La faggeta di Monte Venere. Riserva naturale regionale Lago di Vico 

La facile escursione che viene proposta in questo numero si svolge all’interno della Riserva Naturale del Lago di Vico, istituita nel 1982 e successivamente ampliata nel 2008 con l’inserimento dell’area del Monte Cimino.  

In quest’area, di oltre 4100 ettari, sono individuate varie peculiarità: il SIC, Sito d’Importanza Comunitaria Monte Venere e Monte Fogliano; la ZPS, Zona di Protezione Speciale Lago di Vico e, all’esterno della Riserva: la ZSC, Zona Speciale di Conservazione /ZPS, Zona di Protezione Speciale Monte Cimino, che ha una superficie di quasi 1000 ettari. 

Il nostro giro “ad anello” si svolgerà nel SIC di Monte Venere, con la sua magnifica faggeta, detta anche “faggeta depressa”, in quanto gli alberi, in questo luogo, crescono ad un’altitudine di molto inferiore al loro habitat normale che va di solito tra gli 800 e i 1800 metri. Infatti noi partiamo dalla località Canale a mt. 578 (dove si deve lasciare l’auto) già immersi nella faggeta. 

Decidiamo di seguire il sentiero Cai 128b che ci porterà in cima a Monte Venere, da dove scenderemo al Pozzo del Diavolo, antica bocca eruttiva del vulcano che, migliaia di anni or sono, ha creato e modellato tutta l’area del Lago di Vico. Qui incroceremo il sentiero 128b che ci riporterà a Canale. 

A partire da sinistra: un faggio dal basso, delle radici, delle liane

Appena dopo la partenza ci accorgiamo di entrare in un mondo “vegetale” dove noi siamo ospiti e l’obbligo è di entrarvi “in punta di piedi”. Il sentiero, ben segnalato e visibile, sale costante e già possiamo ammirare dei faggi molto alti e di dimensioni notevoli (ci viene spontaneo abbracciarne alcuni). 

Rimaniamo impressionati/e dal labirinto delle radici che solcano il nostro sentiero. Ci rendiamo conto di essere davvero in una zona di tutela speciale in quanto notiamo la presenza di parecchi tronchi caduti e lasciati a decomporsi così da trasformarsi, nel tempo, in linfa vitale per il sottobosco. Altro segno che ci conferma di essere davvero in un ambiente quasi ancora non contaminato dalla nostra società che tutto consuma e decompone con una velocità non naturale e disumana.  

Dopo circa una ventina di minuti, sempre al cospetto dei faggi, la salita si fa più ripida ed in poco tempo siamo sulla sommità del Monte Venere, a quota 835 mt. Il folto del bosco ci impedisce di vedere il panorama sul Lago di Vico che è sotto di noi. Ora cominciamo a scendere, con sentiero ripido e solcato da alcuni massi. I bastoncini ci offrono un buon aiuto. Su questo versante il panorama vegetale cambia completamente: ora sono le querce a farla da padrone. In alcuni punti ci colpisce la presenza di vere e proprie liane che per decine di metri si propagano dalla cima degli alberi. 

In breve tempo siamo al Pozzo del Diavolo, cavità vulcanica che ha ispirato, nei secoli, numerose leggende. La sua esplorazione è possibile e, con le dovute precauzioni, ci si può calare all’interno con l’ausilio di un cordino che è in loco. Noi passiamo oltre e scendiamo, sempre su sentiero segnalato ed ora più pianeggiante, fino ad entrare di nuovo nella magnifica faggeta. 

Nel bosco incontriamo alcuni recinti, costruiti dall’Ente che gestisce la Riserva e utilizzati per la cattura dei cinghiali, questo per limitarne la popolazione. Siamo oramai all’incrocio con il sentiero 128a che ci porterà di nuovo a Canale, da dove siamo partiti/e.  

A partire da sinistra: la fenditura del Pozzo del Diavolo, il segnavia “128A”, l’abbraccio al faggio

Questo sentiero, denominato “Natura”, è caratterizzato dalla presenza di numerosi pannelli che illustrano la fauna e la flora della Riserva. Inoltre, appese a parecchi rami di faggi, ci sono delle piccole casette e scopriamo, da un pannello, che sono dei nidi artificiali messi per le cinciallegre. 

L’ultima parte del nostro itinerario si svolge su sentiero pianeggiante e ci riserva l’incontro speciale con i “patriarchi” del bosco: enormi faggi, alcuni sicuramente pluricentenari, con tronchi grandissimi, dalla circonferenza di parecchi metri. Le loro radici sono imponenti e noi ci sentiamo davvero piccoli/e di fronte a tanta maestà. Non possiamo fare a meno di abbracciarli, sperando che ci infondano la loro energia positiva. 

Perché è proprio questo ciò in cui crediamo: uno scambio ed una “riconciliazione” con la nostra Madre Terra che, come esseri umani, da tempo stiamo violentando. 

Dopo circa tre ore di tranquillo cammino siamo di nuovo alla località di Canale, felici di aver vissuto l’esperienza di essere immersi nella magnifica faggeta.Al rientro alla base dedichiamo la nostra serata a visitare il borgo di Ronciglione, di epoca medioevale. Una vera sorpresa, in cui scopriamo che un’intera casa è dedicata alla venerabile Mariangela Virgili (1661-1734), terziaria carmelitana della Santa Osservanza, in attesa di beatificazione. Una storia incredibile, di una persona che desiderava diventare carmelitana ma che a causa della sua povertà familiare non fu ammessa nell’ordine. Le fu detto: «Avrai per cella un angolo della tua casa e per monastero tutta Ronciglione». In rete è reperibile la storia della sua vita, per certi aspetti interessante e molto travagliata al punto che subì degli attentati perché ospitava in casa vedove, orfane e donne «fuggite dalla vita corrotta». Insieme a Rosa Venerini diede scandalo perché fondò una casa per l’educazione di giovani ragazze e maestre pie, con la presunzione che a poter insegnare il catechismo fossero le donne, usurpando il monopolio dei sacerdoti. Come spesso accade, ad essere ricordate nelle lapidi o nei nomi delle vie sono le Sante, le Madonne o le beate, tra cui sicuramente merita di essere accolta Mariangela Virgili.

Video: La faggeta di Monte Venere.

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Articolo di Sara Marsico

Ama definirsi un’escursionista con la e minuscola e una Camminatrice con la c maiuscola. Docente per passione da poco in pensione, è stata presidente dell’Osservatorio contro le mafie nel sud Milano e referente di Toponomastica femminile nella sua scuola. Scrive di donne, Costituzione e cammini.

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