Non sono né una giurista né una costituzionalista, ma nel tempo ho imparato a conoscere sempre un po’ di più la nostra Costituzione che ‘sana e robusta’, si dice, debba ancora trovare la sua piena applicazione. In occasione, dunque, di una serata promossa per la Festa della Liberazione da un’associazione tarantina. che ha invitato le varie realtà culturali a commentare i primi dodici articoli della Costituzione e a presentare biografie di persone che per la Libertà e la Giustizia hanno dato la vita, tante sono state le voci che si sono alternate e uno degli aspetti che mi ha colpita, ma non sorpresa, è che le biografie presentate fossero unicamente di uomini, come il partigiano Olivelli, Don Puglisi o il magistrato Livantino, eppure non poche sono le donne anche partigiane che hanno lottato per vincere il nazifascismo e successivamente almeno ventuno sono state la Madri Costituenti. A me è stato chiesto ti presentare il pastore e teologo Dietrich Bonhoeffer. Il padre Karl era un eminente professore della facoltà di psichiatria e di neurologia dell’università di Berlino e la madre Paula Von Hase è stata una delle poche donne tedesche laureate del tempo; nel 1933, in una trasmissione radiofonica, definisce Hitler non un Fürher ma un Verfürher (seduttore); nel 1943 viene arrestato e internato nel carcere militare di Tegel: morirà impiccato il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossemburg. Una vita straordinaria quella di Bonhoffer, che consiglio di approfondire, dalla quale sono stati tratti due film e un documentario che non mi pare siano stati opportunamente distribuiti in Italia.
E anche questo, insieme con alcune esperienze personali e altre suggestioni correlate a femminismo e conquiste sociali, ho sottolineato nel mio commento sull’articolo 8 della Costituzione che parla della libertà religiosa: qualcuno/a dei presenti conosceva la trasmissione televisiva “Protestantesimo” ma nessuno/a “Culto evangelico” trasmesso ogni domenica mattina su Radio 1 alle 06:35. Come possono la TV e la radio di Stato prevedere nei propri palinsesti orari adatti a una maggiore audience per le trasmissioni di una sola religione, difatti negando le pari opportunità per le numerose altre presenti?
Perché la libertà religiosa non corrisponde a una medesima visibilità? Sappiamo che è un’annosa questione questa anche nella scuola, ma mi sto rendendo conto che non può che essere così in uno Stato che con la sola Santa Sede ha stipulato un accordo con apposita disciplina costituzionale, mentre con una semplice intesa interna sta regolando le relazioni con le altre chiese, e soltanto a partire dal 1984. Non è forse giunto il tempo che a lottare per la parità di diritti non siano più soltanto “le confessioni religiose diverse dalla cattolica”, come recita l’art.8, ma proprio quest’ultima che, posta al centro, si emancipi dalla schiavitù dei privilegi acquisiti?
L’Italia, le cui radici affondano nel politeismo della Magna Grecia e dell’Impero Romano, è sì a maggioranza cattolica, ma vede nell’Ebraismo la più antica religione monoteista presente sul territorio e nell’Ortodossia e nell’Islamismo le religioni più diffuse prima di Protestantesimo, Testimoni di Geova e Buddismo. Già questo è sufficiente per comprendere quanto l’odierna società multiculturale e pluralista interroghi il nostro Stato affinché porti a compimento anche l’art. 19 della Costituzione per il quale: tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume. Confessioni come la vetero-cattolica e lo stesso islamismo, per esempio, non sono ancora riconosciute con un’Intesa contravvenendo al successivo art.20 della Costituzione che recita: il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative…
Insomma, se è questa la Legge fondamentale ancora da applicare… suggerirei di farla precedere da una cura ri-costituente!
Articolo di Virginia Mariani
Docente di Lettere, unisce all’interesse per la sperimentazione educativo-didattica l’impegno per i temi della pace, della giustizia e dell’ambiente, collaborando con l’associazionismo e le amministrazioni locali. Scrive sul settimanale “Riforma”; è autrice delle considerazioni a latere “Il nostro libero stato d’incoscienza” nel testo Fanino Fanini. Martire della Fede nell’Italia del Cinquecento di Emanuele Casalino.