Le prime panchine rosse contro la violenza di genere si cominciarono a vedere nel 2014, poi il loro numero è via via cresciuto; tutto sembra essere iniziato dall’idea dell’artista Karim Cherif, in collaborazione con l’associazione Acmos e la circoscrizione sei di Torino. La sua panchina fu tinta di rosso perché questo è il colore del sangue, perché si fa notare, perché non è solo un elemento di arredo urbano ma diviene simbolo di una irrimediabile assenza. L’artista la adornò con due grandi occhi spalancati che guardano il mondo, ma guardano soprattutto chi passa e non può ignorarne il messaggio. L’idea si è diffusa a macchia d’olio e oggi vediamo istallazioni del genere in molte città italiane, in giardini e parchi, con targhe e cartelli che ricordano singole vittime o ammoniscono contro l’odioso fenomeno. Il 25 novembre, ma anche l’8 marzo e il 2 giugno – tutte giornate simboliche – le iniziative di anno in anno si moltiplicano, tuttavia il fenomeno non accenna a placarsi: in Italia si calcola una vittima ogni settantadue ore. Come ebbe a dire lo scrittore Isaac Asimov: «La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.», ma l’indifferenza talvolta fa ancora più male.
Nello scorso mese di marzo, anche tre comuni della Valdinievole hanno voluto manifestare con pubbliche iniziative il rifiuto della violenza di genere.
A Borgo a Buggiano, in località Pittini, in un largo che a breve sarà intitolato ad Anna Lisa Russo, sull’erba è stata posta una panchina rossa contro tutte le forme di sopraffazione, in ogni modo tragico e doloroso si manifestino; riporta la scritta: «Un compagno violento non si cambia, si denuncia!» e fa riferimento all’associazione “Anna Maria Marino”, che ha lo scopo di aiutare le donne in difficoltà con mediche, psicologhe, avvocate a loro disposizione. L’associazione – che nel nome ricorda una partigiana e sindacalista toscana – è nata a Prato nel 2015, si è poi diffusa nella piana pistoiese e ora ha una sede anche in Valdinievole.
Due panchine di colore rosso brillante spiccano quando si passeggia lungo viale Verdi, in pieno centro a Montecatini, di fronte al Palazzo comunale. Come ricorda una targa, sono state volute dall’associazione Fidapa e da BPWItaly; particolarmente significativa e non banale la scritta tratta dal IX libro dell’Eneide di Virgilio: «Mai nessun giorno potrà cancellarmi dalla memoria del tempo».
Il medesimo intento è stato manifestato a Pescia, in piazza Matteotti, dove una piccola targa è stata apposta su un preesistente sedile in pietra, alla presenza delle autorità, di alcuni familiari e di scolaresche della vicina scuola media di I grado di Valchiusa. Il femminicidio qui rimanda al passato e alle drammatiche vicende avvenute in Toscana durante l’occupazione nazi-fascista, culminate in ripetute stragi di popolazione inerme. Miriam Cardini e Iris Stiavelli abitavano nella località S.Lorenzo di Pietrabuona, sulle colline della Valleriana; erano due giovanissime senza alcun legame con la politica attiva e con la Resistenza, eppure il 7 settembre 1944 furono catturate da alcuni soldati tedeschi, violentate e poi uccise barbaramente. Ecco quindi la volontà di riallacciare il presente con un doloroso episodio appartenente a un passato da non dimenticare.
In questa prospettiva si inserisce la proposta di Toponomastica femminile rivolta alle Amministrazioni locali: nel quartiere, nella frazione, nel comune dove una donna ha perduto la vita in circostanze violente sarebbe bello e significativo installare una panchina, in una piccola aiuola, all’ombra di un albero da frutto per restituire una vita utile alla collettività, per testimoniare la voglia di rinascita, per combattere l’indifferenza.
Articolo di Laura Candiani
Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume e Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.