Fantascientista e femminista. Claudia Corso Marcucci 

I support women’s rights and wrongs. È questa la frase guida – di ardua traduzione – che appare su uno dei profili social di Claudia Corso Marcucci e che pienamente la rappresenta: gioca sull’ambivalenza della parola rights, i ‘diritti’ ma anche le ‘cose giuste’, che in questa accezione è contrapposta a wrongs, gli ‘errori’, le ‘cose sbagliate’, ed esprime perciò sostegno incondizionato alle donne, ai loro diritti, certo, ma soprattutto alle donne in quanto tali. 

All’anagrafe, Claudia Corso Marcucci è soltanto Claudia Corso (cognome paterno), tuttavia nella comunicazione ha ormai adottato e rivendica anche il cognome materno: «per la mia riflessione femminista – dice durante la conversazione che abbiamo avuto il 21 luglio scorso – ma anche perché, in particolare dopo aver frequentato come volontaria il centro antiviolenza di Viareggio, mi sono accorta che negli anni il rapporto con mia mamma, Cristina, è migliorato. Ho riflettuto sul fatto che lei merita molto di più e che io sono soprattutto figlia sua: lei è fiera di me, vorrei che si capisse che io sono fiera di lei, di essere sua figlia. È stata proprio un’esigenza per me, dire che sono anche Marcucci». 

Venticinque anni compiuti a maggio, Claudia è una giovane illustratrice appassionata di fantascienza, che ama leggere e rappresentare con tratto personalissimo e con interesse spiccato per la storia e il sapere delle donne, che emerge con vivacità anche raccontando, per esempio, della propria nascita a Pietrasanta, in provincia di Lucca: «Mi piace essere nata in una città che non ha un grande ospedale, ma che era la mia città; ora tutti nascono in grandi ospedali in città che non sono la loro. Questo mi fa pensare al ruolo delle ostetriche, che pur svolgendo un compito di importanza fondamentale non sono considerate alla pari dei medici». 

La chiave di lettura della realtà (di cui, come noto, la fantascienza rappresenta una proiezione) è da sempre per Claudia il disegno: «Il primo che ricordo è diventato una sorta di mito di casa nostra, non ha niente di spettacolare, perché io disegnavo quello che sentivo e vedevo e quello che mi veniva raccontato (e riempivo interi quaderni, ancora prima di andare a scuola): è un uomo che aggiusta un traliccio dell’alta tensione e rimane fulminato… Ho sempre amato disegnare: nel tempo libero disegnavo, a scuola disegnavo, mi sono presa un sacco di richiami alle medie perché disegnavo durante le lezioni. I miei mi hanno sempre portato a vedere mostre d’arte, ho amato cartoni e fumetti, e tra i fumetti adoravo le Witch». 

Come non ricordare Will, Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin, le cinque adolescenti guardiane della Terra contro le forze oscure del Metamondo? Anche mia figlia, di un anno maggiore di Claudia, le adorava… «Altro ricordo delle mie ispirazioni è Lele Luzzati; alle medie, poi, con manga e anime ho avvicinato il mondo giapponese. Insomma, fare illustrazioni è per me il mezzo più adatto per esprimermi». 

Claudia Corso Marcucci, Autoritratto con Raissa (2022) 

Di qui, un percorso lineare e coerente: liceo artistico a Lucca («una città bellissima, lontana da casa»), indirizzo di arti figurative, ovvero di pittura e scultura, con insegnanti («bravissimi e bravissime, a tutti i livelli possibili»), attenti ai bisogni educativi di ragazze e ragazzi; poi l’Accademia di belle arti di Carrara, indirizzo di arti grafiche, e la magistrale di arti visive a Bologna: «ho conseguito la laurea magistrale nel novembre 2021 con una tesi su Pinot Gallizio, un artista informale degli anni Sessanta, langarolo, una figura eclettica, un uomo straordinario», che Claudia indica senza esitazione tra i propri modelli di riferimento, insieme con Carla Lonzi, femminista teorica della differenza sessuale, Joanna Russ, femminista radicale e autrice di fantascienza statunitense, Octavia Butler, fantascientista di colore con predilezione per i temi connessi all’identità di genere. 

Da qualche tempo Corso Marcucci vive a Pavia: «il mio ragazzo, Enrico, lavorava già qui; il patto era che chi trova lavoro si trasferisce, l’altro o l’altra, se può, segue. Io ho cercato in tutta Italia, ma da quando mi sono trasferita qui, in Lombardia, ho fatto più colloqui; è vero, ci sono più occasioni di lavoro e di incontro, è un ambiente più vivace da tutti i punti di vista». Grazie alla solida base sia teorica sia pratica, da un mese circa la giovane lavora in un’agenzia grafica che si occupa di comunicazione in campo medico e farmaceutico. Non senza qualche rinuncia: ha smesso di suonare il trombone, per esempio, perché «in Toscana abitavo in una casa dove intorno non c’è gran che, qui non me la sentirei di ‘spernacchiare’, non so se i vicini ne sarebbero contenti»; e dire che il trombone è stato un amore inseguito a lungo, dopo gli otto anni di sax tenore nella banda del proprio comune, per iniziativa del nonno materno: «A un certo punto ho ascoltato le grandi orchestre di Benny Goodman e Glenn Miller, con tromboni che spaccavano, così a vent’anni mi sono comperata il trombone, ma ora non lo suono…». 

L’attività di illustratrice di testi fantascientifici e fantastici si sviluppa quando Claudia ha poco più di vent’anni, pur essendo inconsapevolmente preparata da un lungo apprendistato come lettrice e da un serie di passaggi e suggestioni generazionali: «Come molte persone nate alla fine del secolo scorso, che hanno vissuto l’inizio degli anni Duemila, ho un immaginario ricco di fantascienza classica ma con elementi cyberpunk: Matrix, per esempio, è uscito nel 1999; ricordo bene anche la pubblicità della Playstation con una ragazzina aliena…». Sia il film visionario degli allora Larry e Andy Wachowski, sia lo spot televisivo Mental Wealth (Ricchezza Mentale) di Chris Cunnigham per Sony, trasmesso nel 1999/2000, hanno sulla bimba di pochi anni un effetto dirompente. «Verso le nuove tecnologie ho provato una certa paura ma anche una spinta vivace, ho avuto il PC a casa molto presto… Questo universo mi ha affascinata: i primi libri di ambito science fiction che ho letto sono stati quelli di Asimov, Io robot e L’uomo bicentenario. La prima spinta all’illustrazione di fantascienza la devo però a Diletta Crudeli e alla sua rivista on line dedicata al fantastico, Spore, alla quale ho collaborato come illustratrice dal 2018; da lei ho mutuato tante autrici e autori, finché questa cosa non è davvero esplosa. Proprio sviluppando un’idea di Diletta ho realizzato una serie di “santini” di gusto medioevale (amo molto l’arte trecentesca, in particolare senese), che rappresentano scrittori e scrittrici di fantascienza. Un grande aiuto nella conoscenza della science fiction mi è giunto dalla comunità virtuale degli appassionati di Urania Mania, che mi hanno dato molti consigli e mi hanno accolta in modo calorosissimo. Ora la cosa è diventata esponenziale: leggo praticamente solo e testi femministi e di fantascienza». 

Claudia Corso Marcucci, ‘santini’ di gusto medioevale di quattro grandi della science fiction: (da sinistra in alto, in senso orario) Ursula Le Guin, Stanislaw Lem, Octavia ButlerJeff Vandermeer (2021)

In questo ambito, le autrici e gli autori prediletti sono Ursula Le Guin e Octavia Butler, Arthur Clarke e Isaac Asimov, Alice Sheldon e Tanith Lee, «che esprime una poetica strana, – afferma − che non mi sento di condividere, ma che mi ha incuriosita». Scorrendo i profili professionali di Claudia Corso Marcucci – Linkedin, Behance, Facebook, strumenti per veicolare in rete le proprie immagini – risulta evidente come il tema prediletto sia proprio la fantascienza, anche se il tratto della giovane artista è piuttosto lontano da quello dei grandi classici che hanno illustrato e illustrano, per esempio, le copertine di Urania, da Karel Thole a Franco Brambilla. Anche la tecnica utilizzata è ormai quella digitale («la più semplice in termini di trasporto e di spazio»), per quanto in passato Claudia abbia usato gli acquerelli e talvolta realizzi tele ad acrilico. «Ho fatto per anni l’illustratrice per bambini, il mio stile non è vicino a quello della science fiction classica e non mi sono mai ispirata alle illustrazioni di fantascienza in senso stretto. Amo disegnare la fantascienza, rifarmi a racconti, romanzi, ma anche disegnare la realtà, riprendendo eventi drammatici, come per Le Crononaute, le viaggiatrici nel tempo che ho realizzato nell’agosto 2021, quando vi fu un grande incendio a Valdicastello, e che ho ripubblicato recentemente. È un’illustrazione in cui la denuncia sociale è implicita, cosa per me fondamentale, da sempre. Di fronte alla catastrofe ambientale, mi chiedo cosa resterà del nostro pianeta, mi chiedo se delle persone, delle donne, venissero dal futuro nel nostro tempo e vedessero la Terra in fiamme, sì, mi chiedo cosa penserebbero…». 

Claudia Corso Marcucci, Le Crononaute (agosto 2021)

 È forse per trovare proposte e risposte («non posso fare a meno di rappresentare queste cose», dice), che Claudia si è avvicinata al Solarpunk, il genere oggi forse più interessante in ambito science fiction – non è un caso che ci siamo incontrate al Solarpunk Day, il 7 maggio scorso a Milano, nella libreria indipendente Covo della Ladra di Mariana Marenghi −: fondato in Italia da Giulia Abbate, Romina Braggion, Franco Ricciardiello, Silvia Treves, il movimento «immagina un futuro migliore e costruisce strategie operative per renderlo possibile». Le Crononaute non possono che essere donne: «le protagoniste delle mie illustrazioni sono tutte donne, per presa di posizione e non solo; le rappresento in modo non stereotipato: i corpi che disegno non sono automaticamente riconoscibili come femminili, o meglio non sono rappresentati come si pensa debbano esserlo i corpi delle donne. Voglio disegnare le donne non perché le donne vogliono essere viste, ma perché voglio che le donne siano protagoniste». 

Fantascientista e femminista: sono i caratteri che meglio rappresentano Claudia Corso Marcucci, «da sempre le mie più grandi passioni». 

Claudia Corso Marcucci, Viaggio allucinante (2022)

Per una femminista della seconda ondata quale sono stata nella mia giovinezza (per ragioni anagrafiche, ho partecipato alle manifestazioni per i diritti delle donne a partire dai tardi anni Settanta), ascoltare Claudia è quasi commovente: dà la misura che il tempo non è passato invano, che vi sono giovani donne che già hanno raccolto il nostro testimone, che ora ci sopravanzano nel cammino, avendo ben compreso che i diritti – quelli delle donne in particolare – non sono né acquisiti né conquistati per sempre, e che, come immagina Annalee Newitz nel suo romanzo Il futuro di un altro tempo (2019), è sempre possibile che una lobby di maschi conservatori (magari coadiuvati da femmine feroci, come nel caso della Corte suprema degli Stati Uniti d’America) prepari per le donne e per le persone non binarie la peggiore società possibile. 

«Condivido il femminismo della seconda ondata, sono donne che hanno fatto tantissimo… − afferma − Io penso che in realtà l’adesione al femminismo non sia né più né meno di quella che era una volta. Tantissime ragazze e donne si definiscono femministe, però non tutte si danno al femminismo, si mobilitano per il femminismo. Il vero problema è che l’attivismo è diverso, così come il modo di proporre le cose. Una volta i movimenti erano meno inglobati e inglobabili, ora “femminismo” è diventato un’etichetta, un brand, molte istanze diventano slogan e quando il femminismo diventa una marchetta per venderti il rossetto o la crema depilatoria è un problema». E io non posso non pensare alla pubblicità radiofonica di un’azienda che opera nel mercato libero dell’energia elettrica e del gas naturale, ascoltata più volte, nella quale una giovane donna scandisce «Sempre 25 novembre!». Giusto, ma che c’entra? Niente… 

«Inglobare le istanze femministe in tantissime cose che non lo sono porta a non riuscire a vedere quali sono gli obiettivi da perseguire e le pratiche da agire, con un grande inquinamento di questioni e una grande confusione di piani. C’è comunque un’esperienza femminile condivisa, ed è giusto battersi per questa». 

Claudia Corso Marcucci, Messaggio per le stelle (2022) 

E ancora: «Io sinceramente vorrei dedicare tutta la mia vita alle donne, c’è tantissimo da fare… Ho conosciuto donne meravigliose, fortissime, geniali, che in un altro universo sarebbero, sarebbero… − Claudia non finisce la frase, già vola nello spazio ma poi fa ritorno alla Terra – Qui, invece, si vedono tarpare le ali dalla società, che non è per loro. Io aspiro a una sorellanza, a una coscienza femminile per così dire ‘di classe’: gli uomini, al contrario, si basano molto sulla loro fratellanza, sul loro cameratismo, e questo noi donne non siamo abituate a farlo. Per mia parte, pratico e condivido cose che possono aiutare tutte». 

Io sono in pensione da ormai due anni, Claudia è una giovane professionista, ma ha compreso l’essenziale, ovvero la lezione di Primo Levi sull’amore per il proprio lavoro che costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità: «Con il mio lavoro mi diverto un sacco… è bellissimo. Lavoriamo per il personale sanitario: ci occupiamo di packaging per farmaci, manuali di istruzioni, gadget, materiali di studio per medici, conferenze. È un ambiente interessante, c’è un mondo che uno non se lo immagina. Per il futuro, boh… Lavorare lì mi piace, ma soprattutto vorrei continuare a illustrare e a leggere fantascienza!» 

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Claudia Corso Marcucci on Behance
Aetnensis | Facebook 

In copertina: Claudia Corso Marcucci, Un posto nell’universo (luglio 2022) 

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Articolo di Laura Coci

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Fino a metà della vita filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano, negli anni della lunga guerra balcanica ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. Già docente di letteratura italiana e storia nei licei, è ora presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Scrive ascoltando Coltrane e crede nella forza e nella bellezza del camminare.

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