Alice Laidlaw Munro. Nobel per la letteratura

«Maestra del racconto breve contemporaneo».
Alice Laidlaw è la più importante scrittrice canadese contemporanea. Nasce e cresce in un paesino dell’Ontario; la mamma insegna; il padre, allevatore di animali da pelliccia, riesce a stento a mantenere la famiglia. Da bambina deve accudire la mamma a cui viene diagnosticato il morbo di Parkinson e comincia a scrivere per sfuggire alla solitudine. Con una borsa di studio può iscriversi all’università, e per mantenersi dona il sangue, fa la cameriera, raccoglie il tabacco, lavora in biblioteca.

Lascia gli studi nel 1951 e sposa James Munro, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia, contro il parere dei genitori di lui. James sostiene la sua attività di scrittrice e la incoraggia a continuare. Dal matrimonio nascono quattro figlie, di cui una muore appena nata.

Nel 1959 scrive La pace di Utrecht, racconto in cui narra del difficile rapporto con la madre invalida, e della sua morte. I racconti iniziano a uscire sulle riviste e nel 1969 La danza delle ombre felici, la sua prima raccolta, vince il Governor General’s Award, massimo premio letterario canadese.
A questo successo segue quello de La vita delle ragazze e delle donne (1971), l’unica opera pubblicata come romanzo, una sorta di autobiografia.

Nel 1972 si separa dal marito e inizia a insegnare scrittura creativa nei college. Nel 1976 sposa un suo vecchio compagno di università, Gerald Fremlin, e come scrittrice mantiene il cognome del primo marito. Nel 1980 è “Writer in Residence” sia all’Università della Columbia Britannica che all’Università del Queensland.

Scrive in ogni minuto libero da impegni familiari, quando le bimbe dormono, o mentre sono a scuola. Lei stessa dirà che scrive racconti perché non ha il tempo per scrivere romanzi. Apre col marito una libreria nel 1963 a Victoria, la Munro’s Books.

Vince altre due volte il Governor’s General Award (per Chi pensi di essere? e Il percorso dell’amore), il Rogers Writers’ Trust Fiction Prize nel 2004 per la raccolta di racconti In Fuga, nel 2009 il premio alla carriera Man Booker International Prize.
Nel 2013 annuncia il suo addio alla scrittura.

Alice Munro ha pubblicato tredici raccolte di racconti, di cui molti sono usciti su importanti riviste. Da un racconto nella raccolta Nemico, amico, amante la regista Sarah Polley ha tratto un film dal titolo Away from Her (Lontano da lei).

Grant e Fiona, i protagonisti, sono sposati da quarantaquattro anni, sono molto legati e il loro è un matrimonio felice, anche se il passato non è stato sempre sereno. Ma quando Fiona inizia a perdere la memoria, colpita dal morbo di Alzheimer, e viene ricoverata in una casa di riposo, Grant compie un vero e proprio atto di abnegazione: permetterà alla moglie di essere felice per l’ultima volta, quando lei trasferisce il suo affetto a un altro uomo, Aubrey, paziente della stessa casa di cura.

Nei suoi racconti, ambientati per lo più nella sua regione natale, il Southwestern Ontario, descrive storie di persone comuni alle prese con la vita di tutti i giorni, e ne indaga le relazioni con un linguaggio che può sembrare semplice ma è quella semplicità che viene fuori da una lunga pratica di scrittura. Munro rivoluziona la struttura del racconto breve, soprattutto per quel che riguarda i tempi, spostandosi continuamente dal passato al futuro e nel breve spazio di un racconto esplora tutta la complessità di ogni vicenda. Le protagoniste dei suoi racconti, per lo più ragazze fragili che hanno visto svanire i propri sogni, signore cariche d’esperienze, donne adolescenti e mature, sole in condizioni di insicurezza e precarietà, ci svelano i loro lati nascosti, mostrandoci la bellezza del loro mondo interiore. Bambine che crescono e diventano ragazze, poi donne e nel frattempo vivono e vanno avanti, malgrado ferite e cicatrici e ricordano il passato con la convinzione di esserne venute fuori.

Nel romanzo autobiografico La vita delle ragazze e delle donne la protagonista Del Jordan vive nella campagna dell’Ontario e il padre alleva e scuoia volpi. Crescendo però frequenta sempre di più la città, e si avventura in un mondo nuovo; sperimenta l’amicizia, l’amore e la perdita e intravede la fine dell’adolescenza. Infine scopre la scrittura, unica ancora di salvezza mentre le persone passano e svaniscono.

«Flats Road era l’ultimo posto dove mia madre avrebbe voluto vivere… Alla gente che abitava lì parlava con una voce meno cordiale di quella che utilizzava in paese, ostentando una gentilezza severa e un uso in qualche modo ostile della correttezza grammaticale… Lei stava dalla parte dei poveri, sempre e dovunque, dalla parte di negri, ebrei, cinesi e donne, ma quelli che si ubriacavano, no, non li tollerava, e nemmeno chi esagerava col sesso e le parolacce, la vita sregolata, l’ignoranza compiaciuta… Mio padre era un altro tipo. Piaceva a tutti. E a lui piaceva Flats Road, benché non toccasse mai alcol, non sfarfallasse con le signore e non usasse parolacce. Lui lì stava bene».
Nel racconto Il cowboy della Walker Brothers tratto da La danza delle ombre felici è cruciale il rapporto tra padre e figlia.
«Dopo cena mio padre fa: – Scendiamo a vedere se c’è ancora il lago? – Lasciamo mia madre a cucire sotto la lampada in sala da pranzo; mi fa dei vestiti per l’inizio della scuola. A questo scopo ha disfatto un vecchio completo e un vestito scozzese che erano suoi, e ora le tocca ingegnarsi per tagliare e ricucire oltre a farmi stare in piedi a girare su me stessa per interminabili prove mentre io, ingrata, sudo e mi lamento perché la lana prude e mi viene caldo. Lasciamo mio fratello a letto nel piccolo portico chiuso al fondo della veranda, e certe volte lui si inginocchia sul lettino, preme la faccia contro la zanzariera e frigna: “Portatemi il gelato!”, ma io gli rispondo: “Tanto dormirai già”, e non giro neanche la testa».

In Chi ti credi di essere? Munro delinea il personaggio di Rose attraverso quarant’anni, partendo dal suo rapporto con la matrigna, Flo, donna volgare tipica esponente di quel mondo provinciale da cui Rose vuole fuggire, fino alla completa definizione della sua identità. Ma nel mezzo c’è la sofferenza della bambina che si ribella e viene presa a cinghiate dal padre, il conforto che trae dalla lettura, il coraggio di mettersi in viaggio, l’esperienza amara dell’amore, il difficile rapporto con la figlia e infine la maturità di una donna che decide di tornare là dove tutto è cominciato per arrivare a conoscere chi crede di essere e chi davvero è.
«Ci fu una lunga tregua tra Flo e Rose, al principio. Il carattere di Rose cresceva ispido come un ananas, ma in modo lento, segreto, foderato da strati di orgoglio e scetticismo che rendevano l’effetto sorprendente ai suoi stessi occhi». Le sue short stories sono perfette, stringate e sobrie nello stile, pungenti nell’analisi psicologica dei personaggi, di cui descrivono i tratti con tanta efficacia da renderli universali. Molto attenta al mondo femminile, ai difficili rapporti fra genitori e figli, ai diversi aspetti dell’amore, della malattia e della morte, Munro riesce a creare dei sottili richiami tra le singole storie.

Tanti gli autori a cui è stata paragonata, da Flannery O’Connor a Henry James, da Chechov a Tolstoj, ma unica e incomparabile resta la sua capacità di farci intravedere gli intrecci complicati della natura umana in un istante, con uno stile lucido e ironico.

Nei racconti più recenti il suo sguardo spazia dalle vicende familiari ai problemi della terza età; sullo sfondo di storie incantevoli si avverte sempre un mondo pieno di minacce, morti, disastri, ferite insanabili, su cui irrompe improvviso una luce, un sentimento che somiglia all’amore.

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.

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