Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole

Se capitate a Firenze, fate ancora in tempo ad approfittare dell’occasione che offre Palazzo Strozzi, dove, fino al 26 gennaio, un’ampia retrospettiva è dedicata a una delle artiste più rivoluzionarie del XX secolo, dal titolo Dipingere senza regole. E il titolo la dice già tutta sulla libertà espressiva dell’artista, che ha sfidato le convenzioni ampliando le possibilità della pittura astratta. La più completa rassegna del suo lavoro finora realizzata in Italia, curata da Douglas Dreishpoon, direttore dell’Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné, organizzata cronologicamente, ripercorre lo sviluppo della carriera di Helen Frankenthaler dedicando ogni sala a un decennio della sua produzione dagli anni ’50 ai primi anni Duemila. Le sue innovazioni artistiche, accostate a dipinti e sculture di artisti a lei contemporanei, come Jackson Pollock, Robert Motherwell, Mark Rothko, Louis Morris, consentono di evidenziare sinergie e affinità. Su questa pittrice vedi anche un mio articolo del 24 sett 2022: https://vitaminevaganti.com/2022/09/24/la-meta-dellarte-frankenthaler-e-choucair/

Allestimenti della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024
Allestimenti della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024

Helen Frankenthaler nasce a New York City, il 12 dicembre 1928, in una famiglia ebrea, colta e progressista, ultima figlia di Alfred Frankenthaler, giudice presso la Corte Suprema di New York, che incoraggia tutte e tre le figlie a studiare. Determinata a intraprendere una carriera nelle arti, Helen prende lezioni di pittura, si laurea al Bennington College nel 1949 e dipinge a tempo pieno. Conosce Clement Greenberg, uno dei principali critici d’arte dell’epoca, col quale inizia una relazione destinata a continuare fino al 1955, e che sarà suo mentore e sostenitore. Viaggiano molto insieme, a Madrid, Roma, Venezia e Londra, per studiare i dipinti dei grandi maestri. Il bagaglio tecnico e teorico che acquisisce le permette di sviluppare uno stile personale, che combina le influenze del passato con l’innovazione moderna. L’arte europea, in particolare, ha avuto una profonda influenza su di lei, il Quattrocento, il Rinascimento, i grandi maestri europei, Paul Cézanne, Pablo Picasso, Henri Matisse, hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo del suo linguaggio visivo. Cézanne in particolare con la sua scomposizione delle forme naturali in piani di colore è per Frankenthaler un punto di riferimento.

Allestimenti della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024
Allestimenti della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, Palazzo Strozzi, Firenze, 2024

Tra fine anni Quaranta e anni Cinquanta l’astrattismo domina nella pittura americana, è la novità artistica americana del Dopoguerra, pur essendo un valore importato dall’Europa, e si afferma in contrapposizione al realismo socialista sovietico. Helen risente l’influenza dei pittori che con Pollock formano la cosiddetta Scuola di New York, Willem de Kooning, Mark Rothko, Robert Motherwell, Barnett Newman, Franz Kline e comincia a esporre i suoi dipinti che si rifanno all’Espressionismo astratto.

Mountains and Sea, 1952

L’opera che la lancia nel 1952 è Mountains and Sea, grande quadro che ha l’effetto dell’acquerello, pur essendo dipinto ad olio. L’opera è ispirata a un viaggio che Helen aveva fatto a Cape Breton, in Nuova Scozia, ma non è una rappresentazione figurativa del paesaggio, bensì una traduzione astratta delle sensazioni che l’artista ha provato di fronte a quel panorama. L’innovazione di Mountains and Sea risiede anche nel metodo utilizzato per dipingerlo: la tecnica nota come Soak stain (“imbibizione a macchia”), utilizzata anche da Pollock, Morris Louis e Kenneth Noland, consiste nel versare il colore direttamente sulla tela non preparata, permettendo al pigmento di penetrare e “macchiare” il tessuto. In questo modo il colore assorbito dalla tela si diffonde creando un effetto sfumato e produce effetti di trasparenza e fluidità impossibili con i tradizionali metodi di pittura a olio o acrilico, dove il colore si sovrappone alla tela. Helen versa i colori a olio, diluiti con solventi per ottenere una consistenza fluida, su tele di grandi dimensioni, non preparate. Poi interviene sul dipinto per manipolare i colori, utilizzando una varietà di strumenti come spugne, rulli, stracci, mani e dita, bastoni, spatole e rastrelli. Sin dalle sue prime opere, il colore è dunque al centro della sua ricerca artistica, utilizzato in modo espressivo, ed evoca stati d’animo e sensazioni piuttosto che descrivere forme o figure.

Open Wall, 1953

In Open Wall del 1953 l’essenza del dipinto non è nel soggetto in sé, piuttosto nell’interazione degli spazi e nella giustapposizione delle forme.

Ispirata da Pollock, Helen usa anche la tecnica del dripping, che consiste nel far cadere, o gocciolare, i colori dal tubo o dal barattolo direttamente sulla tela distesa a terra, lasciando un certo margine al caso.

Nel 1958 sposa l’artista Robert Motherwell, col quale Helen compone un sodalizio pur conservando la propria autonomia e la piena libertà di idee e di azione. Sono conosciuti come The golden couple, la coppia d’oro. Il loro matrimonio ha un effetto benefico sulla loro arte, nonostante le grosse differenze di carattere: Helen è infatti estroversa e socievole, Robert invece è riservato e introverso. Nel 1960 sono ad Alassio, in Liguria, dove dipingono la gioia di vivere, ispirati dal sole e dal mare, e continuano a farsi ispirare dal mare anche quando, tornati in America, passano le estati nella località balneare di Provincetown, nel Massachussetts. Il matrimonio dura fino al 1971, quando i due artisti divorziano.

Mediterranean Thoughts, 1960
Alassio, 1960

Nel 1964 Helen partecipa alla mostra curata da Clement Greenberg, che la introduce a una nuova cerchia di pittori astratti, noti sotto il nome di Color field painters (“pittori di campi di colore”). Questo stile è caratterizzato da campiture piatte di un unico colore, in contrasto con i gesti più aggressivi e violenti dell’Action Painting. La pittrice preferisce un approccio più lirico e poetico, che si manifesta nell’utilizzo fluido del colore. La sua arte non replica la gestualità esplosiva di Pollock, ma si distingue per una raffinata sensibilità verso il colore che sembra galleggiare sulla tela.

Mornings (Mattine) risale al 1971. Il quadro presenta campiture verticali di giallo prima intenso e poi via via sempre più chiaro, attraversate da filamenti neri.

Mornings, 1971 (sin) – Tutti-Frutti, 1966 (dex)
Janus, 1990

A partire dagli anni Sessanta Helen inizia a esplorare tecniche di stampa in particolar modo la xilografia a colori, alla ricerca di nuovi effetti visivi che non poteva ottenere con la pittura tradizionale. Alterna anche la pittura su tela a quella su carta, considerata un supporto più gestibile. E compie brevi escursioni nella scultura. 

Heart of London Map (1972), assemblaggio in acciaio al centro della sala
Helen Frankenthaler nel suo studio di East 83rd Street mentre è al lavoro su April Mood e Under April Mood, 1974

Frankenthaler muore nella sua casa a Darien, Connecticut, il 27 dicembre 2011.

Dalla prima mostra personale alla Tibor de Nagy Gallery di New York nel 1951, innumerevoli mostre l’hanno celebrata in tutto il mondo, dal Jewish Museum di New York nel 1960, al Whitney Museum of American Art di New York nel 1969; dallo Sterling and Francine Clark Art Institute di Williamstown nel Massachusetts nel 1980 al Solomon R. Guggenheim Museum di New York nel 1985 e al Museum of Modern Art di New York nel 1989. Ha ricevuto anche riconoscimenti istituzionali fino alla sua morte, caso unico tra gli artisti della sua generazione, un’eccezione alla regola, considerato che era una donna, e il mondo dell’arte newyorkese degli anni ’50 e ’60 era decisamente un mondo maschilista, in cui le donne, poche di numero e praticamente invisibili, occupavano una posizione marginale. Rispetto alle artiste donne del suo tempo, Frankenthaler ebbe un enorme successo; per questo è da considerarsi una donna all’avanguardia, non solo per il valore della sua arte, ma anche per la sua capacità di affermarsi in un mondo artistico dominato dagli uomini.

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Articolo di Livia Capasso

foto livia

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile. Ha scritto Le maestre dell’arte, uno studio sull’arte fatta dalle donne dalla preistoria ai nostri giorni e curato La presenza femminile nelle arti minori, ne Le Storie di Toponomastica femminile.

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