Editoriale. Sono finite le feste. “Una tragedia che si poteva evitare”

Carissime lettrici e carissimi lettori,

auguri a voi e a noi, per questo nostro primo incontro nell’anno nuovo. Auguri, ancora a noi e a voi, per le duecento settimane di vita della nostra rivista e del nostro ritrovarci, qui, insieme. Auguri, molto speciali da parte nostra, anche a una ragazza coraggiosa capace come poche altre (e ce ne sono state e ci saranno ancora) di muovere l’attenzione del pianeta intero e non solo dei Potenti che lo governano.  Greta Thunberg il 3 gennaio scorso ha avuto le sue 20 candeline sulla torta. Aveva 16 anni quando iniziò, un venerdì, il suo percorso a difesa della Terra pianeta comune, facendosi fotografare con in mano un cartello con su scritto: sciopero scolastico per il clima.

Auguri tanti anche ai ragazzi arrestati martedì scorso, e poi rilasciati, che dovranno presentarsi il 12 maggio prossimo davanti al giudice del Tribunale di Roma per aver imbrattato, con vernice lavabile, il portone e alcune parti del muro di Palazzo Madama, sede del Senato che, secondo l’annuncio del suo Presidente Ignazio La Russa, si costituirà come parte civile in questa repubblica democratica del merito e della punizione.

Non che il gesto sia dei migliori, ma ci è sembrato alquanto esagerato tacciare di terrorismo e di nazi ecologismo il movimento Ultima generazione che, tra l’altro, ha ammesso le responsabilità degli atti commessi e ha detto di essere pronto alle conseguenze. Questo gruppo dal 2021 pratica azioni che definisce di disobbedienza civile non violenta: blocchi del traffico, passati di verdure contro opere d’arte e altre dimostrazioni che sono accadute non solo in Italia ma anche in Europa. In Italia Ultima generazione chiede l’interruzione immediata della riapertura delle centrali a carbone e delle nuove trivellazioni, la cancellazione di altri progetti simili nel mar Adriatico. Ma guarda e suggerisce l’incremento dell’uso dell’energia solare eolica di 20 giga megawatt.

In un’intervista il sociologo e politico Luigi Manconi, che è stato nei movimenti studenteschi degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, con il movimento Lotta Continua, ha commentato: «Sono atti che rivelano una sorta di angoscia e persino, arrivo a dire, di disperazione. L’angoscia e la disperazione di chi ha raggiunto una determinata consapevolezza e scopre che intorno a sé c’è tanta indifferenza silenzio e impotenza. Si esprimono come possono nei luoghi dove è possibile farlo con gli strumenti di cui hanno disponibilità. Il loro è comunque un grido di allarme – continua Manconi – e sarebbe proprio grave fermarsi alla forma di alcuni messaggi, cristallizzarsi sul loro carattere appunto trasgressivo o, se vogliamo, maleducato. Ma non capire qual è il senso di quelle azioni il senso di quei messaggi sarebbe ancora una volta il ripetersi della storia del dito che indica la luna e si guarda il dito invece che dritto davanti a sé».

Il giornalista Marco Damilano ha commentato: «Il dito esiste perché oggi parliamo di quel gesto che in altri tempi si sarebbe definito di antiparlamentarismo che non è certo qualcosa che appartiene al dibattito democratico. Allora cosa si può fare? – si chiede Da Milano -. Ci sarà bisogno di molto tempo e di molta esperienza, di molti anni, per diventare astuti come i serpenti e candidi come le colombe, cioè capaci di esprimere la propria radicalità e allo stesso tempo di intrattenere un rapporto con le istituzioni e con i governi. Al di là della loro visibilità i movimenti ambientalisti, tutti i movimenti ambientalisti, hanno – secondo Damilano – una debolezza strutturale, il fatto che al governo ci siano altri movimenti, altri partiti, altre coalizioni di interessi e, anche quando i movimenti ambientalisti accedono al governo, i rapporti di forza all’ interno di quegli esecutivi è in genere sfavorevole agli ambientalisti che si trovano regolarmente in una condizione di minoranza. È inevitabile che i movimenti ritornino alle piazze pur sapendo che nelle piazze si deve tornare ma lì non si deve rimanere fermi, immobili. Insomma – termina Da Milano – si finisce con il concludere con la stessa Greta Thunberg, con la quale tutti i regnanti della Terra hanno fatto a gara per farsi fotografare, per la loro visibilità mondiale, che ha dovuto ammettere che tutto è finito nel famoso bla bla bla e che i movimenti si trovano regolarmente in una condizione di minoranza».

Agnese Casadei, la portavoce di Fridays for future Italia ha parlato, invece, di ciò che è stato raggiunto in questi quattro anni, dal 2018, da quando sono iniziati i primi scioperi globali: «Possiamo dire che veramente moltissime persone in più hanno maggiore consapevolezza del problema, del fatto che ci troviamo all’interno di una crisi climatica senza precedenti e che servono azioni politiche adeguate per rispondere a questa crisi a livello globale. Si è proprio visto l’aumento di interesse in tema di obiettivi di riduzione delle emissioni tra il 2030 e il 2050. Se quattro anni fa andavamo tranquillamente verso un aumento di più 4 ° adesso se non altro ci troviamo più o meno ad andare verso più 3 °+2 ½ ° che comunque è assolutamente insufficiente per affrontare questa crisi. Però si è visto che l’azione popolare e lo scendere in piazza ha portato a un cambiamento concreto. Nel caso italiano mi viene in mente un esempio: l’anno scorso la difesa dell’ambiente e la volontà di affrontare la crisi climatica è entrata a far parte della Costituzione. Una cosa che probabilmente tre anni fa nessuno si sarebbe sognato di pensare che sarebbe potuto succedere, e invece è accaduto».

Con la festa dell’Epifania, celebrata ieri, si è concluso il ciclo di incontri più o meno familiari, più o meno fonti di veleni repressi che con il dovere degli inviti obbligati non vedono altro che il momento di esplodere in tutta la loro corrosiva effervescenza! Per questo ci associamo e diamo universalmente ragione a Rossana Rossanda quando parlava ironicamente, a proposito di queste feste di fine anno, associate al Natale e ai suoi riti casalinghi, di una «tragedia che si poteva evitare»!

L’inizio dell’anno è anche, per chi ci crede, momento di predizioni e responsi dal cielo. L’oroscopo dirà qualcosa di noi e ci indicherà la strada! Certo. Al di là di qualsiasi ironia, l’osservazione delle costellazioni celesti risale almeno a più di 5.000 anni fa. La praticavano i Maya con il cielo diviso in 13 costellazioni corrispondenti al nome di altrettanti animali: dal falcone (a febbraio/marzo), al giaguaro, al cane o al serpente fino alla lucertola (da metà dicembre) alla scimmia (che chiude con il 7 febbraio). Anche l’oroscopo arabo ha origini antichissime e vedeva tra le stelle 12 tipi di Armi: pugnale, clava, mazza ferrata, coltellaccio, spada, coltello, catena, pugnale arabo, arco, lancia, fionda ascia. L’oroscopo indiano si basa sia sui movimenti del sole che su quelli della luna (siderosolare) e i segni hanno nomi dal suono d’incanto. Mesha (che corrisponde all’ariete) e porta a chi è nato sotto il suo cielo l’intelligenza, l’iniziativa e la fedeltà, a Kataka (il nostro Cancro) la sensibilità, l’essere selettiva/o e fedele.  L’oroscopo celtico è particolare ed è formato da ben 22 alberi, dal faggio all’acero, al noce, all’abete fino al tiglio che offre tranquillità, dinamicità ed equilibrio. Gli egiziani guardavano alle stelle come delle vere divinità e cominciano l’anno con Seth dio della guerra. Gli Atzechi hanno diviso il cielo in 20 segni, iniziando con la purezza dell’acqua e, dopo una serie di animali (cane, capriolo, coccodrillo) passano all’erba, al movimento, alla pioggia al fiore e al vento con cui chiudono l’anno. Il Falco Rosso, il Castoro, il Cerco, il Picchio il Salmone/Storione sono le figure del cielo dei popoli Pellerossa, mentre i gitani vedono scorrere nel cielo un pugnale, una corona, una candela, una ruota e perfino, dopo l’ascia, il cavallo e il calice (il nostro acquario) e chiudono con una chiesa (pesci).

Sicuramente i più forti e attuali sono il nostro oroscopo zodiacale e quello Cinese che quest’anno inizia il 22 gennaio con la Festa della Primavera e si concluderà il 9 febbraio prossimo quando cinesi, vietnamiti e altri popoli vicini passeranno dall’anno del Coniglio, il 2023, a quello del Drago. Dunque, le bambine e i bambini che nasceranno quest’anno (ma solo tra il 22 gennaio e il 6 febbraio 2024) apparterranno all’anno del Coniglio, un animale tranquillo, gentile ed elegante, che non ama i conflitti ed è considerato piuttosto fortunato, ma avranno come elemento l’Acqua. Per i cinesi è importante, infatti, anche l’Elemento. Secondo la Teoria degli elementi, ogni segno dello zodiaco è associato ciclicamente a uno dei 5 elementi: Oro (Metallo), Legno, Acqua, Fuoco o Terra. Questo significa che, per esempio, un anno del Coniglio di Legno o di Acqua si verifica una volta ogni 60 anni. Secondo l’astrologia cinese, le caratteristiche delle persone dipendono dal segno zodiacale e dall’elemento associato all’anno di nascita. Ci sono poi anni che l’oroscopo suggerisce di far nascere o, al contrario, di non fa nascere una/un figlio/a: Il Drago (il prossimo anno!) è procreatore di bambini e bambine a cui si prospetterebbe una vita fortunata e di successo. Tutto il contrario per colei o colui che è nato nell’anno della Capra molto evitato dai genitori cinesi (Ahimè sono nata in uno degli anni dedicati alla Capra!).

Tanti e tante sono le scrittrici e gli scrittori che si celebrano o si ricordano quest’anno. Il primo è il poeta Kahlil Gibran, l’autore de Il Profeta: appena ieri, il 6 gennaio, si sono celebrati i 140 anni dalla nascita. Tra gli autori stranieri ricordiamo la nascita di Wilbur Smith (scomparso nel 2021) che avrebbe compiuto 90 anni. L’autore de Il rosso e il nero e de La certosa di Parma, il francese Stendhal, festeggerà i 240 anni dalla nascita il 23 gennaio prossimi. Georges Simenon nasceva 120 anni fa, così come la grandissima Marguerite Yourcenar (8 giugno) e George Orwell (nato il 25 giugno) o Franz Kafka (140 anni fa).

Ma sicuramente questo 2023 sarà l’anno delle celebrazioni di Italo Calvino che era nato il 15 ottobre 1923, cento anni fa, a Santiago de Las Vegas de La Habana a Cuba da due genitori italiani, il padre agronomo sanremese e la madre, Eva Mameli, di origini sarde, la prima donna in Italia a ottenere una cattedra di Botanica generale.
Italo Calvino è stato uno dei geni del nostro novecento. Ha amato e portato nelle sue opere l’umorismo delle riviste, che amava leggere già ai tempi di scuola, e il fantastico su cui ha costruito la sua splendida produzione artistica. Di Calvino oggi leggiamo una poesia (25 aprile) specchio anche del suo impegno politico e un piccolo brano tratto da quella fantastica opera che è Il Visconte dimezzato, un romanzo interno a una trilogia dato alle stampe nel 1951. «Ambientato in Boemia e in Italia, precisamente in Liguria (dove Calvino era ritornato con i suoi genitori) a metà del settecento, presenta come tema centrale il problema dell’uomo contemporaneo (dell’intellettuale, per essere più precisi) dimezzato, cioè diviso a metà, in due parti. Proprio a tal fine il protagonista è stato dimezzato (da una palla di cannone) secondo la linea di frattura tra bene e male, costruendo una specie di metafora su tutta la storia, che va a simboleggiare il bene e il male, l’incompletezza e i possibili stati d’animo dell’uomo. Si potrebbe quindi definire un libro filosofico».

25 aprile

Forse non farò
cose importanti,
ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi,
forse domani morirò,
magari prima
di quel tedesco,
ma tutte le cose che farò
prima di morire
e la mia morte stessa
saranno pezzetti di storia,
e tutti i pensieri
che sto facendo adesso
influiscono
sulla mia storia di domani,
sulla storia di domani
del genere umano.

Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di vedere tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l’auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani. (Da Il Visconte dimezzato).

Buon anno ancora e buona lettura a tutte e a tutti.

Benvenuti e benvenute in tempi interessanti! Declinando anche al femminile il titolo di un libro di Slavoj Žižek che ricorda una imprecazione cinese che vuole indicare periodi di crisi, vogliamo aprire la presentazione degli articoli del primo numero del 2023, caratterizzati da riflessioni, più o meno preoccupate, sui tempi che stiamo attraversando. Partiamo da Andrà tutto bene, meditazione amara sul presente italiano e sul futuro che si prospetta. Tempi tristi, ma solo apparentemente, anche a proposito di quanto è successo a Greta Thunberg, di cui l’autrice di Riflessioni sul sessismo e sulle parole fa un’analisi che va a scoperchiare l’ideologia sessista sottesa alle parole che usiamo quotidianamente, con un finale della vicenda che peraltro lascia qualche speranza.  Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Chi dice donna dice danno. La violenza verbale nei proverbi, un articolo che denuncia la misoginia racchiusa nei detti popolari italiani. Se allarghiamo lo sguardo al mondo, ci imbattiamo in tempi di conflitti e divisioni interne alla potenza egemone in America? Il dicembre di Limes, Parte Prima. A cambiare lo sguardo e a infonderci speranza viene in soccorso Il tempo della luna: l’Apocalisse, che significa svelamento, la decima lezione del corso di eco-teologia del Cti, un invito alla trasformazione grazie al femminile. Di esempi e modelli di grandi donne per fortuna vitaminevaganti ne segnala moltissimi e questa settimana propone il primo racconto biografico di Calendaria 2023, dedicato alle vincitrici di Premi Nobel: Marie Skłodowska Curie. Nobel per la Fisica. Anche la nuova serie “Credito alle donne” ci presenta la testimonianza della donna che, probabilmente per prima in Italia, ha guidato una Banca di credito cooperativo in Un incarico “temporaneo” durato 33 anni: dal carbone al vertice di una banca. Intervista a Anna Maria Bartolini. Ma non è finita qui: in Discovering Marcella, una nuova edizione di Terza Liceo 1939 ripercorrendo un periodo infausto della storia italiana, quello delle leggi razziali e della persecuzione delle persone ebree, avremo modo di incontrare una figura poliedrica e coraggiosa, la cui esperienza invita alla rinascita. E si continua con I muri onirici di Alessandra intervista alla street artist che spiazza e stupisce con le sue opere di arte pubblica destinate soprattutto ai piccoli borghi. Ragioni di ottimismo e speranza ce ne dà anche la recensione del libro Sto bene, grazie, di Michela D’Adamo, contenuta nell’articolo Scoprire l’arte di star bene, oltre la malattia, un libro che non parla di cure e di ospedali, ma di amore e curiosità per il mondo. Entusiasmo e speranza per un futuro migliore perché paritario suscita anche il progetto della classe 2AO dell’Istituto di istruzione superiore “Vergani-Navarra”, Polo scolastico agroalimentare estense, appartenente alla sede di Ostellato, illustrato nella sezione Juvenilia, dall’autrice di Alberi che fanno la storia. E chi più degli atleti e delle atlete paralimpici potrebbe dare l’esempio di una vita all’insegna delle sfide più difficili? Ce ne parla Marta Vischi in Storia delle Paralimpiadi estive. Dalle origini a Roma ‘60.
«La cucina lega natura e cultura: dalla produzione del cibo al suo consumo e nella sua condivisione». Ce lo racconta il ricco contributo dal Convegno nazionale di Palermo 2019 della nostra associazione, intitolato Le vie dell’accoglienza, Cibo e accoglienza nelle culture mediterraneePer “Cuoche e chef” leggeremo I fiori all’occhiello della cucina italiana. Parte seconda, occupandoci di coraggiose panettiere di eccellenza e di pani speciali fatti con grani antichi e non solo. Mi piace chiudere queste presentazioni con il passaggio finale dalla conferenza delle teologhe sull’Apocalisse: «L’Apocalisse è pieno di afflizioni da cui però non si nasconde, anzi: come dal dolore del parto e di una madre nasce una nuova vita, tutto quello che patiamo nella realtà ci permetterà di rinascere, ed è con la speranza del rinnovamento, che va cercato e non aspettato passivamente, che il testo si chiude». Buon anno di rinascita a tutte e tutti.
SM

***

Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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