Passata alla storia per la sua fine violenta, Maria Antonietta è stata anche regina di stile, indossò le mode, le plasmò e le promosse. A Londra, dal 20 settembre 2025 fino al 22 marzo 2026, la mostra Marie Antoinette Style, sponsorizzata da Manolo Blahnik e ospitata al Victoria and Albert Museum, curata da Sarah Grant, rende omaggio al suo stile sontuoso che ancora oggi influenza la moda.

Attraverso la mostra, il V&A ci svela una figura storica complessa, sposata a quattordici anni, regina a diciotto e ghigliottinata a trentasette, il cui stile si è trasformato nel tempo in una icona simbolica. Nonostante la sua vita stravagante, il suo guardaroba elaborato e i suoi preziosi gioielli l’abbiano resa estremamente invisa al popolo, e venga ricordata come la regina del celebre «Che mangino brioche», non si può negare che Maria Antonietta sia stata la regina più alla moda della storia. Lei, insieme al marito, Re Luigi VI, fu l’emblema delle discrepanze di ricchezza che portarono alla Rivoluzione Francese del 1789, e all’esecuzione dei monarchi. La mostra presenta 250 oggetti, molti dei quali mai visti al di fuori delle sale di Versailles. Oltre a queste rarità, la mostra esplora anche la complessa eredità della regina, la sua influenza su stilisti e creativi di spicco fino ai nostri giorni.


La conosciamo attraverso due ritratti in mostra: uno, Marie Antoinette, Queen of France, di François Hubert Drouais, datato 1773, ritrae la consorte del futuro re di Francia, Luigi XVI, all’età di diciassette anni in un sontuoso abito di corte ornato di preziosi gioielli.
L’altro, Maria Antonietta con la rosa, è il ritratto più famoso della regina, realizzato da Élisabeth Vigée Le Brun nel 1783. Ritrae la regina in un’inedita posa informale e quasi privata. Élisabeth Vigée Le Brun fu la pittrice preferita e ufficiale della regina: i suoi ritratti in cui i soggetti femminili risultavano allo stesso tempo somiglianti e imbelliti le conquistarono la simpatia e l’amicizia inseparabile di Maria Antonietta. Per la sua familiarità con l’ambiente di corte, l’artista allo scoppio della Rivoluzione francese dovette abbandonare Parigi con sua figlia, continuò a dipingere in tutte le corti d’Europa e fece ritorno a Parigi solo nel 1802 in piena età napoleonica.

Maria Antonietta con la rosa, Élisabeth Vigée Le Brun, 1783 (dex)
La mostra racconta il mondo privato della regina, con l’esposizione di oggetti di uso personale, che testimoniano il suo gusto anche nella quotidianità.
Fra i pezzi più pregiati appartenenti a Maria Antonietta troviamo un flacone in cristallo con etichetta Eau de Cologne dal Nécessaire de voyage.
Secondo le cronache, Maria Antonietta arrivò a spendere 6.289 lire in profumi in un solo anno, sceglieva fragranze diverse in diverse fasi della sua vita. Le scarpe ci colpiscono per le loro ridotte dimensioni: la sovrana infatti aveva un piede molto piccolo, come rivela la curatrice Grant, che conferma la passione di Maria Antonietta per le scarpe: «Parigi era famosa per la produzione di calzature, alla regina ne arrivavano quattro nuove paia a settimana, tutte fatte a mano e su misura. E ha dovuto imparare a camminarci senza scivolare». Tra le scarpe un paio di sabot di seta con perline e tacco che hanno ispirato lo sponsor della mostra Manolo Blahnik. Sono esposte anche le scarpe che ha disegnato per Kirsten Dunst nel film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola, vincitore dell’Oscar nel 2006, insieme ai sontuosi abiti creati dalla costumista Milena Canonero.
Accanto alle scarpe in mostra anche tanti ventagli, accessori fondamentali che avevano la funzione di fare aria durante la calura, ma erano anche delle vere opere d’arte. Nel 1770 anno in cui Maria Antonietta arriva in Francia, a Parigi c’erano 150 laboratori di ventagli che impiegavano circa 6.000 lavoratori; il primo regalo del suo promesso sposo fu un ventaglio tempestato di diamanti. Sono inoltre esposti il servizio da tavola della regina proveniente dal Petit Trianon, la sua dimora privata nel parco di Versailles, tra cui una ciotola in porcellana con decorazioni a testa di leone su una base triangolare, e la sua poltrona dalla collezione del V&A, decorata con dettagli dorati, tappezzeria floreale e il suo monogramma.



Antica sedia decorata con dettagli dorati (dex)
Sorprendente è la ricostruzione del Collier de la Reine al centro del celebre Affaire du collier, per la prima volta visibile nel Regno Unito. La famosa collana di diamanti, composta da venti diamanti, alcuni dei quali grandi fino a 15 carati, fu al centro di uno dei misteri più famosi della storia della gioielleria. Nel 1785, una truffatrice, Jeanne de La Motte, ingannò il cardinale di Rohan facendogli credere che la regina Maria Antonietta volesse acquistare in segreto una costosa collana di diamanti. Il cardinale, convinto, compra la collana per conto della regina e la consegna a Jeanne, che vendette i diamanti e fuggì. Scoperto l’inganno, lo scandalo travolse la corte; in pratica, Maria Antonietta fu vittima di un tentativo di truffa, e lo scandalo danneggiò irreparabilmente la sua reputazione e contribuì notevolmente a dare fuoco alla Rivoluzione. La collana originale fu smembrata e venduta e la replica è esposta accanto alla Collana Sutherland, una collana di diamanti creata per Lady Sutherland, che si ipotizza includa alcuni dei diamanti provenienti dalla collana dello scandalo.

Tra gli oggetti esposti spiccano anche altri importanti gioielli appartenuti a Maria Antonietta: un pendente con perle naturali e diamanti, venduto da Sotheby’s per 36 milioni di dollari nel 2018, due fermagli per bracciale, del 1770 circa, in oro con diamanti e placche centrali in pasta blu di vetro con le cifre della regina, e un bracciale composto da tre fili di diamanti con 112 gemme, ciascuna del peso di 97 grammi. Qualche anno fa, i bracciali di Maria Antonietta furono venduti per la cifra record di 6 milioni di sterline a un’asta a Ginevra. La regina di Francia li aveva nascosti in una cassa di legno prima di essere decapitata, e furono portati fuori dal paese di nascosto.


L’unico abito completo indossato dalla sfortunata regina di Francia è una semplice e ampia camicia di lino risalente al periodo trascorso in prigione prima della sua esecuzione, il 16 ottobre 1793. È esposto accanto ai resti carbonizzati di una ghigliottina della Rivoluzione francese e a un toccante medaglione contenente i capelli di lei e del suo figlio minore, Luigi Carlo.
Sono in netto contrasto gli splendidi abiti, completi del XVIII secolo, simili a quelli indossati da lei; infatti, grazie ai saccheggi avvenuti dopo la Rivoluzione Francese, degli abiti di Maria Antonietta rimangono solo frammenti. Un abito da sposa del 1774, indossato dalla futura regina di Svezia, è quanto di più vicino all’abito in tessuto argentato e tempestato di gioielli indossato da Maria Antonietta quando sposò il futuro Luigi XVI a Versailles.


Di grande suggestione è l’ultima nota scritta da Maria Antonietta prima della sua esecuzione, conservata nel suo libro di preghiere. Sono anche rivelati i lati poco conosciuti di Maria Antonietta, come la sua adesione ai pensieri illuministi sulla maternità, sull’infanzia e sul sostegno alle nuove tecnologie. La sfortunata regina disse molto più del famigerato “Che mangino brioche”, se mai lo disse.
La mostra esplora anche l’influenza che lo stile della regina ha avuto su tanti stilisti contemporanei, come Moschino, Manolo Blahnik, Dior, Chanel, Valentino e Vivienne Westwood, oltre che su registi come Sofia Coppola. Lo stile Maria Antonietta plasmò oltre due secoli e mezzo di storia della moda, influenzando il design, le arti, il teatro. Negli anni ’80 e ’90 dell’Ottocento si diffuse in Gran Bretagna e Nord America per oltre cinquanta anni lo stile “francese”. I collezionisti inglesi cercarono di acquisire oggetti, mobili e cimeli legati alla regina e si formarono importanti collezioni di arte francese del XVIII secolo. L’immagine della regina divenne l’incarnazione dell’evasione e della bellezza, così come della decadenza e della dissolutezza.
Oggetti e opere d’arte illustrano questa influenza, e un allestimento di abiti contemporanei, simili a quelli indossati da lei, ci offre uno scorcio dell’incondizionato splendore del suo guardaroba. In mostra capi di alta moda di stilisti come Moschino, Dior, Chanel, Valentino e Vivienne Westwood, come gli abiti da sera di Jeanne Lanvin o delle Boué Soeurs, e un abito couture del 2000 di John Galliano per Christian Dior.

La Toile de Jouy, detta così dal nome della città francese Jouy-en-Josas, dove fu creta per la prima volta nel 1760, fu una “invenzione” della regina, e consisteva in una stampa su cotone di immagini di vita campestre; venne usata per tappezzare le sue stanze private, ed è diventata nei secoli successivi alla sua morte un motivo caro alla moda. Christian Dior, nel 1947, la mise alle pareti della sua prima boutique di alta moda a Parigi, e dopo di lui moltissimi stilisti la usarono per le loro collezioni, come Kim Jones per Dior nel 2019, o Moschino per la collezione 2020-2021.

Un fotogramma dal film “Maria Antonietta” di Sofia Coppola ritrae la regina in un abito sontuoso, sdraiata su una chaise longue circondata da torte elaborate, con una cameriera al suo fianco. E in una foto per Vogue US, numero di aprile 2012, la modella Kate Moss interpreta una versione moderna della regina di Francia. Indossa il celebre abito blu di Alexander McQueen, con tacchi alti 7,5 cm e una parrucca blu coordinata, è sdraiata su una sedia, circondata da tre cagnolini, in una stanza elegante.


Un’esperienza immersiva ricrea infine i profumi della corte, incluso il profumo preferito dalla regina stessa.
Dai balli in costume del XIX secolo a Madonna che si esibisce con parrucca incipriata e ventaglio agli MTV Awards del 1990, fino alle creazioni di stilisti contemporanei, gli abiti elaborati della regina francese, i suoi diamanti e le sue perle, sono un simbolo di bellezza e di eleganza da un lato e di frivolo eccesso dall’altro.
Sarah Grant, curatrice della mostra, ha dichiarato: «L’arciduchessa austriaca, divenuta regina di Francia, ha avuto un enorme impatto sul gusto e sulla moda europea del suo tempo, creando uno stile distintivo che ora ha un fascino universale. La corte francese era un mondo fatto di rigidi dress code, finché Maria Antonietta l’ha trasformata in un palcoscenico per nuovi stili, più audaci. Ha abbracciato nuove silhouette ispirate alla moda straniera e alle ultime mode parigine. Come regina consorte, Maria Antonietta doveva promuovere la Francia sostenendo il commercio di beni di lusso e le manifatture francesi. Era il suo lavoro, e lo faceva bene».
Nonostante le voci controverse sulla sua figura, che è tramandata come un simbolo di consumismo ostentato, indifferente alle sofferenze dei suoi sudditi, la mostra cerca di proporne un ritratto più sfaccettato e complesso, nel quale Maria Antonietta è riconosciuta come la regina più elegante della storia, il cui stile ha influenzato la moda del XVIII secolo e da allora continua a ispirare gli stilisti, ma la sua eredità e il suo stile portano anche il peso delle tragiche circostanze della sua orrenda fine.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte fino al pensionamento. Tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile e componente del Comitato scientifico della Rete per la parità, ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.
