Il lavoro in Europa 

Ancora lavoro nel numero 29 di Bibliografia vagante (vedi BV 2, BV 17). Questa volta restiamo in Europa, con una serie di articoli che si occupano di politica ed economia del lavoro, con i riflessi sui lavoratori ma, soprattutto, sulle lavoratrici. Partiamo quindi dal lavoro part-time in Olanda, proseguendo con un numero speciale di Ilwch dedicato alle ricadute della deindustrializzazione sulle donne europee, e un articolo sulla collocabilità femminile nei lavori del futuro. Andiamo poi nella Spagna franchista dove le politiche agrarie supportarono la creazione di un modello femminile sottoposto al maschio. Concludiamo con l’unico volume di questa bibliografia, dedicato all’emancipazione femminile e alle gerarchie di genere in Unione Sovietica. 

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Work permits issued for married women, 1930-1960. Source: Ministerie van Sociale Zaken en Volksgezondheid. Centraal verslag der arbeidsinspectie in het koninkrijk der Nederlanden. The Hague, 1930-1960 (tratto dall’articolo).

T.J. de Groot: Part-Time Employment in the Breadwinner Era: Dutch Employers’ Initiatives to Control Female Labor Force Participation, 1945–1970, Enterprise & Society, Vol. 24, n. 3/2022. Articolo OA: CC-BY.
Negli Anni ’50, il part-time divenne gradualmente un elemento della politica del lavoro volto a incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ampliandosi poi da un Paese all’altro. Il sostegno all’occupazione part-time nel mercato del lavoro olandese, tuttavia, inizialmente non è stato approvato come soluzione al problema della scarsa presenza femminile nella forza-lavoro, ma fu il risultato di una serie di deliberazioni più complesse, in cui l’economia morale delle organizzazioni dei datori di lavoro entrò in conflitto con le più ampie richieste di aumento della produttività. L’articolo mette a confronto le preoccupazioni iniziali dei datori di lavoro olandesi circa l’aumento della partecipazione femminile alla forza lavoro con il successivo ruolo internazionale del Paese nel promuovere il lavoro part-time per le donne sposate su scala internazionale. I Paesi Bassi servono, quindi, da caso di studio di come le organizzazioni dei datori di lavoro abbiano strumentalizzato il lavoro part-time per la propria economia morale basata sull’ideologia del capofamiglia. (Dall’abstract. DOI: https://doi.org/10.1017/eso.2022.12

Un numero speciale di International Labour and Working-Class History: Gender and Deindustrialization: Perspectives from European Case Studies, Vol. 105/2024.
Questo numero speciale della rivista riunisce una selezione di ricerche in corso sulle relazioni tra deindustrializzazione e genere. Il fenomeno della deindustrializzazione viene solitamente definito, in termini economici, da una quota decrescente di occupazione industriale rispetto all’occupazione totale. 
Questa tendenza si sviluppò in modi e ritmi diversi, ma divenne evidente in gran parte del Nord America e dell’Europa occidentale nella seconda metà del XX secolo. In senso più ampio, il processo di deindustrializzazione è stato, nelle parole di Jefferson Cowie e Joseph Heathcote, «socialmente complicato, storicamente profondo, geograficamente diversificato e politicamente sconcertante», con effetti che «si sono propagati in tutti gli aspetti della società». Come dimostra un crescente numero di ricerche, si è trattato di un processo con profonde implicazioni in termini di classe e genere. (dall’Introduzione, Doi: https://doi.org/10.1017/S0147547924000085

Di seguito gli articoli Oa con licenza Cc-By:
J. Clarke, A. Clark, V. Wright: Introduction
J. Clarke, F. Gallot: Gender and the Displaced Worker in Contemporary France: Women, Mobility, and Economic Restructuring Beyond the Industrial Heartlands
A. Clark: “Successful sit-ins seem a particularly Scottish phenomenon”: Gender, Memory and Deindustrialization
J. Clarke, A. McIvor, A. McEwan, S. Burns: Gender and Deindustrialization: A Transnational Historiographical Review

Caterina Nicolais: Il divario di genere in Europa: collocabilità della forza lavoro femminile negli scenari alternativi di sviluppo, Bollettino dell’Associazione Italiana di Cartografia, Vol. 176, EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 2022, pp. 43-55. Articolo Oa.
Nella geografia a scala europea della partecipazione del genere femminile alle attività lavorative, la presenza diffusa di strutture di assistenza sociale e di strumenti politico-economici orientati a favorirne l’occupazione rappresenta il principale fattore di discrimine per il concreto esercizio del diritto al lavoro. Nello stesso tempo le condizioni di opportunità differenziate che, in definitiva, incidono sulla maggiore o minore propensione all’inserimento nel mondo del lavoro, e nel tempo, a conservare la posizione lavorativa acquisita, risultano ancora a danno della componente su cui ricade, in molti contesti, il carico familiare, precludendone, tra l’altro, la possibilità di raggiungere posizioni apicali nel mercato del lavoro. Il contributo si propone di analizzare i principali fattori di discrimine, tra cui il livello retributivo, e indagare sugli strumenti presenti in alcune aree geografiche, che possono rappresentare un modello di riferimento, in cui il divario di genere appare superato, al fine di isolare i fattori che potrebbero consentire l’incremento del potenziale di sviluppo della componente femminile nel mercato del lavoro anche in Italia. (Riassunto dell’articolo. Doi: 10.13137/2282-572X/3570

Olivar en la Hacienda Pino Real, con un grupo de mujeres [presumiblemente, recogedoras de aceituna]. Pulpí (Almería, Andalucía, España). Cc-Ø 

Teresa María Ortega López, Laura Cabezas Vega: Política agraria y política de género en España, 1900-1955, Historia Agraria, Vol. 92/2024. Articolo Oa.
Nella prima metà del XX secolo, lo Stato spagnolo creò meccanismi che hanno rafforzato e sostenuto un modello di genere basato sulla disuguaglianza tra uomini e donne nell’agricoltura e nel mondo rurale. A partire da diverse fonti storiche, come atti normativi, pubblicazioni statistiche e stampa dell’epoca, questo articolo propone un ampio percorso attraverso le politiche agrarie sviluppate in questo periodo. L’obiettivo è dimostrare come la progressiva espansione del sistema capitalista nelle campagne spagnole portò con sé l’applicazione di tutta una serie di misure di intervento pubblico e di riforma sociale che contribuirono a creare un modello ideale di donna rurale basato sulla subordinazione al maschio. Fenomeno che, pur essendo più o meno condiviso dai Paesi dell’arco occidentale, ebbe un’evoluzione particolare nel caso spagnolo. La dittatura franchista, attraverso le sue politiche autarchiche e di colonizzazione, intensificò la presenza del potere politico nell’agricoltura, rafforzando al contempo i ruoli di genere in questo settore. (Dall’abstract https://doi.org/10.26882/histagrar.092e09o). 

Alissa Klots: Domestic service in the Soviet Union: women’s emancipation and the gendered hierarchy of labor, Cambridge University Press, 2024; 318 pp., ISBN: 1009467204 – 978-1009467209.
Questo studio originale è il primo a esplorare l’evoluzione del servizio domestico in Unione Sovietica, sullo sfondo di discorsi in evoluzione su donne, lavoro e vita socialista. Nonostante il servizio domestico confligga con il messaggio egualitario del bolscevismo, il regime ha adottato il lavoro domestico retribuito quale soluzione temporanea al problema del lavoro domestico. Analizzando fonti che vanno dai casi giudiziari alle interviste orali, Alissa Klots dimostra come il regime abbia allo stesso tempo facilitato e ostacolato gli sforzi delle lavoratrici domestiche che volevano reinventarsi come membri equalitari della società sovietica. Il desiderio di rendere domestiche e tate partecipanti alla pari nella costruzione del socialismo si scontrò con un’ideologia di genere, secondo cui i lavori domestici erano un compito delle donne. Questo libro non è solo una finestra sulla disuguaglianza di classe e di genere nel socialismo, ma offre anche un punto di osservazione privilegiato per esaminare il potere delle iniziative statali nel migliorare la vita delle lavoratrici domestiche nel mondo moderno. (Dal sito dell’editore, dove troviamo anche l’indice). 
Non è stato possibile trovare recensioni Oa. È disponibile una intervista audio all’autrice sul canale Youtube di New Books Network.
Sullo stesso argomento, un articolo di Hannah Parker: Every Mother is a Working Mother?: an Overview of Women, Work and Domestic Labour in the Soviet Union, 1927-1941, Sheffield Gender History Journal. 

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Articolo di Rosalba Mengoni

Rosalba Mengoni 400x400

Laurea magistrale in Storia e Società, il suo principale argomento di studio riguarda l’interazione fra l’essere umano e il territorio. Collaboratrice tecnica all’Isem – Istituto di storia dell’Europa Mediterranea del Cnr, è nel comitato di redazione di Rime, la rivista dell’Istituto e fa parte del gruppo di lavoro sulla comunicazione. Cura la Bibliografia Mediterranea pubblicata sul sito istituzionale http://www.isem.cnr.it

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