quindi dovette tacere per quasi un ventennio a causa della censura, finché ritrovò la voce poetica nel 1940, presto di nuovo oscurata. Di lì a poco vide finire nel gulag il secondo marito Vladimir e l’unico figlio Lev di cui non si stancava mai di chiedere notizie in una perpetua odissea durata troppi anni. Il terzo marito Nikolaj Punin morirà nel gulag nel 1953. Di questa donna coraggiosa, di gran fascino, altissima e di eleganza innata, ritenuta fra le maggiori espressioni letterarie della lingua russa e candidata al Nobel, vale la pena ricordare il forte amore per Dante e per la lingua italiana, nonché la romantica amicizia sbocciata a Parigi con Modigliani, terminata presto con la morte prematura del pittore livornese.

Achmatova ritratta il 1° gennaio 1921 da Moisej Nappelbaum

Nell’opera Anna A., destinata in particolare a un pubblico giovanile, della durata di circa 70 minuti, per trattare il personaggio è stata utilizzata una cornice narrativa in cui la poeta, nel 1966 e vicina alla morte, è visitata dall’amica scrittrice Lidia con cui, in ordine sparso, condivide ricordi, e si inseriscono i vari quadri, ognuno con un diverso tema e una diversa musica, dove una polka, dove un valzer, o un concertato. Intanto si rievocano episodi della vita della protagonista, si ricorda il compositore Šostakovich, si incontrano l’altra celebre poeta Marina Cvetaeva e altri scrittori contemporanei, si ascoltano versi di Anna e la sua voce registrata durante l’assedio di Leningrado. «Il Potere ― spiega Colasanti ― è una figura allegorica, anonima (non Lenin o Stalin). L’aria che canta il Potere è tratta dal Grande Inquisitore de I fratelli Karamazov di Dostoevskij: la libertà non è una condizione, ma una scelta che comporta delle responsabilità. Qui uso un timpano e spezzo l’armonia: compaiono suoni ambigui e si finisce con un lungo carillon perché il potere è anche incantatore». Il libretto dell’opera è frutto della collaborazione di due uomini, esperti uno in letteratura russa come Paolo Nori e uno in drammaturgia come Fabrizio Sinisi, partendo da un’idea comune e lavorando a stretto contatto con la compositrice, che via via ha modellato la partitura seguendo anche le prove, in uno scambio quotidiano con le voci, l’orchestra e la scrittura.

Il ruolo di Anna del Presente è stato affidato alla celebrata attrice milanese Elena Ghiaurov, da lungo tempo attiva nella prosa e nel cinema, premio Ubu nel 2009 e premio Duse nel 2010, mentre Lidija Cukovskaja è stata interpretata dalla torinese Carlotta Viscovo, impegnata nel frattempo anche nel progetto L’estasi della lotta sulla travagliata esistenza di Camille Claudel. Tutti gli altri personaggi, fra cui Anna del Passato, erano studenti di canto dell’Accademia del Teatro alla Scala. Alla direzione dell’orchestra troviamo la moscovita Anna Skryleva, non nuova a imprese coraggiose e originali.

La direttrice Anna Skryleva

Nel 2022 infatti, con la Filarmonica di Magdeburgo, ha diretto e registrato per la prima volta l’opera Grete Minde, da lei riscoperta dopo 80 anni dalla morte del compositore Eugen Engel nel lager di Sobibor, ottenendo il prestigioso premio Opus Klassic.

La regista Giulia Giammona

La regia dello spettacolo è stata curata dalla giovanissima italo-tedesca Giulia Giammona, già ricca di esperienza; ha studiato canto a Berlino e poi regia teatrale a Salisburgo, è stata direttrice di sala presso la Bayerische Staatsoper e ha debuttato come regista nel 2018. Fra gli altri impegni, da allora ha messo in scena una versione per l’infanzia del Flauto magico e la prima mondiale dell’opera Sycorax di G.F. Haas a Berna. Rimanendo nella gestione completa dello spettacolo, altre donne si sono distinte in compiti altrettanto importanti: le scene erano di Lisa Behensky, i costumi di Giada Masi e le coreografie di Alessandra Bareggi.

Anna A., foto Brescia e Amisano

Per avere un’idea più chiara dell’opera, consigliamo il sito del teatro dove si può trovare una bella intervista alla compositrice che ripercorre momento per momento il suo lavoro, attraverso la partitura e scene delle prove, concludendo con il lamento finale di Anna e l’ultima poesia da lei scritta, atto corale di dolore al femminile, condiviso da quelle madri, figlie, mogli, sorelle, tenaci e coraggiose davanti al carcere per avere notizie dei loro cari. Un’altra intervista, scritta questa volta, compare a firma di Andrea Estero, mentre l’autore del libretto, Paolo Nori, si racconta in prima persona, spiegando che mai avrebbe pensato di vivere questa esperienza e dicendo di non essere un melomane, ma solo un letterato entusiasta. Si può avere qualche “assaggio” della messa in scena grazie a un breve trailer, utile per entrare nello spirito dell’esecuzione.

Anna A., foto Brescia e Amisano
Anna A., foto Brescia e Amisano

Lo spettacolo è stato salutato con entusiasmo dal pubblico e con calore dalla critica che ha apprezzato le/i cantanti, le due validissime attrici, l’orchestra e il coro dell’Accademia della Scala, nonché la sicura direzione e la pregevole partitura, dalla «struttura solidissima» (Stefano Jacini, Il giornale della musica). Si tratta di «una partitura intensa, affascinante, densa e drammatica, estremamente sfaccettata e stratificata, raffinata ed emozionante. A suoni vibranti e scuri se ne alternano altri eterei e impalpabili, quasi rarefatti; ironia e malinconia si mescolano tra di loro» (Stefano Balbiani, Connessi all’Opera). Un’opera lirica che «coglie nel segno» e che può «parlare a tutti (evidenziando) il valore inestimabile della poesia, il rapporto cruciale tra Arte e Potere, l’incombere tragico del totalitarismo che in certi momenti storico-culturali gravita come lama minacciosa sulle coscienze del mondo. Ancora, il valore nostalgico ma necessario della memoria, il senso di testimonianza-lamento delle madri in visita per mesi nel cortile del Carcere delle Croci di Leningrado nel ’38 (a rievocazione delle mujeres argentine di Plaza de Mayo negli anni Settanta) ma anche la circolarità affettiva dei complicati rapporti madre/figlio e la brutale violenza politica rimbalzata ogni giorno sulle cronache quotidiane», così si è espresso Luigi Di Fronzo (Music paper). Apprezzamenti anche per la direttrice Skryleva, che guida l’orchestra «con mano sicura e tecnica ferrea» e «che dà della poliedrica partitura una lettura cangiante, nitida e duttile, propendendo per suoni perlopiù avvolgenti e limpidi, e guidando con sapienza i solisti sul palcoscenico» e per la regista Giammona che «firma uno spettacolo semplice, immediato, godibile ed evocativo» (Stefano Balbiani, cit.). Non ci resta che augurare ad Anna A. lunga vita e ulteriori successi nelle repliche che saranno il 19 ottobre, il 23 novembre, il 1° e il 2 dicembre, sperando che l’opera sia uno stimolo formidabile per ogni donna e tracci una strada sempre più percorsa dalla creatività femminile.

In copertina: la compositrice Silvia Colasanti.

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Articolo di Laura Candiani

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Ex insegnante di Materie letterarie, pubblicista, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate a Pistoia e alla Valdinievole. Ha curato il volume Le Nobel per la letteratura (2025).

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