Nello storico villaggio di Mougins, dove Pablo Picasso trascorse gli ultimi sedici anni della sua vita, e vi morì, situato nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il 21 giugno 2024 ha aperto le porte il FAMM, sigla di Femmes Artistes du Musée de Mougins. Si tratta della prima istituzione privata in Europa dedicata esclusivamente alle artiste che si sono distinte nei principali movimenti artistici dell’età moderna, dall’impressionismo alle avanguardie fino alle più recenti novità. L’obiettivo è quello di riconoscere e valorizzare il loro contributo al mondo dell’arte e metterne in luce l’indiscutibile talento di tante, promuovendo anche una riflessione sulla loro assenza nella storia dell’arte.
In passato l’edificio, in Rue du Commandeur 32, è stato la sede dal 2011 del Museo d’Arte Classica di Mougins, MACM; largamente trasformato, ora ospita un centinaio di opere di più di ottanta artiste, che vengono esposte a rotazione da una collezione che include oltre 500 opere di artiste donne (su un totale di circa 2000).
Il museo è stato ideato dal collezionista inglese Christian Levett, già proprietario del MACM, ex manager finanziario, filantropo e mecenate. In passato ha sponsorizzato oltre quaranta grandi mostre in prestigiose sedi internazionali e finanziato campagne archeologiche nel Regno Unito, in Egitto, in Italia e in Spagna. Dopo aver collezionato arte per più di un quarto di secolo, ha avuto l’intuizione di offrire alle artiste il suo spazio espositivo, primo in Europa dedicato esclusivamente al genio creativo delle donne.
Tra i principali nomi delle artiste presenti troviamo impressioniste, surrealiste, astrattiste, performer, fotografe, scultrici: Berthe Morisot, Mary Cassatt, Eva Gonzalès, Louise Nevelson, Frida Kahlo, Leonor Fini, Lee Krasner, Dorothea Tanning, Louise Bourgeois, Leonora Carrington, Joan Mitchell, Helen Frankenthaler, Niki de Saint-Phalle, Marina Abramović, Nan Goldin, Shirin Neshat, Jenny Saville, Alice Neel, per citare le più conosciute, oltre a numerose artiste emergenti.





Il museo si estende su quattro piani: al piano terra si trovano le maestre impressioniste e surrealiste. Il primo piano è dedicato al XX secolo e più specificamente alle astrattiste. Il corpo umano è al centro della scena al secondo piano. La galleria del piano interrato celebra le artiste contemporanee. L’idea della rotazione consente al pubblico di vedere opere sempre nuove all’interno di un’acquisizione permanente. Ciascuna delle sezioni segue un allestimento in ordine cronologico. Inoltre un programma di mostre approfondisce di volta in volta un’artista diversa.
Christian Levett ha avuto la passione per il collezionismo sin da bambino, quando collezionava medaglie militari e monete. A metà degli anni Novanta si è trasferito a Parigi e ha iniziato a trascorrere il suo tempo libero nei musei e nelle gallerie, dove è nato il desiderio di collezionare opere d’arte. Dopo aver acquistato molte opere di Old Masters, poiché stava diventando molto difficile trovare opere antiche con un’attribuzione certa, Levett dieci anni fa ha cominciato a interessarsi all’arte moderna e contemporanea, senza fare distinzione tra artisti e artiste. Più volte comunque ha dimostrato il suo desiderio di aumentare la visibilità delle artiste, tanto che da marzo 2021 ha iniziato a organizzare visite private nel suo palazzo fiorentino, interamente decorato con opere di donne, per gruppi di mecenati e collezionisti.



Grazie a mostre come quella di Elaine de Kooning alla National Gallery di Washington del 2015, e a quella delle espressioniste astratte del 2016 a Denver, si è innamorato di questo periodo, interessandosi soprattutto alle artiste di questa corrente, sulle quali ha scritto anche un libro pubblicato nel 2023, Abstract Expressionists: The Women. In breve è riuscito ad acquisire una serie di opere fondamentali, mettendo insieme una collezione di livello museale. Poi ha continuato ricercando altri periodi, come il Surrealismo, acquistando opere di artiste come Leonora Carrington, Dorothea Tanning e Leonor Fini, e l’Impressionismo, convinto che il talento, spesso misconosciuto, di queste pittrici avesse prodotto capolavori di altissima qualità, allo stesso livello, se non maggiore, di quello dei loro colleghi maschi.

Per l’arte contemporanea invece Levett confessa di procedere negli acquisti con maggiore cautela, preferendo acquistare artiste, la cui importanza è già consolidata.
Nel novembre scorso, ha acquistato in asta da Sotheby’s New York un’opera di Alice Neel del 1972, un ritratto della performer e poetessa gender non-conforming Jackie Curtis, intitolato Jackie Curtis as a Boy.

Le artiste più presenti nella sua collezione sono Tracey Emin ed Elaine de Kooning. Quest’ultima, nota col cognome del marito, Willem de Kooning, un espressionista astratto di prima generazione, è stata una figura di spicco del movimento. All’interno della sua arte, ha mantenuto il suo interesse per la figurazione. È nota per il suo ritratto di John F. Kennedy, che posò per lei diverse volte.
Di Elaine de Kooning Levett si vanta di aver comprato a un’asta anche un diario con tutti i recapiti dei suoi amici.

Con Tracey Emin il collezionista ha un legame particolare, colpito dalla sua umanità e dalla diversità dei mezzi espressivi che usa, disegno, pittura, scultura, fotografia, ricamo, testi al neon. Tracey Emin è una protagonista dell’arte britannica, una delle artiste più provocatrici degli ultimi quarant’anni, nota per le sue creazioni autobiografiche, crude ed emotive. Componente della famigerata generazione nota come Young British Artists (YBA), Emin ha attinto alle sue esperienze più intime per trovare ispirazione. Nel 1999 espose al Turner Prize l’opera My Bed, un’installazione readymade, composta dal suo letto sporco e disfatto, in cui aveva trascorso diverse settimane bevendo, fumando, mangiando, dormendo e avendo rapporti sessuali. Ora è una Royal Academician.
Un’artista che il collezionista ci ha fatto scoprire è senza dubbio Elizabeth Colomba. Ha circa quarant’anni, viene dalla Martinica e lavora a New York. I suoi soggetti più frequenti sono donne afroamericane raffigurate in contesti storici del XVIII e XIX secolo, rese con particolare attenzione a particolari come carte da parati, tappeti, tende, tessuti, abiti.

Tra le artiste del passato, una piacevole sorpresa è quella di Blanche Monet, nuora e apprendista del celebre maestro impressionista Claude Monet, sempre rimasta nell’ombra. Il padre di Blanche era collezionista e mercante del maestro impressionista, e Blanche finì con lo sposare il figlio maggiore dell’artista, Jean Monet. Iniziò a passare del tempo fianco a fianco a Claude Monet e, intorno alla metà degli anni ’80 dell’Ottocento, dipinse una serie ispirata alla mietitura, con soggetto alcuni pagliai, che ricordano molto i celebri covoni del maestro.

Levett ha in mente ora di guardare anche al panorama cinese, in generale a quello asiatico, a quello africano e sudamericano, di cui già possiede qualcosa.
Inoltre, la collezione di Espressioniste Astratte Americane sarà in prestito negli Stati Uniti a partire dalla fine del 2025 e fino all’inizio del 2028, dove verrà esposta in sei diversi musei in una mostra itinerante.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.
