Firenze celebra Fedora Barbieri: una vita per il canto

Lo scorso 4 giugno la grande cantante lirica Fedora Barbieri avrebbe compiuto 100 anni, ma così non è stato: nata a Trieste nel 1920, da una famiglia di origine emiliana che vendeva generi alimentari, divenuta fiorentina di adozione, si spense il 5 marzo 2003.
A causa delle restrizioni che ben conosciamo l’anniversario fu in sordina, ma il 17 maggio, alla ripresa di una parvenza di normalità, le è stata dedicata una piazza in un luogo di Firenze davvero simbolico: di fronte al nuovo Teatro comunale, ma vicino anche al “vecchio” Teatro del Maggio e a due passi dalla sua residenza in viale Belfiore. La piccola cerimonia ha visto l’intervento della vicesindaca Cristina Giachi e la presenza dei familiari più stretti: il figlio, prof. Ugo Barlozzetti, critico d’arte ed esperto di storia militare, e l’unica nipote Isabella.
Le Poste italiane le hanno dedicato un francobollo e in autunno avrebbero dovuto realizzarsi un convegno, un concerto, una mostra fotografica e delle degne celebrazioni, ma di nuovo tutto è stato rimandato a un futuro incerto.

Piazza Fedora Barbieri, Firenze
Francobollo dedicato a Fedora Barbieri

Ma chi era Fedora Barbieri? Quale ruolo ha avuto sui palcoscenici italiani e di tutto il mondo? Quale vuoto ha lasciato nel mondo della lirica? Nella città natale studiò canto con il maestro Giulio Toffolo che la incoraggiò a coltivare l’innato talento; grazie a una borsa di studio arrivò giovanissima a Firenze e si perfezionò con la maestra Giulia Tess, mettendo in luce le sue doti di mezzosoprano e contralto. Qui frequentò le/i corsisti e divenne amica dei futuri colleghi e colleghe, fra cui Rolando Panerai, Gino Bechi, Italo Tajo, Renata Tebaldi.
Debuttò sul palcoscenico fiorentino nel 1940 nel Matrimonio segreto di Cimarosa e già il giorno successivo fu scritturata per interpretare Azucena nel Trovatore verdiano che divenne uno dei suoi “cavalli di battaglia”. Racconta il figlio in una bella intervista (“la Repubblica”, 3 giugno 2020) che, pur di ascoltarla in quel ruolo, a Budapest fu messa in scena l’opera appositamente per lei, tutta cantata in ungherese, fuorché la sua parte! Da allora per sessanta anni è passata di successo in successo, con oltre cento ruoli in un repertorio vastissimo. La sua voce dalla grande musicalità ed estensione, unita alle doti espressive straordinarie, le consentiva di spaziare da Gluck ai contemporanei Alfano, Pizzetti e Zandonai, attraversando tutti i generi: dalla Nona sinfonia di Beethoven diretta da De Sabata, alle opere di Rossini, Donizetti, Cilea; non le mancarono neppure ruoli maschili nel repertorio sei-settecentesco come Telemaco oppure Orfeo, che la vide trionfare a Milano. A proposito della Messa da requiem di Verdi, eseguita dall’orchestra della Nbc a New York (1951), il figlio racconta ancora che il maestro Toscanini, che la apprezzava moltissimo, la volle assolutamente sulla scena e due anni dopo, nel medesimo ruolo, ma a Firenze nella cornice di piazza SS. Annunziata, commosse a tal punto il sindaco Giorgio La Pira che le inviò un biglietto ringraziandola per le emozioni provate. In quell’anno fortunato, il 1953, fece anche parte del cast eccezionale per la prima esecuzione mondiale di Guerra e pace, su musiche di Prokofiev, al Maggio musicale fiorentino.
Questo disinvolto passaggio dal lirismo alla tragedia ne fece la partner ideale di Maria Callas, di cui fu amica e con cui si esibì in edizioni memorabili di Norma, Medea, Trovatore, La Gioconda.
Riferisce sempre il figlio Ugo che la mamma, donna dal carattere vivace e allegro, era l’unica che facesse ridere la diva, dalla personalità problematica e complessa, e insieme si divertivano a parlare in dialetto veneto.

Fedora Barbieri nel ruolo di Carmen

La grazia, l’ironia, i gesti, il sorriso, la sottile presa in giro ne fanno un gioiello difficile da eguagliare. Sapeva essere vivace e briosa, mostrando grande temperamento in Carmen o come protagonista omonima in La Celestina di Testi, tragicommedia tratta dal capolavoro della letteratura spagnola, o Angelina (ovvero la protagonista) nella Cenerentola di Rossini dove occorrono doti di agilità vocale non comuni. Ascoltatela poi nelle sue parti di riferimento, per cui ha fatto scuola: la maga Ulrica nel Ballo in maschera (romanza Re dell’abisso, affrettati…) e la zingara Azucena nel Trovatore dove il dramma, il dolore, la tragedia si fanno musica e parole (romanze Stride la vampa e Condotta ell’era in ceppi).

Un altro ruolo congeniale è stato quello di Santuzza in Cavalleria rusticana di Mascagni (romanza Voi lo sapete, o mamma) ed è significativo che, per l’addio alle scene, avvenuto il 3 novembre 2000 nella sua città d’adozione, abbia scelto di interpretare — nella stessa opera — Mamma Lucia, colei che alla morte del figlio Turiddu dovrà fare «da madre a Santa».

Nello stesso anno è stata insignita del titolo di Cavaliera di gran croce al merito della Repubblica, mentre i cronisti giuliani le hanno assegnato il premio “San Giusto d’oro” riservato a chi onori con il proprio operato la città di Trieste.
Una carriera esemplare, dunque, durata sessant’anni, che ha lasciato un vuoto nel cuore di chi segue con passione la musica lirica, in attesa di nuovi punti di riferimento, di giovani voci altrettanto dotate di personalità e presenza scenica.

A Trieste le è stato dedicato un giardino pubblico e una rosa del Roseto botanico Fineschi di Cavriglia (Arezzo) ha preso il suo nome. Nel Conservatorio fiorentino è stato trasferito il suo pianoforte, mentre nel Museo teatrale di Trieste sono conservati i costumi e i gioielli di scena, appartenenti al suo guardaroba personale.

Giardino comunale intitolato a Fedora Barbieri, Trieste

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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

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