«Joyce Lussu, una donna meravigliosa: “Giurai a me stessa che mai avrei usato i tradizionali privilegi femminili: se rissa doveva esserci, nella rissa ci sarei stata anch’io”. Il premio va non solo al lavoro prodotto, ma anche per aver scelto, e non è sicuramente scontato, di approfondire la figura di una donna straordinaria, il cui coraggio, forza e determinazione sono un riferimento da seguire».
Queste le parole con cui Carla Scarponi e Valeria Pasqualini dell’Ambito Territoriale 15 di Macerata hanno assegnato il 2° Premio per la sezione D-Percorsi alla classe 5^C della scuola primaria “De Amicis”, I.C. “Fermi” di Macerata. Questo Istituto comprensivo maceratese aveva già partecipato nelle precedenti edizioni e la scuola primaria “Fermi” a indirizzo Montessori si era aggiudicata, nell’edizione del 2018/2019, il Premio per il miglior progetto presentato nella Sezione D. Il lavoro delle donne con “Maria Montessori” a cura della 2A e nell’edizione del 2021/22 il Premio STEM e parità di genere con il progetto Viaggio nel tempo con Edmea Pirami: una farfalla nella storia della classe 5^A. Entrambi i progetti erano stati coordinati dalla maestra Silvia Lattanzi e avevano ricevuto apprezzamenti anche nell’ambito del concorso nazionale. Ora, ai bambini e alle bambine della classe 5^C della scuola primaria “De Amicis”, oltre alla belle parole della motivazione, va anche riconosciuto un ulteriore merito: quello cioè di aver finalmente portato Joyce Lussu al concorso didattico Sulle vie della parità nelle Marche.

Grazie a loro e alla maestra Laura Lautizi, che ha coordinato il progetto, le parole di questa donna, che fu poeta e intellettuale, partigiana e dirigente di partito, figlia, moglie e madre, Sibilla fra le Sibille delle Marche, hanno riempito la sala dell’Università di Camerino che il 25 maggio 2023 ha ospitato la cerimonia di premiazione delle scuole vincitrici della VI edizione del concorso didattico promosso dall’Osservatorio di Genere – nell’ambito del concorso nazionale Sulle vie della parità di Toponomastica femminile – in collaborazione con ATS 15 di Macerata, Università di Camerino, Settenove, Lions Club Macerata Host, Cgil, Cisl, Uil con la sponsorizzazione di Coop Alleanza 3.0.
Nonostante l’Osservatorio di Genere sia molto legato a questa figura, le cui parole spesso e volentieri utilizziamo per introdurre o chiudere presentazioni o incontri, mai nelle cinque edizioni precedenti del concorso c’era stato un progetto dedicato a Joyce Lussu. L’anno scorso ci siamo andate vicine premiando Il mistero della nostra casa nell’Adriatico progetto realizzato dal Liceo delle Scienze Umane “Laurana Baldi” di Urbino su Margaret Collier, nonna di Joyce e «capostipite di tre generazioni di scrittrici, viaggiatrici e attiviste anglo italiane – per dirla con Silvia Alessandrini Calisti che ha scritto la prefazione alla nuova edizione de La nostra casa sull’Adriatico (Giaconi, 2022) – che si sono distinte per la loro vita, i loro pensieri e le loro opere». Ma, fino ad ora, nessuna scuola marchigiana aveva scelto di lavorare su questa «donna formidabile, saggia e generosa, ricchissima di pensieri, intuizioni, toni, bellezza, forza, argomenti, intelligenza». Così la descrive Silvia Ballestra in La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza, 2023) – libro tra i cinque finalisti del Premio Campiello 2023 – e così si apre il progetto intitolato Joyce Lussu. La Sibilla della libertà a cui questo articolo è dedicato. Ma come nasce l’idea di realizzare un progetto su questa donna, per dirlo ancora con Ballestra, vissuta «laggiù, in una bella casa di campagna tra Porto San Giorgio e Fermo»? Da dove nasce la curiosità nei confronti di questa personalità immensa, così immensa da riempire con le sue parole e la sua passione tutto quell’angolo di mondo sperduto che sono le Marche e debordare fino a lambire l’anima di chiunque abbia l’ardire di avvicinarsi a lei? Tutto ebbe inizio, racconta la maestra Laura Lautizi, quando, in occasione della Giornata della memoria, le bambine e i bambini leggono in classe Scarpette rosse. Riflettono sulla poesia, sul suo significato e fanno qualche ricerca sull’autrice. Scoprono che dietro quel testo così potente nella sua semplicità c’è una donna che non solo è cresciuta e vissuta nelle Marche ma che, udite udite, si è diplomata, seppur da privatista, al Liceo classico “Leopardi” della loro città, Macerata.

«La seguono», scrive nella scheda docente la maestra Lautizi, «nel suo carattere determinato e nella sua ribellione dalle convenzioni e dai regimi totalitari». Scarpette rosse si rivela essere il bandolo di un’intricata matassa fatta di storie e di memorie, di leggende e di vite vissute: un filo rosso seguendo il quale i bambini e le bambine si imbattono proprio nel libro di Silvia Ballestra: «Quando la incontro la prima volta è il novembre del 1991, un mese dopo l’uscita del mio primo libro. Lei ha settantanove anni, io ventuno. È nata nel 1912, come mia nonna Fernanda, e io di fama la conosco da sempre. Da quando la maestra ci leggeva la sua poesia Scarpette rosse, che avevamo stampata nel sussidiario accanto a poesie di Brecht, Tagore, Neruda, e i miei compagni scoppiavano a piangere, perché è una poesia che fa piangere (La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, pp. 3-4).
Prende il via così un viaggio che condurrà i bambini e le bambine nella vita di Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, un viaggio lungo e periglioso perché, come ha scritto Camilla Iaconi introducendo la voce biografica a lei dedicata in #leviedelledonnemarchigiane, «raccontare di Joyce Lussu è come intraprendere un viaggio lungo quasi un secolo».

Stringono quel filo rosso in mano i bambini e le bambine della “De Amicis” di Macerata e raccontano, seguendo quel filo, le nefandezze del regime fascista, la lotta partigiana, l’impegno politico agìto con modalità altre rispetto a quelle seguite dai compagni di partito e dal marito nell’Italia della ricostruzione, la scelta di diventare madre senza per questo rinunciare alla propria identità, la “guerra alla guerra” e la pace, i movimenti giovanili e di nuovo l’impegno politico nell’Italia degli anni Sessanta e Settanta del Novecento per una società più giusta e equa, le Sibille, le streghe e la storia delle montagne marchigiane che fino a quel momento erano considerate realtà senza storia.
«Faceva un certo effetto – scrive ancora Silvia Ballestra – sapere che certe storie che sembravano pura fiction, le storie che leggevo nei suoi libri e che la riguardavano, erano invece avvenute davvero e che i protagonisti erano esistiti e si erano comportati in maniera così magnifica. Una di quei protagonisti la conoscevo, ce l’avevo avuta davanti fino a un attimo prima» (p. 9).
Ancora Camilla Iaconi di lei ha detto: «Joyce Lussu è stata una rivoluzionaria» e i bambini e le bambine questo lo capiscono subito.

Il 25 maggio a Camerino è proprio con Scarpette rosse che iniziano il loro intervento e l’emozione in sala è palpabile – ha ragione Silvia Ballestra, è una poesia che fa piangere. Però, mentre i bambini e le bambine leggono le strofe, passandosi via via il testimone, oltre a cercare di trattenere le lacrime, una parte di me non ha potuto evitare di pensarli in classe immersi in Padre Padrone Padreterno, Portrait o l’Inventario delle cose certe oppure, rapiti dalla lettura del meraviglioso libro di Ballestra, imbattersi in Elisabetta Lovico, tiina. «Sibilla barbaricina, conoscitrice di erbe e guaritrice» che Joyce descrive come «una donna intera» (La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, p. 224): una donna cioè dotata di autonomia, autorità e identità.
E non ho potuto fare a meno di sorridere, trattenendo le lacrime, perché li ho sentiti pronti a riannodare altri fili partendo proprio da quel filo rosso di cui sopra, un filo rosso fatto di una maggiore consapevolezza circa la storia di questo paese ma anche di una conoscenza più approfondita del territorio in cui viviamo: li ho visti, tenendo saldamente in mano quel filo rosso, interrogare il passato, navigare sicuri attraverso il presente e guardare lontano verso il futuro.

Un filo che irrompe prepotente anche nell’opera d’arte realizzata da Elena Borioni per la sezione D- Percorsi che i bambini e le bambine hanno ricevuto come premio oltre al contributo dell’ATS 15 di Macerata e ai libri della casa editrice Settenove.
«Mentre leggevo i racconti scritti dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole vincitrici – scrive Elena Borioni – iniziavo a immaginare i vari sentieri che si snodano sulle nostre montagne, fitta rete di collegamenti e allo stesso tempo di eventi, che ha permesso a tante donne, più o meno giovani, di combattere, di resistere, di sostenersi e di aiutarsi per un unico desiderio: riconquistare la libertà. Così ho deciso di rappresentare i sentieri della resistenza tramite un filo rosso cucito che ha origine dai lacci delle scarpette rosse in primo piano, simbolo della poesia di Joyce Lussu, attivista, rivoluzionaria, scrittrice e tanto altro ancora. Cucire significa legare, unire… e attraverso questo mio gesto non solo ho fisicamente tracciato la mappa dei percorsi, ma ho anche cercato di dare forma a tutti quei legami e connessioni che si sono create tra le donne partigiane che hanno partecipato alla lotta di liberazione come staffette, chi a piedi, chi in bicicletta, rischiando la loro vita e quella dei propri cari, «perché la libertà va difesa sempre!» (Antonia Bianchi). (Si veda Luisa Gianfelici (a cura di), Sulle vie della parità nelle Marche. il catalogo, ODG Edizioni, 2023, p. 43).
Legare, unire, tracciare mappe, connettere: sono alcuni degli obiettivi che il concorso didattico persegue da sempre e questo progetto fa esattamente tutto questo. Joyce Lussu. La Sibilla della libertà ha saputo legare passato e presente, trovando connessioni fra memoria e storia. In questo senso va la proposta avanzata dai bambini e dalle bambine di intitolare proprio a Joyce Lussu il cortile antistante il Liceo classico “Leopardi” di Macerata in cui si diplomò. Una proposta che sicuramente piacerebbe molto a Joyce visto che, come ci ricorda Ballestra, «per lei la toponomastica delle donne era importante» (p. 227) e che ci auguriamo vivamente il Comune di Macerata accolga e faccia propria.
Ma c’è di più. Come abbiamo più volte sottolineato, questo progetto ha tracciato mappe di sentieri resistenti e di scelte rivoluzionarie ma, soprattutto, è stato capace di unire.
In che senso?
Il 27 aprile 2023 i bambini e le bambine sono stati invitati a Roma da Toponomastica femminile per ricevere una menzione speciale nell’ambito del concorso nazionale Sulle vie della parità, a cui il concorso regionale è collegato.

Ma come fare? Il viaggio fino a Roma è costoso – 236 km sono difficili da coprire partendo da una città collegata poco e male con qualsivoglia punto della terra – e bisognava trovare una strada: l’Unione montana dei Monti Azzurri, EA giovani, l’architetto Sandro Polci e la grafologa Cinzia Pancalletti si sono lasciati guidare da quel filo rosso e, unendo le forze, hanno fatto sì che i bambini e le bambine accompagnati dalla loro maestra potessero raggiungere la capitale in treno.
Una menzione speciale che Toponomastica femminile ha così motivato: «Il progetto è riuscito a valorizzare il legame tra la figura di donna presa in esame, Joice Lussu, e i luoghi in cui essa ha vissuto. Il punto di forza è rappresentato dall’aver saputo recuperare il rapporto tra la Lussu e il territorio maceratese, concretizzatosi nella proposta di intitolazione a questa partigiana e poeta italiana del cortile antistate il Liceo classico “Leopardi” che la stessa Lussu aveva frequentato. Apprezzabile la consapevole attenzione rivolta al linguaggio di genere».

«Mi piace ricordare – scrive ancora Silvia Ballestra – che Joyce terminava spesso i suoi interventi (e anche un suo libro) con la formula “larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia”, che è l’invito a passare la parola, e quindi a confrontarsi, criticare, discutere, studiare» (p. 227).
Ci piace pensare, aggiungiamo noi, che questi bambini e queste bambine, grazie anche a un concorso piccolo piccolo che ha permesso loro di incontrare una donna che per tutta la vita ha sempre detto la sua, non smettano mai di passare la parola, confrontarsi, criticare, discutere, studiare, resistere e lottare perché «larga la foglia, stretta la via, dite la vostra che ho detto la mia».
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Articolo di Silvia Casilio

Silvia Casilio ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea presso l’Università di Macerata e attualmente collabora con l’Università di Teramo. È autrice di saggi sull’Italia repubblicana e dal 2009 collabora con l’associazione culturale Osservatorio di genere.
