Sulle vie di Prato. Anna Rosa Gattorno, religiosa e beata

Genova, 14 agosto 1831-Roma, 6 maggio 1900
«Mi dedicai con più fervore alle opere pie e a frequentare gli ospedali e i poveri infermi a domicilio, soccorrendoli con sovvenirgli quanto potevo e servirli in tutto».
Così si descrisse madre Rosa Gattorno, una delle beate più stimate soprattutto dalle famiglie ferite da sofferenze, povertà, crisi economica e lutti, che trovarono in lei un’autentica “madre” e protettrice.

Anna Rosa Gattorno nacque a Genova il 14 agosto 1831 da una famiglia agiata di armatori. Il padre, Francesco, era un commerciante originario di Sturla, mentre la madre, Adelaide Campanella, era una giovane vedova genovese già madre di una bambina. Fu battezzata con il nome Rosa Maria Benedetta, secondo genita di sei figli. Ricevette un’istruzione privata, vigilata dalla madre che, allo stesso tempo, le trasmise una forte religiosità, in particolare rivolta al culto di sant’Anna e alle opere di carità. Sapeva suonare il pianoforte e cantare, spesso era lei che intratteneva gli ospiti. Nel 1852, a 21 anni, accettò di sposare il cugino, Gerolamo Custo, con il quale si trasferì a Marsiglia, dove il marito gestiva i suoi affari commerciali. La coppia ebbe tre figli e visse un periodo tranquillo finché non arrivò la crisi finanziaria. La famiglia dovette ritornare a Genova, dove fu accolta in casa dal padre di Rosa Maria, che associò il genero alla propria ditta. Fu un momento particolarmente travagliato, come viene raccontato nelle diverse biografie della futura beata. La primogenita, Carlotta, fu colpita da un improvviso malore che la portò a essere sordomuta per sempre. Nel 1855 il marito, descritto come un uomo irascibile e violento, partì, per affari, per la Russia, da dove tornò, nel 1857,gravemente ammalato e morì nel 1858, seguìto a breve distanza dal terzo figlio, Francesco, di appena sette mesi. Successivamente ci furono dei violenti conflitti di interesse tra le famiglie dei due sposi, tanto che Rosa Maria fu privata di ogni risorsa finanziaria e costretta a tornare, con i due figli, a casa dei genitori.

Le tristi vicende segnarono profondamente la vita della donna, portandola a un cambiamento radicale, ovvero alla sua “conversione”. Rosa Maria Benedetta, una volta divenuta vedova, scelse di dedicarsi alle opere di carità, così, sotto la guida del confessore don Giuseppe Firpo, pronunciò i voti di castità e di obbedienza durante la festa dell’Immacolata, nel 1858. Spinta dal timore di essere costretta ad abbandonare i figli, l’anno dopo cominciò a sperimentare violente critiche, che descrisse in Memorie. Diario intimo delle esperienze mistiche, dando inizio a una serie di pratiche penitenziali, dirette a piegare e a punire il corpo. Nel 1861 pronunciò anche i voti di povertà e, dopo la cerimonia, godette della visione di Cristo Crocifisso. Nel 1862 ricevette il dono delle stimmate occulte.

Dopo il collocamento della figlia in un istituto per sordomuti di Milano e del figlio nel seminario dei preti della Missione di Savona, si sentì sempre più libera da legami familiari, tanto che, insieme a un gruppo di pie dame genovesi, di alto ceto e a lei devote, entrò in contatto con numerose associazioni cattoliche per laici, fondate a Genova dal sacerdote Giuseppe Frassinetti. In particolare, si associò alla Pia Unione delle figlie di Maria Immacolata, istituita nel 1856 e basata sull’esercizio del culto mariano e sull’assistenza delle fanciulle abbandonate. Nel 1864 ne ebbe la presidenza, mentre l’anno seguente fu eletta vicepresidente di un’altra società laicale, la Pia Associazione per la conservazione e l’incremento della Fede, impegnata nella diffusione dei buoni libri e nell’istruzione cristiana della gioventù. In questo periodo, Rosa Maria Gattorno concepì l’idea di fondare una congregazione femminile, dotata di una regola di vita religiosa ma aperta a donne coniugate, vedove o madri di famiglia. Nel 1864 la nuova congregazione venne autorizzata dall’arcivescovo di Genova, Andrea Charvaz, che la nominò superiora; cominciò successivamente a scrivere il regolamento e a ricercarne l’approvazione, tanto da visitare personalmente papa Pio IX, nel gennaio del 1866. A marzo dello stesso anno, abbandonati genitori e figli, partì per Piacenza con cinque compagne, dando vita alla nuova congregazione chiamata Figlie di Sant’Anna, madre di Maria Immacolata, aperta anche alle vedove, con lo scopo di assistere le persone inferme e povere, sia negli ospedali che a domicilio; si occupò pure di infanzia abbandonata, con l’apertura di scuole. Prosperò in breve tempo, grazie all’aiuto di generose donazioni, e si espanse nel resto d’Italia. Rosa Maria vestì l’abito religioso nel1867 e cambiò il nome in Anna Rosa Gattorno.

Nel 1876 ottenne il Decreto di Lode, mentre nel 1878 iniziò a inviare le prime Figlie della congregazione in Bolivia, Brasile, Cile, Perù, Eritrea, Francia e Spagna. A Roma, già dal 1873, organizzò scuole maschili e femminili per la gioventù povera, con asili nido, assistenza ai neonati e alla prole delle operaie ,case per ex prostitute, donne di servizio, infermiere a domicilio, e proprio qui creò la Casa Generalizia delle Figlie di Sant’Anna, con l’annessa chiesa, in cui Anna Rosa si stabilì dal 1886. A febbraio del 1900 fu colpita da una grave influenza e peggiorò rapidamente, fino al 6 maggio, quando si spense. Ancora oggi riposa, in una cripta, nella Casa Generalizia. Il 27 luglio 1912 fu avviato il processo di beatificazione, che si concluse nel 2000, quando fu proclamata beata da papa Giovanni Paolo II, dopo che fu ritenuta miracolosa la guarigione, a lei attribuita, di una suora.

Lasciò la fondazione in piena espansione, con un alto numero di religiose e dibcase tra Italia, Europa, America meridionale e Africa. Inoltre, la fama di santità che Gattorno aveva avuto in vita, aumentò ulteriormente con la sua morte. Fu una “sposa” fedele e madre esemplare, non solo per i propri figli, ma anche per la Chiesa e per tutte le persone più bisognose. Nel 1996 fu trascritta l’opera Memorie e vennero pubblicati altri due scritti: Fili d’oro, massime, pensieri estratti dalle Lettere che la serva di Dio Rosa Gattorno scriveva alle prime figlie di S. Annae Travagli e conforti dell’anima nel cammino della perfezione, nel 1992, oltre a un epistolario, che raccoglie una serie di carteggi, dal 1864 al 1881, con il titolo Lettere.

La beata venne commemorata in tutta Italia; a Napoli fu posta una lapide invia Abate Minichini 25, con inciso: «In memoria di suor Anna Rosa Gattorno, fondatrice delle Figlie di Sant’Anna proclamata beata il 9 aprile 2000 e delle sue suore per il grande impegno di carità profuso durante il colera del 1884»;a Prato fu intitolata una via a suo nome, nei pressi del centro storico. Nel2016, durante l’anno della Misericordia, per ricordare i 150 anni dalla fondazione dell’istituto religioso Figlie di Sant’Anna, dal cortile del Seminario Vescovile furono levati al cielo, per l’appunto, 150 palloncini e alcune lanterne volanti.

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Articolo di Sara Benesperi

Nata a Prato e laureata in Scienze umanistiche per la comunicazione all’Università di Firenze, sono laureanda in Media, Comunicazione e Giornalismo all’Università di Roma La Sapienza. Sono una ragazza solare, a cui piace passare il tempo libero nei più svariati modi e fare nuove esperienze, ma soprattutto guardare film, ascoltare la musica, di ogni genere, e leggere.

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