Sarah Ferrati, indimenticabile signora delle scene teatrali

Sarah Ferrati era nata a Prato il 9 dicembre 1909 da una famiglia borghese e morì a Roma il 3 marzo 1982; sono dunque oltre quaranta anni che questa grande interprete teatrale e televisiva se n’è andata. Certo il pubblico giovane non la conosce, molte persone magari l’hanno dimenticata, ma su internet (TecheRai, YouTube) vale la pena di recuperare alcuni suoi pezzi memorabili, a dimostrazione di un talento immenso.

Sarah Ferrati

Si appassiona al teatro molto piccola quando i genitori la portano a uno spettacolo in cui recita in un ruolo secondario un amico di famiglia, Renzo Ricci, all’epoca esordiente poi un grandissimo attore; a soli 8 anni all’Accademia dei Fidenti di Firenze interpreta benissimo una bambina cieca. Nel 1922 entra come allieva all’Accademia dei Fidenti, diretta da Mario Fumagalli, a cui Ferrati sarà sempre grata per il ruolo avuto nella sua formazione. Nel 1926 si diploma e entra in una filodrammatica di Empoli; neppure ventenne debutta nella compagnia di Luigi Carini, attore e capocomico di una certa notorietà. Dal 1930 passa alla compagnia di Uberto Palmarini e di Wanda Capodaglio che prende a cuore la giovane collega tanto brava e ne diviene amica e guida. Sono del 1933 le apparizioni sulle scene che la fanno conoscere e ne mettono in luce le doti di attrice versatile, dallo sguardo magnetico e dalla voce mutevole.

Nella splendida cornice del Giardino di Boboli ha il ruolo di Elena nel Sogno di una notte di mezza estate con il regista tedesco Max Reinhardt e interpreti di prim’ordine; nel Chiostro Grande della Basilica di Santa Croce, ancora dunque a Firenze, è la Regina di Bretagna nella prima assoluta dell’opera di Ildebrando Pizzetti La rappresentazione di Santa Uliva. L’incontro con registi prestigiosi e con colleghi e colleghe di rilievo segna una svolta e porta l’attrice a cimentarsi sempre più in testi nuovi, originali, nel teatro sperimentale e di ricerca. Nel 1934 ha la fortuna di entrare in un’altra compagnia affermata, quella di Giuditta Rissone e Vittorio De Sica che le offre parti brillanti in un repertorio comico-sentimentale, assai in voga in quel periodo. Dal 1938 cambia genere per dedicarsi a ruoli più maturi e diviene lei stessa capocomica con Nino Besozzi e Luigi Carini, ottenendo grandi successi per la sua capacità di passare dalla commedia leggera al dramma. Dal 1943 entra nella compagnia del Teatro Eliseo, a Roma, che vanta un gruppo di attori e attrici acclamate dal pubblico e apprezzate dalla critica: da Rina Morelli a Paolo Stoppa, da Ave Ninchi a Tino Carraro. Qui ha la possibilità di interpretare da protagonista notissimi testi teatrali, fra cui La professione della signora Warren di Shaw, in cui viene audacemente affrontato il tema della prostituzione, e Hedda Gabler di Ibsen. Fra 1944 e ’45 torna a una compagnia di giro di cui è il fulcro e la primadonna. Il 4 aprile 1947, al Teatro alla Scala di Milano, è la prima attrice italiana come voce recitante nel ruolo di Giovanna d’Arco nell’omonimo oratorio drammatico di Arthur Honegger, da cui anni dopo verrà tratto il celebre film con Ingrid Bergman.

Copertina della rivista Il Dramma

La carriera di Sarah Ferrati prosegue con successi continui sui palcoscenici italiani, in spettacoli che vanno dai classici a Goldoni, da Bontempelli a Pirandello, con i massimi registi del tempo. Nel 1948 decide di cimentarsi per la prima volta con le tragedie e lo fa nel luogo deputato per eccellenza: il Teatro Greco di Siracusa, dove è Cassandra nell’Agamennone di Eschilo. Dopo aver vinto il premio della rivista Il Dramma, quella stessa estate a Trieste è Titania nel Sogno di una notte di mezza estate; conosce il cantante lirico siciliano Luigi Infantino (1921-91), definito da Pavarotti “tenore della grazia”, con cui si sposa in ottobre; nel 1951 la coppia ha la figlia Monica.

In questo periodo l’attrice dirada le sue apparizioni per seguire la carriera internazionale del marito e per crescere la figlia. Ferrati sceglie con la massima attenzione le proprie parti e gli spettacoli, vuole il meglio e dunque non può dire di no a Visconti che le fa interpretare Medea di Euripide e Le tre sorelle di Cechov; Strehler, al Piccolo Teatro di Milano, le offre il ruolo assai originale della Pazza di Chaillot di Giraudoux, nel 1953, e quello della possidente decaduta Ljuba nella sua storica versione del Giardino dei ciliegi nel 1954. Con il regista si crea una bella sintonia e insieme realizzano messe in scena memorabili. Nel 1959 e nel 1962 Sarah Ferrati riceve il Premio San Genesio come migliore attrice teatrale italiana, un premio di grande prestigio istituito dalla rivista Sipario con il patrocinio del comune di Milano, assegnato da una giuria di critici. Il 5 ottobre 1963 è Marta nel debutto italiano di Chi ha paura di Virginia Woolf?, a fianco di Enrico Maria Salerno, per la regia di Zeffirelli, al Teatro La Fenice di Venezia.

Un evento culturale di grande risonanza perché il lavoro di Albee era stato presentato solo l’anno precedente a Broadway e aveva sùbito scosso l’opinione pubblica, la critica e il pubblico; e ha ancora una brillante vita sui palcoscenici di tutto il mondo.

Un po’ stanca del teatro italiano che non si rinnova come lei vorrebbe, dal 1964 al ’66 insegna con entusiasmo recitazione all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, a Roma; fra i suoi allievi più noti si può citare Gabriele Lavia. Ha raccontato quale era il suo metodo che partiva dalla letteratura italiana e da romanzi e racconti di autori da lei prediletti, come Buzzati e Palazzeschi; prima il futuro attore o attrice si doveva formare, destreggiandosi con la punteggiatura, con le pause e con il lessico di testi narrativi, poi passava a esprimersi con maggiore disinvoltura, infine affrontava il testo teatrale che allora appariva più facile perché nato con l’intento di essere messo in scena.

Nel cinema Ferrati è comparsa solo due volte, in Fiat voluntas Dei (1935) per la regia di Amleto Palermi e trent’anni dopo nel drammatico La strega in amore di Damiano Damiani, uscito nel 1966. Comunque la passione inesauribile per il teatro la porta a esibirsi ancora, seppure sporadicamente; è molto attiva nei radiodrammi, ovvero le versioni radiofoniche di opere teatrali, e ancor più nelle trasmissioni di prosa per la televisione, dagli albori, nel 1954, e poi con ritmi serrati, cinque, sei lavori ogni anno. Giacosa, Oscar Wilde, Cocteau, Tennessee Williams, Lorca, Pirandello (sarà una commovente signora Frola in Così è – se vi pare), Eschilo, Sofocle, fino al 1980, con La tana di Agatha Christie. In Medea di Euripide è al tempo stesso protagonista e regista, fatto non comune per una donna e per l’epoca.

Sarah Ferrati in Gallina vecchia

Sia in teatro che in tv uno dei ruoli che più ha saputo caratterizzare è Nunziata, la protagonista di Gallina vecchia, una commedia amara, ancora attualissima e molto rappresentata, scritta nel 1911 da Augusto Novelli che riprende il noto detto “gallina vecchia fa buon brodo”. Il successo televisivo, nel 1968, fu grande e Sarah fu strepitosa nel tratteggiare, con il suo accento toscano e la sua presenza magnetica, la furba bottegaia fiorentina che si crede ancora piacente, ma finisce nel ridicolo e perde il rispetto altrui. Fu anche l’ultimo ruolo interpretato in teatro, nella stagione 1978-79.

Nel 1972 raccolse generali apprezzamenti di critica e di pubblico la miniserie per la televisione, trasmessa in tre puntate, Le sorelle Materassi, tratta dal romanzo di Aldo Palazzeschi, per la regia di Mario Ferrero. Sarah è Teresa, insieme alle bravissime amiche e colleghe Nora Ricci (Giselda) e Rina Morelli (Carolina), le tre sorelle sarte e abili “ricamatrici di bianco”, a cui si unisce la donna di servizio Niobe (Ave Ninchi), un cast che vedeva riunito il meglio del teatro italiano del momento. Nella loro quieta esistenza alla periferia di Firenze arriva a spezzare ogni equilibrio lo scapestrato nipote Remo, interpretato dal giovane e affascinante Giuseppe Pambieri, che le porterà con abilità e cinismo alla completa rovina. Indimenticabile (e malinconica) la scena in cui le tre signore anziane si vestono da sposa, imitando la sposina ben più giovane e fortunata di loro. Lo stesso Palazzeschi ebbe a dire: «Sarah Ferrati è l’unica attrice, dopo la Duse, che mi abbia fatto provare, mentre recitava, le stesse emozioni profonde».

Le sorelle Materassi– a destra Sarah Ferrati
Le sorelle in abito da sposa

Memorabile, sempre in tv, nel novembre del 1973,la messa in scena del crudele testo di Dürrenmatt La visita della vecchia signora per la regia di Mario Landi(ora su YouTube, ma ritrasmesso su Rai5): la miliardaria Claire Zachanassian ritorna nel paese da cui, povera e disonorata, fu cacciata anni prima e mette in atto un vendetta terribile.

Sarah Ferrati in La visita della vecchia signora

Dramma amaro, e moderno più che mai, sulla corruzione e sull’onnipotenza del denaro, nel totale sprezzo per la vita umana e per la dignità. Una prova gigantesca per una attrice che sapeva misurarsi nei classici, come nelle commedie, e, da buona toscana, non faceva difetto di ironia. Sarah aveva un carattere deciso e indipendente per cui ebbe talvolta rapporti difficili con quei registi che trattavano attori e attrici al pari di burattini, come amava dire, mentre apprezzava quelli, in primis Strehler, che sapevano guidare senza limitare la libertà espressiva. Certo lei non si lasciava sopraffare e ci teneva alla propria creatività, visto che era convinta che i registi, in cuor loro, ambiscono sempre a esercitare il loro potere e a far fare agli interpreti quello che loro vogliono, così ha dichiarato in più interviste. Per questo le scene si sono impoverite e non ci sono più attori e attrici dalla spiccata personalità. Secondo lei, infatti, il compito del regista era solo quello di «mettere al massimo a fuoco il significato del testo, scoprire tutto il tumulto che l’autore aveva dentro di sé quando scriveva, e insegnare agli attori» (A colloquio con Sarah Ferrati, a cura di A. Capriotti, «Arcoscenico», settembre-ottobre 1978).

Ma come faceva a essere tanto brava? Semplice: studiava, studiava a fondo, per mesi, il copione intero e, solo dopo, la sua parte; una attrice come lei si doveva impadronire totalmente del ruolo, come se quello che diceva le appartenesse, doveva essere libera di meditare in profondità e, come ebbe ad affermare, non essere considerata una sedia durante le prove. A casa ripeteva i gesti e le battute, le faceva sue, le trasformava in toscano, aggiungeva, toglieva, finché capiva i pensieri del personaggio che finalmente le si era rivelato in pieno. Schietta e provocatoria, era consapevole dei propri meriti e di essere «rimasta l’unica attrice della mia generazione a restare a galla, anzi, a rinnovarsi».

Lapide sulla casa natale

In suo ricordo una lapide è stata posta sulla facciata della casa natale, a Prato, mentre una via le è stata intitolata a Palermo. Un concorso a suo nome, riservato a nuovi testi teatrali, viene organizzato dal 2008 e nella sua città è nato un premio riservato ad attori e attrici che ha visto vincitori negli ultimi anni Gabriele Lavia, Elena Sofia Ricci, Paolo Graziosi. Nel 2022, presso Mimesis, è uscito il volume di Chiara Pasanisi La resistenza delle attrici nel secondo Novecento. Recitazione, repertorio e regia in Miranda Campa, Ave Ninchi, Lilla Brignone, Sarah Ferrati in cui l’autrice indaga sulla carriera di queste attrici italiane e riflette sia sul ruolo della capocomica sia sul loro rapporto con la regia. Speriamo sia solo l’inizio dell’interesse e della rinascita.

In copertina: Sarah Ferrati in Chi ha paura di Virginia Woolf?, 1963.

***

Articolo di Laura Candiani

Ex insegnante di Materie letterarie, dal 2012 collabora con Toponomastica femminile di cui è referente per la provincia di Pistoia. Scrive articoli e biografie, cura mostre e pubblicazioni, interviene in convegni. È fra le autrici del volume Le Mille. I primati delle donne. Ha scritto due guide al femminile dedicate al suo territorio: una sul capoluogo, l’altra intitolata La Valdinievole. Tracce, storie e percorsi di donne.

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...