Mi sono trovata, una tiepida mattina di novembre, a passeggiare con la mia nipotina per i viali del Giardino Lunetta Gamberini, a Bologna e, come potete immaginare, il mio occhio, quello di una toponomasta doc, è stato subito attirato dalle targhe che danno il nome ai viali, mentre l’altro controllava la bimba sui giochini del parco. Con piacevole sorpresa ho potuto osservare che quattro passaggi erano intitolati a donne, precisamente a sportive. Tornata a casa, ho voluto approfondire e con una rapida ricerca sono arrivata al sito: https://opendata.comune.bologna.it/explore/dataset/le-aree-verdi-e-le-vie-di-bologna-dedicate-alle-donne/information/?disjunctive.quartiere&disjunctive.tipologia&disjunctive.tipo dove, altra piacevole sorpresa, sono catalogate le aree verdi, piazze e vie di Bologna dedicate alle donne.
Bologna è da sempre una città attenta alle donne e da sempre si è contraddistinta per aver creato un ambiente libero e rispettoso, dove hanno potuto farsi strada le numerose protagoniste che ne hanno fatto la storia. Basti pensare che a Bologna nacque nel 1209 Bettisia Gozzadini, prima donna a insegnare all’Università della città. Per non parlare delle tante artiste, così tante da far parlare di una Scuola bolognese al femminile, da Properzia de’ Rossi a Lavinia Fontana, a Elisabetta Sirani; alle partigiane che hanno animato la lotta antifascista, come Irma Bandiera, a Mariele Ventre che dedicò la sua vita al Piccolo Coro dell’Antoniano. A Bologna sono sorti i primi asili nido, il primo Centro antiviolenza. A Bologna il Comune è attento alla toponomastica femminile, la cui mappa, realizzata dal SIT (Sistemi informativi territoriali), registra 122 toponimi femminili. Oltre a quelli attinenti alla sfera religiosa, compaiono nomi delle più svariate categorie, partigiane, politiche, sindacaliste, artiste, letterate, attrici, scienziate, sportive.
Trentasei giardini bolognesi sono dedicati a donne, da quello intitolato nel 1977 a Renata Viganò (Bologna 1900/1976), scrittrice e partigiana, nel quartiere Savena, all’ultimo, del 2018, intitolato alla pittrice Lucia Casalini (Bologna, 1677-1762), a Borgo Panigale.
Renata Viganò, scrittrice precoce, raggiunse la notorietà nel 1949 con L’Agnese va a morire, romanzo neorealistico ispirato alla Resistenza. Tradotto in quattordici lingue, vinse il secondo premio al Viareggio e costituì il soggetto per il film omonimo diretto da Giuliano Montaldo. Renata partecipò alla lotta partigiana come staffetta, infermiera e collaborò alla stampa clandestina.

Lucia Casalini fu una delle principali pittrici italiane del XVIII secolo. Cominciò a intraprendere gli studi pittorici presso il cugino Carlo Casalini, poi, appena tredicenne, entrò nella bottega di Giovan Gioseffo Dal Sole, uno dei più quotati maestri bolognesi del Barocco. Qui incontrò il suo futuro marito Felice Torelli, anche lui pittore di una certa levatura. Dopo il matrimonio, i coniugi Torelli aprirono una propria scuola di pittura. Nel 1706 Felice fu tra i fondatori dell’Accademia Clementina e Lucia fu eletta tra i membri d’onore nel 1726, pochi anni dopo che vi era entrata Rosalba Carriera. La sua opera fu per lo più di carattere sacro, ma si specializzò anche come ritrattista, lavorando per le più importanti famiglie bolognesi dell’epoca.

Nel giardino Lunetta Gamberini, nel quartiere Santo Stefano, con delibera di giunta 1° settembre 2015, sono stati intitolati quattro passaggi a sportive. Il nome del giardino, che i bolognesi chiamano semplicemente Lunetta, ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava nove forti e diciassette lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu poi smantellata con un decreto del piano regolatore del 1889. Al suo interno sorgono impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile.
Ecco allora le quattro sportive ricordate nel giardino:
Velleda Cesari, schermitrice (Bologna, 1920 – Genova, 2003), specializzata nel fioretto, vinse, oltre a tanti premi individuali, una medaglia di bronzo a squadre ai giochi della XVII Olimpiade che si tennero dal 29 agosto al 10 settembre 1960 al Palazzo dei Congressi di Roma.


Ermanna Orsoni, campionessa di atletica leggera, allenatrice (Bologna, 1927-1992) fu campionessa italiana nella staffetta femminile 4×100 m. per la Cestistica Bologna, con le atlete Vera Martelli, Vittoria Cesarini, Pier Paola De Bernardini (dal 1948 al 1950 Anna Venturi) ai Campionati italiani assoluti di Atletica leggera. Partecipò anche a varie gare in altre specialità dell’atletica, tra cui quella del lancio del giavellotto. Successivamente si dedicò all’attività di allenatrice di atletica, allenando le ragazze del CUSB all’Antistadio.


Alfonsina Morini, ciclista (Castelfranco Emilia, 1891 – Milano, 1959), pioniera della parità di genere in campo sportivo, era nata in una famiglia di contadini, povera e numerosa, e imparò a pedalare all’età di dieci anni, quando il padre entrò in possesso di un mezzo malandato ma funzionante. A vent’anni, stabilì il record mondiale di velocità femminile, 37 km/h, e tra la gente di Castelfranco era soprannominata “diavolo in gonnella”. Cominciò ad allenarsi regolarmente sotto la guida del marito; nel 1917 si iscrisse al Giro di Lombardia e nel 1924, prima donna in assoluto, al Giro d’Italia. Dei novanta atleti partiti dal capoluogo lombardo, vi fecero ritorno in trenta e tra questi, pur se ultima, c’era anche Alfonsina. Purtroppo negli anni successivi ad Alfonsina non fu più permesso di iscriversi al Giro, ma lei lo seguì ugualmente per suo conto, guadagnandosi l’amicizia e la stima di giornalisti e corridori dell’epoca.


Claudia Testoni, campionessa di atletica leggera (Bologna, 1915 – Cagliari, 1998) compagna di scuola e di squadra di Ondina Valla nelle file della Virtus Atletica Bologna, fu sua rivale per tutta la carriera agonistica. Conquistò la medaglia d’oro ai campionati europei femminili di Vienna 1938, migliorando quattro volte il primato mondiale degli 80 metri ostacoli, e battendo la Valla. Il confronto tra le due amiche-rivali è però a favore della Valla, per 60 a 33.


In copertina: veduta del giardino Lunetta Gamberini.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.
