Lilli Suburg

Caroline Suburg, soprannominata Lilli, nacque a Vandra Parish, in Estonia, il 1° agosto 1841. Subito dopo la sua nascita, i genitori, Eva e Toomas Suburg, si trasferirono in una residenza nella vicina città di Vana-Vandra, dove Lilli ricevette lezioni private da un’istitutrice. 

Successivamente, dal 1852 al 1859, Lilli studiò in una scuola privata per ragazze, fondata da Marie von Ditmar nella città di Pardu.

Per motivi di salute, però, dovette interrompere i suoi studi per almeno una decina d’anni. Le fu diagnosticata una malattia della pelle chiamata erisipela, un’infezione batterica della cute che colpisce prevalentemente braccia, gambe e volto e si manifesta con febbre; la cute risulta essere arrossata, tesa e calda; possono anche insorgere vescicole e bolle cutanee.

Il volto di Lilli era già segnato da un’operazione malriuscita subita nell’infanzia per la rimozione di un tumore e questa malattia peggiorò la situazione, motivo per il quale si rifiutò sempre di farsi fotografare senza una sciarpa che coprisse le cicatrici.

Negli anni di malattia, Lilli fu costretta a letto per lunghi periodi, ma non sprecò mai il suo tempo, poiché ne dedicò molto alla lettura. Lesse diversi scritti di Rousseau, Kant e John Stuart Mill. Si sentiva attratta dalla letteratura tedesca e dalla pedagogia e iniziò ad interessarsi e approfondire le tematiche legate ai diritti delle donne, leggendo saggi e libri riguardanti l’argomento.

Quando la malattia glielo permise, iniziò ad insegnare ciò che stava apprendendo ai suoi famigliari. Nel 1869 Lilli si riprese completamente e riuscì ad ottenere l’abilitazione all’insegnamento.

Nel 1872 fece la conoscenza di Carl Robert Jakobson, uno scrittore e pedagogista che la spronò a scrivere il suo primo racconto.

Iniziò infatti la stesura di Liina, un breve testo autobiografico che venne pubblicato nel 1877. La tecnica di scrittura di Lilli si basava sulla cosiddetta “strategia autobiografica”, che l’autrice utilizzava come mezzo per rendere valide le proprie idee in ambito pubblico. Pensava infatti che raccontare la storia della sua vita fosse indispensabile per incoraggiare le donne a trovare la propria strada e sentirsi in grado di prendere le proprie decisioni, slegandosi dai ruoli di madre e moglie imposti alle donne dalla società.

Fu nel 1880 che Lilli adottò Anna Wiegandt, un’orfana di madre morta di parto. Per l’epoca, questo era considerato un gesto rivoluzionario poiché Lilli non era sposata e non si sposò mai. Nello stesso anno, a causa dell’alcolismo del padre, la famiglia si ritrovò in gravi problemi economici, così Lilli e la figlia furono costrette a trasferirsi nella città di Parnu. Fu lì che decise di aprire una scuola privata per ragazze, dove poter insegnare in lingua russa, nonostante ai tempi una legge prevedesse l’obbligo dell’insegnamento in tedesco. Quando la scuola aprì i battenti nel 1882, l’obbligo legale era ancora in vigore e Lilli fu costretta ad insegnare in tedesco.

Molte furono le critiche nei confronti dell’apertura di questa istituzione, ma Lilli non si fece piegare da alcun tipo di maldicenza, tant’è che nel 1885 comprò uno stabile più grande nella città di Viljandi e trasferì la scuola nella nuova sede. Il suo intento era quello di attirare più ragazze e ci riuscì, aumentando le iscritte dell’8%. Nonostante fosse costretta ad insegnare in tedesco, Lilli non si dimenticò di menzionare nelle sue lezioni le personalità estoni del tempo: il suo obiettivo era infatti quello di permettere alle discenti di sviluppare un senso di appartenenza alla propria cultura e alle proprie radici, che non erano quelle tedesche. Solo nel 1892 fu permesso l’insegnamento nella lingua russa, anche se Lilli aveva inoltrato diverse richieste alle autorità nel corso degli anni per poter insegnare in russo, ma furono sempre rigettate.

Durante il periodo della docenza, Lilli continuò a scrivere diversi libri e racconti e questo la indusse a richiedere i permessi per pubblicare un giornale dedicato alle donne. Nel 1888 il sogno divenne realtà: nacque il primo magazine femminile, dal nome “Linda”. Il giornale trattava argomenti rivoluzionari per il tempo: i diritti delle donne, la genitorialità, il suffragio e l’istruzione femminile. Per Lilli era anche essenziale parlare della possibilità per le donne di scegliere di non sposarsi, come lei aveva fatto.

Le sue pubblicazioni furono ampiamente criticate dalle altre testate giornalistiche: all’epoca si riteneva che le donne non fossero in grado di svolgere mansioni intellettuali, quindi Lilli non era vista come un’intellettuale, bensì come una donna che si comportava in modo  inappropriato, poiché si interessava di argomenti che erano prerogativa maschile.

Ma è ben noto che diverse donne erano attratte dalle idee e dai pensieri di Lilli, tanto da comprare il giornale di nascosto da mariti e sguardi indiscreti. Una voce rivoluzionaria e fuori dal coro era ciò di cui le donne avevano bisogno e contribuì a smuovere le coscienze su temi considerati scomodi, come il diritto di voto, ottenuto dalle estoni nel 1917. Lilli credeva fermamente nell’uguaglianza: le differenze tra le persone, siano esse di sesso o di etnia, non devono in alcun modo limitare la possibilità di realizzazione del singolo individuo.

In un suo articolo Lilli scriveva: «Questa è una chiamata che resterà importante: svegliatevi, donne estoni, dall’inerzia, dalla debolezza e dall’oscurità della mente e guardate quanto lontano e quanto in alto può arrivare la naturale mente delle donne; iniziate a conoscere lebasilari nozioni della scienza, lavatevi gli occhi con la conoscenza, così saranno più puliti e in grado di cogliere più chiaramente l’idea della bellezza di ciò che ci circonda».

Alcuni sostenevano che la rivista diffondesse volontariamente ostilità tra uomini e donne.

Il sogno del magazine femminile si spense nel 1894, quando Lilli fu costretta a vendere il giornale a causa di problemi finanziari, ma le idee e gli spunti di riflessione che era riuscita a trasmettere rimasero scolpiti nella mente di molte donne dell’epoca.

Nel 1899 la figlia Anna, a cui fu affidata la gestione della scuola di Viljandi, decise di chiuderla, dopo essersi sposata e trasferita a Omuli. Lilli seguì la figlia e insieme aprirono una nuova scuola in città, in cui insegnarono fino al 1907.

Nel 1900 Lilli pubblicò il suo ultimo racconto intitolato Linda, the people’s daughter e successivamente si dedicò alla scrittura delle proprie memorie.

In uno dei racconti pubblicati negli ultimi anni, Lilli scriveva: «Ora posso sperare che le persone comprendano meglio il mio messaggio, rispetto a quando ho iniziato a rendere pubblico il mio pensiero — come un uccello solitario in una landa desolata dove risuonano solo scherni e insulti».

Nel 1916 fu riconosciuta come una delle prime femministe estoni e una delle poche donne ad aver pubblicato i suoi scritti con il proprio nome e non con uno pseudonimo maschile. Diventò anche membro onorario della Tartu Women’s Society, un’associazione che aveva l’obiettivo di svegliare le coscienze femminili, in materia di diritti civili e politici. Nel maggio del 1917 l’associazione organizzò il suo primo congresso, ma Lilli non riuscì a parteciparvi per motivi di salute.

Negli ultimi anni di vita, Lilli visitò spesso la sorella nella città di Valga e fu proprio lì che morì l’8 febbraio del 1923, all’età di 81 anni. Fu sepolta nel cimitero di Vandra, dove nel 1926 fu eretto un monumento alla sua memoria.

Nel 1982, inoltre, nel sito che ospitava la sua scuola in Viljandi, fu apposta una targa in suo onore.

Qui le traduzioni francese e inglese.

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Articolo di Elisabetta Uboldi

Laureata in Ostetricia, con un master in Ostetricia Legale e Forense, vive in provincia di Como. Ha collaborato per quattro anni con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Clinica Mangiagalli di Milano. Ora è una libera professionista, lavora in ambulatorio e presta servizio a domicilio. Ama gli animali e il suo hobby preferito è la pasticceria.

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