L’opera di Patrizia Magli, edita da Iacobelli ai primi del 2021, è composta da nove racconti che si aprono con Trans-world Ski pass, una vicenda ambientata durante il Carnevale 1990, al confine fra Italia e Austria. Conosciamo dunque David, professore arrivato da San Francisco, alle prese con un incontro surreale che lo colpisce profondamente: su una pista vede un Pierrot Lunaire che volteggia sugli sci e sparisce. Lo cerca, indaga, chiede curioso, ma non ne trova traccia, finché tante maschere allegre sfilano: lo scorge, ma è un lampo fugace. La conclusione è ironica e spiazzante: chissà dove sarà andato, in fondo basta solo il Dolomiti Superskipass per attraversare il confine!
Ancora un uomo tormentato è il protagonista del racconto successivo: si tratta di Alberto, un direttore d’orchestra al debutto nel prestigioso teatro La Fenice di Venezia. I suoi sono legittimi dubbi sull’interpretazione dei cantanti, sull’esecuzione, sulla fantasiosa messa in scena («A una scenografia spericolata, adesso si aggiungeva una regia scatenata».); ha alle spalle una famiglia molto semplice, di bottegai e osti romani assai alla buona, e in qualche modo ne è ancora segnato. Non è convinto della protagonista, una giapponese nel ruolo di Calisto nell’opera omonima (1651) di Francesco Cavalli che richiede una sensibilità, una finezza, una immedesimazione totale, difficile da raggiungere se non si entra nel personaggio e non ci si immerge nella giusta atmosfera. È assillato anche dalle evidenti difficoltà nel rapporto con la compagna, che ormai non ama più; ci si mette pure uno sciopero per rovinare la preparazione della prova generale. Ma tutto va per il meglio, lo spettacolo ha un bel successo. «Stanotte Calisto ha raggiunto le stelle…» afferma convinto il primo violino.
Nel terzo racconto ritorna Giulia che vive a Roma e da poco ha interrotto la relazione con Alberto. A questo punto comprendiamo che siamo di fronte a storie in sé concluse, ma collegate fra loro dal riproporsi di personaggi e luoghi in frequente rimando, come vedremo. Giulia, spaventata dalla propria solitudine, chiama per telefono un’amica americana che non trova, parla invece con David, il professore incontrato all’inizio, «raro esemplare di maschio transatlantico, acculturato e irresistibilmente sexy». Ecco che i fili si uniscono e si intrecciano. Fra lei e lo sconosciuto si svolge una schermaglia di chiacchiere, confessioni, sfoghi inconcludenti che portano solo a un gesto gentile; l’indomani Giulia pensa al vecchio amore, dell’uomo venutole in soccorso neppure si ricorda.
Procedendo nella lettura è sempre più chiaro l’intento unificante del Romanzo vintage, come indica il sottotitolo: è caduto da poco il muro di Berlino, siamo in un’epoca di transizione e di mutamenti, così anche la studiosa italo-americana Alice va alla ricerca delle sue radici, raggiungendo il padre sulla costa francese: uomo vizioso ed enigmatico, con figlie e figli sconosciuti e disseminati qua e là, che alla fine rivela la sua vera essenza di profittatore senza scrupoli, narrata con lampi di ironia e di umorismo.
Nuova ambientazione, nuovi personaggi nel racconto successivo in cui conosciamo Ernesto, «intellettuale alla moda» che acquista uno dei primi ingombranti computer e si lascia trascinare dall’onda dei ricordi mentre fissa sul nuovo mezzo semi-sconosciuto memorie e pensieri. Davanti alla tastiera gli ritornano alla mente i suoi studi fiorentini fra gli anni Sessanta e i Settanta, le assemblee, le proteste, le occupazioni, gli èschimo sdruciti, e una giovane che gli fu cara; con un impulso un po’ ingenuo la va a cercare là dove ora ha un ambulatorio medico. Qui e in seguito la sua ex-compagna Carla ci ricongiunge con individui già noti: è amica infatti del direttore d’orchestra, coinvolto suo malgrado in un gioco ambiguo e di cui, con sorpresa, si scopre innamorata. Ritroviamo anche David, raggiunto dalla moglie Kate che ha l’obiettivo assillante di diventare madre; per darle quanto desidera, l’uomo trova un metodo davvero insolito, grazie al contributo di un giovane turco, «bello come una statua di bronzo».
Nell’ultima trentina di pagine il racconto si fa ancor più variegato, col passaggio frequente da una storia all’altra, da un luogo all’altro: Roma, Vienna, Venezia, San Francisco, fino alla conclusione che porta un evento drammatico, ma anche una nuova vita che farà forse raggiungere un giusto equilibrio a queste esistenze di quarantenni (donne e uomini) insicuri e instabili. «Dopo la caduta del muro di Berlino, per questo bambino che sta per arrivare, forse non ci sarà più Occidente né Oriente, non ci saranno steccati, non ci saranno più barriere politiche, economiche, né tantomeno mentali», afferma fiduciosa Kate, e noi vorremmo tanto poterle credere.
E poi tutto torna, come in un cerchio perfetto: il romanzo vintage si chiude con la ripresa del tema iniziale e la ricomparsa, sotto nuove vesti, del misterioso e affascinante Pierrot Lunaire vagheggiato da David.
Solo alla fine della lettura conviene svelare il senso del titolo: Il verde orizzonte s’infiamma rimanda a una citazione tratta dalla composizione per voce femminile recitante e cinque strumenti Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg (1912) e si collega dunque alla magica apparizione presente nel primo racconto (o capitolo) e riproposta più volte, preludio alle storie successive, elementi di un mosaico che via via prende forma, grazie alla scrittura raffinata di Patrizia Magli. L’autrice è docente di Semiotica dell’arte all’Università di Venezia, già autrice di interessanti saggi legati all’àmbito dei suoi studi, spesso connessi all’universo femminile. Nella prova narrativa emerge la sua accurata attenzione per i dettagli, per la psicologia dei personaggi, per l’articolarsi dei dialoghi, alternati a precise descrizioni di luoghi, ambienti, atteggiamenti, abiti che contribuiscono a ricreare il sapore di un’epoca vintage, passata ma non poi molto, specie per chi l’ha vissuta e la ricorda con una vaga nostalgia.

Patrizia Magli
Il verde orizzonte s’infiamma
Iacobelli, Guidonia, 2021
pp. 192
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Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.