Crisi demografica e diritti riproduttivi delle donne. Un dilemma irrisolvibile

«Se (la donna) è del ceto medio, andrà su e giù tra le mete/del circo, estrae le sorti e presenta la fronte e la mano/all’indovino che le fa schioccare più volte le labbra./Alle ricche invece i responsi li dà un augure frigio/fatto venire a pagamento, o un esperto del mondo e degli astri,/o un vecchio, di quelli che sotterrano i fulmini per incarico pubblico./Il destino della plebea è nel circo o sul bastione;/mostrando sul collo nudo una corona d’oro,/chiede davanti alle torri di legno e alle colonne/dei delfini se deve lasciare l’oste e sposare il rigattiere./Ma almeno queste affrontano i rischi del parto/e, costrette dalla loro sorte, i travagli dell’allattamento;/sui letti dorati non c’è più quasi nessuna puerpera./Tale è il potere dell’arte e dei filtri che rendono sterili/e portano a uccidere nel ventre gli uomini./Rallegrati, disgraziato marito e dalle tu stesso/da bere; perché se volesse restare incinta/e appesantirsi l’utero di un bambino scalciante,/saresti forse padre di un Etiope e presto il tuo erede colorato,/che fa paura a vederlo di giorno, riempirà il tuo testamento./E lascio perdere i figli illegittimi, gioie e speranze/ ingannate presso alle latrine; da dove vengono/i pontefici e i Sali che porteranno il nome degli Scauri/sulla loro falsa persona. Maliziosamente la Fortuna ride di notte/tra i bambini nudi, sorride loro; li riscalda/e li accoglie nel suo seno, poi li offre alle case alte e prepara una commedia segreta».

Che le parole della Satira VI di Giovenale, uno dei testi più misogini della cultura occidentale, possano descrivere il clima che si sta creando attorno ai diritti riproduttivi delle donne più di 2000 anni dopo la loro scrittura è assai preoccupante. Giovenale è passato alla storia per il suo astio nei confronti di tutto e tutti: vissuto probabilmente in povertà per la maggior parte della vita, era convinto che l’immoralità e la corruzione fossero caratteristiche intrinseche dell’animo umano; nelle sue Satire lamenta spesso i “bei tempi andati” che mai più torneranno perché mancano le condizioni che resero grande il regno dell’imperatore Augusto. La sua rinomata avversione per le ingiustizie sociali non deve trarre in inganno: egli è fermamente convinto che le classi povere siano nella loro condizione per causa propria, perché troppo stupide per poter aspirare a qualcosa di più. Il suo bersaglio privilegiato sono le donne, soprattutto quelle più emancipate perché viste da lui come la prova schiacciante della rovina in cui Roma è caduta. La sua descrizione di Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, è passata alla storia per la sua infamia e influenza, al punto che il nome dell’imperatrice è diventato sinonimo di prostituta. A lei contrappone donne come Lucrezia e Cornelia, mogli e madri esemplari che sapevano stare al proprio posto ed erano consce di quello che la società si aspettava da loro. Un altro bersaglio di Giovenale sono gli omosessuali, da lui descritti come molli e urbani e contrapposti ai pii contadini dell’era repubblicana e augustea, visti come pinnacolo della mascolinità e di una gloriosa civiltà guerriera.

È assai inquietante vedere quanto Giovenale assomigli alle tante persone che oggi popolano i social media: persone rabbiose e frustrate dalla loro vita, che lamentano un tempo aureo che mai tornerà, che vedono nella comunità queer e nel femminismo la causa della decadenza della cultura occidentale, che si scagliano contro le donne più indipendenti e glorificano quelle più sottomesse, richiamandosi a un modello di mascolinità minacciato dalla mollezza degli uomini gay. Non sorprende, quindi, che il passo citato della Satira VI con cui si apre questo articolo assomigli molto ai commenti sotto i post dedicati alla notizia degli Stati generali sulla natalità tenutosi qualche settimana fa a cui hanno partecipato la premier Giorgia Meloni, i suoi ministri e papa Francesco.

La premier Meloni e papa Francesco agli Stati generali della natalità

Tutto quello che riguarda questi Stati generali della natalità è stato a dir poco grottesco: da Meloni che parla delle sue intenzioni su delle riforme da attuare per favorire le nascite per poi essere messa in imbarazzo dal papa che la rimprovera dicendole che accoglienza e natalità non sono due concetti che devono essere contrapposti, al fatto che a parte la premier fossero solo uomini a parlare di strategie le cui conseguenze si riverseranno soprattutto sulle donne; da Papa Francesco – la cui stessa presenza è abbastanza discutibile visto che si parla di un problema di un Paese laico sulla carta – che sottolinea il valore della famiglia e racconta di quando rimproverò una signora che gli aveva chiesto di benedire il suo bambino per poi presentargli il suo cane alle affermazioni che descrivono un Paese in cui, a quanto pare, le persone si offendono se qualcuno viene chiamato “padre” o “madre”; e, infine, l’onnipresente pericolo del fantomatico gender, non esplicitamente nominato ma molto sottinteso, la teoria del complotto che ha da un po’ di tempo a questa parte infettato i conservatori d’Europa paventando l’esistenza di un piano per mutilare bambini e bambine che sarebbero poi venduti a coppie omosessuali.

Il forum sulla natalità sembra viaggiare su una realtà parallela, al punto che viene da chiedersi se le persone intervenute hanno idea di cosa sta succedendo davvero in Italia. Meloni parla di assegni e tagli sulle tasse per chi fa figli e figlie pochi giorni dopo aver approvato il decreto che facilita i contratti a termine e il precariato, una delle motivazioni se non la motivazione per cui le giovani coppie italiane non procreano. Si è parlato della famiglia come risorsa ma ben poco si è detto su come aiutarla a parte eventuali tagli sulle tasse: niente si è detto sulla costruzione di nuovi asili, di investimenti sulla scuola per organizzare attività pomeridiane, o di creare borse di studio per cercare di abbattere i costi del materiale scolastico. Si è parlato spesso di come il bambino (rigorosamente declinato al maschile) sia una risorsa preziosa per il futuro della società, ma non una parola per la madre (culturalmente quella su cui ricadrà il grosso dello sforzo della crescita della prole) o il padre (non c’è ancora alcuna educazione che prepari gli uomini a questo ruolo) che quel bambino dovranno poi crescerlo e farne un cittadino di sani principi. E mentre papa Francesco parla di inverno demografico, i/le giovani che denunciano il precariato e gli affitti troppo cari vengono insultati e bullizzati dai moderni Giovenale, rendendo chiaro che per loro non ci sarà alcun sostegno o supporto da parte delle generazioni più anziane. Giovani a cui vengono fatte delle promesse che non si ha interesse a mantenere visto che, amara verità, sono troppo pochi per essere una fetta di elettorato appetibile per i partiti; lo hanno ben dimostrato i milioni di ragazze e ragazzi che non hanno potuto votare alle ultime elezioni perché fuori sede – e a tal proposito, pare una follia che non si sia dedicata alcuna attenzione al Sud Italia e alle isole visto che qui il collasso demografico sta già facendo vedere i suoi effetti.

Dal forum sulla natalità emerge molta ansia e ben poca strategia: si vuole cercare una soluzione veloce da dare in pasto all’elettorato e si sa che la fretta è cattiva consigliera. La promessa della premier Meloni di non toccare la legge 194 sembra non includere il suo partito e coalizione date le continue proposte di legge che la renderebbero inapplicabile a tutti gli effetti; visto l’esito del forum, non sembra sbagliato ipotizzare che una lenta ma inesorabile erosione del diritto della donna a scegliere del proprio corpo possa essere vista come una soluzione al problema della natalità, mascherandola con decreti che renderebbero la legge impraticabile – una soluzione già attuata in Paesi come Polonia e Ungheria e in alcuni Stati americani, con scarso successo dei loro obiettivi. Se a ciò aggiungiamo le recenti dichiarazioni del ministro Lollobrigida sui pericoli di “estinzione” della “razza” (prima) e poi “etnia” italiana, le tinte grottesche si fanno sempre più cupe, specie quando si prende nota di come il tema della natalità tradotto in questi termini sembri risuonare in una fetta non ignorabile della popolazione.

Foto delle proteste in Polonia contro la legge anti-aborto nel 2020. A tutt’oggi quella polacca è una delle leggi più restrittive

Ma il calo delle nascite è effettivamente un problema o è solo propaganda ultraconservatrice con toni neanche molto velatamente razzisti e sessisti? Ci sono diversi approcci per rispondere a questa domanda. Da un lato è innegabile che se il numero di chi è pensionato supera quello di chi lavora il sistema di welfare ne risentirebbe gravemente: un numero esiguo di lavoratori e lavoratrici non può supportare il sistema pensionistico di milioni di persone inattive. Significativo che non ci sia alcuna discussione riguardo un cambiamento proprio del sistema pensionistico: consci dalle esperienze del governo Monti, i partiti sanno che anche solo sfiorare l’idea di una riforma significativa equivarrebbe a un suicidio politico. Inoltre il lavoro in Italia non è assolutamente un’attrattiva a meno che non si sia abbastanza disperati da accettare contratti precari e condizioni al limite della legalità. I numeri non mentono: gli emigrati italiani superano gli immigrati stranieri, con buona pace della retorica sull’invasione. Se si è donna la situazione è ancora più disastrosa: nel Paese che, preoccupato, chiede di fare più figli e figlie una donna su 5 è fuori dal mercato del lavoro una volta diventata madre. Mentre Meloni afferma che le donne non sono libere se devono scegliere tra lavoro e famiglia il suo governo fa ancora troppo poco per combattere il precariato, condizione che riguarda in maggioranza proprio le donne. Ed è il Sud Italia a pagare il conto più salato di decenni di politiche di welfare per cui si presupponeva che la donna offrisse servizi di accudimento per bambini/e e anziani/e gratuitamente, sotto il peso delle aspettative culturali. Come se questo non bastasse la paura legata alla situazione climatica influenza enormemente la decisione se far nascere o meno una creatura, timore che non è neanche stato accennato al forum.

Di fronte a questo triste scenario, con che faccia si può chiedere a uomini e soprattutto donne di mettere al mondo figli e figlie che forse subiranno lo stesso triste destino precario dei loro genitori, con governi che neanche ascoltano le loro richieste non essendo una fetta di elettorato abbastanza appetibile? Il timore è che non vogliano chiedere: per loro è importante far nascere più bambini e bambine possibili per garantire un ricambio generazionale in un Paese sull’orlo del baratro, a nessuno importa come questi bambini e queste bambine cresceranno. Giovenale, nelle sue esternazioni, non aveva alcun intento moralizzante: voleva solo sfogarsi, conscio che nessuno lo avrebbe mai realmente ascoltato e che i suoi lamenti sarebbero rimasti parole al vento. Almeno da questo punto di vista forse oggi ci sentiamo tutte e tutti un po’ Giovenale.

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Articolo di Maria Chiara Pulcini

Ha vissuto la maggior parte dei suoi primi anni fuori dall’Italia, entrando in contatto con culture diverse. Consegue la laurea triennale in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale e la laurea magistrale in Storia e società, presso l’Università degli Studi Roma Tre. Si è specializzata in Relazioni internazionali e studi di genere. Attualmente frequenta il Master in Comunicazione storica.

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