Sono una ginecologa, il mio lavoro è stare accanto alle donne, quando (e se lo vogliono) mettono al mondo il mondo, perché ogni bambina e ogni bambino è il mondo.
Mi sono portata il mio sapere sulla “Mare Jonio”, la barca della piattaforma civile mediterranea, alla fine di agosto. Lì ho fatto semplicemente, insieme allo straordinario equipaggio, quello che ero lì a fare, ho salvato vite.
Erano novantotto. Ventisei donne, di cui cinque incinte, ventidue bambini, di cui sei tra i cinque mesi e l’anno, tredici minori soli, di cui uno di dieci anni e poi giovani uomini, partiti dalle coste libiche da due giorni, alla deriva, perché il motore era rotto, senza acqua né cibo da un giorno. Li abbiamo incontrati dopo cinque giorni di pattugliamento a trenta miglia dalla costa libica, all’alba, in un mare deserto, senza una barca, una nave, un peschereccio. Tutti e tutte stremati, i vestiti impregnati di acqua di mare, benzina, feci e urine, ogni traccia di dignità umana persa, gli occhi persi in un dolore cupo, senza speranza, solo i bambini ci hanno sorriso, facendosi prendere in braccio e attaccandosi con una tenerezza fiduciosa a noi.
Ho raccolto storie di violenza, delle cinque gravide, quattro erano frutto di stupro di gruppo nei centri di detenzione libici, ho visto i segni delle torture, ho sentito il racconto della schiavizzazione e delle strade della tratta. Erano partite e partiti dal cuore dell’Africa, dalla povertà, dalla violenza familiare, dalla guerra ed erano arrivati in Libia, chi ce l’ha fatta. E lì ho capito: c’è chi affronta la morte, perché ciò che vive è peggio della morte. Questa verità, inscritta in quei corpi, ha salvato la mia umanità. Finché ci saranno ragioni per partire, queste ragioni per partire, ci saranno uomini e donne e bambini che chiederanno il diritto di fuggire. Prima di ogni altra cosa salviamo chi fugge, in mare aperto o ai confini di terra, così, solo così salveremo la nostra umanità.
Articolo di Donatella Albini

Donatella Albini, Ginecologa, Consigliera comunale di Brescia con delega alla sanità, con l’ostinata passione dei diritti e delle libertà di tutti e di tutte.
