Aline Mayrisch, femminista impegnata, filantropa illuminata e illustre letterata

Tra le donne che hanno segnato il panorama sociale e culturale europeo della prima metà del XX secolo si distingue Aline Mayrisch-de Saint Hubert, femminista impegnata, filantropa illuminata e illustre letterata.

Nata a Lussemburgo nel 1874, frequenta dapprima il collegio di Santa Sofia, poi il collegio Satrorius a Bonn, presso i quali riceve un’educazione che le consente di attendere le aspettative che all’epoca si ripongono sulle donne: il matrimonio e la maternità. Si sposa con Emile Mayrisch, ingegnere chimico e direttore della Società degli Altiforni, dà alla luce un figlio, che muore subito dopo la nascita, e una figlia di nome Andrée, che cresce senza condizionamenti di genere. Trasferitasi a Dudelange, piccola località in cui lo sviluppo del settore siderurgico aveva permesso al marito di fare carriera, soffre quell’ambiente provinciale, ma sarà proprio quella vita priva di stimoli intellettuali che la solleciterà a coltivare interessi letterari e filantropici e a frequentare l’ambiente artistico-culturale di Parigi, Monaco e Bruxelles.

La sua personale visione relativa alla condizione femminile, infatti, rifiuta il focolare domestico come unica prospettiva per le donne e si colloca e si sostiene su una più ampia visione volta a superare i limiti imposti loro dalla società. Nel 1905 fonda insieme ad altre, fra cuila femminista tedesca Kathe Schirmacher, l’Associazione per i diritti della donna, attraverso la quale rivendica per tutte le donne il diritto all’istruzione superiore e al lavoro, ossia l’accesso alla società civile moderna, come afferma durante il suo discorso durante l’Assemblea costituente:

 «Signore, noi protestiamo contro questo. Chiediamo di poter vivere altrettanto completamente come ne abbiamo diritto per le nostre facoltà. E visto che la donna così come l’uomo non vive di solo pane, vorremmo che non soltanto la nostra vita civile materiale sia regolata da normative, ma anche che gli ambiti di cultura superiore e disinteressata ci siano resi più accessibili».

I servizi che l’Associazione offre sono numerosi: corsi di letteratura, filosofia, contabilità, cure infermieristiche, conferenze pubbliche su temi di attualità alla presenza di donne eminenti – come la prima avvocata belga, Marie Popelin, invitata a parlare dello statuto giuridico delle donne o la suffragetta tedesca Lyda Gustava Heymann, ospitata per affrontare la questione del diritto di voto; poi ancora un ufficio orientamento attraverso cui fornire alle donne un prospetto delle professioni loro accessibili, un ufficio di collocamento per donne alla ricerca di un impiego come personale di servizio a Parigi o a Bruxelles, professione considerata ideale per accedere alla vita e alla cultura cittadina; non ultimo, lancia una petizione per richiedere parità salariale per le insegnanti.

L’obiettivo principale di Aline Mayrisch e dell’Associazione per i diritti della donna è tuttavia la creazione di un liceo per ragazze, con sede a Lussemburgo, gestito dallo Stato – un obiettivo ambizioso considerando che l’educazione era prerogativa delle congregazioni religiose – al fine di garantire loro l’accesso alle università e alle professioni. L’iter è impervio: dapprima cercano il sostegno di professori provenienti dal Movimento per l’educazione popolare, in seguito ottengono dal governo il permesso di creare una scuola superiore per ragazze, a condizione di impartire corsi identici a quelli dell’ateneo, di assumere solo professori qualificati e di fornire entro i tre anni successivi una prova che tale richiesta rispondesse a un bisogno reale. Se pure privo di qualsiasi fondamento giuridico, e di finanziamento – il progetto si sostiene quasi interamente sulle donazioni devolute da Aline Mayrisch – il primo Istituto superiore per ragazze rappresenta un importante incentivo per le giovani donne. Contro ogni previsione, nell’ottobre del 1909 trentadue ragazze si iscrivono al liceo. Due anni dopo, il progetto – nel frattempo trasformatosi in disegno di legge – sarà approvato all’unanimità dalla Camera dei deputati, rappresentando un primo passo in avanti per la democrazia, nel nome di una cultura accessibile non più, e non solo, ai ragazzi, ma anche alle ragazze di ogni estrazione sociale. La legge, tuttavia, nega ancora alle stesse la possibilità di ricevere un insegnamento identico per forma e contenuti a quello dei primi. Il programma scolastico per le ragazze infatti non prevede la matematica, il latino viene posticipato alla classe quarta, e si impongono loro discipline pratiche come i lavori ai ferri e l’economia domestica. Questa discriminazione perdura sino alla fine degli anni Sessanta, ossia sessant’anni dopo l’iniziativa lungimirante di Aline Mayrisch e dell’Associazione per i diritti della donna – quando nel 1969 la legge Dupong sancisce che ragazzi e ragazze ricevano un’identica preparazione.

Sotto il profilo del sociale, l’Associazione per i diritti della donna non tutela solo le donne provenienti dalla classe borghese, ma rivendica anche i diritti delle donne appartenenti alle classi socioeconomiche più indigenti. A seguito di una vera e propria moderna inchiesta condotta nei quartieri di Grund, Clausen e Pfaffenthal, nella capitale, Mayrisch e le altre colleghe, munite di questionario, si recano nei quartieri periferici della città ed esaminano una serie di fattori determinanti per una vita dignitosa: gli alloggi, le condizioni sanitarie, il numero di persone per camera, il numero di persone per letto, la salubrità dell’aria e degli edifici, il numero di toilette e le condizioni igieniche delle stesse. A seguito dei risultati a dire poco raccapriccianti, Mayrish mette in atto un’opera di mediazione con i politici, affinché creino una legislazione che garantisca la costruzione di alloggi sociali sicuri e vivibili dal punto di vista sanitario.

 Assieme alla Lega lussemburghese contro la tubercolosi, si impegna nella costruzione di ambulatori. La prima clinica sorge nel 1908 a Lussemburgo, altre due troveranno luogo a Esch-sur-Alzette e a Ettelbruck nel 1910. Al fine di garantire l’efficienza di questi ambulatori, Mayrisch invoca la necessità di personale qualificato da affiancare alle infermiere, per snellire i tempi nella gestione preliminare dei casi. Nasce così una figura complementare, una sorta di assistente sociale, che identifica le condizioni di miseria sociale in cui possono propagarsi le malattie contagiose e le segnala alle strutture di assistenza. Nel 1921, la prima infermiera a domicilio entra al servizio della Lega lussemburghese contro la tubercolosi. Si tratta di Elise Kauffels, una donna che ha seguito i suddetti “Studi complementari” presso la scuola Chaptal a Parigi. Nel 1930, la Croce Rossa conta nove infermiere diplomate e quattordici ragazze iscritte al corso di studi. Cinque anni più tardi, questo corso di specializzazione è ufficialmente riconosciuto dallo Stato del Lussemburgo.

 La filantropia di Aline Mayrisch abbraccia anche la questione della maternità e della tutela dei minori. Sulle suggestioni del pensiero di Adele Schreiber, esponente del Movimento per la protezione della madre e la riforma della vita sessuale – la quale aveva rivendicato per le donne in gravidanza la presa in carica da parte dello Stato, un congedo maternità di almeno sei settimane dopo il parto e la realizzazione di strutture di sostegno per giovani madri – si prodiga per la costruzione di ambulatori per neonati dotati di servizi d’ascolto gratuiti, finanziati dalla Croce Rossa e dalle amministrazioni comunali interessate, con personale qualificato pronto a sostenere le donne e a dissipare i loro dubbi in relazione alla gravidanza, al parto, all’allattamento, ai vaccini e allo sviluppo fisico e mentale di bambini/e. Nel 1925 sorgono i primi ambulatori per madri e figli/e a Dudelange, Lussemburgo e Grevenmacher.   Il terzo grande progetto che si inserisce in questa civilissima e moderna opera di supporto sociale è la costruzione della nuova clinica ostetrica di Pfaffenthal. Osteggiata dall’ordine medico, che non approvava che la responsabilità di tale opera fosse sostenuta economicamente da privati, e invisa al governo, in piena crisi economica, ancora una volta la mente lungimirante di Aline Mayrisch pensa a una soluzione e organizza una racconta fondi che ammonta a quarantasei milioni di franchi, nove milioni dei quali saranno devoluti in opere filantropiche in Francia e in Belgio, il resto sarà destinato al progetto. La nuova clinica ostetrica, con sede in via D’Arlon, a Lussemburgo, dedicata alla granduchessa Charlotte, dal nome della benefattrice, sarà inaugurata il 10 marzo 1936 e si distinguerà per essere un luogo che offre le stesse cure a tutte le donne, qualunque sia la loro estrazione sociale, senza alcuna discriminante. L’impegno di Aline Mayrisch investe anche l’ambito artistico-letterario. Nel 1890 pubblica una serie di articoli riguardanti la pittura tedesca, che saranno pubblicati su “L’art Moderne”, un periodico belga di avanguardia fondato da Octave Maus. Nel 1920 si stabilisce assieme alla famiglia a Colpach, una tenuta appartenuta al pittore ungherese Mihaly Mukacsy. Nel parco del castello dà vita a un vero e proprio salotto letterario, che diventerà luogo di ritrovo dell’intellighenzia francese, belga e tedesca, che si incontrava per discutere e progettare una nuova Europa dopo la Grande guerra, che si fondasse sui valori della civiltà e della cultura. Fra essi si annoverano gli scrittori francesi Jean Schlumberger, Jacques Rivière, Paul Claudel, Henri Ghéon e André Gide, l’ellenista belga Marie Delcourt, lo scrittore Alexis Curvers, il pittore neo-impressionista belga Théo Van Rysselberge e sua moglie Maria, autrice di I taccuini della piccola dama dedicati proprio ad Aline Mayrisch; poi ancora il professore tedesco Ernst Robert Curtius, il filosofo Bernard Groethuysen, il filosofo Karl Jaspers, il futuro ministro degli esteri Walther Rathenau, l’attrice Gertrud Eysoldt, la letterata Annette Kolb e molte altre personalità di spicco, di cui si conserva testimonianza nel Libro d’oro di Coplach, conservato negli archivi del Centro nazionale di Letteratura a Mersch.

 Conversazioni avvincenti su opere in procinto di essere concepite o pubblicate, occasioni di scambio di opinioni, per sottoporre al giudizio altrui i propri manoscritti, discussioni sulla politica o sull’arte, possibilità di accedere a una biblioteca pullulante di opere scritte in diverse lingue: tutto questo era Colpach, questo era l’ambizioso progetto di colei che diventerà una mecenate. La relazione intellettuale di Aline Mayrisch con lo scrittore francese André Gide, il quale a Dudelange aveva iniziato a redigere la sua opera Faux Monnayeurs, risale al 1902 quando ella, firmandosi A.M. de Saint Hubert, pubblica su “L’art Moderne” un riassunto dell’Immoraliste, dal titolo rivelatore Immortaliste et Surhomme, nel quale conduce un’analisi acuta del testo del primo alla luce delle teorie di Nietzsche, dimostrando una conoscenza approfondita del pensiero filosofico di questi. Assieme a Gide, Mayrisch si reca a Weimar, Dresda, Berlino, poi ancora in Italia, Grecia, Marocco e Turchia, e supervisiona la traduzione in tedesco delle opere di lui. La grande capacità di mediazione di Mayrisch consente a Gide e al pubblico francese di conoscere Rainer Maria Rilke e le sue opere, grazie anche e soprattutto alla sua collaborazione con la “Nouvelle Revue Francaise”, dove nel 1911 pubblica un documento autobiografico del suddetto viaggio, una sorta di reportage dal titolo Paysages de la trentième année.

 Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1928, Mayrisch continuerà a diffondere il suo progetto di civiltà e nutrire la sua esistenza di cultura, bellezza e conoscenza: viaggerà in Persia, in Cina e in Giappone, alla scoperta della cultura orientale, ove troverà nel filosofo Bernard Groethuysen un interlocutore d’elezione per intavolare discussioni su questioni teologiche e mistiche. Da questa affinità intellettuale nascerà la traduzione dei sermoni del mistico tedesco Maitre Eckhard.

 Aline Mayrisch muore a Cabris il 20 gennaio 1947. Alla Croce Rossa lascia in eredità il castello di Colpach con precise istruzioni di realizzarne una Fondazione dedicata a Emile Mayrisch e farne una casa per ragazzi/e e convalescenti, sotto la supervisione della figlia che avrebbe proseguito la sua opera.

 Il lascito di Alyne Mayrisch rappresenta un modello non solo per il Lussemburgo, ma per l’Europa tutta e più ampiamente per il mondo intero. La sua moderna visione può essere riletta alla luce del pensiero woolfiano: una figura capace di tenere insieme, secondo l’arte del tessere e del legare tipica delle donne, nel suo ruolo di mediatrice culturale tra Francia e Germania dopo la Grande guerra – nel 1926 la figlia, Andrée Mayrisch, creerà assieme al marito, Pierre Viénot, il Comitato franco-tedesco d’informazione e di documentazione, per favorire la riconciliazione franco-tedesca; il rigetto di sentimenti e risentimenti nazionalistici – «Come donna non ho patria, come donna non voglio patria, come donna la mia patria è il mondo intero» scriveva Woolf in Le tre ghinee (1938), ossia come donne, rifiutiamo la guerra come strumento di offesa; poi ancora, «Per aiutarvi a prevenire la guerra non dobbiamo usare le vostre parole e i vostri metodi ma dobbiamo inventare nuove parole e nuovi metodi», ossia fabbricare idee differenti e di felicità, come alternativa a sterili sentimenti di odio e alla violenza. Cos’era quello che negli anni a venire sarà definito“lo spirito Colbach” se non una fabbrica della conoscenza di woolfiana memoria? Alyne Mayrisch ci insegna che una visione differente della società è possibile nelle idee e nella realtà, se è stato possibile per una donna della sua epoca. Forte del suo interesse per le arti e per le lettere, delle sue ampie vedute, dei suoi progetti sociali illuminati, ha contribuito concretamente alla costruzione di una società più libera, scevra da pregiudizi, dalle discriminazioni, in cui le forme di supporto sociale sono accessibili a tutti/e, una società, infine, in cui l’uguaglianza delle possibilità si traduce in equità.

Per tale motivo è bene che questo agito femminile, ancora troppo poco conosciuto, sia portato alla luce, per illuminare come un faro di civiltà il nostro tempo presente e futuro. Perché quello concepito da Alyne Mayrish è il mondo che ci piace pensare e che vorremmo abitare.

Qui le traduzioni in francese e inglese.

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Articolo di Eleonora Camilli

Eleonora Camilli è nata a Terni e vive ad Amelia. Nel 2015 consegue la Laurea Magistrale in Italianistica presso l’Università Roma Tre, con una tesi in Letteratura Italiana dedicata a Grazia Deledda. Dedita allo studio della letteratura e della critica a firma di donne, sommelière e degustatrice AIS — Associazione Italiana Sommelier — conduce anche ricerche e progetti volti a coniugare i due settori.

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