Elizaveta Konsulova Vazova 

1897: un’adolescente dal  piglio deciso si presenta a Ivan Murvichka, direttore della Scuola statale di Pittura (in seguito Accademia nazionale di Belle Arti), chiedendo che a lei e all’unica altra studente della scuola venga permesso di esercitarsi nel nudo non copiando modelli di gesso ma dal vero, così come facevano gli studenti maschi. Il direttore cede ed Elizaveta Konsulova diventa la prima donna a disegnare nudi dal vero. Fin da questo momento la sedicenne Elizaveta mostra quell’intraprendenza e quella determinazione che le permetteranno di realizzare con coraggio i suoi progetti.              

Autoritratto

Ma chi era Elizaveta Konsulova?
Prima di sei figli, era nata il 4 dicembre 1881 a Plovdiv da Anna Hadjiyenova e da Georgi Konsulov. La madre proveniva da una famiglia benestante e colta di Tulcea, città appartenente all’Impero ottomano e dal 1878 assegnata alla Romania. Il padre, Georgi, commerciante di professione, originario di Levski, era un sostenitore dell’indipendenza della Bulgaria, e per questo era stato esiliato ad Izmir; dopo la formazione del Principato di Bulgaria, diventerà membro del Parlamento. Dall’ambiente familiare Elizaveta assorbe l’attenzione ai problemi del moderno Stato nazionale: una parte importante della sua attività sarà infatti dedicata con passione alla formazione di una cultura e di un’identità nazionale bulgara moderna ed in particolare alla difesa del diritto delle donne ad una piena partecipazione alla vita culturale e pubblica.

Nel 1891 la famiglia si traferisce a Sofia; Elizaveta si iscrive alla Scuola statale di Pittura, dove si diplomerà nel 1902 e dove conosce Boris Vazov, suo futuro marito nonché fratello minore di Ivan Vazov, figura significativa della nascente letteratura bulgara. Dopo il diploma avrebbe desiderato proseguire gli studi all’estero ma non le è possibile nell’immediato: a causa della morte del padre deve contribuire al bilancio familiare, apre una scuola di pittura per donne (convinta dell’importanza della formazione come veicolo per una piena presenza femminile nella vita culturale) e continua il suo percorso artistico dipingendo, in stile impressionista, nature morte e ritratti che scavano nell’intimità.   

Donna in bianco, Elizaveta Konsulova-Vazova

Nel 1906, superata l’iniziale opposizione della famiglia di lui, sposa Boris Vazov. Il matrimonio – vale la pena di sottolineare che Elizaveta affianca al proprio cognome quello del marito – e la nascita delle prime due figlie (ne avrà tre) non la spingono a rinunciare ai suoi progetti, anzi. Nel 1909 riprende a studiare, si reca con le figlie a Monaco, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e continua a dipingere: bellissimi i lavori Donne in bianco e Ritratto in bianco. Tornata a Sofia, approfondisce la ricerca pittorica lavorando en plein air, realizza ritratti di molti intellettuali e artisti, utilizza tecniche e materiali diversi (olio, acquerello, pastelli); è tra le prime pittrici professioniste in Bulgaria, partecipa a numerose esposizioni collettive e nel 1919 sarà la prima a tenere una mostra personale. È in questo periodo che inizia ad affiancare al lavoro di artista quello di critica d’arte, traduttrice, intellettuale. La Bulgaria deve costruirsi un’identità culturale moderna, confrontarsi con la ricerca, l’arte, la letteratura internazionale: ed Elizaveta dà il suo contributo. Studia le lingue (ne conosce ben sei), traduce articoli, romanzi (tra questi Tre uomini in barca di J.K. Jerome), viaggia (Monaco, Roma, Milano, Venezia e poi ancora in Germania tra il 1920 e il 1922 e altrove): il suo ruolo è e sarà anche nei decenni successivi quello di divulgatrice e di intermediatrice tra la cultura bulgara e quella europea. Con articoli pubblicati su “Hudojnik” (Artista) fa conoscere al grande pubblico Francois Millet, Giovanni Segantini e altri. Ma non basta; perché si formi una diffusa e moderna identità culturale e artistica bisogna che ci sia una adeguata conoscenza storica dell’arte europea: Elizaveta traduce la Storia della pittura di Richard Muther, la prima parte della quale viene pubblicata nel 1907 diventando un testo di riferimento per l’insegnamento della storia dell’arte e per la formazione intellettuale in genere.
Il suo impegno non si limita all’arte. Durante le guerre balcaniche presta servizio come infermiera volontaria in diversi ospedali al confine turco assistendo i soldati nel culmine di un’epidemia di colera; dopo la guerra sarà insignita della Gran Croce. Questo episodio tuttavia, a differenza di quanto accade ad altri artisti, sembra rimanere del tutto separato dal suo lavoro; Elizaveta nei suoi scritti lascia testimonianze drammatiche di questo periodo, ma della guerra non c’è traccia nelle sue opere: i temi e lo stile rimangono gli stessi. E un’altra questione: cosa spinge Elizaveta, che ha 31 anni e tre figlie  (la più piccola ha due anni) a lasciare la famiglia e rischiare la vita? Solo l’adesione agli ideali di “rinascita nazionale”? O anche il desiderio di dimostrare che la donna ha gli stessi diritti, passioni e capacità degli uomini? Superata la Prima guerra mondiale, la Bulgaria attraversa un periodo complicato, politicamente instabile ma ricco di fermento culturale: come accennavamo l’esperienza della Grande Guerra segna molti artisti e la Bulgaria si apre al confronto con le più importanti avanguardie europee (Espressionismo, Dadaismo, Futurismo, Bauhaus tra le altre). Ma Elizaveta rifiuta questo confronto (durante e dopo il suo soggiorno in Germania del 1920-1922, ad esempio, non riporta nulla su queste correnti): in un articolo del 1922 pubblicato sul giornale “Slovo” (Parole) scrive che l’arte dell’Occidente è malata, stigmatizza l’utilizzo di materiali non canonici (metallo, stoffe, vetro) da parte di alcuni artisti: essi sono diversi tra loro ma «tutti hanno in comune la volontà di rottura e l’incomprensione per i valori passati». Queste posizioni conservatrici si spiegano con la sua convinzione che l’assimilazione della “modernità” non sia ancora stata completata in Bulgaria: per rifiutare e rompere con la tradizione bisogna prima averla fatta pienamente propria; a confermare di questa posizione c’è un articolo del 1923 in cui sostiene di non rilevare affatto nella produzione artistica bulgara quello spirito di rivolta che soffia in Occidente. In verità in quegli anni alcune riviste diffondono le idee delle avanguardie ma questi movimenti hanno un carattere elitario, mentre Elizaveta Konsulova vuole rimanere fedele alla sua impostazione pedagogica e divulgatrice. In tale contesto si comprende bene l’importanza da lei attribuita all’associazione d’arte popolare “Slavia Beseda” -che aveva contribuito a fondare- e che si proponeva di recuperare e rivitalizzare la cultura popolare bulgara; nello stesso periodo lavora anche alla formazione di un teatro di marionette, che diventerà in seguito un punto di riferimento nella cultura nazionale.                                      
Dal 1927 al 1933 la famiglia si trasferisce a Praga (per il lavoro diplomatico del marito). Anche qui Elizaveta svolge un’intensa attività diventando un elemento centrale nella vita cittadina: crea un’associazione per la reciprocità cecoslovacca-bulgara, partecipa al Congresso dell’Unione internazionale delle marionette e anche al Congresso internazionale delle Arti con una relazione sui costumi tradizionali bulgari.                                                                                         

La madre dei fiori, Elizaveta Konsulova-Vazova

Al ritorno a Sofia inizia la sua collaborazione con “Beseda”, una rivista culturale femminile; persegue sempre nella mission di svecchiare e internazionalizzare la cultura locale. Lo sguardo di Elizaveta ora si concentra sul mondo femminile: sostiene il diritto delle donne e la necessità per il Paese di favorire l’istruzione femminile come strumento per una loro piena partecipazione alla vita politica, cura e appoggia il lavoro delle artiste. Per la rivista traduce articoli dall’inglese, dal francese, dal tedesco; si occupa di genitorialità, diffonde le innovazioni igieniche, propugna una più razionale organizzazione della vita domestica come strumento per liberare il tempo delle donne e permettere loro di partecipare alla vita artistica, culturale e politica. Certamente non viene proposta una radicale revisione dei ruoli tradizionali ma viene difesa una maggiore partecipazione dell’uomo alla vita domestica e familiare che avrebbe lasciato alle compagne più tempo “tutto per loro”. Molti articoli sono dedicati ad artiste, in altri si batte per il diritto all’accesso delle donne all’istruzione universitaria e per il diritto di voto. Nel 1940 cessa la sua attività di artista e intellettuale. Nel 1956 le viene dedicata una retrospettiva delle sue opere e nel 1961 viene  insignita della medaglia di Cirillo e Metodio.           
Elizaveta Konsulova Vazova muore il 29 agosto 1965 a Sofia. Numerose le mostre delle sue opere in tutto il mondo.  

Per saperne di più: 

Qui le traduzioni in francese e inglese.

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Articolo di Angela Scozzafava

Si è laureata in filosofia della scienza con il prof. Vittorio Somenzi e ha conseguito il Diploma di perfezionamento in filosofia.  Ha insegnato — forse bene, sicuramente con passione — in alcuni licei. Ha lavorato nella Scuola in ospedale, ed è stata supevisora di Scienze Umane presso la SSIS Lazio. Attualmente collabora con la Società Filosofica Romana; scrive talvolta articoli e biografie; canta in cori amatoriali e ama i gatti.

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