Vecchie? No, libere!

Ballate per galline vecchie, di Elisa Genghini, uscito nel marzo 2023 ha inaugurato una nuova collana, con la quale la casa editrice Iacobelli, in collaborazione con Musica di seta, vuole raccontare la storia di donne che sono scrittrici, e insieme appassionate di musica.
Elisa Genghini è già nota al pubblico per aver pubblicato altri libri, tutti dai titoli un po’ bizzarri e intrisi di spirito ironico e di profonda verità: 101 cose da fare in Romagna almeno una volta nella vita (2009), Serena Variabile (2011), Sposerò Manuel Agnelli (2017, scritto a quattro mani con Gianluca Morozzi), Clown Bianco (2022),e inciso due dischi: Catturarti è inutile (2013) e Fuorimoda (2017).

Elisa è figlia di un bagnino romagnolo e di una tedesca in vacanza a Rimini, è scrittrice e cantautrice, lavora in una comunità terapeutica per tossicodipendenti, vive in provincia di Bologna con una coppia di gatti, un compagno batterista e una figlia di due anni, Irma, che lei definisce il suo “piccolo uragano”. Guida una piccola Toyota Argo blu piuttosto malandata, perennemente in attesa di un cambio d’olio e di pneumatici nuovi. Ascolta musica da sempre, dai Nirvana agli Oasis, e ad ogni capitolo del suo libro, che non a caso si intitola “Ballate”, è dedicato un pezzo, musica di donne per donne, da Alanis Morisette, Annie Lennox, Janis Joplin a Suzanne Vega, Madonna, Britney Spears, fino a Marina Rei, La Rappresentante di lista e Carmen Consoli, i cui testi rispecchiano molti dei suoi pensieri e sentimenti.

Ma chi sono le galline vecchie? Sono quelle che per un antico proverbio toscano “fanno buon brodo” alludendo alla positività di alcuni aspetti della vecchiaia. Sono, nella metafora, le donne, non quelle perfettissime che riescono sempre in tutto (esistono veramente?), ma le normali, noi, che arranchiamo tutti i giorni per conciliare lavoro e famiglia, che ci vediamo ingrassare e non riusciamo a seguire una dieta, né andare in palestra, che facciamo fatica ad alzarci la mattina e non troviamo il tempo per andare dal parrucchiere. A noi Elisa consiglia di fermarci, di non affannarci per il bucato da fare, la casa da riordinare, i figli da prendere a scuola, magari un po’ in anticipo per non sentirci in colpa. Ci insegna che abbiamo diritto alla felicità, siamo tante, non siamo superdonne, non facciamo vite straordinarie, e dobbiamo accettarci con tutte le nostre imperfezioni e godere della nostra normalità. «A essere mediocri c’è solo da guadagnarci, giuro» afferma Elisa perché ti tranquillizza la consapevolezza che al mondo ci sono persone più brave, più intelligenti di te. E nel libro una gallina vera c’è, in carne, ossa e piumaggi: è la Cocca che il papà di Elisa un giorno portò a casa. Faceva tante uova e non si importava del freddo, dell’umidità, non aveva bisogno del gallo per fare le uova, le bastava beccare e starnazzare, e sembrava felice così. Elisa ama le galline (oltre ai gatti): non sono belle, non sono particolarmente intelligenti, né servizievoli, non hanno bisogno del gallo per fare le uova, vivono tranquille, non fanno vite straordinarie, ma ci sono sempre state e sono dappertutto, nelle aie in tutto il mondo, da secoli.

Le galline per Elisa sono «il simbolo di un lato B della storia, lo stesso lato delle donne che non vincono alla lotteria o non nascono principesse ereditarie, di quelle che vanno a comprare un paio di scarpe ed è finito il loro numero. Le donne che il tuo collega che ha cominciato insieme a te diventa il tuo capo, che la tua vicina di casa ha cinque figli, un lavoro da dirigente e trova il tempo per la palestra». Oltre al lato B della storia, per Elisa c’è anche la versione beta della felicità, che contraddice la versione alfa, secondo la quale si può essere felici per una vita intera, ma a questa versione Elisa non crede. «Del resto essere felici per una vita intera sarebbe quasi insopportabile». Esistono invece giorni, momenti della vita in cui senti che non tutto va male, come esistono momenti in cui ti senti sfigata, è questa la normalità, ed Elisa, tutto sommato, si sente felice della vita che ha, anzi quasi se ne vergogna, come se a confessare la propria felicità si facesse torto a qualcuno.

Le galline invecchiano e l’invecchiamento è un processo inesorabile, ma Elisa sostiene che alle donne fa acquisire dei superpoteri, come quello dell’invisibilità: si può andare in giro la sera senza attirare l’attenzione di qualche bel ragazzo, soprattutto se si porta una figlia al seguito e si indossa un vecchio maglione sporco di gelato e di sabbia del parco. La libertà di mangiare la pizza propria e quella della figlia: tanto di qualche chilo in più chi se ne accorge! Invecchiando si acquisisce la sfrontatezza, l’audacia di fare la voce grossa, di inveire contro chi è scortese e maleducato. La capacità di non vedere tutto bianco o nero, ma di apprezzare anche il grigio: ci si accorge che non tutte le storie d’amore sono perfette, non tutto può andare a gonfie vele. Elisa in verità non è anagraficamente vecchia, ha solo quarant’anni (sic!), ma si sente più giovane ora che a vent’anni. Elisa manda la figlia a scuola col maglione infeltrito, perché sa che sta più comoda, le consente di mangiare patatine fritte e würstel al formaggio, di vedere i video di Baby Shark, che appassionano bambini e bambine di tutto il mondo. Le piacerebbe che apprezzasse Mozart o Jhon Lennon, c’ha provato a farglieli ascoltare, ma sa che la figlia è più felice con le canzoncine di scimmie, coccodrilli e paperelle, e perché allora vietarle questa gioia? Elisa è laureata in pedagogia ed è consapevole che Maria Montessori alle sue concessioni si rivolterebbe nella tomba, ma davanti alla figlia le sue convinzioni pedagogiche finiscono alle ortiche.

La percezione che le donne debbano mostrarsi sempre belle e attraenti, efficienti e capaci di mantenere sia la famiglia sia un lavoro è una questione che ha radici profonde. Ma Elisa non ne fa una dissertazione storica-filosofica; con un racconto tra lo scherzoso e il pungente semplicemente riconosce e ci fa riconoscere che le donne hanno il diritto di decidere come vogliono presentarsi e di scegliere come desiderano esprimere la propria identità, indipendentemente dagli standard di bellezza e di efficienza imposti dalla società.

Ogni donna ha il diritto di prendere decisioni sulla propria vita, su come la vuole vivere, se rincorrere la carriera o dedicarsi esclusivamente alla famiglia, avere la libertà di essere brutta, vecchia, mediocre, felice e/o triste. Ogni donna ha il diritto di definire il proprio valore e le proprie priorità nella vita, senza essere limitata da tali aspettative. La lotta per l’uguaglianza di genere mira anche a creare un mondo in cui le donne possano avere la libertà di scegliere di essere galline vecchie.

Elisa Genghini
Ballate per galline vecchie
Iacobelli, Roma, 2023
pp. 120

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

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