Il tema del webinar di giugno, precisamente giovedì 8 alle ore 17.00, tratterà un argomento antico come il mondo patriarcale che, ogni tanto, ci illudiamo di aver lasciato alle spalle, ma nel quale siamo ancora tragicamente immerse e colpite, e non solo nei paesi altri e lontani dal nostro illuminato Occidente. Parliamo delle violenze di genere – in particolare anche le Mgf, Mutilazioni genitali femminili – di cui si tratterà nell’incontro online Sul corpo delle donne, appuntamento mensile nell’ambito di Cambiamo discorso-Contributi per il contrasto agli stereotipi di genere, ciclo di discussioni su argomenti di attualità e cultura, organizzato dall’associazione Reti culturali.

Ospiti del webinar saranno Serena Fiorletta, antropologa culturale, vicepresidente e responsabile della comunicazione di Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e Clara Caldera, responsabile dei progetti Mgf di Aidos.
Prima dell’incontro di giovedì prossimo e nell’intento di conoscere meglio le esperte protagoniste della giornata, con le loro importanti esperienze e ambiti professionali, poniamo loro alcune domande.
Iniziamo con la dottoranda in Scienze sociali ed economiche all’Università Sapienza di Roma, dr.a Serena Fiorletta, e approfittiamo della sua gentilezza e disponibilità.
Quali sono gli interessi e le aree di ricerca di cui ti occupi in ambito universitario?
Sono anni che collaboro con diverse università. In particolare sono docente e coordinatrice del modulo Intercultura del Master in Studi e politiche di genere dell’università Roma Tre dal 2016 e sto portando avanti un dottorato di ricerca, presso Sapienza università di Roma, in Scienze sociali ed economiche. Mi occupo soprattutto di femminismi postcoloniali, decoloniali, transnazionali, diritti delle donne e globalizzazione. In particolare la mia ricerca attuale verte su femminismo transnazionale e Nazioni Unite, la storia di questa relazione e le sue trasformazioni recenti.
Agli studi e alla docenza accademica, sappiamo che intrecci altre attività professionali e sociali. Ce ne parli?
La mia attività professionale, insieme al lavoro di ricerca, è da oltre 12 anni quella di responsabile della comunicazione di Aidos, è attraverso questo lavoro che ho avuto l’occasione di partecipare alle iniziative delle Nazioni Unite dedicate ai diritti delle donne, questo mi ha permesso di unire lavoro e ricerca accademica.

Come sei giunta, nella tua esperienza di vita e di studi medi, a occuparti di tematiche riguardanti le politiche di genere?
Sono una femminista, questo ha condizionato la mia vita e i miei interessi sia nello studio che nella ricerca di un lavoro. Gli studi sociali e di antropologia, nonché il loro intrecciarsi con gli studi di genere, mi hanno permesso e mi permettono tutt’ora di approfondire la teoria e coltivare una passione per la ricerca. Di conseguenza ho cercato e trovato un lavoro che si avvicinasse il più possibile a tutto questo e l’ho trovato in Aidos. Qui ogni giorno tentiamo di rinnovare e raffinare un modo consapevole di essere sul campo, in relazione con altre donne e altre soggettività, nel riconoscimento reciproco delle nostre differenze. Quello che studio, come l’intersezionalità, l’interculturalità, i femminismi… provo, con le mie colleghe, a portarlo nel lavoro quotidiano di cooperazione.
Che cosa suggeriresti alle e agli adolescenti di oggi, come in una lettera aperta, per affrontare al meglio la realtà attuale, in cui pari opportunità legislative (forse) ci sono, ma nelle pratiche quotidiane sussistono ancora tante disparità di genere sia in ambito familiare sia professionale?
Io sono una sostenitrice di ogni giovane generazione che con le sue specificità sa portare avanti le proprie battaglie. Detto ciò direi di non abbassare mai la guardia sui diritti e sulle lotte per la libertà individuale e collettiva. Sono stati fatti indubbiamente dei progressi, ma non bastano e i diritti vanno difesi costantemente. Disparità di genere ce ne sono molte, in tutti gli ambiti della società patriarcale nella quale viviamo, anche sulla carta. Il cambiamento legislativo è importante ma serve che vada di pari passo con un cambiamento sociale e culturale. Questo è un percorso faticoso e di lunga durata. Come possiamo parlare di uguaglianza di genere se lo pensiamo ancora in chiave binaria e non ci sono diritti per le persone lgbti? Abbiamo alti tassi di violenza di genere, in tutte le sue declinazioni, dal femminicidio alla violenza domestica. Un immenso lavoro da fare sugli stereotipi di genere, a scuola e fuori da questa. Vi è nel nostro paese un costante tentativo di ostacolare l’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi. insomma il cammino per l’autodeterminazione è costantemente in fieri.
Interverrà poi nel webinar Clara Caldera, responsabile progettuale presso Aidos.
Che tipo di associazione è Aidos e con quali azioni concrete promuove diritti, dignità, libertà di scelta di ragazze e donne nel mondo?
Aidos è un’organizzazione non governativa che da più di 40 anni realizza progetti e attività di ricerca, formazione, informazione, sensibilizzazione, servizi e advocacy verso istituzioni italiane, europee e internazionali su temi quali la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, la violenza di genere, incluse le pratiche dannose come le Mgf, l’empowerment economico delle donne o l’istruzione delle bambine e delle ragazze.
In realtà il confine tra queste aree di intervento non è netto, e spesso sono aree strettamente collegate tra loro e che si nutrono a vicenda.
Tra gli aspetti che caratterizzano il nostro modo di operare c’è sicuramente la centralità del partenariato e il continuo dialogo con le organizzazioni del mondo (possibilmente governate da donne) con le quali collaboriamo. I progetti nascono dai bisogni che le organizzazioni partner individuano sul campo, Aidos quindi interviene a supporto del lavoro di queste organizzazioni e fornisce assistenza tecnica rispetto a metodologia, approcci e accesso ai fondi e a reti internazionali. Più ampiamente, e allo stesso tempo, le esperienze, le conoscenze e le reti che si creano sul campo e i risultati stessi dei progetti nutrono il lavoro più politico di advocacy della nostra associazione e ci consentono di contribuire a portare con maggior forza istanze femministe all’attenzione di decisore e decisori nazionali e internazionali.

Attualmente in che cosa consiste la tua professionalità in ambito associativo e non solo?
Sono coordinatrice di progetti presso Aidos, per cui mi occupo di progetti dalla genesi, al coordinamento concreto delle attività passando per la realizzazione di alcune attività specifiche quando sono in linea con le mie competenze e conoscenze. Concretamente mi occupo di scrivere i progetti, gestire i rapporti con l’ente erogatore dei fondi e con i partner del progetto, gestire gli aspetti più formali/burocratici di reportistica, assicurarmi che le attività siano correttamente implementate, nelle tempistiche concordate ma anche, e forse soprattutto, fare in modo che l’approccio di genere sia trasversale a tutti gli interventi e prodotti dei progetti.
Faccio missioni brevi di una o due settimane, che nel mio caso spesso significa viaggiare in Paesi africani o europei, per monitorare le attività implementate dai partner, facilitare missioni di esperte/i che possano rispondere a dei bisogni specifici delle organizzazioni con le quali collaboriamo, ma anche per facilitare formazioni, partecipare a convegni o conferenze rilevanti per il nostro lavoro, fare rete, comunicare su quanto facciamo. Difficile elencare tutte le singole mansioni, ma anche qui credo che la particolarità del nostro lavoro in Aidos sia quella di portare una prospettiva di genere – mi auguro più ampiamente una prospettiva e pratica femminista – nel coordinamento e nella realizzazione dei progetti. Aggiungerei che il lavoro di squadra è un’altra modalità che caratterizza fortemente il nostro lavoro in Aidos.
Sappiamo che sei responsabile dei progetti inerenti le Mgf: è un tema che riguarda solo Paesi altri o ci sono casi significativi anche in Italia, che hai incontrato e di cui ci puoi parlare?
Sono circa 200 milioni le ragazze e le donne che hanno subito le Mgf, in 31 paesi di cui abbiamo dati a disposizione (Unicef), in realtà si osserva la presenza di questo fenomeno in più di 90 paesi (EndFGM EU network). Le Mgf sono una questione globale che riguarda in misura minore o maggiore tutti i continenti. L’Italia non è esclusa, si stima che ci siano circa 87.600 donne di origine straniera di età ≥15 anni sopravvissute a Mgf. Mentre dal 15 al 24 % delle ragazze sarebbero a rischio su una popolazione totale di 76.040 ragazze di età compresa tra 0 e 18 anni provenienti da paesi in cui si pratica la mutilazione genitale femminile (Farina, Ortensi, Mennoni dell’Università Bicocca di Milano). Sappiamo che la pratica può essere portata avanti in clandestinità, sul territorio italiano o più ampiamente europeo, oppure che le bambine possono essere portate nei paesi di origine dei genitori per esservi sottoposte. In Aidos ci capita di ricevere qualche richiesta di supporto in caso di timori che la bambina possa subire la pratica durante le vacanze nel paese di origine dei genitori. In questi casi attiviamo la rete di organizzazioni partner con le quali collaboriamo nei vari paesi coinvolti perché si informino, monitorino la situazione e soprattutto prevengano la Mgf.
Direi però che accade più spesso di ricevere richieste di informazioni sui servizi disponibili sul territorio italiano per la presa in carico di donne sopravvissute a Mgf oppure di richiesta di maggior informazioni sulla possibilità di proteggere le bambine con una qualche forma di protezione internazionale. Anche in questo caso facilitiamo i contatti con organizzazioni e professioniste/i dei vari territori con cui collaboriamo perché diano una risposta appropriata.
Sei chiamata a parlare di questi temi nelle scuole di livello medio? E, secondo te, è importante far conoscere queste tematiche a ragazze e ragazzi?
Non direttamente, ma coordino progetti sulla violenza di genere che possono includere attività nelle scuole. Penso in particolare a un progetto pilota in Repubblica di Guinea dove abbiamo portato avanti una serie di dibattiti sulle Mgf con ragazze e ragazzi adolescenti, che è stato molto apprezzato e utile. In questo caso il tema era conosciuto poiché la maggior parte delle ragazze e donne in Guinea sono sopravvissute a questa pratica, tuttavia questi dialoghi, facilitati da adulte/i competenti, hanno permesso di aumentare la consapevolezza degli uni e delle altre di quanto e come si tratti di una violenza di genere, e ha consentito a ragazzi e ragazze di affrontare più ampiamente tematiche come l’autonomia corporea, la sessualità, gli stereotipi di genere, i rapporti di potere tra i generi… Quindi creare degli spazi sicuri di scambio e dialogo in ambito scolastico è fondamentale per andare alla radice delle violenze di genere, che si manifestino nelle Mgf o in qualsiasi altra forma. Lo è ovunque, e quindi anche in Italia, dove é necessario lavorare sulle disuguaglianze nei rapporti tra i generi, al fine di trasformare le nostre società e renderle più eque e giuste. Questo vuol dire informare e sensibilizzare coinvolgendo anche le più giovani generazioni, per affrontare una mascolinità tossica e quelle norme sociali che perpetuano disuguaglianze e stereotipi di genere, e favorire al contempo l’empowerment di donne e ragazze. Si tratta in pratica di adottare un approccio trasformativo di genere (Video) nelle scuole ma più ampiamente nella società. Ed è quello che facciamo in diversi ambiti e luoghi.
Giovedì prossimo ascolteremo discutere nello specifico di queste tematiche; nell’attesa siamo grate del tempo che ci hanno dedicato le due relatrici.
Questo il link per effettuare la preiscrizione all’incontro online e ricevere poi le indicazioni per il collegamento: https://csvmarche-it.zoom.us/webinar/register/WN_CbEozCn6Qze3ifRvCOPDkw
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di formazione per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.

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