Di Tina Costa, staffetta partigiana e gappista, romagnola di nascita e romana di adozione. ricordo l’energia e la determinazione, le parole e i discorsi pronunciati ogni 25 aprile dal palco di Porta San Paolo, principale luogo della Resistenza romana. Ricordo il caldo di quella giornata, il suo ultimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, quando lei, non fiaccata dai suoi 92 anni, invece di salire sul pullman dell’ANPI che l’avrebbe accompagnata nella piazza di arrivo del corteo per tenere il comizio conclusivo, ha preferito marciare per ore sotto il sole tra le bandiere e i canti intonati dalle giovani generazioni antifasciste.
Ogni anno, terminato il comizio, prima che la piazza si svuotasse, lei prendeva nuovamente il microfono e incitava la folla ad accompagnarla mentre intonava Fischia il vento e poi, con il pugno ancora alzato, concludeva tra gli applausi con un’ultima Bella Ciao.
Ribelle al regime fin dalla scuola elementare, quando rifiutò di indossare la divisa di figlia della lupa, fu poi una giovanissima partigiana. Da staffetta, attraversò più volte la linea Gotica per aiutare le brigate comuniste, superando clandestinamente posti di blocco tedeschi e sfuggendo a un arresto. La brutalità nazista non riuscì mai a fermarla. Iscritta al PCI fin dal 1944, svolse attività di sindacalista per tutta la seconda metà del secolo. Nel 1991, ancora comunista, si oppose alla trasformazione del PCI in PDS e si iscrisse a Rifondazione. Protagonista fondamentale dell’ANPI di Roma, non ha mai mancato di portare avanti la memoria storica e l’antifascismo con lucidissimi interventi nelle piazze e nelle scuole.
Di recente si è opposta alla strumentalizzazione elettorale dell’ANPI. Negli ultimi cinque anni, con rammarico, perché sapeva bene che nella Resistenza italiana furono presenti anche numerosi gruppi partigiani costituiti da ebrei, ha fermamente resistito alle istanze della comunità ebraica romana che avrebbe voluto espellere dal corteo le bandiere palestinesi, da sempre presenti nella manifestazione, assistendo così a una triste scissione tra i soggetti partecipanti alla celebrazione.
La sua forza, sempre serena e lucida anche nei momenti di rabbia e di dolore, è un esempio da ricordare.
Articolo di Andrea Zennaro
Andrea Zennaro, laureato in Filosofia politica e appassionato di Storia, è attualmente fotografo e artista di strada. Scrive per passione e pubblica con frequenza su testate giornalistiche online legate al mondo femminista e anticapitalista.