Sono state innumerevoli le donne che nel corso dei secoli si sono impegnate per migliorare le condizioni di vita di altre donne, di bambini e bambine, di malati, di poveri ed emarginati: da Monna Tessa, definita la prima infermiera della storia, che nel 1288 fondò l’Ordine delle Oblate a Teresa Filangieri Fieschi Ravaschieri a cui si deve la fondazione, nel 1880, del primo ospedale chirurgico per l’infanzia in Italia. Solo due esempi per sottolineare come l’attività benefica femminile si è snodata nel corso del precedente millennio in ogni regione, apportando considerevoli benefici nei contesti territoriali di appartenenza ma anche in contesti nazionali e sovranazionali.
Molte Onlus e organizzazione umanitarie che oggi operano in gran parte del mondo sono state fondate da donne. Così, ad esempio, Save the Children fondata da Eglentyne Jebb, di cui abbiamo scritto in un precedente articolo. Nella nostra nazione, anche la fondazione della Lega del Filo d’Oro si deve ad una donna: Sabina Santilli.
Sabina Santilli era nata a San Benedetto dei Marsi, piccolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, il 29 maggio del 1917. Due anni prima della sua nascita, quel territorio era stato colpito da un terribile terremoto, dell’undicesimo grado della Scala Mercalli, che aveva dimezzato la popolazione. Anche suo padre Pacifico e sua madre Elisa furono colpiti da quel funesto evento, infatti due loro figlioletti rimasero sepolti dal crollo della loro casa ridotta a un cumulo di rovine. La coppia, in seguito, ebbe altri sette tra figli e figlie, tra cui Sabina che, a soli sette anni, a causa di una meningite, perse sia l’udito che la vista nel giro di tre giorni. Tutto diventò buio e silenzioso il Venerdì Santo del 1924.
Questo il suo ricordo: «La sera del Giovedì Santo, dal letto di mia mamma, diedi un ultimo sguardo attorno. L’indomani mattina, udii l’ultimo grido, seguito da una sbattuta di porta. Da allora niente più». Nonostante le cure ricevute in un ospedale di Roma non ci fu nulla da fare. Il suo destino era segnato: «Il buio pesto senza una voce» come ricordava lei stessa. Quando fu colpita dalla malattia era già scolarizzata e frequentava la seconda classe della scuola del suo paese con ottimi risultati. Fu una bambina precoce, aveva già imparato a scrivere e leggere a cinque anni. Nel tempo libero frequentava un laboratorio sartoriale per imparare i mestieri di sarta e di magliaia.
Ritrovarsi di colpo in quella situazione le procurò un momentaneo crollo psicologico ma dopo poco tempo decise di non permettere alla malattia di condizionarle la vita, di farla sempre dipendere da qualcuno e di farle interrompere gli studi, e ripeteva: «Non voglio essere di peso ma d’aiuto».
A dieci anni fu la prima alunna dell’Istituto per ciechi di Roma. Lì imparò sia il Braille che il Metodo Malossi. Quest’ultimo permetteva, tramite il tocco di specifiche parti della mano, di trasferire alla persona sordocieca le lettere dell’alfabeto necessarie a comporre una frase. Fu proprio in quegli anni che nacque prepotente il suo desiderio di poter aiutare le altre persone che si trovavano nella sua stessa condizione. In tante/i, dopo essere stati colpiti da questa malattia, erano emarginati, rinchiusi nei cottolenghi, abbandonati a sé stessi. Sabina imparò ben quattro lingue: il francese, l’inglese, il tedesco e l’esperanto per comunicare con persone dislocate in ogni parte del mondo. Viaggiò per tutta la penisola italiana per portare conforto ai sordociechi e regalare «un po’ di gioia agli altri». Desiderava alleviare le loro sofferenze e, rendendosi conto della prigionia del loro isolamento, intraprese una fitta corrispondenza per spronarli a continuare a essere attivi e a occuparsi di tante cose. Al contempo iniziò a scrivere richieste d’aiuto ad associazioni, vari enti e parrocchie per fondare una Lega che diventasse un punto di riferimento per coloro che avevano i suoi stessi deficit.
Il 20 dicembre del 1964 riuscì nel suo intento coadiuvata da un sacerdote e da un gruppo di volontari: quel giorno nacque la Lega del Filo d’Oro e lei ne fu la prima presidente. A lei si deve anche la fondazione del Notiziario della lega che volle chiamare Trilli nell’azzurro.

La Lega del Filo d’Oro nel 1998 è diventata una Onlus che, ancora oggi, mira oltre all’assistenza di chi è colpito da questa disabilità anche alla riabilitazione, alla valorizzazione delle specifiche potenzialità e al riacquisto di parziali autonomie. È presente in undici regioni: Abruzzo, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche, Sicilia, Puglia Campania, Lombardia, Veneto, Lazio e Toscana. La sede centrale si trova a Osimo. Il nome della Onlus è stato scelto ispirandosi a un filo aureo della buona amicizia che unisce i sordociechi sia tra loro che con il mondo.
Sabina Santilli ha sempre lavorato indefessamente animata da passione e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi. Non si scoraggiava mai neanche davanti ai casi più gravi, dove erano presenti oltre la cecità e la sordità anche altre disabilità. Il suo motto fu sempre: «Avanti e buon coraggio, senza mai tirarsi indietro».
Nel 1994 è stata insignita del titolo di Grande ufficiale al merito della Repubblica. È morta a San Benedetto dei Marsi il 12 Ottobre del 1999. Nel 2012 la sua vita è stata raccontata nel libro Le mie dita ti hanno detto di Sara De Carli (ed. Vita). Nel suo paese di nascita la ricorda una statua e un Centro Studi. La città di Bologna le ha dedicato una rotonda e la città di Imola un’area verde.
In copertina: Sabina Santilli.
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Articolo di Ester Rizzo

Giornalista. Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, socia Sil, collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille. I primati delle donne. Autrice dei saggi: Camicette Bianche , Donne Disobbedienti , Il labirinto delle perdute e i romanzi storici Le ricamatrici e Trenta giorni e 100 lire, sempre per Navarra editore.
