Lo sport negli anni è diventato sempre più inclusivo e non solo in ottica di genere. Infatti nella storia olimpica gradualmente si è dato sempre maggiore spazio a sportivi e a sportive con varie disabilità.
Le Paralimpiadi sono un evento la cui nascita può essere attribuita al medico Ludwig Guttmann (1899-1980), noto anche come il “il padre dello sport per le persone con disabilità”. Guttmann è di origini tedesche ma fugge dalla Germania durante la Seconda guerra mondiale e inizia a esercitare la sua professione in Gran Bretagna. Dopo aver fondato il National Spinal Injuries Centre, lavora presso l’ospedale Stoke Mandeville e aiuta nel recupero i veterani di guerra che soffrono di danneggiamenti alla spina dorsale. In quegli anni le persone affette da gravi lesioni spinali hanno mediamente poco più di due anni di vita davanti a loro. Questo era dovuto al fatto che i/le pazienti, impossibilitati/e a muoversi, dovevano affrontare due grandi difficoltà: una fisica, che costringeva le persone la maggior parte del loro tempo a letto, e una psicologica, dovuta a un costante allontanamento dalla vita reale e da ogni forma di socialità. Guttmann è il primo nella storia della medicina a comprendere i benefici dell’attività sportiva per chi è affetto da patologie spinali.
Il primo passo verso le Paralimpiadi si ha nel 1948, proprio in occasione delle Olimpiadi di Londra. Guttmann, infatti, organizza durante la cerimonia d’apertura, il 29 luglio, una competizione tra ex-militari in carrozzina, nota con il nome di Stoke Mandeville Games. A Londra partecipano 14 uomini e 2 donne nel tiro con l’arco. Il successo di questo “esperimento” porta alla continuazione annuale dell’evento fino alla nascita delle vere e proprie Paralimpiadi.
Roma 1960 è il teatro per la prima edizione paralimpica, svoltasi sei giorni dopo la chiusura delle Olimpiadi: a questo evento partecipano in totale 400 atleti tra uomini e donne da 23 Paesi del mondo e in 8 differenti specialità. Tuttavia le otto discipline sportive della competizione paralimpica non sono tutte aperte alle donne che in questa prima edizione possono partecipare solo nel tiro con l’arco, nell’atletica, nel nuoto, nel tennis tavolo e nella scherma.

Tra i successi al femminile più interessanti di questa prima edizione ricordiamo quelli della britannica Margaret Maughan (1928-2020), conosciuta per essere la prima medaglia paralimpica inglese della storia. Maughan a Roma, infatti, vince nel tiro con l’arco nell’evento del Columbia Round e si impone nel nuoto nei 50 metri dorso (classe 5). Ma non solo: nel 1972 cambia disciplina e ad Heidelberg è oro nelle freccette a coppie aperte, nel 1976 ottiene a Toronto un argento nella stessa specialità e un oro nelle bocce (coppie wh), e nel 1980 ad Arnhem chiude la sua carriera sportiva con un altro successo nelle bocce. Una carriera lunghissima e varia, a dimostrazione ulteriore dello spirito agonistico di questa grande donna.

A Roma 1960 nell’atletica femminile si impone in quasi tutte le specialità l’italiana Maria Scutti (1928-2005). Originaria di Chieti, Scutti perde l’uso delle gambe nel 1957 a seguito di un incidente stradale. Tre anni dopo questo evento che segna per sempre la sua vita, vince ben quindici medaglie olimpiche, dieci delle quali d’oro. Solo nell’atletica leggera, infatti, ottiene undici piazzamenti: vince nel lancio della clava femminile (classe A e classe B), nel giavellotto femminile (classe A e classe B), nel giavellotto di precisione femminile (classe A, classe B e classe C) e nel lancio del peso femminile (classe A e classe B); è bronzo nel lancio della clava femminile (classe C) e nel giavellotto femminile (classe C). Nel nuoto, sempre a Roma, vince nei 50 metri rana femminili (classe 4 completa) ed è seconda nei 50 metri dorso femminili (classe 4 completa). E non solo: nella medesima edizione, infatti, Scutti ottiene anche un argento nel doppio femminile (classe B) insieme ad Anna Maria Toso e uno nel fioretto femminile individuale. Per i suoi successi e la sua tenacia nel 2021 è insignita della Medaglia d’oro al valore atletico alla memoria.
Anna Maria Toso è un’altra sportiva di estremo interesse. Nel suo palmarès paralimpico, infatti, troviamo ben venti medaglie (tra cui otto vittorie) a cavallo tra le edizioni di Roma 1960 e Tokyo 1964. Il numero di successi sportivi la rende l’atleta italiana paralimpica con più medaglie. Solo a Roma, Anna Maria Toso vince due volte nel nuoto, rispettivamente nei 25 metri rana femminili (classe 2 incompleta) e nei 25 metri stile libero femminili (classe 2 incompleta), e, nella scherma, nel fioretto femminile. Gli argenti che colleziona sono numerosi in questa edizione: è seconda nel giavellotto di precisione femminile (classe A B e C), nei 25 metri dorso femminili (classe 2 incompleta) e nel doppio femminile di tennistavolo con Maria Scutti. Ottiene, inoltre, due bronzi, uno nel getto del peso femminile (classe A) e uno nel singolare femminile (classe B) di tennistavolo.

Di rilievo alle prime Paralimpiadi è anche il risultato sportivo di Daphne Ceeney (1934-2016), la prima atleta australiana a partecipare a una competizione paralimpica. La sua vita cambia per sempre dopo essersi lesionata la colonna vertebrale in seguito a una caduta da cavallo, quando aveva solo 17 anni. Ceeney a Roma è doppio oro nel nuoto nei 50 metri femminili rana e stile libero (classe 5), triplo argento nel tiro con l’arco, e bronzo nella gara con la carabina. Tra Roma 1960, Tokyo 1964 e Tel Aviv 1968 Ceeney porta a casa in totale quattordici medaglie, dimostrando di essere ai vertici dello sport per quasi dieci anni e in cinque discipline diverse.

Merita una menzione Margaret Harriman, la sportiva che nella sua vita ha rappresentato la Rhodesia nelle sue due prime Paralimpiadi e il Sudafrica dal 1968 in poi. Harriman è stata l’unica donna a competere nel torneo di netball nella seconda edizione dei Giochi di Stoke Mandeville, nel 1949, con il suo nome da nubile di Margaret Webb. Nei sedici anni di carriera sportiva professionale ha gareggiato in numerose discipline, tra cui tiro con l’arco, atletica, freccette, bocce e nuoto, ottenendo nel complesso ben undici medaglie d’oro. La specialità in cui ha regnato per anni è stata sicuramente il tiro con l’arco, in cui ha vinto otto medaglie d’oro in tre edizioni diverse dei Giochi. A Roma si afferma anche nel nuoto vincendo un argento nei 50 metri stile libero (classe 4 incompleta) e due bronzi, rispettivamente nei 50 metri dorso e rana (classe 4). Non potendo gareggiare dopo il ‘76 alle Paralimpiadi a causa del divieto di partecipazione per il Sudafrica per le politiche sull’apartheid, Margaret Harrison ha dovuto aspettare vent’anni al di fuori delle gare per poter tornare a competere. Nel 1996 a Lawn Bowls infatti ottiene la sua ultima medaglia delle diciassette vinte in totale.

Tra le atlete simbolo della prima edizione paralimpica sicuramente bisogna ricordare anche la tedesca Christa Welger (1939-2019). Questa donna, malata di poliomielite sin da bambina, si afferma in diversi sport e in particolare nel nuoto. Tra le prime partecipanti ai Giochi di Stoke Mandeville, a Roma ‘60 vince ben otto medaglie, distinguendosi in particolar modo nel nuoto.
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Articolo di Marta Vischi

Laureata in Lettere e filologia italiana, super sportiva, amante degli animali e appassionata di arte rinascimentale. L’equitazione come stile di vita, amo passato, presente e futuro, e spesso mi trovo a spaziare tra un antico manoscritto, una novella di Boccaccio e una Instagram story!