La storia di Mammolina

Immaginate la scena: 3 sindacaliste, la responsabile di una casa editrice, la vicepresidente di un’associazione nazionale, due docenti universitari, la presidente e la vicepresidente dell’associazione promotrice del concorso collegate online per valutare i lavori arrivati per il concorso. Immaginate ora la meraviglia e lo stupore quando sullo schermo sono apparsi all’improvviso tredici grembiulini rosa e celesti che a squarcia gola e in coro raccontano la storia di Maria Montessori, medicA e scienziatA nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona. Proprio così, medica e scienziata, senza remore e senza paura.  

Le 3 sindacaliste, la responsabile di una casa editrice, la vicepresidente di un’associazione nazionale, due docenti universitari, la presidente e la vicepresidente dell’associazione promotrice del concorso di cui sopra non hanno avuto dubbi: a quei tredici bimbetti e bimbette della sezione unica eterogenea – età compresa tra i 3 e i 5 anni – dell’Iis Amandola di Montefortino, in provincia di Fermo, guidati dalle maestre Antonella Guerrieri, Rita Capanna e Marzia Zazzaretta andava “senza se e senza ma” il premio per i “linguaggi di genere” della IV edizione del concorso didattico Sulle vie della parità nelle Marche promosso dall’Osservatorio di Genere – nell’ambito del concorso Sulle vie della parità dell’associazione Toponomastica femminile – in collaborazione con l’ATS 15 di Macerata, il Sistema Museale dell’Università di Camerino, la casa editrice Settenove, USIGRAI, CGIL, CISL, UIL e la COOP 2.0.  

La motivazione? Eccola qua: «La commissione, con questo premio alla scuola dell’infanzia di Montefortino (FM) con il progetto La storia di Mammolina, intende sottolineare più meriti e obiettivi che tale lavoro ha raggiunto. Per prima cosa la sfida, vinta dalle maestre, di lavorare efficacemente in una scuola dell’infanzia su temi delle pari opportunità e della parità di genere. Poi il risultato ottenuto, cioè la realizzazione di un gioco montessoriano intitolato Mammolina. E ancora il metodo didattico attivo utilizzato del cooperative learning, non facile a quest’età. E infine, cogliendo a pieno la finalità che il nostro bando si pone, la proposta di intitolazione dei giardini della scuola a Maria Montessori, ricordata nel giusto valore: impegno professionale, impegno sociale, esempio di realizzazione femminile».  

La storia di Mammolina realizzata da questa classe, per noi dell’Osservatorio di Genere, rappresenta una doppia conferma. Testimonia prima di tutto che la scelta di allargare la platea del concorso didattico alla scuola dell’infanzia è stata vincente anche nelle Marche. Ma questo progetto è anche e soprattutto la prova provata che l’educazione alle differenze e al rispetto deve necessariamente partire dai bambini e dalle bambine in età prescolare e deve inserirsi tra le attività didattiche curricolari. Queste maestre e i loro alunni e alunne hanno fatto un ulteriore scatto dimostrando, inoltre, che non esistono temi che non possono essere affrontati in una scuola dell’infanzia. Veicolati nel modo corretto attraverso strumenti adatti all’età dei bambini e delle bambine anche contenuti apparentemente complessi come le pari opportunità, la parità di genere e il linguaggio di genere possono entrare nelle classi e porre le basi per un’educazione inclusiva e rispettosa delle differenze. Proprio Maria Montessori – a cui è stato dedicato anche un altro progetto realizzato dalla 2A indirizzo Montessori dell’Istituto comprensivo “E. Fermi” di Macerata (MC) e premiato nell’ambito della seconda edizione del concorso marchigiano – sosteneva infatti che un «insegnamento graduato in rapporto ai diversi interessi» quando avviene in ambiente adatto ed adattato ai reali bisogni del bambino e della bambina, con i giusti “materiali di sviluppo”, dà i suoi frutti e produce un apprendimento autentico e significativo. 

Ed è proprio questo che le maestre hanno fatto, hanno raccontato ai bambini e alle bambine la storia di Maria Montessori e, prendendo spunto dalla sua vita, hanno parlato con i bambini e le bambine del ruolo della figura femminile nella società di ieri e di oggi. Si sono chieste le maestre, i bambini e le bambine cosa volesse dire per una ragazza voler studiare per diventare una scienziata ai tempi di Maria Montessori e cosa voglia dire nell’attualità. Dopodiché è stato chiesto ai bambini e alle bambine di rappresentare attraverso il disegno la vita di Maria Montessori: nei cartelloni sono finiti i genitori di Maria, la sua città natale, l’apertura della prima casa dei bambini e così via.
Creatività, materiali di riciclo e lavoro cooperativo sono stati gli strumenti utilizzati in questa fase del progetto… nessuno e nessuna si è tirata indietro ed ognuno ha trovato il proprio modo di essere protagonista del lavoro. 

Siccome «il gioco è il lavoro del bambino», come diceva Maria Montessori stessa, nella fase successiva del progetto, tutta la classe è stata invitata in modo divertente e assolutamente inclusivo a costruire Mammolina, così come ognuno di loro se l’era immaginata. D’altronde che il gioco sia fondamentale nello sviluppo dei bambini e delle bambine ce lo dice anche l’articolo 31 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia secondo cui il gioco è un diritto del bambino che deve potersi dedicare ad «attività ricreative proprie della sua età» e «partecipare liberamente alla vita culturale e artistica» incoraggiata da «mezzi appropriati». 

In questo percorso realizzato dalle maestre della scuola dell’infanzia di Montefortino troviamo tutto questo e soprattutto vi ritroviamo uno degli assunti del pensiero pedagogico montessoriano secondo cui il gioco rientra in quel “lavoro di crescere” che è un istinto cognitivo caratterizzante ogni bambino e ogni bambina e che lo spinge ad apprendere in autonomia con l’obiettivo di “produrre l’uomo” e, aggiungiamo noi, la donna del futuro. Ma in questo progetto c’è di più, c’è un valore aggiunto che ci dice l’importanza che la scuola ha nella società e nella formazione dei cittadini e delle cittadine del domani. 
«La pace» scriveva nel 1936 Maria Montessori «è una meta che si può raggiungere attraverso l’accordo e due sono i mezzi che conducono a questa unione: uno è lo sforzo immediato di risolvere senza violenza i conflitti, vale a dire di eludere le guerre; l’altro è lo sforzo prolungato di costruire stabilmente la pace tra gli uomini. Ora, evitare i conflitti è compito della politica, costruire la pace è compito dell’educazione». 

Qui potete vedere i lavori realizzati da questi bambini e bambine insieme alle loro maestre che dimostrano di aver colto l’importanza del loro ruolo. Ci piace pensare che in quella classe queste maestre, grazie a un progetto inviato a un concorso didattico, abbiano iniziato a porre le basi per un mondo senza conflitti, in un mondo, si spera, senza discriminazioni e più equo. Dopo aver visto i video che raccontano le varie fasi del progetto, siamo sicure che anche voi come le tre sindacaliste, la responsabile di una casa editrice, la vicepresidente di un’associazione nazionale, due docenti universitari, la presidente e la vicepresidente dell’associazione promotrice del concorso di cui sopra, proverete una forte emozione e, magari come ha fatto chi scrive, vi unirete a quei bimbi e a quelle bimbe e griderete commosse “viva Maria Montessori”. 

Durante la cerimonia di premiazione che si è tenuta in presenza (altro grande successo di questa edizione marchigiana) il 10 maggio 2021 presso il Polo di Informatica dell’Università degli Studi di Camerino (Mc), la maestra Guerrieri, intervenuta in rappresentanza delle colleghe e dei bambini e delle bambine collegati online, ha ricevuto oltre agli altri premi anche un’opera realizzata ad hoc dall’artista Stefania Ciucani.  
Il progetto è stato poi anche premiato nell’ambito del concorso nazionale Sulle vie della parità. 
Il bando della V edizione del concorso didattico “Sulle vie della parità nelle Marche” è disponibile sul sito dell’Osservatorio di Genere: la scadenza è il 28 febbraio 2022!  

Per maggiori informazioni: odg@osservatoriodigenere.com 

***

Articolo di Silvia Casilio

OFNSIrlf

Silvia Casilio ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università di Macerata e attualmente collabora con l’Università di Teramo. È autrice di saggi sull’Italia repubblicana e dal 2009 collabora con l’associazione culturale Osservatorio di genere

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